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INTERVISTA DIROTTATA...

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Ciao a tutti, come va?
Come forse saprete da qualche mese ho iniziato a collaborare con il magazine di critica fumettistica Fumo di China. Fra le varie proposte che avevo fatto c'era anche una serie di di interviste, che a quanto avevo capito erano state accettate, tuttavia mi è appena stato comunicato che - per qualche misterioso motivo a me ignoto - non verranno pubblicate. Siccome ho ricevuto la comunicazione proprio in questi giorni, e siccome una di queste interviste era a Nino Giordano (foto sotto), che proprio questo mese festeggiava i cinque anni di Renbooks (nonchè il suo compleanno), ho pensato di proporvela direttamente su questo blog (dove sicuramente inserirò anche le altre interviste che non verranno messe in scaletta).

A proposito: vi piacerebbe che su questo blog comparissero anche delle interviste esclusive??? In realtà non ci ho mai pensato, ma magari potrebbe essere una buona occasione per fare quel genere di domande che nessun altro magazine di fumetti e/o sito web oserebbe mai porre, per poi riportare le risposte per quello che sono... Cosa che, a quanto, è un rischio che non tutti sono disposti ad accollarsi.

Fatemi sapere cosa ne pensate! E magari fatemi sapere che cosa pensate dell'intervista seguente...

Nino Giordano ha iniziato a lavorare nel mondo dell'editoria stando dietro le quinte, nel 2001, poi - nel 2010 - ha fondato la sua agenzia di servizi editoriali (lo Studio Ren) e nel 2011 la casa editrice Renbooks, la prima casa editrice italiana specializzata in fumetti LGBT. In occasione del quinto anniversario di questa realtà lo abbiamo invitato a fare un primo bilancio della sua attività.

Perchè hai deciso di mettere in piedi una casa editrice di questo tipo?

Ho due motivi. Il primo è che mi sembrava che il mercato cominciasse a richiedere questo. Non c'era di certo un vuoto, ma di sicuro i fumetti LGBT non avevano visibilità e forse creare un'etichetta apposita avrebbe cambiato le cose. A distanza di cinque anni (che compiremo il 10 giugno) posso dire che la sfida è stata vinta. Il secondo motivo è che quando ero ragazzino e leggevo fumetti avrei voluto dei personaggi con i quali identificarmi: spero che i ragazzini di oggi leggano i volumi Renbooks immedesimandosi nei personaggi che abbiamo pubblicato.

Quando hai debuttato quali sono state le reazioni del pubblico? E quelle dei colleghi?

Il pubblico ci ha accolto benissimo, ci siamo stupiti persino io e Fabio Freddi (il mio socio) che nel progetto ci credevamo profondamente. I colleghi mi hanno detto semplicemente: "Sei pazzo! Nel giro di tre volumi chiudi baracca e burattini. Quei fumetti non vendono." Sul fatto che sono pazzo continuo a dar loro ragione.


Quali sono gli ostacoli maggiori che hai riscontrato in questa avventura? E le maggiori soddisfazioni?

L'ostacolo maggiore è stata la distribuzione. Inizialmente molte librerie non volevano tenere i nostri fumetti. Nel giro di tre anni non è più stato così. Le maggiori soddisfazioni? Avvicinare il pubblico eterosessuale ai fumetti LGBT. Anche se di sicuro non è merito mio, ma degli autori che sono parte di Renbooks che sono stati capaci di creare storie che hanno saputo parlare anche a chi è al di fuori della comunità LGBT. 


Arrivati a questo punto si potrebbe sviluppare una "scuola italiana" per i fumetti a tema LGBT?  

Sicuramente la strada da fare è lunghissima, ma la scuola italiana di autori LGBT c'è ed è in crescita. Siamo sempre un passo avanti alla politica, diciamo, ma è ancora presto per parlare di "scuola LGBT" tout court. In fondo gli autori devono dedicarsi a raccontare quello che più gli piace, che siano storie a tematica o meno. Inoltre prima ci ancora tante barriere da superare, solo allora si potrà parlare di scuola del fumetto LGBT. 


Visto che pubblichi titoli da tutto il mondo, hai notato se il pubblico italiano ha maturato delle preferenze? 

Italiani, assolutamente italiani. Sono le cose che i lettori amano di più e che sono più richieste anche all'estero. I manga vanno bene, ma subiscono il contraccolpo del mercato manga degli ultimi anni. Si attestano benissimo gli americani e spagnoli. 


Come vedi la situazione del fumetto italiano oggi? 

Farei distinzione tra "mainstream" e indipendenti. Dirò una banalità, ma il fumetto mainstream italiano è poco coraggioso, mentre gli indipendenti stanno facendo cose non indifferenti. Riguardo al fumetto LGBT propriamente detto, di sicuro siamo una nicchia. ma una nicchia forte, non una nicchia debole o microscopica. E, credo di poterlo affermare senza essere smentito, ormai alla gente non interessa più se una cosa è LGBT o meno. I lettori si godono le storie. Il pubblico è più avanti di quanto sembra. Essere un editore LGBT è un punto di forza: sicuramente Renbooks avrebbe avuto una buona vita anche come casa editrice "regolare", ma come casa editrice LGBT ha più personalità. É un po' la mia storia: da eterosessuale sarei stato favoloso, ma come gay sono sicuro di fare molto meglio quello che avrei potuto fare se non lo fossi stato. Ho avuto la fortuna di vedere il mondo con occhi diversi e ne sono felice. 


Renbooks si impegna anche nell'organizzazione di iniziative culturali di un certo spessore (come la prima, e per ora unica, mostra italiana dedicata al mangaka Gengoroh Tagame), e sta anche cercando di affermarsi nel mercato dei fumetti digitali... Si tratta di voglia di fare, devozione alla causa o strategia di marketing? 

Voglia di fare, ma anche stategie di marketing. Non sono un'attivista politico in senso stretto, ma cerco di far bene alla causa LGBT con i fumetti. E con questi fumetti, che sono anche il mio lavoro, devo portarci il pane in tavola e pagarci l'affitto, quindi il marketing fa sicuramente parte del tutto. Senza le strategie di marketing avrei veramente chiuso subito. Però tutto quello che faccio/facciamo è fatto col cuore. Su quello non si scappa. 


Cosa diresti ad un autore (più o meno giovane) che vorrebbe cimentarsi con un fumetto LGBT in Italia, ma che ha paura di compromettersi la carriera esponendosi troppo? 

Non avere paura. Agli editori non interessa di cosa hai parlato. Si tratta del tuo lavoro. Se è fatto bene, se sei bravo, se hai la stoffa, vai tranquillo. Tira fuori quello che devi. 

Ammetto che se avessi saputo che questa intervista sarebbe finita sul mio blog avrei fatto anche delle altre domande, magari un po' più mirate, ma si può sempre recuperare.

Alla prossima.

SUMMER GAYNESS 2016

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Ciao a tutti, come va?

Oggi mi sono detto che poteva essere interessante fare un po' il punto su quello che succede negli USA in fatto di tematiche LGBT ed editori indipendenti (ovviamente non prettamente LGBT)... Anche perchè la diffusione delle tematiche LGBT nel fumetto americano si sta ormai diffondendo un po' a tutti i livelli, e una bella panoramica potrebbe offrire degli spunti di discussione interessanti...

Da che parte cominciamo? Forse dal fatto che - a quanto pare - ultimamente le tematiche LGBT in ambito indipendente stanno trovando spazio soprattutto in progetti fantasy e fantascientifici... E che negli ultimi mesi c'è stata una netta prevalenza delle tematiche lesbiche...

Qualche esempio?

Nella serie fantasy Princeless della Action Lab Entertainment, a base di principesse pirata e agguerrite nane combattenti, è da poco comparsa proprio una coppia lesbica...

Dal canto suo la Dark Horse ha proposto la sua personalissima versione di Sailor Moon con ZODIAC STARFORCE, in cui ovviamente ci sono un paio di guerriere in coppia (Lily e Savi)...

La stessa casa editrice ha anche lanciato un nuovo indagatore dell'occulto,  Sebastian Greene, che lavora in coppia con un'assistente lesbica (Sana Fayez), il tutto in WEIRD DETECTIVE...

BOOM! Studio, invece, propone le avventure di un operaio bear che acquista favolosi poteri con una trasformazione che però comporta un'uniforme femminile vagamente alla marinara, con tanto di srivaletti col tacco e fiocchettone in perfetto stile Sailor Moon... Il tutto nella miniserie POWER UP...

E, se non siete persone a cui piacciono i fumetti ironici, la casa editrice ha in catalogo anche la nuova serie WE(L)COME BACK, in cui due soldatesse (di nome Mali e Tessa) portano avanti una battaglia infinita reincarnandosi in continuazione... E finendo per innamorarsi l'una dell'altra...

A breve la IDW farà debuttare una nuova serie, KIM & KIM, incentrata su due cacciatrici di taglie intergalattiche con lo stesso nome, anche se una delle due è dichiaratamente transessuale...

Curiosamente la stessa IDW propone anche un'altra saga avente come protagonista una cacciatrice di taglie intergalattica e lesbica, SATELLITE FALLING, anche se stavolta abbiamo a che fare con una lesbica che purtroppo è rimasta vedova ed è l'unico essere umano della serie...


La IMAGE, dal canto suo, continua a dimostrarsi una delel cas eeditrici più friendly di sempre... Ultimamente ha lanciato CRY HAVOC, sulle vicissitudini di una licantropa omosessuale...

EMPTY ZONE, che racconta le avventure di una giustiziera bisessuale in un futuro distopico e post apocalittico...

E per finire con l'annuncio di un fantasy di prossima pubblicazione, ISOLA, in cui una regina e il suo capitano delle guardie finiscono per naufragare su un'isola deserta, innamorandosi a prescindere dalla differenza di ceto...

Nel frattempo sta facendo molto discutere anche il nuovo progetto di Warren Ellis, che ha deciso di realizzare con la casa editrice AFTERSHOCK una serie mainstream che - per la prima volta - ha come protagonista una supereroina in fase di transizione (per diventare donna)... La serie si chiama ALTERS e la protagonista Touting Chalice si muove in un mondo dove un dittatore fascista detiene il potere assoluto... Riusciranno i suoi poteri magnetici a trionfare?

Ad ogni modo in questo elenco, per la prima volta, devo inserire anche HEAVY METAL, che ha ristampato di recente un fumetto autoprodotto dal titolo HEATHEN... Incentrato su una giovane guerriera vichinga, Aydis, che dopo essere stata bandita dal suo villaggio in quanto omosessuale ha deciso di sfidare lo stesso Odino... Se la storia vi intriga sappiate che l'autrice ha appena fatto partire la raccolta fondi per la realizzazione del secondo volume (CLICCATE QUI)...

Se poi dovessi prendere in considerazione anche le nuove serie in cui compaiono personaggi LGBT in ruoli secondari la lista sarebbe molto più lunga... E cito, giusto per dovere di cronaca, il caso di ANOTHER CASTLE della ONI PRESS, un delizioso fantasy per giovanissimi in cui la risoluta principessa Misty deve liberare il suo mondo fantasy da una crudele tirannia, e per questo mette insieme un gruppo di fidati ribelli, fra cui spicca un mezzo demone dichiaratamente gay (e molto bravo a preparare i muffins) che ha una turbolenta relazione con il legittimo erede al trono...

E dopo questa piccola rassegna di titoli vorrei concludere il post di oggi con un accenno ai nuovi fumetti realizzati su licenza... A partire da XENA, che nella sua nuova serie a fumetti vive il suo rapporto con Olimpia (in originale Gabrielle), in maniera molto più disinvolta rispetto alla serie TV degli anni Novanta (a proposito: lo sapevate che Lucy Lowless sarà ospite alla Palermo Comic Convention ai primi di settembre?)...

Per non parlare della nuova serie dedicata ai TRANSFORMERS, pubblicata da IDW (su licenza Hasbro), dove siamo arrivati ad avere anche la prima coppia gay di robot trasformabili! Ammetto che pensavo che il bel lavoretto portato avanti dalla IDW con la serie di Jem e le Holograms sarebbe stato un caso isolato... E invece sembra proprio che la Hasbro abbia deciso di sposare una politica  gay friendly, se non altro nei fumetti derivati dai suoi marchi...

Per la cronaca: i due transformers in coppia sono le nuove versioni di Rewind e Chromedome... Anche se ovviamente in questo caso si parla di organismi che non hanno un sesso biologico (dato che non hanno necessità riproduttive), e pertanto la loro relazione è omoaffettiva nella misura in cui è portata avanti da due transformers che condividono lo stessa identità di genere (che è indubbiamente maschile)...







D'altra parte negli USA vengono proposti anche dei fumetti che integrano due delle serie animate più popolari degli ultimi anni, e cioè ADVENTURE TIME e STEVEN UNIVERSE... E in entrambi i casi si parla di serie con spiccati sottointesi LGBT... Anche se si rivolgono ad un pubblico composto in buona parte da bambini...


Quindi l'idea di un fumetto con una coppia di transformers gay non è poi così bislacca...

Bislacco, semmai, è il fatto che più passa il tempo e più diventa evidente la differenza di approccio fra il fumetto mainstream americano e quello italiano, che in fatto di tematiche LGBT continua a dimostrarsi incapace di sganciarsi dagli stereotipi e dai limiti di una trentina di anni fa... Anche se qualcosa mi dice che presto o tardi i nodi verranno al pettine, e a quel punto sarà molto divertente vedere cosa succederà.

Alla prossima!

FUGA DAL PIACERE...

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Ciao a tutti, come va?

Circa tre anni fa vi avevo segnalato il primo videogioco ideato da Luke Miller con i disegni del famoso illustratore Joe Phillips (CLICCATE QUI), e adesso la stessa squadra a deciso di rimettersi in gioco con una nuova avventura a tematica gay: Escape from Pleasure Planet... Con la differenza che questa volta vogliono partire da una raccolta fondi su kickstarter (CLICCATE QUI)...

Il protagonista è ancora una volta il capitano Tycho Minogue, che questa volta deve scovare un pericoloso prigioniero intergalattico di nome Brutus, che si è nascosto da qualche parte sul pianeta Arcadia... Un immenso resort finalizzato a fornire ogni tipo di piacere ai propri clienti...

Anche se a quanto pare nasconde molti segreti e una natura oscura...

Da quello che si intuisce dalle preview e dalle dichiarazioni dell'ideatore (nella presentazione che vedete qui sotto), si tratterà di un videogioco pieno di citazioni "colte" per gli amanti della fantascienza, nonchè un nuovo tentativo per dimostrare che i videogiochi a tematica gay (e con protagonisti gay) possono offrire spunti interessanti e divertenti a prescindere dalla presenza di sesso esplicito....


La somma da raggungere per fare partire il progetto è davvero irrisoria (solo 5000 dollari), ma ovviamente più sarà generosa la donazione e maggiori saranno i benefici per il donatore... Al punto da concedergli l'onore di diventare uno dei personaggi del gioco o di suggerire una delle ambientazioni in cui si muoverà il protagonista...


Il che, tutto considerato, non è poco...
D'altra parte il bello del crowfounding  è anche questo....

Alla prossima.

CONCESSIONI GIAPPONESI...

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Ciao a tutti, come va?

Dopo qualche settimana di relativa calma, oggi devo puntare di nuovo i riflettori sul rapporto fra tematiche omosessuali e fumetto italiano... E l'occasione mi viene fornita dall'ultimo numero delle avventure di Lilith, il fumetto semestrale che Luca Enoch pubblica per Bonelli...

L'impavida cronoagente, che durante le sue missioni finalizzate all'eliminazione del misterioso Tricanto dalla storia dell'umanità ha alterato pesantemente il corso degli eventi, per qualche motivo ora si trova bloccata in una versione alternativa degli USA della fine del diciottesimo secolo... Dove i giapponesi hanno conquistato la costa occidentale e gli inglesi dominano ancora i territori orientali, grazie all'intervento dei koreani...

Tuttavia non è della protagonista che, al momento, mi interessa parlare.

Qualche tempo fa, in un'intervista molto discussa, Luca Enoch aveva annunciato con orgoglio che l'indole gay friendly sua, dell'editore e del fumetto italiano tutto, avrebbe trovatoconferma nella comparsa di una coppia omosessuale che sarebbe arrivata proprio sulle pagine di Lilith... Una coppia formata da un samurai e da un attore di kabuki (CLICCATE QUI per la mia analisi di quella intervista).

Ora che questa famosa coppia ha fatto il suo ingresso, però, è d'obbligo qualche riflessione al riguardo. Prima di tutto scopriamo che il giovane samurai, di nome Jerome, si imbatte nel suddetto attore mentre si reca al porto con alcuni amici... Per andare a caccia di giovani donne proscritte, e mandate in esilio nelle colonie americane con l'ultima nave proveniente dal Giappone... E infatti il colpo di fulmine si verifica non appena vede una bellissima cortigiana...

Che, solo in un secondo tempo, scopre essere un attore di kabuki che indossa abiti femminili...

E il suo fascino femminile è tanto e tale che il suo sesso biologico passa completamente in secondo piano, e Jerome non cambia di una virgola la sua opinione (e i suoi propositi)...

Qualche accenno storico: il kabuki è una delle forme teatrali tradizionali più caratteristiche, e popolari, del Giappone. Tanta popolarità, in passato, era dovuta anche al fatto che, al netto della loro bravura, molti attori e attrici - che erano considerati veri e propri sex symbol dell'epoca - offrivano anche prestazioni sessuali a chi poteva permetterselo. All'inizio il kabuki era rappresentato da compagnie composte anche da sole donne (Onna Kabuki), che quando era necessario interpretavano anche ruoli maschili, o da soli adolescenti maschi (Wakashu Kabuki) che interpretavano anche i ruoli femminili. Il kabuki iniziò ad essere interpretato solo da attori maschi dopo il 1629, quando un editto proibì l'esercizio della professione alle donne... Responsabili di troppi duelli mortali fra coloro che reclamavano l'esclusiva delle loro attenzioni (e delle loro prestazioni extra lavorative)... A quel punto la figura dell'attore specializzato in ruoli femminili (onnagata) divenne imprescindibile, e con essa si ricrearono le stesse situazioni che prima coinvolgevano le attrici di sesso femminile...

Infatti, nel 1642, fu emanato un editto che impediva agli attori maschi e ai ragazzini di interpretare ruoli femminili. Tuttavia, siccome in questo modo il kabuki finì per dare comunque spazio alle storie a sfondo omosessuale fra personaggi maschili, l'autorità si fece una ragione del fatto che vietare gli onnagata non serviva a nulla, così il divieto rientrò nel 1644 (e quello per gli attori adolescenti rientrò nel 1652).

Probabilmente l'onnagata che vediamo comparire in questo numero di Lilith aveva creato particolare scompiglio in patria, proprio a causa della sua bellezza, e per questo era stato fatto espatriare... Fatto sta che alla fine dell'albo in questione il buon Jerome ha coronato il suo sogno d'amore, e scopriamo che - risvegliatosi da un incubo - è a letto proprio con l'oggetto del suo desiderio...

Peraltro mostrato anche con un'inquadratura che - una volta tanto - non lascia nulla all'immaginazione...

Nell'attesa di verificare se il suo ruolo verrà approfondito nei due numeri finali della serie, credo che sia importante mettere in luce alcuni aspetti della questione, soprattutto alla luce della situazione del fumetto popolare italiano nel suo insieme.

Allora: prima di tutto qui abbiamo, di fatto, la rappresentazione di due maschi biologici in un momento di intimità (evidentemente hanno da poco avuto un amplesso). A lume di naso è la prima volta che in un albo Bonelli viene raffigurata una situazione del genere, e forse è la prima volta che viene raffigurata in assoluto in un fumetto mainstream italiano non prettamente erotico.

Quindi, teoricamente, potrebbe essere considerato un grande passo avanti... Soprattutto ripensando alla politica censoria della casa editrice in fatto di nudo maschile e di effusioni omosessuali...

Tuttavia, a pensarci bene, la situazione non è poi così incoraggiante, per tutta una serie di motivi...

Il primo, e più evidente, è che nei fatti qui non si parla propriamente di omosessualità, e nemmeno di transessualità. Jerome si innamora di una donna, e del suo fascino femminile: all'inizio non sa nemmeno che è un attore di kabuki e il fatto che si tratti di un maschio biologico è del tutto irrilevante ai fini del suo innamoramento. Certo parliamo di un contesto storico preciso, ma proprio questo contesto sembra essere particolarmente funzionale allo "smorzamento" del valore simbolico della situazione raffigurata.

Tantopiù che Luca Enoch ha fatto attraversare a Lilith tantissime epoche storiche, ma guardacaso l'unica in cui è stata offerta una rappresentazione esplicità dell'intimità fra due uomini è stata quella in cui poteva essere presentato un onnagata, e cioè un travestito...

Quindi il tutto è avvenuto attraverso una coppia che, tecnicamente, definire omosessuale non è nemmeno troppo appropriato, e che quindi non urta troppo tutti coloro che non approvano l'omosessualità propriamente detta. Tra l'altro, a ben guardare, in quel periodo storico i rapporti omosessuali fra samurai, e in particolare fra guerrieri e apprendisti più giovani (Shudo), erano alquanto diffusi... Così come gli atti omosessuali (Nanshoku) a prescindere dall'appartenenza di genere delle persone coinvolte...

Pertanto la scelta di presentare l'omosessualità dell'antico Giappone in questi termini sembra comunque una soluzione un po' di comodo, pensata per non snaturare troppo la politica di una casa editrice ben nota per i suoi ammiccamenti ad un certo tipo di pubblico non propriamente progressista... Che nel caso dei fumetti di Luca Enoch sarà pure più colto ed elastico di quello di Tex, ma che resta pur sempre il pubblico di una casa editrice che non vuole compromettersi troppo... E che non vuole lanciare messaggi troppo moderni (soprattutto considerando l'età media di chi la segue).

Tra l'altro, a cercare il pelo nell'uovo, c'è anche un altro elemento che supporta questa ipotesi. La storia di cui stiamo parlando è ambientata alla fine del diciottesimo secolo, e dalla fine del diciassettesimo secolo era in vigore una legge che OBBLIGAVA gli onnagata a radersi la fronte come tutti gli altri uomini... Nel tentativo di limitare il loro ascendente sul pubblico maschile. E infatti gli onnagata si riconoscevano perchè andavano in giro coprendosi la fronte con una specie di foulard (chiamato Murasaki Boshi o Katsura, che di solito era violetto)...



Successivamente venne concesso loro di utilizzare anche una parrucca... Però, in entrambi i casi, l'onnagata che va a letto con Jerome NON dovrebbe avere delle chiome lunghe e fluenti, ma una ben più antiestetica rasatura maschile... Quindi i casi sono due: o questo dettaglio è sfuggito a Luca Enoch (cosa che dubito), oppure si è preso una licenza artistica per rendere il personaggio più androgino, e quindi più sensuale e "digeribile" dal punto di vista del pubblico bonelliano... Che, forse, avrà trovato più tollerabile (e forse gradevole) un onnagata più simile ai travestiti che si prostituiscono al giorno d'oggi... Anche perchè, si sa, in Italia è ancora diffusa una certa cultura del binarismo di genere, per cui una coppia omosessuale ha senso nella misura in cui uno è "uomo" e l'altro è "donna", anche a livello estetico...

Ad ogni modo, anche questa volta, la sensazione è che - a prescindere da eventuali buone intenzioni - sia stata persa un'occasione preziosa... Tantopiù che Luca Enoch ha rivelato che questo è il terz'ultimo albo della serie, confermando una volta di più che in realtà le tematiche gay friendly (che pure hanno tanto contribuito a farlo conoscere) non sono una sua priorità, e di certo non lo sono state nello sviluppo di questa serie...

A questo punto sarebbe interessante verificare se queste scelte sono state effettivamente premiate dal pubblico, o se Lilith alla fine ha avuto meno lettori rispetto a GEA... O se negli ultimi anni ha perso lettori... Anche se probabilmente non lo sapremo mai.

Quel che è certo è che il massimo dell'intimità tra due uomini di un albo Bonelli, finora, è stato rappresentato da questa sequenza... Che è arrivata nel giugno del 2016... E ognuno può trarre le conclusioni del caso.

Alla prossima.

FRANCIA D'ESTATE...

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Ciao a tutti, come va?

Ultimamente il mio sguardo panoramico non ha indugiato molto dalle parti della Francia, ma questo non vuol dire che da quelle parti manchino gli spunti di riflessione interessanti... A partire dall'ambito delle autoproduzioni prettamente LGBT.

Infatti ai primi di giugno il Center LGBT di Parigi ha dato spazio alla terza edizione del Salone del Fumetto e dell'illustrazione LGBT, con una mostra espositiva che ha tenuto banco dal 4 giugno al 6 luglio (e cioè oggi)...
Magari non si sarà trattato di un evento fumettistico in grande stile, e forse la cornice sarà anche stata modesta, ma sicuramente questo Salone si conferma un'iniziativa culturale lodevole, soprattutto considerando che è promossa da un Gay Center...








Da notare che dalle nostre parti nessuno spazio propriamente gay, o che in teoria dovrebbe promuovere le iniziative culturali LGBT, ha mai messo in programma un'iniziativa anche solo vagamente simile... Men che meno nel mese del Gay Pride... Ad ogni modo, in Francia, non sono solo le realtà associative a fornire visibilità agli artisti che puntano sulle tematiche LGBT. La libreria Les mosts à la bouche di Parigi (6 Rue Sainte-Croix de la Bretonnerie) ha allestito una piccola - ma molto interessante - mostra dedicata ai lavori di Fab e Fabrissou... I due fumettisti/illustratori hanno rivisitato col loro stile alcuni personaggi dell'animazione televisiva anni Ottanta (e non solo) che sono diventati anche icone estetiche (ed erotiche) per la comunità LGBT francese... E, considerando che molte di quelle produzioni televisive sono arrivate anche in Italia, potete divertirvi anche voi a riconoscere qui sotto  i soggetti delle loro opere...




La mostra è stata inaugurata il 29 giugno, proprio a cavallo dei giorni del corteo del Gay Pride parigino, e anche in questo caso viene da chiedersi perchè in Francia questo accade e in Italia no... Mancano gli artisti? Le poche librerie gay sopravvissute in Italia non hanno questo tipo di interesse? Chissà... Certo qualcuno può obbiettare che Parigi è la capitale della Francia e quindi merita un discorso a parte... Tuttavia è abbastanza evidente che a Roma, che è la capitale d'Italia, la situazione è alquanto diversa... Tant'è che l'unica iniziativa romana che di recente ha toccato, molto parzialmente, il discorso omosessuale è rientrata in una più ampia serie di iniziative organizzate dal caffè letterario femminista Tuba, che si trova al Pigneto, e che da alcuni anni organizza l'evento Bande de Femmes (maggiori info le trovate CLICCANDO QUI)...

Da quel che ho capito l'unica nota fumettistica esplicitamente LGBT durante la rassegna di quest'anno è stata la presentazione dell'antologia Cronache dall'Ombra, che raccoglie diversi lavori di Patrizia Mandanici, comprese le storie e le illustrazioni LGBT che aveva realizzato negli anni Novanta per il mensile Babilonia...

Intendiamoci: una manifestazione dedicata alla creatività femminile, che offre spazio al fumetto e all'illustrazione, è una buona idea... Tuttavia il pensiero che tutta la valorizzazione del fumetto LGBT nella capitale - durante il mese del Gay Pride - si sia limitata alla presentazione di alcune storie (peraltro "d'epoca") in un'antologia... In un evento che - oltretutto - non solo non era incentrato sulle tematiche LGBT, ma non era nemmeno incentrato tutto sui fumetti... Insomma... Mi lascia perlomeno perplesso... E trovo che sia molto indicativo di una situazione di arretratezza rispetto al contesto internazionale.

Anche perchè, a titolo di esempio, in Francia le manifestazioni per promuovere il fumetto LGBT a giugno non si sono tenute solo a Parigi: c'è stata una tre giorni dedicata a questo particolare tipo di fumetto anche a Tolosa... A partire dal 18 giugno (e anche in questo caso è stata promossa dalle associazioni gay locali)... 
Senza contare che è già in preparazione la quinta edizione del Festival dello YAOI e dello YURI (che in Francia ospita numerose autoproduzioni autoctone), che finora si era tenuto a Lione, ma che quest'anno proverà a trasferirsi a Parigi per festeggiare il suo primo anniversario importante (e per avere più spazio, dato che a Lione iniziava a stare un po' stretta)...

Ad ogni modo, parlando di Parigi, può essere interessante notare che proprio questo fine settimana si tiene il Japan Expo (CLICCATE QUI), che come ogni anno darà molto spazio alle iniziative francesi che in qualche modo si ispirano all'immaginario giapponese... E quindi, anche quest'anno, è prevista una massiccia partecipazione di autoproduzioni fumettistiche francesi che si ispirano all'immaginario omoerotico dei bara manga... I ragazzi che ruotano attorno alla fanzine Dokkun, ad esempio, hanno già preparato qualche novità da lanciare per l'occasione...



E ovviamente non saranno i soli... Ad esempio ci sarà un piccolo stand anche per il web comic The Gardener (lo trovate CLICCANDO QUI), di cui è stata realizzata da poco la terza raccolta cartacea...

E per i ragazzi della fanzine Themalicious...



E, anche in questo caso, non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile che al di là delle Alpi il genere bara manga abbia saputo attecchire così bene, mentre dalle nostre parti la situazione sia rimasta fondamentalmente quella di vent'anni fa... Anzi: in fatto di autoproduzioni siamo persino regrediti...

Forse tutto rientra in un più generale atteggiamento di disaffezione e di sfiducia da parte del pubblico italiano nei confronti del fumetto, inteso come mezzo espressivo? Questo impedisce che dalle nostre parti si crei una nicchia di autoproduzioni a tema LGBT differenziata come in Francia? Forse da noi molti autori, o aspiranti tali, che vorrebbero trattare tematiche LGBT hanno ancora una grande paura di esporsi (una paura che i loro colleghi francesi non hanno più)? Forse la mancanza di associazioni italiane sensibili alla questione dei fumetti LGBT contribuisce a rendere tutto più difficile?

Non saprei... Sicuramente più passa il tempo e più è evidente che la situazione italiana sembra essere molto meno frizzante di quella francese, e visto che la Francia non è esattamente su un altro pianeta gli interrogativi non sono pochi...

E probabilmente bisognerà tornare a parlarne in futuro.

Alla prossima!

PROBLEMI DI ATTRIBUZIONE...

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Ciao a tutti, come va?

La notizia di oggi, una volta tanto, è talmente interessante che se n'è iniziato a parlare anche in lingua Italiana, nonostante sia stata diffusa solo in queste ore... D'altra parte parliamo di un franchise fantascientifico molto noto, di produzioni cinematografiche importanti e di personaggi che sono entrati nell'immaginario pop di almeno tre generazioni...
Infatti parliamo di Star Trek...

I fatti sono questi: in occasione dell'imminente uscita del nuovo film, Star Trek Beyond, l'attore John Cho (che in questa rivisitazione della prima serie veste i panni del timoniere Sulu) ha reso noto - al magazine Herald Sun (CLICCATE QUI) - che il suo personaggio (a cui è stato dedicato anche un poster promozionale) paleserà il fatto che è gay, sposato e padre di una figlia adottiva...

In realtà era da decenni che i fans di Star Trek attendevano che un personaggio dichiaratamente gay entrasse a far parte del canone ufficiale, soprattutto considerando che la serie è ambientata in un futuro abbastanza utopico, dove c'è posto per tutti... E infatti già nella prima serie televisiva, quella degli anni Sessanta, le differenze etniche non avevano alcun peso... Al punto che la serie, per la prima volta nella storia della televisione americana, presentò un bacio interrazziale (e infatti quella puntata fu censurata in una buona parte degli stati americani più razzisti e conservatori)...

Quindi, tecnicamente, si tratta di un bel passo avanti... Che forse era anche un po' inevitabile, considerando che questo è il primo film di Star Trek distribuito dopo l'approvazione dei matrimoni gay negli USA, tuttavia la scelta di presentare un Sr. Sulu come omosessuale non ha fatto felici proprio tutti... A partire proprio dal suo primo interprete, l'attore gay dichiarato George Takei...

Ora, essendo Heorge Takei omosessuale e attivista per i diritti gay (nonchè sposato), non è un mistero che abbia sempre sperato che nella saga che lo ha reso celebre comparissero personaggi LGBT, tuttavia in questo caso si è verificato un vero proprio conflitto di interesse fra le sue aspirazioni di attivista e la sua devozione a Star Trek. Infatti gli autori del nuovo ciclo di film hanno voluto presentare un Sr. Sulu omosessuale con l'evidente scopo di omaggiare l'attore George Takei, sorvolando sulla biografia ufficiale del personaggio (comprensiva di quanto avvenuto nei romanzi dell'universo espanso)...

Infatti, per quel che si sapeva, il Sr. Sulu era eterosessuale e sua figlia (che si era vista anche nel film Star Trek: Generations, del 1994) era stata concepita con una donna, come rivelato nel romanzo del 1995 The Captain's Daughter. Tutte cose che George Takei, da vero appassionato della serie (e del suo personaggio) sapeva bene. E infatti ha confermato all'Hollywood Reporter (CLICCATE QUI) che da una parte si sente onorato, ma dall'altra la considera una scelta alquanto infelice...

E forse un po' troppo commerciale, aggiungo io.

A parziale discolpa dei nuovi sceneggiatori di Star Trek, comunque, c'è da dire che il recente ciclo di film non è esattamente un remake della serie originale, ma un reboot ambientato in una realtà alternativa che si è creata dopo un'alterazione del flusso temporale, che ha portato alla morte del padre del capitano Kirk nel giorno della sua nascita, con tutta una serie di ripercussioni a catena di una certa portata... Tant'è che in questo nuovo universo il pianeta Vulcano (la patria del Sr. Spock e di tutti i vulcaniani) è esploso e diversi personaggi hanno avuto percorsi di vita completamente diversi... O addirittura non sono mai entrati a far parte dell'equipaggio dell'Enterprise, anche se nella serie televisiva originale avevano avuto un certo peso, come nel caso dell'infermiera Chapel (che nei nuovi film viene solo menzionata di tanto in tanto)...

Quindi, almeno in teoria, non sarebbe neanche impossibile ipotizzare che le alterazioni del flusso temporale abbiano portato il Sr. Sulu di questo nuovo universo a prendere coscienza della propria omosessualità, anche se nella realtà precedente questo non era avvenuto (o comunque non era mai avvenuto in maniera così evidente).

Tuttavia, al di là delle questioni legate alla riproposta più o meno fedele del Sr. Sulu, credo che questo sarà un precedente di notevole portata. Sia per il cinema di fantascienza che per tutto l'universo che ci gira attorno, compresi i fumetti.

Soprattutto per quei fumetti che vanno avanti a suon di citazioni e idee riprese dalle produzioni fantascientifiche di maggior successo. Se finora potevano glissare sul discorso omosessualità, o magari potevano darne una rappresentazione datata e stereotipata per non contrariare il loro pubblico conservatore, adesso non solo un franchise come Star Trek l'ha sdognata ufficialmente... Ma l'ha sdoganata anche in termini di relazioni di lunga data, matrimoni e adozioni... E, soprattutto, in termini di visibilità e integrazione.

Per quanto tempo certi fumetti, soprattutto nel panorama italiano, si potranno ancora permettere di fare finta di niente?

Staremo a vedere...

P.S. Curiosamente, al momento, nessuno ha chiesto un parere all'attore  Zachary Quinto, che nei nuovi film intepreta il Sr. Spock ed è gay dichiarato... Attendiamo fiduciosi...

PARALLELISMI MEDIATICI...

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Ciao a tutti, come va?

Ogni tanto nella vita è bello avere delle certezze, come ad esempio il fatto che - anche in pieno luglio  - arrivano degli spunti interessanti per i miei post del lunedì... Quelli dedicati, nella maggior parte dei casi, alle anomalie della situazione italiana...

Oggi, per esempio, posso partire analizzando un episodio di censura di cui si è molto discusso nei giorni scorsi, e che è diventato un vero e proprio "caso" internazionale su vari social.

I fatti sono questi: Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) è un serial americano proposto negli USA dal canale ABC. Si tratta di un legal thriller, che a quanto pare ha buoni riscontri di pubblico e critica. Ha debuttato nel 2014 e in Italia è arrivato per la prima volta (a pagamento) sul Canale FOX della piattaforma SKY, senza subire particolari opere di adattamento.

Fatto sta che, proprio la scorsa settimana, RAI 2 aveva deciso di iniziare proporre questa serie sul digitale terrestre, trasmettendo i primi tre episodi venerdì 8 febbraio a partire dalla prima serata...

E ha deciso di trasmetterla tagliando tutte le scene di sesso gay (baci compresi), ma mantenendo quelle di sesso etero... E considerando che in questo serial le scene di sesso (etero o gay che siano) hanno un'importante funzione narrativa (inquadrando i rapporti fra i vari personaggi e lo sviluppo della trama) si è trattato di uno scivolone notevole... Anche perchè la tipologia delle suddette scene di sesso gay non era diversa da quella di molte scene di sesso etero trasmesse da sempre in prima serata...
Fatto sta che, nell'era dei social, la protesta si è scatenata istantaneamente, e in maniera persino più virulenta rispetto al ben noto caso della censura della prima messa in onda del film Brokeback Mountain sulla RAI (nell'ormai lontano 2008)...

In quel caso - per avere un ripensamento da parte della TV di Stato - fu necessario l'interessamento dei TG di mezza Europa (e non solo), mentre con Le regole del delitto perfetto la valanga di lamentele via social è stato un fenomeno senza precedenti... Tant'è che nel giro di un giorno la notizia è giunta persino all'orecchio degli attori e dei produttori del serial, che - esprimendo pubblicamente il loro sgomento per quanto avvenuto e rilanciando la notizia presso la loro rete di contatti - hanno fatto aumentare esponenzialmente la viralità della protesta... A livello globale...
La direttrice di RAI 2, Ilaria Dallatana (foto sotto) si era inizialmente schierata dalla parte degli adattatori (e del loro senso del pudore), uscendosene con il seguente comunicato stampa:
«Non c’è stata nessuna censura, semplicemente un eccesso di pudore dovuto alla sensibilità individuale di chi si occupa di confezionare l’edizione delle serie per il prime time. Capisco l’irritazione, ma mi preme far notare che dopo anni e anni di serie esclusivamente poliziesche Rai2 ha cominciato a proporre titoli di diverso contenuto, quali Le regole del delitto perfetto e Jane the Virgin, che tratta di maternità surrogata. Anche queste polemiche ci aiutano a prendere le giuste misure per il futuro. Come dimostrano anche le scelte fatte per i nuovi palinsesti, Rai2 sarà sempre più sensibile alla complessità del mondo contemporaneo».

Che però non ha fatto altro che inasprire i toni della polemica, facendo balzare l'hastag #RaiOmofoba ai primi posti... Al punto da spingere RAI 2 a riproporre i tre episodi non censurati nella prima serata di domenica, proprio in concomitanza con la finale dei campionati europei di calcio.

E anche questo, a modo suo, rappresenta un precedente importante. Sia per inquadrare il peso assunto dai social, sia per inquadrare la sensibilità del pubblico italiano di oggi nei confronti della rappresentazione dell'omosessualità nei media. Anche perchè, a quanto pare, nonostante la TV italiana sia sempre più orientata a soddisfare il  pubblico anziano e bigotto (che non ha ancora dimestichezza con le nuove tecnologie, e che quindi è molto più facile da accontentare senza porsi in conflitto con AgCom e associazioni cattoliche varie), c'è ancora della gente che vuole concedere una possibilità alla televisione tradizionale... E che giustamente pretende di avere un servizio che giustifichi la spesa per il canone RAI (che, ironia della sorte, quest'anno arriverà proprio a luglio, inserito nella bolleta della luce).

Come si evolverà la situazione ce lo dirà il tempo, anche se qualcosa mi dice che - per salvare capre e cavoli - presto RAI 2 sposterà Le regole del delitto perfetto in seconda o in terza serata... Anche perchè le lobby cattoliche e bigotte sono ancora estremamente influenti in ambito televisivo... E il fatto che la televisione italiana abbia un occhio di riguardo per il pubblico over cinquanta sicuramente complica le cose (per la prossima stagione RAI si parla già del ritorno di un Pippo Baudo ottantenne alla conduzione di Domenica In, e di uno show condotto da Lorella Cuccarini ed Heather Parisi... Due "showgirl" di 51 e 56 anni)...

Ad ogni modo, arrivati a questo punto, vi chiederete perchè ho fatto un report dettagliato dell'accaduto, visto che Le regole del delitto perfetto con l'immaginario pop c'entra molto poco...

In realtà penso che, al di là del caso specifico, questo episodio sia estremamente emblematico del più ampio cortocircuito mediatico che coinvolge il nostro paese, e di cui parlo spesso su questo blog. Lo stesso cortocircuito che, recentemente, ha spinto RAI 4 ad abbandonare (di nuovo) la programmazione di anime giapponesi per via dei bassi ascolti nel periodo estivo (e dell'alto numero di streaming illegali), dopo che la serie FAIRY TAIL era stata spostata dal primo pomeriggio alle ore 1.30 di notte... E viene davvero da chiedersi se tale spostamento non sia stato studiato proprio per fare abbassare definitivamente gli ascolti, onde avere un pretesto in più per sospendere la programmazione italiana con l'episodio 149...

Forse c'erano già stati degli ammonimenti da parte dell'AgCom? L'Aiart (l'associazione dei telespettatori cattolici, di cui potete sfogliare l'ultimo bollettino CLICCANDO QUI, con tanto di lamentele per la propaganda gay a Sanremo e del poco risalto dato al Family Day) era già andata sul piede di guerra? Il Moige (MOvimento Italiano GEnitori) aveva già iniziato a storcere il naso e a fare pressione sui dirigenti giusti?

Quel che si sa è che questa serie, prima di essere stata trasmessa da RAI 4, era stata acquistata da Mediaset già nel 2009 (CLICCATE QUI)... Anche se non era mai entrata in fase di doppiaggio... Forse Mediaset si era resa conto - in ritardo - che (con tutti quei seni prosperosi e tutta quella "violenza") era un prodotto a rischio multa AgCom e, onde evitare problemi, ha preferito lasciar perdere fino alla naturale scadenza della sua opzione sulla serie?

E RAI 4 ha  forse peccato di ingenuità, rilevandone i diritti senza avere l'esperienza di Mediaset in fatto di multe AgCom? Ha forse dato per scontato che, chiamandosi la serie Fairy Tail, non avrebbe avuto tutte quelle ragazze in bikini e quei combattimenti all'ultimo sangue?

Chissà...

Dopotutto lo streaming illegale è diventato un'abitudine non solo per quel che riguarda gli anime (anche se gli estimatori del genere, alla luce del trattamento riservatogli negli ultimi vent'anni, sono diventati molto esperti in fatto di canali "alternativi"), quindi viene il sospetto che si tratti davvero di una scusa...

Certo è che Le regole del delitto perfetto e FAIRY TAIL sembrano davvero i due lati della stessa medaglia, e l'anomalo trattamento che è stato loro riservato dalla stessa azienda a distanza di pochi giorni potrebbe indicare che a monte c'è un qualche tipo di collegamento che a noi comuni mortali non è dato conoscere. Forse le lobby cattoliche e reazionarie, che stanno perdendo sempre più terreno nel mondo reale, hanno iniziato a fare la voce grossa con le principali emittenti televisive nel tentativo di avere maggiore influenza sui contenuti dei palinsesti? Onde evitare che la TV italiana si adegui a dei cambiamenti già in atto, e nella speranza di non perdere altri consensi?

Chissà...

D'altra parte, come ho sostenuto più volte, ora il pubblico di un certo tipo di prodotto è molto attento e informato (e spesso è giovane, con una formazione culturale medio alta e tendenzialmente progressista), e non è più disposto a scendere a compromessi per accontentare le fasce di pubblico più bigotte e attempate... E questa situazione, evidentemente, sta mandando in tilt la televisione italiana...

Certo i primi a risentirne sono stati gli anime, ma solo perchè trattavano certi argomenti "eticamente sensibili" da sempre... Tuttavia era solo questione di tempo prima che il conflitto di interessi si estendesse ai serial TV, e diventasse palese con un prodotto come Le regole del delitto perfetto.

Tuttavia un altro dato interessante che emerge da tutta questa vicenda, secondo me, sono i parallelismi con la situazione del fumetto popolare italiano... Che in fatto di tematiche LGBT sembra voler adottare la stessa politica della RAI...

Con una sostanziale differenza.

Tutte le sue correzioni e le sue censure - in particolare sui contenuti LGBT - avvengono a monte sul materiale non ancora pubblicato (se non addirittura a livello di sceneggiatura), e pertanto i lettori non hanno un'idea precisa di cosa è stato tagliato e risistemato, e di cosa no... Anche se un occhio attento può effettivamente scovare delle incongruenze MOLTO SOSPETTE (CLICCATE QUI), che a volte possono addirittura essere confermate dagli stessi autori (CLICCATE QUI).

Tuttavia quello che è successo con Le regole del delitto perfetto dimostra che in Italia il pubblico gay friendly esiste ed è sempre più numeroso... Tant'è che ora riesce persino a mettere in difficoltà la RAI. Inoltre il pubblico più gay friendly pare proprio coincidere con quello più interessato all'intrattenimento seriale di qualità... E se la televisione italiana può tentare di aggirare il problema spostando certi prodotti in fasce orarie diverse, e riempiendo il palinsesto diurno di reality, quiz, rotocalchi e prodotti a prova di bigotti (e AgCom), gli editori italiani di fumetti NON possono ricorrere a queste strategie...

Quindi la loro unica opzione, a rigor di logica, dovrebbe essere quella di aggiustare il tiro... Magari dividendo le loro produzioni per fasce d'età e rinunciando gradualmente all'approdo sicuro (ma in via di estinzione) rappresentato dai lettori ultracinquantenni e con un'indole tendenzialmente conservatrice...

A meno che non vogliano perdere del tutto (e con un ritmo crescente) il loro pubblico potenziale, e in particolare quello giovane... Cosa che, peraltro, sembra accadere già da qualche anno...

In conclusione: quello che è successo in questi giorni dovrebbe essere visto come un monito da non sottovalutare per tutti coloro che si occupano di entertainment in Italia... Anche se ho paura che chi gestisce questo ambito preferirà indossare ancora i paraocchi e proseguire per la sua strada, fino a quando non sarà troppo tardi...

Ad ogni modo staremo a vedere quello che succederà.

Qualcosa mi dice che siamo solo all'inizio, e che seguire gli sviluppi di questa situazione potrebbe essere persino divertente...

Alla prossima.

FUTURO 3D...

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Ciao a tutti, come va?

Il bello di vivere in questa epoca, che pure è molto perfezionabile, è che comunque posso raccontarvi cose che fino a qualche anno fa non avrei mai creduto possibili... Anche perchè, all'epoca, non avevo la minima idea degli sbocchi che avrebbero avuto le nuove tecnologie e la diffusione del web.

Fatto sta che, per testimoniare che anche l'arte omoerotica sta iniziando a prendere delle nuove strade (con un certo successo), oggi volevo segnalarvi il caso di Alex Bronnings, in arte Abron Muscle... Che risiede a Parigi e che di recente ha anche partecipato al locale Salone del Fumetto e dell'illustrazione LGBT (foto sotto)...

Lui è specializzato in illustrazioni omoerotiche in 3D, realizzate utilizzando programmi come Zbrush e Blender, ed effettivamente era da qualche anno che aveva aperto un suo sito e vari profili su siti di condivisione artistica per farsi conoscere meglio... Cosa che gli è riuscita abbastanza bene, visto che il suo stile 3D cartoonesco e vagamente disneyano ha finito per essere decisamente apprezzato... Infatti ha da poco aperto un profilo su Patreon (CLICCATE QUI), che al momento gli garantisce un'entrata mensile di 2650 dollari al mese (più o meno 2400 euro)... E tutto grazie al supporto dei suoi abbonati, che vogliono garantirsi l'accesso ai suoi lavori senza censure (e a vari benefit proporzionali allìentità della loro donazione mensile)...

Niente male, direi... Anche perchè, a quanto mi risulta, questo è uno dei primi casi di artisti omoerotici 3D che provano a vivere unicamente della loro passione tramite Patreon... E a quanto pare Alex Bronnings ci sta riuscendo... Peraltro utilizzando uno stile che NON usa il 3D per scimmiottare la realtà, ma per dare tridimensionalità alla grafica e all'estetica "di una volta" (più o meno come fanno i film Disney di ultima generazione, insomma)...

Anche se qui, ovviamente, stiamo parlando di lavori che hanno un contenuto omoerotico molto evidente...






Senza contare che questo artista strizza l'occhio amche a tutto quell'immaginario pop che lo ha formato, e ancora lo forma... E qualcosa mi dice che la sua popolarità è arrivata anche grazie alla sua interpretazione e/o rivisitazione di tutta una serie di personaggi più o meno noti...



Compresi alcuni protagonisti dei fumetti omoerotici della CLASS COMICS...



Tra l'altro, oltre a realizzare stampe olografiche dei suoi lavori, il buon Alex Bronnings ha deciso di iniziare a sfruttare - credo davvero per la prima volta - anche un altro aspetto della grafica 3D... Infatti i suoi personaggi sono virtualmente "scolpiti"...
E pure molto bene, secondo me...
Pertanto, ora che si sta perfezionando la tecnologia delle stampanti 3D, questo artista sta provando a rendere disponibili i suoi lavori in versione "stampata" (anche se "scolpita" sarebbe più corretto)... Per ora i modelli che ha messo a disposizione sono solo due (ma si può scegliere la dimensione, che ovviamente è proporzionata al prezzo). In poche parole si acquista la statuina (colorabile), lui la "stampa" e poi la invia a chi ne ha fatto richiesta...


I prezzi, al momento, sono decisamente alti (a quanto pare il materiale e la produzione costano parecchio), ma se avete soldi a palate e vi interessa l'articolo trovate il suo shop CLICCANDO QUI.
Morale della favola: volenti o nolenti siamo nel 2016 già da un bel po', e ci sono degli ambiti che possono sicuramente beneficiarne... Tantopiù che, se oggi si possono avere entrate mensili di 2400 euro tramite un sito che propone illustrazioni omoerotiche 3D in stile cartoon, vuol dire che qualcosa è davvero cambiato...

Certo è che, a questo punto, un bel fumettino erotico realizzato da questo autore con il suo stile non sarebbe neanche una cattiva idea... Attendiamo fiduciosi.

Alla prossima.

BACI NELLA GIUNGLA...

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Ciao a tutti, come va?

Una notizia curiosa è arrivata negli scorsi giorni dal mondo del cinema. Nel nuovo film dedicato a Tarzan il regista David Yates (noto soprattutto per il suo contributo alla saga cinematografica di Harry Potter), aveva deciso di inserire anche un bacio gay... Che peraltro coinvolgeva proprio il protagonista!

In realtà, da quello che si sa, la scena era già stata girata e - tecnicamente - non stravolgeva più di tanto il personaggio... Infatti il suddetto bacio veniva dato a Tarzan dal cattivo di turno, mentre l'eroe era svenuto (e vulnerabile allo sfogo dei desideri repressi del suo avversario). Purtroppo la scena è stata tagliata perchè, a quanto pare, aveva suscitato reazioni perplesse nel pubblico su cui era stato testato il film in anteprima...

La speranza, ovviamente, è che la suddetta scena possa essere inserita nella versione in DVD.

Ad ogni modo penso che, a prescindere dall'inserimento di questo bacio, il dato interessante sia che un regista ha pensato di girare una scena del genere per un film che - in teoria - avrebbe lo scopo di rilanciare il mito di Tarzan presso il pubblico di oggi...

Nel senso che Tarzan è stato uno dei personaggi più iconici dell'immaginario pop del Novecento, e lo è stato anche per via dei suoi risvolti sottilmente omoerotici (resi evidenti dall'adattamento cinematogeafico dei romanzi di Edgar Rice Burroughs), che però sono sempre stati rigorosamente sottointesi... Tant'è che nei primi film sonori, quelli che ne decretarono il successo e resero famoso l'ex nuotatore Johnny Weissmuller, il personaggio era vestito - e non a caso - con un perizoma decisamente audace...


Soprattutto considerando che nell'america di quel periodo (il 1932) c'erano delle leggi che vietavano ai maschi di mostrarsi in pubblico a torso nudo, persino in spiaggia (CLICCATE QUI), perchè a quanto pare era rituenuto che la visione dei loro capezzoli fosse ritenuta indecente (!). Tant'è che lo stesso Johnny Weissmuller, durante le sue gare di nuoto, era tenuto ad indossare un bel costumino integrale, tutt'altro che scosciato...

E questo spiega perchè, anche nei fumetti americani, la raffigurazione dei capezzoli maschili sia stata per lungo tempo un tabù... Con una lunga tradizione di maschi smagliettati e raffigurati senza capezzoli... A partire proprio dai fumetti di Tarzan...

La Legge sui capezzoli maschili iniziò ad essere modificata solo nel 1936... E credo che questo dia la misura del peso e del ruolo che ha avuto Tarzan in qualità di icona erotica (e soprattutto omoerotica), ma anche in veste di ambasciatore dell'emancipazione del sex appeal maschile... Cosa resa ancora più evidente dal perizoma leopardato indossato da Buster Crabbe nel 1933 (nell'unico film non interpretato da Johnny Weissmuller fino al 1948, e l'unico in cui Tarzan abbia mai indossato un perizoma leopardato, per la verità)...

E infatti i produttori, col tempo, furono costretti a coprire sempre di più le grazie di Johnny Weissmuller, che nell'ultimo film di Tarzan da lui interpretato (quello del 1948) si ritrovò ad indossare qualcosa di molto simile all'incrocio fra un paio di mutandoni e un grembiule da cucina...
Tradizione mantenuta anche dai suoi immediati successori nei panni di Tarzan... Da Lex Barker (Tarzan dal 1949 al 1953)...


A Gordon Scott (Tarzan dal 1955 al 1960), che poi ebbe un certo successo esibendo il suo corpo in vari film mitologici,,,

Il gonnellino tornò ad essere un po' meno invasivo nell'unico film interpretato da Danny Miller (nel 1959)...



E divenne ancora un po' più corto nei film con Jock Mahoney (1962-1963)... Anche perchè il comune senso del pudore stava entrando in una fase di profondo cambiamento...


E anche l'estetica del corpo maschile in generale iniziava a rivedere le sue posizioni, tant'è che il successivo interprete di Tarzan - Mike Henry (1966-1968) - è stato il primo attore a non radersi il corpo per quel ruolo...




Peccato che, dopo tre film, abbia deciso di abbandonare i panni di Tarzan a causa di un incidente sul set (uno degli scimpanzé lo aveva aggredito, richiando di compromettergli un bulbo oculare)...

Fatto sta che a quel punto i produttori optarono per una via di mezzo fra Mike Henry e i suoi predecessori, anche perchè l'idea era di lanciare il nuovo attore sia nei film che in un serial televisivo... E così la scelta ricadde su Ron Ely, che effettivamente è diventato più famoso per la serie televisiva di Tarzan (girata in Brasile) che non per i suoi film sul signore della giungla (girati nel 1966 e nel 1970, ma arrivati nei cinema dopo la serie TV, per non creare confusione nel pubblico dei film di Mike Henry)...


Piccola curiosità: in uno dei film con Mike Henry - in cui Tarzan era una specie di agente speciale reclutato per una missione in Sudamerica - aveva debuttato il giovanissimo attore Manuel Padilla...

Lo stesso attore venne scelto per affiancare Ron Ely nella serie TV nel ruolo del piccolo indigeno Joy... Anche se nella serie TV - a differenza di quanto avveniva al cinema - non c'era nessuna Jane e il protagonista non mostrava un particolare interesse per il sesso femminile (l'unica presenza femminile ricorrente in questa serie era una missionaria molto puritana)... E così, in questa serie, il vero rapporto di complicità era quello che condividevano Tarzan e Joy... Probabilmente quelli erano anni meno maliziosi dei nostri e nessuno ci volle vedere niente di ambiguo, ma presumo che certe situazioni facessero la gioia di tanti giovani gay in preda ai loro primi bollori...





La verità è che i produttori avevano notato che Tarzan aveva iniziato a perdere il suo ascendente sul pubblico adulto, anche perchè ormai inziava a circolare del materiale esplicitamente erotico per tutti i gusti,  e quindi il ruolo di icona erotica, e soprattutto omoerotica, di Tarzan si era inevitabilmente ridimensionato. Nei fatti non era più utile come una volta a sublimare le pulsioni sessuali del pubblico, con conseguente perdita di popolarità e riscontri commerciali.

Da qui l'idea di puntare su un ragazzino come comprimario, nella speranza di attirare le nuove generazioni, che grazie a Joy potevano identificarsi maggiormente nelle avventure narrate... Tuttavia l'espediente non ebbe l'esito sperato, e la tiepida accoglienza di questa versione di Tarzan (che effettivamente era molto insipida, con un Tarzan troppo civilizzato e dinamiche da oratorio) portò alla sospensione di ogni progetto relativo a Tarzan per oltre un decennio... Giusto nel 1981 qualcuno provò a riproporlo al cinema, facendolo interpretare da Miles O'Keeffe...

Però il film era tutto incentrato su Jane (e cioè l'attrice Bo Derek, che in questo film era decisamente più nuda di lui), e ruolo di quest'attore fu del tutto insignificante per il rilancio del personaggio che dava il titolo al film... Tant'è che Miles O'Keeffe subito dopo fini per essere il protagonista della serie di film fantasy italiani (!!!) dedicati ad Ator l'nvincibile... Ben quattro, di cui tre diretti da Aristide Massaccesi (in arte Joe D'Amato), nome molto noto per il suo contributo al mondo del porno... Il che è tutto dire...





Ad ogni modo il successivo Tarzan venne interpretato da Christopher Lambert (nel 1984), ispirandosi maggiormente al romanzo originale, ma anche se fu una notevole prova d'autore non riuscì a rilanciare il personaggio nelle vesti di icona pop...

Anche se, è bene ricordarlo, in questo film gli attori che interpretarono Tarzan prima del suo contatto con la civiltà (come Eric Langlois, che vedete qui sotto) vennero presentati per la prima volta senza niente addosso... Anche se un'abile regia ha sempre impedito che si vedesse più del dovuto...



Negli anni Novanta, nel periodo d'oro delle serie televisive epiche realizzate con budget risicati e con inevitabili risvolti trash, qualcuno pensò di rispolverare Tarzan al cinema (nel 1998), con il broncio di Casper Van Dien (che in alcune sequenze ha sperimentato il look "pantaloni nella foresta", che è stato ripreso anche dal film di quest'anno)...



Mentre qualcun altro pensò di riproporlo in TV, con la serie interpretata da Wolf Larson (1994-1996), incentrata su un Tarzan ecologista che si muoveva ai nostri giorni (o, per meglio dire, negli anni Novanta)...


E per ultima arrivò la serie con Joe Lara, che ha riproposto un terribile "gonnellone" a prova di bigotti (nel 1996)...

Anche se lo stesso, attore, in un film TV del 1989, aveva interpretato un'altra versione di Tarzan (che si perdeva a Manhattan) indossando un perizoma molto più interessante...


Ma in effetti fra il 1989 e il 1996 era accaduto che le serie "epiche" per la TV (a partire da Hercules) avessero intercettato soprattutto un pubblico di giovani e giovanissimi, e quindi il gonnellone "per tutti" nell'ultima serie di Tarzan fu una scelta abbastanza inevitabile...

Ad ogni modo, siccome questa è storia abbastanza recente, la maggior parte di voi avrà notato che - vista la tiepida accoglienza riservata a queste ultime produzioni - da quel momento in poi (a parte alcuni film di animazione) nessuno ha più pensato di riprendere in mano Tarzan... Men che meno per il cinema e men che meno per un pubblico adulto...

E adesso, vi chiederete, tutto questo preambolo cosa c'entra col bacio gay di cui parlavo all'inizio?

Effettivamente non è da escludere che il suddetto bacio non fosse solo una licenza poetica. I produttori di Hollywood non sono stupidi, soprattutto se fanno degli investimenti di un certo tipo. Chi ha progettato questo nuovo film di Tarzan sapeva che il personaggio era stato già visto e rivisto in tutte le salse, e che le nuove generazioni - di fatto - non hanno più bisogno di un personaggio del genere presentato in maniera classica. Tantopiù che la sensibilità del pubblico è cambiata tantissimo negli ultimi decenni, così come gli attori di riferimento per determinate nicchie di pubblico... E infatti il nuovissimo Tarzan, quello della scena del bacio tagliato, ha il volto di Alexander Skarsgård...

E, guarda caso, il ruolo con cui si è fatto conoscere dal grande pubblico questo attore svedese è stato quello del vampiro bisessuale Eric, nella recente serie televisiva TRUE BLOOD, con tanto di scene di sesso gay e di nudo integrale... 


Ora: è davvero possibile che sia stato un caso che fra le centinaia di attori che potevano essere scelti per interpretare il nuovo Tarzan ne sia stato scelto uno che a livello internazionale è noto SOPRATTUTTO per il ruolo di un vampiro bisessuale e per aver girato il video di Paparazzi con Lady GaGa???


O non sarà che, forse, i produttori hanno valutato attentamente il potenziale di un attore con il suo curriculum, soprattutto fra le nuove generazioni e le nicchie di mercato emergenti (come quella gay e gay friendly)? E non sarà che, forse, quella famosa scena del bacio gay sarebbe dovuta essere un fanservice, studiato apposta per svecchiare l'immagine di Tarzan nell'immaginario collettivo? Magari nel tentativo di rilanciarlo anche come icona omoerotica in maniera più ufficiale rispetto al passato? D'altra parte, se davvero i produttori e il regista avessero ritenuto compromettente la suddetta scena, non avrebbero nemmeno detto che era stata girata e poi tagliata... Giusto?

Ad ogni modo, siccome siamo nel 2016, quelli del sito MEN.com hanno già tagliato la testa al toro, proponendo la loro parodia porno gay di Tarzan in concomitanza con l'uscita del film... Con un Diego Sans molto atletico nella parte del protagonista, che oltretutto sembra essere particolarmente a suo agio nella foresta del Costarica dove è stato girato il tutto... Un Diego Sans che, guarda caso, indossa un perizoma che ricorda molto quello indossato da Johnny Weissmuller nei suoi primi film, prima delle imposizioni della censura...



E direi che a questo punto il cerchio si chiude, e che Tarzan ha dimostrato in maniera evidente di essere sempre stato - e di essere ancora - un'icona omoerotica, a prescindere dalla scena tagliata nel suo ultimo film "ufficiale"...

Ad ogni modo già solo il fatto che si sia valutata l'ipotesi di inserire una scena "gay" in un film di Tarzan dà la misura di come i tempi stiano cambiando... E di come chi vuole conquistare un grande  pubblico - soprattutto fra le giovani generazioni - sia consapevole che deve tenerne conto.

Anche perchè, se non ne fosse consapevole (o se si rifiutasse di prenderne atto), dovrebbe cambiare lavoro.

Alla prossima.

SOUND OF SILENCE...

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Ciao a tutti, come va?

A Torino c'è un'organizzazione che si chiama Centro Risorse LGBTI (CLICCATE QUI), che ovviamente si occupa di promuovere la causa LGBTI e al riguardo ha un approccio abbastanza moderno. Nel senso che lo fa organizzando iniziative di formazione e sensibilizzazione, e mettendo a disposizione le sue competenze per le associazioni con meno esperienza.

L'ultima iniziativa che ha promosso è un sondaggio per inquadrare meglio le famiglie LGBTI in Italia, con o senza figli, che trovate CLICCANDO QUI. Il proposito è quello di raccogliere un numero statisticamente rilevante di testimonianze, per inquadrare al meglio una situazione che nel nostro paese continua a passare perlopiù inosservata.


Cosa c'entra tutto ciò con questo blog?
C'entra nella misura in cui, nel video che promuove l'iniziativa, compare come testimonial anche la famiglia composta da Marco Marcello Lupoi, direttore editoriale della Panini, e dal suo compagno Andrea Pizzamiglio...
Ora: da una parte direi che è molto bello che il direttore editoriale di una grande casa editrice di fumetti italiana faccia da testimonial per un'iniziativa del genere... Però, dall'altra, è davvero curioso che questa sua partecipazione non sia ancora stata segnalata da nessun sito italiano che si occupa di fumetti. Infatti il video è stato pubblicato il 12 luglio, ma ad oggi nessuno spazio che parla di fumetti lo ha ancora segnalato ...

Certo, non si tratta di una notizia di carattere fumettistico, ma è pur vero che gli spazi web che parlano di fumetto indugiano regolarmente anche sugli argomenti extra fumettistici che coinvolgono i nomi di riferimento del settore... Comprese le loro dichiarazioni, le loro prese di posizione e le loro "comparse" in iniziative che non hanno niente a che fare col comndo del fumetto. Forse sbaglio, ma qualcosa mi dice che se Marco M. Lupoi avesse fatto da testimonial per una ditta produttrice di formaggini, o magari avesse partecipato ad una campagna per la salvaguardia di qualche specie protetta, presso certi canali la sua testimonianza avrebbe circolato molto più facilmente....

Che il direttore editoriale della Panini abbia un compagno, in effetti, non è un gran mistero (e in effetti non c'è nessun motivo valido per cui dovrebbe esserlo)... Anche perchè, per fortuna, si tratta di una coppia felice che vive alla luce del sole, apertamente schierata per i diritti civili e tutto il resto...

Quindi, a ben guardare, chi non segnala la loro presenza come testimonial in una campagna di sensibilizzazione non può nemmeno utilizzare la scusa di voler rispettare la loro privacy, o cose del genere... Tantopiù che, come dicevo prima, gli spazi web che in Italia si occupano di fumetto spesso e volentieri danno spazio a dichiarazioni, affermazioni o prese di posizione su argomenti generali di noti esponenti del mondo fumettistico nazionale (e internazionale)... Quindi il fatto che questa partecipazione di Marco M. Lupoi all'iniziativa #CONTIAMOCI sia passata del tutto sotto silenzio qualche piccolo dubbio lo fa anche venire...

Anche perchè un'iniziativa del genere sarebbe stata una buona occasione per fare un'intervista a Marco M. Lupoi, magari incentrata sul suo punto di vista riguardo alla rappresentazione dell'omosessualità nei fumetti, e in particolare nei fumetti MARVEL... Non foss'altro perchè è un tema di crescente attualità.

Certo può anche essere che in qualche caso la notizia non sia mai arrivata a chi di dovere, ma che non sia circolata per nulla in un ambiente dove - molto spesso - tutti sanno tutto di tutti mi sembra un po' inverosimile.

Generalizzare non è mai una cosa buona, ma la sensazione è che - almeno in qualche caso - ci sia stata proprio la volontà di non parlarne, e a questo punto sarebbe interessante cercare di capire il perchè, anche se forse non c'è poi molto da capire.

Generalmente (e con rare eccezioni) quando il web italiano che parla di fumetti riporta notizie legate a tematiche omosessuali preferisce sempre NON puntare l'attenzione su quelle che riguardano la situazione italiana, quasi come se certi argomenti - trattati peraltro con molta moderazione - fossero qualcosa di intrinsecamente esotico. Come se in Italia non esistessero editori gay, fumettisti gay o fumetti a tematica gay...

Addirittura, se viene annunciata la pubblicazione in italiano di un titolo con dei risvolti LGBT, si cerca sempre di glissare su questo aspetto, usando eufemismi e cercando di utilizzare il meno possibile termini come gay o lesbica... A titolo di esempio vi rimando all'intervista con cui il sito MANGAFOREVER ha presentato l'edizione italiana del fumetto di Jem e le Holograms (CLICCATE QUI)... In questo caso non c'è stato nessun riferimento il fatto che una storia d'amore lesbica sia uno degli elementi più innovativi, e caratteristici, di questa rivisitazione della serie animata degli anni Ottanta...

E anche in questo caso viene da chiedersi perchè... Ovviamente non pretendo di avere delle risposte, ma se dovessi basarmi sul mio intuito direi che dietro a questo atteggiamento ci sono almeno tre problemi di fondo.

Il primo è la paura di risultare troppo "schierati" nei confronti di un argomento che - dalle nostre parti - divide ancora molto, soprattutto considerando che in Italia l'età media degli appassionati di fumetti è abbastanza alta (per non parlare della gran quantità di persone "vecchie dentro" che bazzica in questo ambiente). Se un sito italiano iniziasse a trattare con eccessiva disinvoltura certi argomenti, e magari "sostenesse" la legittimità di certe posizioni, sa bene che susciterebbe delle polemiche e di conseguenza rischierebbe di comproettere i rapporti con parte del suo pubblico e con le case editrici con cui collabora in maniera più stretta (che sicuramente NON vogliono risultare troppo schierate e NON vogliono essere associate a collaboratori e/o a siti troppo schierati). Oltretutto molti collaboratori di questi siti e blog lavorano già per varie case editrici, o aspirano a lavorarci, e questo rende tutto più complicato e "delicato" da gestire.

Secondo problema: la paura di compromettere editori e autori. Prendiamo il caso di Marco M. Lupoi: non fa un mistero del fatto che ha un compagno, ma d'altra parte è anche vero che non tutti - fra chi legge i fumetti della sua casa editrice - sanno che lo ha. Se un sito di fumetti ne parlasse apertamente sa che poi dovrebbe assumersene anche la responsabilità in caso di eventuali ripercussioni - personali e professionali - sulla sua persona. Con tutta una serie di ipotetiche conseguenze difficilmente prevedibili. E forse anche questo è un elemento che spinge certi ambienti a mantenere un prudenziale silenzio. Se un domani, per ipotesi, Marco M. Lupoi si sposasse e potesse adottare un bambino (o magari decidesse di averne uno tramite maternità surrogata), l'argomento salterebbe mai fuori in qualche intervista? Ho dei seri dubbi... Perchè, allo stato attuale, nessun sito di fumetti oserebbe tanto in un paese come il nostro...

Infine: non ho idea di quante siano le persone omofobe nell'ambito di certi spazi web, ma presumo che ce ne siano, anche perchè altrimenti non si spiegherebbero certe recensioni e certe omissioni (come quelle che ho segnalato nel post che trovate CLICCANDO QUI. e che riguardano anche pubblicazioni Panini). Forse, molto banalmente, di certi argomenti non si parla anche perchè non gli si vuole dare visibilità. Perchè, a monte, si reputano sbagliati a prescindere. E questo spiegherebbe perchè, ad esempio, si parla regolarmente degli ultimi fumetti di Manara o dell'ennesima ristampa di Guido Crepax, ma il nome di Gengoroh Tagame non si legge davvero da nessuna parte (e d'altra parte, più in generale, da nessuna parte si legge delle proposte della casa editrice Renbooks). Generalmente, in questi casi, si utilizza la scusa del "sito per tutti", che per tutelare i più piccoli non può permettersi di toccare certi argomenti. Però è evidente che ci sono due pesi e due misure, e anche questa è una sottile forma di omofobia...

Ovviamente le mie sono solo ipotesi, ma finchè non verranno smentite dai fatti mi sembrano abbastanza verosimili.

Resta il fatto che, a differenza di quanto avviene negli USA o in altre nazioni, in Italia non abbiamo siti di informazione fumettistica propriamente gay friendly, e non so quanto questo sia positivo. Nel senso che avere un approccio più inclusivo sicuramente avvicinerebbe molto più pubblico occasionale, e in particolare quello giovane, con maggiori benefici per tutti. Essere guidati dai timori e dai pregiudizi, forse, può sembrare la strada più sicura, ma davvero non so quanto possa essere sensato nel lungo periodo... Anche perchè prima o poi i nodi vengono al pettine. Ora abbiamo avuto Marco M. Lupoi che ha fatto da testimonial per un'iniziativa LGBTI col su compagno, ma cosa potrebbe riservarci il futuro? Per quanto tempo si può continuare a fare finta di niente senza rischiare di fare dei danni peggiori di quelli che si vogliono evitare?

Onestamente non saprei proprio dire che piega potranno prendere gli eventi nell'immediato futuro: da una parte vedo tanta voglia di rinnovamento, ma dall'altra mi pare di cogliere un attaccamento morboso ad una quantità incredibile di paure e preconcetti... E non si capisce nemmeno fino a che punto questo attaccamento sia spontaneo o mosso da secondi fini.

Sia come sia staremo un po' a vedere cosa succederà... Anche perchè, arrivati a questo punto, indietro non si può tornare.

Alla prossima.

COME OGNI ANNO...

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Ciao a tutti, come va?

Oggi si inaugura la San Diecgo ComiCon... Che come sempre resta la più importante manifestazione fumettistica del mondo occidentale. Così, come ogni anno, mi ritrovo qui a segnalare che, nella suddetta manifestazione, gli eventi e le presentazioni di interesse LGBT sono tanti e tali che l'associazione PRISM COMICS ha ritenuto necessario realizzare un piccola guida per i visitatori...

E poichè, come ogni anno, sono il solo a segnalare (in italiano) questo "piccolo" dettaglio, come ogni anno ci tengo a condividere la suddetta guida con voi: e infatti potete trovarla CLICCANDO QUI. Fra le tantissime iniziative interessanti vi segnalo giusto una conferenza sulla storia del fumetto LGBT e una sui risvolti LGBT dell'anno appena trascorso, nonchè una bella tavola rotonda dove alcuni professionisti del settore discutono dei risvolti positivi che hanno avuto nell'esprimere il loro orientamento sessuale anche nel loro lavoro... E, per intenderci, tutte queste cose si vedranno solo nella  giornata di giovedì...

Per la giornata di venerdì segnalo giusto una conferenza sulle tematiche gay nell'horror, una sull'importanza della rappresentazione delle minoranze nei prodotti per giovanissimi e un incontro incentrato sulla situazione della rappresentazione transgender nei media...

Siccome fra sabato e domenica le iniziative LGBT sono talmente tante che non saprei da che parte cominciare per fare una selezione, mi limito a puntare i riflettori sull'appuntamento di sbatao per i cosplayer a tematica LGBT (che oltre a mettersi in posa per il pubblico verranno intervistati per un documentario di prossima uscita) e la conferenza di domenica che si occuperà esclusivamente della rappresentazione della bisessualità nei fumetti.

Ovviamente i ragazzi dell'associazione PRISM COMICS (che, vi ricordo, è una delle varie associazioni che in america promuovono i prodotti che valorizzano le tematiche LGBT nell'immaginario pop) hanno già preparato un elenco dettagliato degli ospiti che saranno presenti al loro stand, e che trovate CLICCANDO QUI...

Siccome ogni anno, arrivato a questo punto, comincio a fare dei paragoni spietati con le manifestazioni italiane, che su certi tipi di contenuti sono rimaste indietro di almeno quarant'anni, questa volta cercherò di trattenermi e mi limiterò a concludere questo post riportando una parte della mia intervista ad Alex Woolfson (creatore della web serie THE YOUNG PROTECTORS, nonchè uno degli ospiti dell'associazione PRISM COMICS alla San Diego ComiCon di quest'anno)...

Purtroppo, per motivi di spazio, sono stato costretto a tagliarla per la pubblicazione su Fumo di China numero 251 (che trovate in edicola ora), ma secondo me in questa risposta viene riassunta brillantemente la filosofia del fumetto a tematica LGBT di oggi, e del senso che può avere credere in questo tipo di contenuto e nella sua valorizzazione... In particolare da parte degli autori LGBT stessi, che ora sono entrati in un nuovo universo di possibilità grazie al web e alla rivoluzione digitale.

I protagonisti delle tue saghe sono omosessuali, e ne dai una rappresentazione molto umana e sfaccettata anche se di solito i fumetti di fantascienza e supereroi mettono al centro l'azione. Pensi che il tuo è un caso isolato, o che stia cambiando qualcosa? Pensi che il fumetto USA abbia fatto progressi in questa direzione?

Quello che penso è che, dal momento in cui internet ha dato spazio a voci fuori dal coro, sempre più persone le hanno seguite. Certamente, da lettore gay di fumetti, quello che volevo erano eroi in cui identificarmi e questo è ciò che sto cercando di offrire ora. Però vorrei essere chiaro su un punto: non è la sessualità di un personaggio che lo definisce, ma la sua personalità. Se un personaggio è “eroico”, questo lo definisce prima del suo essere gay o etero. Il mio obbiettivo era anche di lanciare questo messaggio. Creare delle storie assolutamente simili a quelle “standard”, ma con protagonisti omosesuali. E ora grazie al web e al crowfunding sono in grado di condividere la mia “visione” con decine di migliaia di persone in tutto il mondo. E come me possono farlo tutti. Quando ero più giovane “fumetto gay” negli USA era spesso sinonimo di fumetto pornografico, forse perché in quel momento era ritenuto un investimento editoriale migliore. Non intendo minimizzare l'importanza artistica di erotismo e pornografia, ma sono altro rispetto a quello che voglio fare io. Anche se è certamente possibile raccontare una buona storia pornografica e sarebbe sbagliato giudicare un fumetto in base alla sua tipologia. Il punto è che oggi, col web, si può diversificare l'offerta.
I fumetti USA hanno fatto progressi in questo senso? Di certo quelli dei grandi editori sì, basta confrontare la situazione di oggi con quella di qualche anno fa. Eppure, penso che sia importante che su questi temi ci siano sempre autori LGBT in grado di esprimersi. É impressionante come i grandi editori si stiano aprendo alle minoranze, ma continuo a pensare che il miglior contributo arrivi da chi ha una storia personale da condividere.

E direi che c'è poco altro da aggiungere... A parte il fatto che sarebbe bello se questi temi e queste riflessioni trovassero spazio anche nelle manifestazioni fumettistiche italiane...

Prima o poi...

Anche se, per come siamo messi in questo momento, direi che un'ipotesi ancora molto improbabile E questa situazione sta diventando sempre più imbarazzante, di anno in anno.

Alla prossima.

NOVITÀ IN FAMIGLIA...

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Ciao a tutti, come va?

La notizia di oggi non è esattamente uno scoop, e stranamente molti siti gay italiani l'hanno già riportata con un certo entusiasmo. Tuttavia, siccome questo è un blog con un pubblico che apprezza i dettagli, cercherò di inquadrare meglio la situazione e di andare un po' più a fondo...

I fatti sono questi: nell'episodio della serie animata The Loud House trasmesso negli USA il 20 luglio, dal canale Nickelodeon, è comparsa la SECONDA coppia gay sposata e con figli nella storia dell'animazione seriale americana...

Infatti, oltre alla coppia di donne sposate e con figli già comparsa nella serie "Clarence" di Cartoon network (di cui ho parlato brevemente QUI), c'era stato il caso dei due papà sposati di Allen Gregory, il protagonista dell'omonima serie trasmessa dalla FOX nel 2011... Probabilmente nessuno si sta ricordando di citarla perchè è durata solo sette episodi e perchè è stata unanimamente definita una delle serie animate più sgradevoli di sempre...

C'è da dire che in questo caso non si trattava di una serie propriamente per bambini, o di una serie con un taglio umoristico nel senso classico del termine, quindi The Loud House mantiene comunque un primato... E forse anche due, dato che i due gay che hanno messo su famiglia - questa volta - sono una coppia mista.

Ad ogni modo i due papà mostrati in The Loud House sono i genitori del piccolo Clyde, il migliore amico del protagonista della serie Lincoln Loud, e vengono presentati mentre lo accompagnano a casa Loud in occasione della sua prima notte fuori casa, fra mille raccomandazioni e un po' di commozione... La sequenza integrale la potete vedere CLICCANDO QUI.

Si tratta di una tappa importante, che probabilmente era inevitabile in un contesto in cui la legittimazione delle famiglie omosessuali si sta affermando sempre di più. E questo è quello che hanno riportato tutti i siti gay italiani... Però, siccome questo non è un blog qualunque, ora vado a raccontarvi quello che gli altri non hanno raccontato, e che potrebbe offrire qualche spunto di riflessione in più... Nonchè un invito a star ein guardia dalle nostre parti.

La prima, primissima, cosa da dire è che questa serie animata viene trasmessa quasi in contemporanea in Italia: la serie negli USA è iniziata il 2 maggio, mentre in Italia viene trasmessa settimanalmente da Nickelodeon (nel pacchetto SKY) dal 6 giugno (con anteprima il 15 maggio), con il titolo di "A casa dei Loud"...

Quindi l'episodio con la suddetta coppia di genitori gay dovrebbe comparire al più tardi nel giro di un mese (quindi, per favore, se qualcuno di voi ha SKY potrebbe controllare se ci saranno adattamenti o censure? Mica per altro: conoscendo i siti gay italiani sicuramente NON staranno in guardia, e se succedesse qualcosa di sgradevole vorrei segnalarlo almeno su questo blog... Grazie!).

Detto ciò, in questi tempi in cui i bigotti e i conservatori premono per l'appiattimento culturale dei bambini e per la promozione degli stereotipi di genere, bisogna prendere atto che questa serie animata parte da un presupposto molto interessante: il protagonista è un ragazzino che vive con cinque sorelle maggiori e cinque sorelle minori, ognuna con la sua personalità, le sue aspirazioni e il suo modo di rapportarsi col mondo...

Si tratta sicuramente di un approccio interessante ed educativo, tantopiù che Lincoln ha anche una sorella ribelle e mascolina, di nome Luna...

Il che mi porta a parlare anche dell'ideatore di questa serie: Chris Savino (foto sotto), che in questa produzione ha voluto raccontare la sua esperienza personale in una famiglia italo americana piena di sorelle (che peraltro avevano gli stessi nomi delle sorelle di Lincoln Loud).

Il dato interessante, secondo me, è che questo Chris Savino è uno che si è fatto le ossa fin dal 1991, quando appena ventenne iniziò a lavorare ai layout della serie cult Ren & Stimpy. Da allora la sua carriera si è evoluta di pari passo con i gusti e la sensibilità del pubblico. Infatti ha finito per collaborare con tantissime serie, che poi sono diventate degli spartiacque per l'animazione umoristica degli ultimi anni. Ufficialmente la sua carriera di scrittore, però parte solo nel 2004, con la serie Gli amici immaginari di casa Foster, che a suo tempo è stata molto apprezzata da pubblico e critica e sicuramente è stata un ottimo trampolino di lancio... Tant'è che poi Chris Savino ha finito per scrivere anche alcuni episodi della serie My Little Pony: Friendship is Magic, ed è diventato addirittura il direttore della nuovissima serie animata di Topolino per la Disney, quella del 2013...

Quindi parliamo di una persona che sa il fatto suo e che conosce bene i gusti del pubblico di oggi... E se ha deciso che il migliore amico di Lincoln Loud doveva avere due papà non lo ha fatto solo nella speranza di fare notizia o di cavalcare l'onda. Ad ogni modo potete conoscere meglio Chris Savino, e i dietro le quinte di A casa dei Loud, nel filmato qui sotto...

  A margine di tutta questa storia, comunque, penso che sia abbastanza interessante notare che, in occasione del lancio italiano di A casa dei Loud, quelli di Nickelodeon Italia hanno voluto organizzare un party esclusivo in piscina, convocando alcuni VIP in disarmo e due giovani youtuber di successo, Alberico e Virginia De Giglio, che accompagneranno la programmazione della serie animata in Italia con dei video esclusivi sul rapporto fra fratello e sorella...

Ora: questo dettaglio apparentemente insignificante, secondo me, non andrebbe sottovalutato. Nel senso che, se si usano come testimonial degli youtuber per promuovere una serie in cui comparirà una famiglia omogenitoriale in un ruolo ricorrente, vuol dire che qualcosa sta veramente cambiando...

Comunque, siccome siamo in Italia e tutto può accadere, vi rinnovo l'invito a dare un occhiata al canale Nickelodeon nelle prossime settimane, per verificare se l'episodio in questione verrà saltato, censurato o adattato in maniera stramba (alcune boiate del genere si sono viste di recente persino con l'edizione italiana di ADVENTURE TIME e con un episodio saltato di MY LITTLE PONY: FRIENDSHIP IS MAGIC, e solo perchè c'era di mezzo del sidro di mele... Quindi...).

Nel qual caso fatemi sapere!

Grazie e alla prossima.

DATI DEPOSITATI...

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Ciao a tutti, come va?

Lo so che siamo in estate, lo so che il caldo non aiuta a seguire discorsi troppo articolati, lo so che dopotutto questo è un piccolo blog con un pubblico circoscritto (anche perchè in tanti stanno ben attenti a non far circolare quello che scrivo), però penso anche che sia importante offrire degli spunti di riflessione che (volutamente) non mi pare voglia offrire nessun altro.

E così eccomi qui.

Il post di oggi parte da una piccola "fuga di notizie" che - dal forum del sito Comicus (CLICCATE QUI) - ha un po' fatto il giro del web infervorando gli animi... E spingendo tanti appassionati di fumetti italiani a dire la loro al riguardo.

Molto in sintesi: tutto parte dal fatto che le aziende iscritte alla Camera di Commercio ogni anno sono tenute a depositare i loro dati (utili, fatturato, ecc), e i suddetti dati non sono secretati, di modo che tutti coloro che sono iscritti alla Camera del Commercio possano accedervi (onde verificare le condizioni dei loro eventuali clienti).

Così un utente del suddetto forum di Comicus, che era anche iscritto alla Camera di Commercio, ha provato a cercare i dati relativi alla casa editrice Bonelli, e poi li ha condivisi con gli utenti del forum (e quindi con tutto il web interessato a conoscerli).

Così quei dati hanno cominciato a circolare, e ora sappiamo che gli utili della casa editrice - nel giro di un anno - si sono quasi dimezzati, passando da 3.408.807 di euro a 1.845.874. Nel 2015 le pubblicazioni della casa editrice (comprese ristampe e altro) sono state 296: ne sono state distribuite 17.970.000 copie e ne sono state vendute 8.940.000. Nel 2014 le copie distribuite erano state 18.906.710 e quelle vendute 9.266.0523.

Quindi in un anno sono state vendute 326.053 copie in meno. Se, con un certo ottimismo, si ipotizzasse un calo stabile sulle 300.000 copie all'anno, questo vorrebbe dire che la casa editrice, che comunque per ora resta in attivo, non arriverebbe al 2036...

Sia come sia, dopo questo ennesimo "scoop", esperti più o meno qualificati hanno voluto dire la loro. Alessandro Bottero, ad esempio, sulla sua pagina facebook è giunto alla conclusione che - in base a questi dati - si può dire che le pubblicazioni relative a TEX e a DYLAN DOG da sole rappresentano il 50% di quanto ha venduto la Bonelli nel 2015.

Un'ipotesi alquanto verosimile, e i dati di cui sopra sembrano confermarla. Ovviamente, una volta avuto un quadro generale della situazione, è partita la caccia alle ragioni che hanno portato al calo di liquidità.

Ad esempio si parla della conclusione di alcune pubblicazioni su licenza (come l'ennesima ristampa di TEX allegata ai quotidiani), e questo spiegherebbe perchè proprio in questi giorni è stata annunciata una nuova serie di ristampe di DYLAN DOG con la Gazzetta dello Sport e una ristampa di MARTIN MYSTÉRE con La Repubblica... E forse c'è la segreta speranza che queste operazioni, oltre a portare liquidità in cassa, possano risollevare le sorti di DYLAN DOG e magari aiutare il bimestrale di MARTIN MYSTÉRE (che, pare, sia arrivato a vendere sulle 15.000 copie)...

Tutte strategie legittime, e tutte spiegazioni accettabili, ma la cosa che mi ha stupito di più fra le tante discussioni che sono scaturite dai dati della Camera di Commercio (e che spesso hanno sfiorato la rissa telematica), è come nessuno abbia cercato di analizzare perchè sono state vendute 300.000 copie in meno in un solo anno, peraltro dopo che era stata introdotta la (poco sana) pratica delle copertine alternative e delle edizioni speciali...

E questo, forse, sarebbe stato un argomento ben più interessante del calo di liquidità in quanto tale.

Così mi sono detto che, forse, potevo dare il mio contributo.

Lo spunto mi è arrivato da un fatto che mi è capitato qualche giorno fa, quando mi trovavo a curiosare nell'edicola sotto casa, quella che frequento di più nel mio ridente paesino (frazione di un Comune di 12.000 anime). Ad un certo punto arriva un signore alle mi spalle, e chiede all'edicolante se sono arrivati il TEX e il DRAGONERO, che gli doveva tenere da parte questo mese. Io mi volto e vedo un signore che aveva evidentemente superato da un po' la settantina. Niente di male, e Dio lo benedica, però lui si è fatto tenere da parte TEX - che evidentemente seguiva da decenni - e DRAGONERO... Che IN TEORIA dovrebbe essere un prodotto studiato per delle generazioni più giovani, che - sempre in teoria - dovrebbero avere molto poco in comune coi tipici lettori di TEX. Ora: una rondine non fa primavera, e non posso basarmi solo su questo episodio per elaborare una teoria, tuttavia penso che - nel suo piccolo - possa suggerire che EFFETTIVAMENTE la politica di produrre fumetti NUOVI in grado ci piacere ai lettori STORICI a qualcosa sia servita...

Quindi, una volta saputo delle 300.000 copie perse in un anno, lo ammetto, il primo pensiero che ho avuto per avviare la mia piccola indagine è stato quello di verificare se negli ultimi due anni - casualmente - in Italia si fosse verificato un abnorme aumento dei decessi fra i maschi over 55... E cioè fra lo zoccolo duro dei lettori di TEX (che, a quanto pare, reggono la casa editrice comprando anche molte altre cose).

Consultando le tabelle di mortalità dell'ISTAT degli ultimi anni (le trovate CLICCANDO QUI), però, non ho trovato niente del genere. Anzi: il tasso di mortalità negli over 55 negli ultimi anni è diminuito costantemente. É aumentato solo dagli 85 anni in poi, ma penso che questo dipenda dal fatto che sono sempre di più le persone che arrivano a quell'età. Quindi è evidente che, se c'era un legame fra la perdita di lettori della Bonelli e la loro età anagrafica, non era relativo al loro tasso di mortalità.

E così mi sono detto: cosa potrebbe essere successo di così traumatico nel mondo degli over 55 nel corso del 2015? E cosa potrebbe avere in comune questa fascia di pubblico, al di là della passione per i fumetti Bonelli? E alla fine credo di aver trovato un nesso: il potere d'acquisto del pensionato italiano medio. Già nel 2013 il Corriere della Sera riportava che c'era stato un drammatico calo del potere d'acquisto del 33% in 15 anni (CLICCATE QUI)... Però, solamente fra il 2014 e il 2015, in alcune regioni (come la Puglia) si è verificato un ulteriore calo del 30%, perlomeno stando al segretario della CISL pensionati di Foggia, Giuseppe Santelia (CLICCATE QUI)... E secondo lui buona parte del problema è arrivato con i tagli alla sanità pubblica. Considerando che viviamo in un paese in cui oltre il 63% dei pensionati prende meno di 750 euro al mese (CLICCATE QUI) credo che sia abbastanza chiaro perchè rinunciare a TEX, e ai fumetti in generale, rischia di diventare una pratica sempre più diffusa fra chi ha una certa età... Anche perchè i pensionati italiani stanno diventando sempre più spesso il salvagente dei loro figli e dei loro nipoti, e comunque si presuppone che abbiano già a disposizione centinaia di fumetti che possono rileggere quando meglio credono...

Ad ogni modo, siccome nel prossimo anno saranno previsti nuovi tagli alla sanità pubblica e tutta una serie di ulteriori rincari, qualcosa mi dice che il lettore-pensionato sarà un bene rifugio sempre meno affidabile per gli editori di fumetti italiani...

Così come lo zoccolo duro dei lettori di DYLAN DOG, seppur per altri motivi.

Infatti, al netto del fatto che le storie del personaggio possono più o meno piacere, bisogna comunque considerare il dato demografico. DYLAN DOG è comparso nel 1986, e ha avuto un successo crescente fra le nuove generazioni grossomodo fino ai primi anni del 2000, quando i gusti e la sensibilità del pubblico hanno preso nuove direzioni (e la sottocoltura gothic ha iniziato a lasciare il passo). Ora: ipotizzando che abbia coinvolto soprattutto i giovani dai dodici anni in poi fra il 1986 e il 2004 direi che lo zoccolo duro dei lettori della serie è composto dalle persone nate fra il 1974 e il 1992, con un picco fra chi era under 18 negli anni Novanta...

Persone che ora hanno fra i 42 e i 24 anni, con una netta prevalenza di over 30. Una generazione che, pur non essendo composta da pensionati, deve confrontarsi con crescenti difficoltà economiche, soprattutto perchè proprio in questi anni inizia a mettere su famiglia e a fare figli... Senza contare che DYLAN DOG era un fenomeno di costume, se non addirittura una moda, nella misura in cui rifletteva le inquietudini e i trend del suo pubblico di riferimento. Ora che quel pubblico di riferimento è maturato (al netto dei fans duri e puri), e che le nuove generazioni NON si identificano più con un personaggio del genere, un progressivo calo delle vendite era inevitabile. E probabilmente la gestione degli ultimi anni ha solo accelerato questo processo... Quindi è evidente che anche l'apporto dei lettori della generazione di DYLAN DOG alle casse della Bonelli è destinato a calare sempre di più (a parte quello dei lettori omosessuali, che generalmente mettono su famiglia in misura minore rispetto a quelli etero, ma che vengono fondamentalmente ignorati dalla casa editrice)...

In conclusione: se questo ragionamento è esatto, continuare a considerare TEX e DYLAN DOG come una riserva aurea infinita (ma anche come una fonte di ispirazione per gli altri personaggi della casa editrice), potrebbe rivelarsi un boomerang... Soprattutto se si pensa di poterli usare per compensare lo scarso successo di altre testate anche nei prossimi anni...

E questo effetto boomerang - in effetti - sta già iniziando a manifestarsi, come dimostrano i dati della Camera di Commercio... Che, una volta tanto, sono oggettivi.

Quindi, a questo punto, su chi bisognerebbe investire? Sui giovani lettori? Sulle nuove generazioni di fruitori potenziali, sempre più coinvolte dai nuovi media? Sulle nuove nicchie di pubblico? Tutto è possibile, in realtà, ma per riuscire nell'intento bisognerebbe avere una competenza, un intuito e una sensibilità che, al momento, non fa parte del DNA dell'editoria a fumetti italiana. Anche solo perchè implicherebbe la consapevolezza del fatto che non si può continuare a prendere come riferimento i lettori di TEX o DYLAN DOG nella speranza di dirottarne una parte su altri prodotti... E bisognerebbe anche prendere coscienza del fatto che non sono più i nomi di richiamo a fare la differenza, ma la loro capacità di intercettare e comprendere i gusti e la realtà del nuovo pubblico... E in particolare del pubblico giovane e giovanissimo.

Magari cercando di conoscerlo (ed interpretarlo) sul serio, ed evitando di proiettare nei fumetti di oggi le prospettive e le esperienze di chi è stato "giovane" venti, trenta o quaranta anni fa...

Facciamo un esempio molto banale: l'ultimo report del MIUR (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca) parla di una presenza di studenti stranieri nelle scuole italiane pari al 10% circa (più o meno 805.000 unità). Ovviamente questa statistica non calcola gli studenti di etnie straniere che hanno già la cittadinanza italiana. Nelle prime dieci posizioni, per numero di studenti, abbiamo Romania, Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina, Perù e Tunisia (il report potete leggerlo CLICCANDO QUI). Questo vuol dire che, al di là dei giovani stranieri, ci sono tantissimi giovani italiani che si relazionano quotidianamente con una realtà composta da etnie e nazionalità diverse dalla propria...

Di tutta questa multiculturalità, per esempio, cosa viene espresso nei fumetti Bonelli? E, in particolare, cosa viene espresso in quei fumetti che sperano di coinvolgere anche le nuove generazioni? Quante volte, invece, i suddetti fumetti finiscono per presentare le etnie straniere in maniera stereotipata, superficiale e a prova di lettore italiano medio over cinquanta (che probabilmente ha completato il suo percorso di studi senza mai parlare e confrontarsi con un coetaneo straniero)?

Sono tutte domande che, forse, varrebbe la pena porsi...

Se poi si entra nel merito del discorso LGBT (che ha MOLTE cose in comune con i problemi di rappresentazione degli stranieri di cui sopra), a fronte di dati statistici che ho citato anche in questo BLOG (ad esempio nei post che trovate CLICCANDO QUI e CLICCANDO QUI), la situazione è persino peggiore... E questo nonostante il fatto che l'argomento sia stato sdoganato sempre di più anche dai media italiani, anno dopo anno.

E non vado nei dettagli perchè del rapporto fra tematiche LGBT e fumetto italiano, su questo BLOG, ho già parlato tantissime volte, e per saperene di più non vi resta altro che curiosare nei miei post precedenti

Morale della favola: alla luce dei dati depositati alla Camera di Commercio, curiosamente, la maggior parte degli appassionati di fumetti italiani pare che si siano rasserenati... Nella misura in cui hanno visto che la casa editrice Bonelli - nonostante il calo di utili - vende ancora tanto e non è in passivo.

La mia chiave di lettura, invece, è un po' diversa... E a questo punto, per vedere chi ha ragione, bisognerà giusto verificare i dati della Camera di Commercio fra un annetto o due, in particolare se nel frattempo ci saranno state altre stangate per i pensionati e se si sceglierà ancora di ignorare le reali esigenze narrative del nuovo pubblico potenziale... Quello che, ad esempio, si è incavolato con la RAI per la censura delle scene gay nelle fiction americane in prima serata (CLICCATE QUI): in che misura, secondo voi, quel NUMEROSO pubblico - che è riuscito a fare pressione persino sulla TV di Stato per farle cambiare atteggiamento - potrebbe essere conquistato dai fumetti della Bonelli per come vengono portati avanti adesso?

Chissà...

Ad ogni modo il tempo ci darà tutte le risposte... Quindi è solo una questione di pazienza.

Alla prossima.

BASTA DIRLO...

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Ciao a tutti, come va?

Oggi torno a parlare della San Diego Comic-Con, perchè fra tanti momenti LGBT degni di nota ce n'è stato uno particolarmente sentito... E cioè il coming out dell'ideatrice della serie animata STEVEN UNIVERSE (di cui ho parlato QUI), e cioè Rebecca Sugar...

I fatti, più o meno, si sono svolti in questo modo: durante la conferenza su STEVEN UNIVERSE del 22 luglio, quando è arrivato il momento di lasciare spazio alle domande dei fan, uno ha chiesto chiaro e tondo da dove traeva ispirazione per trattare in quel modo le tematiche legate alle donne e alla comunità LGBT...

A quel punto il pubblico non ha nascosto il suo entusiasmo, e quanto Rebecca Sugar ha risposto ha esordito - un po' timidamente - con una frase del tipo:

"Beh... In buona parte mi baso sulla mia esperienza di donna bisessuale..." 

E a quel punto l'entusiasmo della platea è esploso. Poi, però, l'animatrice ha voluto articolare meglio la sua risposta, dicendo che:

"Certe cose hanno molto a che fare con quello che siamo... Ecco... C'è quest'idea secondo cui certe cose non dovrebbero essere mostrate ai bambini... Però si condividono da sempre storie d'amore e di attrazione con i bambini. Molte storie parlano di amore ai bambini, la differenza è quando senti la storia di qualcuno che è amato esattamente come vorresti essere amato tu, anche perchè se non ascolterai mai quelle storie potresti finire per importi di cambiare e non essere te stesso. É davvero importante per noi parlare ai bambini di certe cose, di accettazione e di identità, ed per questo che lo facciamo così spesso... Io voglio far sentire che esisto, e vorrei far capire a chi vuole esistere nel mio stesso modo che è possibile farlo."

E qui è partita la standing ovation del pubblico.

Potete ascoltare la conferenza su STEVEN UNIVERSE e l'intervento di Rebecca Sugar CLICCANDO QUI.

Non penso ci sia molto da aggiungere ad un intervento così bello (a parte, forse, il fatto che ascoltando parlare Rebecca Sugar ho avuto la strana sensazione di avere di fronte i personaggi di STEVEN UNIVERSE... E magari se vedrete il filmato mi direte se anche a voi è successa la stessa cosa)...

Tuttavia qualche considerazione è d'obbligo.

La prima è che, per come è strutturata la San Diego Comic-Con, i momenti di confronto che possono portare ad esternazioni di questo livello non sono rari. E alla fine le manifestazioni di questo tipo possono avere anche dei risvolti educativi e formativi non indifferenti... A differenza delle manifestazioni fumettistiche italiane, che nella maggior parte dei casi hanno una valenza completamente diversa... Tant'è che Lucca Comics & Games, che in teoria sarebbe la manifestazione fumettistica più importante d'Italia, ha dimostrato più volte - al di là della sua cornice e dalla ricchezza espositiva - di avere lo stesso spessore contenutistico di una qualsiasi sagra del cotechino o magari di una fiera campionaria, o - al limite - di una fiera annuale sul tipo di quei mercatini europei che girano in Italia da un po' (sotto vedete quello di Biella)... E che assomigliano a Lucca Comics & Games anche visivamente...

La seconda cosa che mi viene da dire è che l'uscita di Rebecca Sugar, che pure era visibilmente a disagio, è stata accolta da un pubblico esultante... Perchè EVIDENTEMENTE quell'uscita era quello che il suddetto pubblico si aspettava da lei, e perchè il pubblico di STEVEN UNIVERSE (che non è poco) apprezza la serie anche per i risvolti che - finalmente - Rebecca Sugar ha ammesso di tenere in grande considerazione. E comunque, considerando che nessuno ha obbligato Rebecca Sugar a fare coming out, la sua onestà (e il fatto che sia stata tanto apprezzata) ha dimostrato una volta di più che non ha poi tanto senso vivere a compartimenti stagni, anche perchè - sicuramente - chi è eterosessuale ed eteronormativo non si pone il problema di separare il suo orientamento dalla sua vita professionale... Ed è giusto che anche chi non è eterosessuale ed eteronormativo possa fare altrettanto. Soprattutto in un ambiente come quello legato all'immaginario pop, che a quanto pare è sempre più gay friendly...

La terza cosa che penso è che, tanto per cambiare, del coming out (e del bel discorso) di Rebecca Sugar dalle nostre parti non ha parlato davvero nessuno... Anche se, per la verità, di questo non mi stupisco affatto.

Comunque, alla San Diego Comic-Con di quest'anno, i fuori programma "friendly" non si sono limitati al coming out di Rebecca Sugar. A titolo di esempio vorrei concludere il post di oggi mostrandovi i vari costumi con cui l'attore gay dichiarato John Barrowman (ovvero il terribile Merlyn di ARROW) si è presentato nei vari giorni della manifestazione...

Chi sono questi tre personaggi? Chi li elenca per primo tutti e tre non vince niente, ma almeno dimostra che questo blog è letto da delle persone in carne ed ossa, e che il contatore delle visite non tira fuori numeri a caso (^__^)... Ah! per completezza vi faccio vedere anche l'edizione "variant" di uno dei tre costumi, che l'attore ha sfoggiato per un incontro col pubblico (dimostrando, quindi, che sa anche camminare sui tacchi)...

D'altra parte è anche giusto che in queste occasioni ciascuno sia libero di esprimere le qualità che preferisce... Soprattutto se è un attore che ultimamente è noto soprattutto per i suoi ruoli seriosi e carognosi...

Alla prossima.

NUOVE FIAMME...

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Ciao a tutti, come va?

Siccome non mi sembra giusto avvisarvi delle cose all'ultimo momento (anche se a volte non riesco proprio ad avvisarvi col giusto anticipo, e un po' mi scoccia), oggi volevo ricordarvi che il 20 e il 21 agosto, a New York, si terrà la seconda edizione della FLAME CON... Che sta diventando uno degli appuntamenti più attesi dagli appassionati di fumetti (e immaginario pop) che apprezzano anche le tematiche LGBT...

L'anno scorso pare che sia andata molto bene, per essere la prima edizione di una manifestazione del genere, e quest'anno potrebbe anche andare meglio. Anche perè il programma è molto invitante: oltre 120 espositori (fra autori, editori indipendenti, associazioni per la promozione dei fumetti LGBT e altro), vagonate di ospiti, conferenze e tavole rotonde a tema e feste esclusive comprese nel prezzo (che non è proprio basso, ma sicuramente è un buon investimento)...

Per darvi un'idea del clima di questa manifestazione potete dare un'occhiata al video qui sotto, relativo - ovviamente - all'edizione passata...

Si tratta ancora di una manifestazione modesta, ma anche la San Diego Comic-Con negli anni settanta era più o meno su questi livelli, e comunque penso che sia evidente che - per essere un evento "di settore" - esprime già un certo potenziale... E per dirla tutta, a vedere questo video, mi sono pure un po' commosso... Più che altro al pensiero che una manifestazione di questo tipo è effettivamente possibile, anche se in Italia è ancora fantascienza...

Sia come sia CLICCANDO QUI trovate un sito molto dettagliato, con tutte le info sulla nuova edizione della manifestazione. In particolare sulla home page spicca l'annuncio del biglietto gratuito per gli under 18 nella giornata del 21 agosto (quando si dice realizzare un evento di promozione culturale!) e una bella panoramica degli ospiti più importanti... E fra tanti autori gay dichiarati e/o sostenitori della causa LGBT (che lavorano anche per importanti case editrici), lo ammetto, mi ha colpito molto la presenza di Chris Claremont... Ovvero lo scrittore che dalla seconda metà degli anni Settanta fino ai primi anni Novanta ha rielaborato (e portato al successo) gli X-Men della MARVEL...

Una conferenza sarà tutta dedicata a lui e ai sottotesti LGBT che ha provato ad inserire nei suoi fumetti (scommettiamo che non ne parlerà nessun sito italiano?), e a quanto pare è attualmente impegnato ad elaborare nuovi progetti dal taglio inclusivo e gay friendly con la sua nuova proposta editoriale ClearMountain Creatives LLC...

Sarà che è un nome storico, sarà che non mi aspettavo questa presa di posizione, ma credo che la sua presenza al FLAME CON sia molto indicativa di come la situazione si stia evolvendo, e in positivo... E non escluderei che, da qui a qualche anno, alla manifestazione possano trovare posto anche dei rappresentanti ufficiali dei maggiori editori di fumetti statunitensi...

Staremo a vedere.

Un'altra cosa che non ho potuto fare a meno di notare è l'età media degli ospiti e degli espositori, a riprova del fatto che si tratta di una manifestazione giovane, organizzata da "giovani" (in questo caso i volontari dell'associazione GEEKS OUT, che vedete qui sotto) per i giovani...

Anche se il taglio degli incontri e degli approfondimenti (l'elenco lo trovate CLICCANDO QUI e QUI) è tutt'altro che infantile... Anzi, più che a dei semplici incontri col pubblico, questi appuntamenti assomigliano a dei laboratori culturali in cui si condividono esperienze e prospettive per promuovere e potenziare lo sviluppo di certe tematiche a tutti i livelli...

Quindi tanto di cappello agli organizzatori.

Detto ciò volevo concludere il post di oggi facendo una piccola riflessione: a parte la FLAME CON negli USA ci sono diversi eventi di questo tipo, senza contare i numerosi spazi LGBT durante le manifestazioni fumettistiche generiche. La situazione inizia ad essere abbastanza simile anche in Francia (ne ho parlato anche di recente), e - in misura diversa - in Giappone. In Italia, dove pure c'è una tradizione fumettistica abbastanza importante, pare che l'accostamento fumetto/comunità LGBT sia ancora una specie di tabù... Sia da parte delle manifestazioni fumettistiche generaliste che da parte del mondo gay e gay friendly (che, ad oggi, non è riuscito a mettere insieme un'associazione per la promozione dei fumetti LGBT e delle tematiche LGBT nell'immaginario pop... E prima o poi credo che mi dedicherò ad analizzarne le ragioni...).

E così si arriva al paradosso per cui, mentre all'estero - proprio da giugno in poi - si organizzano diverse iniziative fumettistiche gay e gay friendly, in Italia l'unica manifestazione fumettistica che si tiene d'estate - e cioè Riminicomix  (quest'anno dal 14 al 17 luglio) - è organizzata dall'associazione CARTOON CLUB di Rimini, che è un'associazione iscritta al circuito ACLI (che sta per Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani) e assegna un premio al miglior fumetto cristiano (sottointeso cattolico), e cioè il premio "Fede a Striscie"... Che quest'anno è andato a "Il Saio del Santo" di  Maurilio Tavormina, pubblicato sul giornale francescano "Il Messaggero dei Ragazzi"...

Ovviamente in tutto questo non c'è niente di male: al mondo c'è posto per tutti e sicuramente è giusto che l'associazione che organizza Riminicomix conferisca dei premi che sono in linea con la sua mission... Però penso che sia perlomeno curioso che in Italia abbiamo un premio per i fumetti cattolici che viene assegnato dal 2005 da un'associazione ACLI, mentre ad oggi non c'è nessun premio per il miglior fumetto a tematica LGBT organizzato da un'associazione LGBT (e in particolare da un'associazione che, come CARTOON CLUB, si occupi nello specifico di fumetti e derivati valorizzando il suo specifico punto di vista)... Men che meno d'estate e/o a cavallo di qualche Pride Week...

Tra l'altro, potere delle coincidenze, la prima parata gay di Rimini si terrà proprio quest'anno il 30 luglio...

Effettivamente sembra che ci sia qualcosa che non torna, e penso che prima o poi dovrò tornare sull'argomento... Anche perchè certe anomalie - che anno dopo anno sono sempre più evidenti - potrebbero essere solo la punta di un iceberg che sarebbe meglio tenere d'occhio...

Alla prossima.

ANOMALIE CANORE...

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Ciao a tutti, come va?

Quando arriva agosto generalmente le notizie e gli spunti per i giornalisti scarseggiano... Soprattutto per quelli che non sanno guardarsi attorno. Così può anche capitare che i media italiani diano ampio spazio alle lamentele sui social in occasione della replica della seconda serie di Mila e Shiro (Mila e Shiro - IL SOGNO CONTINUA, titolo originale New Attacker YOU!), a partire da Il Fatto Quotidiano (CLICCATE QUI).

La serie è del 2008, ma arrivò per la prima volta in Italia nel 2011, suscitando già allora un mare di disappunto, sia fra il giovane pubblico che fra i fan storici (anche se allora i social erano meno diffusi di ora)... Entrambi affezionati alla serie del 1984, arrivata da noi nel 1986 e tratta dal manga originale di Jun Makimura e Shizuo Koizumi (che - visto il successo del cartone - venne parzialmente pubblicato addirittura dal Corriere dei Piccoli, e ben prima che i manga diventassero un genere di tendenza).

Siccome siamo in Italia e i giornalisti scrivono con i piedi, anche perchè tendono a non documentarsi quando parlano di argomenti che non conoscono bene, nessuno si è premurato di ricordare che la suddetta seconda serie animata - in realtà - era stata giusto un service commerciale per la Cina (che lo ha prodotto e ha fornito la bassa manovalanza per realizzarlo), in occasione delle Olimpiadi di Pechino... Tant'è che in Giappone non è mai stata proposta in TV ed è circolata in pochissime nazioni al di fuori della Cina. Invece, siccome chi gestisce Mediaset è quello che è, dalle nostre parti è stata presentata in pompa magna una prima volta, facendo un bel flop, e non paghi dell'errore i dirigenti Mediaset stanno provando a riproporla in occasione delle Olimpiadi di Rio...

Sempre de geni, a Mediaset.

Comunque, siccome già nel 2011 la programmazione animata per ragazzi di Mediaset era in piena decadenza, quando a Cristina D'Avena venne affidata una sigla per accompagnare la nuova serie di Mila e Shiro fu subito chiaro che era stata composta, scritta e arrangiata molto frettolosamente, e ad oggi è considerata una delle meno riuscite del suo repertorio... Tant'è che nei suoi concerti viene eseguita il meno possibile, presumo anche per evitare il ripetersi della reazione che si consumò sul palco di Lucca 2011... Quando la povera D'Avena tentò di lanciarla come la novità dell'anno... Raccogliendo però fischi e ululati di disapprovazione fin da quando annunciò che l'avrebbe cantata (e posso dirlo perchè io c'ero)...

Ed è stato ripensando a quell'accoglienza imbarazzante che ho pensato che fosse il caso di scrivere il post di oggi, visto che - proprio di recente - Cristina D'Avena è stata ufficialmente premiata per il suo ruolo di icona gay dal seguitissimo blog BitchyF, che le ha fatto consegnare una targa durante la sua esibizione al Pride Village di Padova il 22 luglio...

Quindi, se ancora qualcuno avesse avuto dei dubbi al riguardo, si può dire che in italia Cristina D'Avena può essere considerata ANCHE un'icona gay... Tant'è che ormai le discoteche gay se la contendono perchè sanno bene che con lei fanno il pienone... Anche se probabilmente nessuno si è mai chiesto davvero perchè...

In realtà quando una cantante diventa un'icona gay è perchè risponde ad una serie di requisiti precisi (ne ho già parlato in passato), ma Cristina D'Avena in questo senso rappresenta un'anomalia...

Nella fattispecie i requisiti sono sei (più un prerequisito essenziale), e per diventare icona gay bisogna rispondere almeno a due di questi (anche se, ovviamente, più sono i requisiti a cui si risponde e più è elevato lo status di "icona gay").

PRE-REQUISITO ESSENZIALE:

Bisogna essere già diventate famose, o perlomeno molto conosciute (icone gay non si nasce, si diventa).

REQUISITI  DETERMINANTI:

1) Look eccentrico, kitch, provocante e/o sessualmente ammiccante.
2) Canzoni o brani che in qualche modo hanno dei richiami al mondo gay.
3) Aspre critiche da parte dei perbenisti riguardo alla loro condotta e al loro modo di porsi.
4) Una storia difficile alle spalle (possibilmente con amori infelici e/o tormentati).
5) Almeno un consanguineo o un collaboratore stretto dichiaratemente (o perlomeno visibilmente) gay dichiarato.
6) Una netta presa di posizione a favore della comunità e/o della condizione omosessuale.

A parte la sua innegabile popolarità, quindi, a quali dei requisiti sopracitati ha finito per rispondere Cristina D'Avena? Dopotutto si pone sempre in maniera molto sobria (e tra l'altro ultimamente si veste sempre di nero), canta sigle di cartoni animati, nessun perbenista l'ha mai presa di mira, non ha vissuto grandi drammi di cui si abbia notizia (anche perchè è molto riservata), ufficialmente non si sa quante persone omosessuali ci siano nel suo entourage e solo di recente si è espressa a favore della comunità gay in qualche intervista...

Quindi come ha fatto a diventare un personaggio tanto amato dalla comunità gay italiana?

Credo che la risposta sia tutta nella pessima accoglienza che ebbe la seconda sigla di Mila e Shiro a Lucca 2011... Alla fine, al netto delle sue capacità e della sua eventuale simpatia, Cristina D'Avena è diventata un personaggio non per quello che è, ma per quello che rappresentano le sigle che ha interpretato, e questo è particolarmente evidente nel caso del pubblico gay...

Per oltre trent'anni Cristina D'Avena è stata la voce che ha accompagnato tantissime serie animate che sono diventate dei cult per i futuri gay, e che in un certo senso hanno legittimato il loro modo di essere, i loro desideri e i primi segnali del loro essere "diversi" dalla media statistica...

Tantopiù che buona parte delle sigle interpretate da Cristina D'Avena erano relative a serie giapponesi che in qualche modo rispondevano ai sei requisiti delle icone gay a cui mi riferivo prima: vite difficili, personaggi gay, critiche dai benpensanti (e il cielo sa quante ne hanno avute i cartoni giapponesi e i loro protagonisti), look provocante, metafore della situazione gay e nette prese di posizione in favore della condizione omosessuale...

In conclusione: diciamo pure che, se Cristina D'Avena è diventata un'icona gay è perchè stata la portavoce (se non addirittura l'araldo ufficiale) di una gran quantità di personaggi che avevano tutti i requisiti per essere icone gay fatte e finite...

Tantopiù che non era lei a scegliere i cartoni per i quali interpretare le sigle (pare, anzi, che provasse persino ad opporsi quando le veniva chiesto di cantare le nuove sigle di cult come Lady Oscar), ma le venivano assegnate d'ufficio dalla dirigenza Fininvest (e poi Mediaset), con cui aveva un contratto esclusivo... Che sicuramente era vantaggioso per ambo le parti (prima di lei le emittenti organizzavano dei bandi per scegliere la sigla e l'inteprete migliore per ciascuna serie animata), ma che col tempo portò ad un appiattimento generale nel mondo delle sigle (soprattutto dopo che Mediaset rimase l'unico gruppo in grado di produrle e inciderle)... E infatti ad un certo punto Mediaset fu praticamente costretta ad ampliare la sua riserva di interpreti con una voce maschile da "affiancare" alla sua cantante di punta (che, nell'ordine, è stata quella Giampi Daldello, Enzo Draghi, Marco Destro e infine Giorgio Vanni)...

Ad ogni modo è altamente probabile che se Cristina D'Avena non avesse mai interpretato le sigle di serie con determinate caratteristiche, e se non ne avesse avuto il monopolio quasi assoluto per almeno vent'anni, ora non sarebbe a fare tourneè nelle discoteche gay... Non più di quanto stanno facendo i suoi colleghi degli anni Ottanta e Novanta (che infatti nelle discoteche gay non vengono chiamati nemmeno per sbaglio)... Tant'è vero che quando va nelle discoteche gay Cristina D'Avena inserisce anche dei brani che lei non ha mai interpretato ufficialmente, ma che in effetti riguardano serie che hanno delle valenze per il pubblico omosessuale, come quella dei Cavalieri dello Zodiaco... Che in realtà era stata interpretata da Giorgio Vanni...

E se non ci credete potete ascoltare qui sotto il concerto che Cristina D'Avena ha tenuto a Torre del Lago il primo luglio...



Niente di illegale (anche se, forse, a Giorgio Vanni non dispiacerebbe eseguire di persona i propri brani anche nelle discoteche gay), tuttavia alla luce di tutto questo direi che il caso di Cristina D'Avena si conferma una delle tante anomalie specifiche del nostro paese...

Nel senso che, in questi ultimi anni, un po' in tutto il mondo la comunità LGBT ha iniziato a rivendicare i risvolti gay dell'immaginario legato all'animazione (ma anche ai fumetti) della propria infanzia, dandosi da fare per valorizzarlo in maniera più diretta... Andando, cioè, al nocciolo della questione: organizzando mostre, promuovendo incontri nelle manifestazioni di fumetti e mettendo assieme delle associazioni che hanno anche lo scopo di fare in modo che le cose buone seminate dall'immaginario pop non vadano perse e magari servano da spunto per nuovi progetti... Soprattutto da un prospettiva gay friendly...

Mentre da noi sembra che, per sublimare questa esigenza, al mondo gay sia sufficiente ascoltare i concerti di Cristina D'Avena... Anche perchè è sicuramente meno impegnativo ascoltare un concerto di Cristina D'Avena  che mettere in piedi un'associazione o una manifestazione che - ad esempio - possa valorizzare i cartoni animati a cui le sigle di Cristina D'Avena vengono associate... Soprattutto in questo periodo in cui certe serie animate sono diventate un vero e proprio tabù per la televisione italiana.
Quindi, molto in sintesi, si prende la scorciatoia per poi restare sempre al punto di partenza.

Poi, per carità, è sempre meglio avere un'icona gay in più che una in meno... Però continuo ad avere la sensazione che in tutto questo ci sia qualcosa che non torna, e che tutta questa tendenza alla superficialità, alla banalizzazione e alla faciloneria avrà pure dei risvolti catartici, ma che non sia esattamente ciò di cui ha bisogno una realtà gay come quella italiana...

Alla prossima.

GTA PRIDE...

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Ciao a tutti, come va?

Fra una settimana saranno passati due mesi esatti dalla strage di Orlando, e fra tanti attentati e tante stragi di cui (purtroppo) si è sentito parlare in questo ultimo periodo, il rischio che il suo ricordo si affievolisca troppo presto è alto...

Così, per non dimenticare, gli organizzatori del Gay Pride di Stoccolma hanno avuto una pensata abbastanza originale, e lavorando assieme all'agenzia pubblicitaria Garberg e ad un gruppo di appassionati del videogame GTA 5 (Grand Thief Auto) hanno provato a celebrare le vittime di Orlando in un modo molto particolare... E cioè programmando un MOD non ufficiale per GTA 5, che permette di inserire una parata dell'orgoglio LGBT nella città di Los Santos, in cui si svolgono le vicende dell'ultimo capitolo della nota saga videoludica...

Questa trovata ha una certa valenza simbolica per vari motivi: il primo è che questo MOD è blindato agli attacchi terroristici... Infatti chi decide di applicarlo non può in alcun modo sparere alle persone che stanno facendo il corteo... E vista la natura del gioco non è cosa da poco, soprattutto considerando che una delle opzioni di GTA 4 era proprio quella di realizzare una strage in un locale gay... Come qualcuno non ha mancato di ricordare nel video che vedete qui sotto...
Invece nel MOD del Los Santos Gay Pride scaricabile gratuitamente (CLICCATE QUI), che purtroppo può essere applicato solo alle versioni per PC del gioco, l'opzione strage gay non è applicabile... Christian Valtersson (foto sotto), presidente del comitato Stoccolma Pride, al riguardo è stato molto chiaro.

Infatti ha detto:

“Abbiamo realizzato una parata indistruttibile. Non per fare i moralisti, ma per lanciare il messaggio che l'amore vince sempre sull'odio. C'è bisogno di rilanciare questo messaggio, e siamo felici che i giocatori abbiano questa opportunità. GTA 5 è ambientato a Los Santos, una città che riproduce tutte le caratteristiche di una città di quelle dimensioni... Eccetto una parata LGBT. Ci tengo a precisare che il progetto è stato realizzato grazie all'apporto di volontari e non c'è stato un ritorno economico per nessuno"

E il risultato è quello che vedete qui sotto.

Forse non sarà un capolavoro, ma direi che il messaggio è chiaro.... E sicuramente fa il suo effetto. Soprattutto se si considera il vastissimo pubblico rappresentato dai giocatori di GTA in tutto il mondo...

Piccola nota a margine: in Svezia durante i gay pride si lanciano operazioni di sensibilizzazione attraverso MOD da inserire nei videogiochi... Mentre in Italia tutto ciò che è collegato all'immaginario pop e all'entertainment di ultima generazione continua a non eintrare nelle strategie promozionali di questo tipo di iniziative...

Non sarebbe ora di aggiornarsi e di ampliare un po' le prospettive anche dalle nostre parti...?

Alla prossima.

ALLINEAMENTI INTERNAZIONALI...

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Ciao a tutti, come va?

Anche se siamo in agosto lo sguardo acuto di questo blog continua a monitorare la situazione e a segnalarvi quello che non troverete segnalato da nessun'altra parte, soprattutto se scombina un po' i pregiudizi e i luoghi comuni che ruotano al mondo del fumetto e al suo futuro prossimo venturo...

Uno di questi, ad esempio, vorrebbe che solo in Giappone ci sarebbe mercato per dei gadget e dei prodotti collaterali al mondo dei bara manga, e cioè dei manga omoerotici realizzati da autori gay per un pubblico gay. Ultimamente le varie operazioni portate avanti dal marchio MASSIVE negli USA (CLICCATE QUI) hanno iniziato a smantellare questa convizione... Però è anche vero che gli autori che MASSIVE promuove attraverso i suoi gadget e i suoi capi di abbigliamento hanno uno stile che non rientra propriamente nel classico stile manga...

E questo potrebbe far credere che i manga sono una cosa, mentre i bara manga (e il loro pubblico) sono qualcosa di diverso e molto specifico... Quando in realtà non è proprio così che stanno le cose, soprattutto considerando che è da almeno una dozzina d'anni che i bara manga hanno uno stile che ammicca sempre di più a quello dei classici SHONEN MANGA (manga per ragazzi). Uno degli autori più rappresentativi di questo fenomeno di ibridazione è il dotatissimo Mentaiko Itto (che vedete nella foto qui sotto, scattata nella casa dove vive con quattro cani, tre gatti e il suo compagno)...
Siccome è nato il 15 aprile 1984 (a Fukuoka, per la precisione) appartiene a quella generazione che, a differenza di Gengoroh Tagame e dei suoi coetanei, non ha formato la sua sensibilità omoerotica sulle riviste gay giapponesi (men che meno su quelle illustrate), ma direttamente fra anime e manga dal taglio più commerciale. E infatti il suo stile è assolutamente in linea con quello dei prodotti che oggi vanno per la maggiore... Sia a livello di stile grafico, che a livello di situazioni e ritmo narrativo (tant'è che lui ricorre spesso a trovate umoristiche anche nelle situazioni più libidinose)...

Non è il solo esponente di questa particolare "corrente" nel mondo dei bara manga, ma sicuramente è uno dei più bravi, tant'è che i suoi golosissimi fumetti omoerotici hanno iniziato ad essere pubblicati in lingua inglese dall'editore Gmuender... Peraltro senza le censure a cui sono sottoposti per Legge in Giappone... E infatti pare che stiano avendo un successo davvero notevole (a proposito: se vi interessa acquistarle e allo stesso tempo sostenere questo blog fatelo CLICCANDO QUI e QUI, oppure sulle immagini qui sotto)...
https://www.amazon.it/dp/3867877947?tag=wallyrainbows-21&camp=3458&creative=23838&linkCode=as1&creativeASIN=3867877947&adid=1S8DDGX7TG6Q8W9Y24DQ&

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Al punto che l'editore ha deciso di sperimentare proprio con questo autore un nuovo genere di prodotto, che per la prima volta viene testato in Occidente con un autore di manga omoerotici... E cioè un poster book... E cioè una raccolta di poster di grandi dimensioni che riproducono alcune delle illustrazioni (anche soft) di questo bravissimo artista...
https://www.amazon.it/dp/3959852223?tag=wallyrainbows-21&camp=3458&creative=23838&linkCode=as1&creativeASIN=3959852223&adid=0NES6AZ43CK40RA8GBEJ&

La raccolta di poster sarà disponibile da settembre (e se lo acquistate in prevendita CLICCANDO QUI contribuirete anche alla salute di questo blog), ma dagli assaggini già disponibili in rete è facile immaginare che il pubblico lo apprezzerà (non foss'altro perchè i poster di Mentaiko Itto possono essere un'ottima idea regalo)...





Ad ogni modo, se questo esperimento dovesse avere successo, potrebbe essere effettivalmente la prova che anche in Occidente i bara manga hanno iniziato ad attecchire quel tanto che basta per creare una nicchia di mercato collaterale, che va al di là dei semplici fumetti... E in questo caso sarebbe davvero molto interessante osservare gli sviluppi della situazione... Anche perchè, per esempio, lo stesso Mentaiko Itto ha già un piccolo negozio dove - oltre ai suoi fumetti - mette a disposizione una serie di gadget esclusivi...

Come ad esempio i case per cellulari...

I pannetti per pulire gli occhiali...
E soprattutto delle deliziose federe per body pillow... E cioè per quei cuscini di forma allungata pensati apposta per chi ama dormire avvinghiato ad un cuscino di dimensioni umane... In particolare qui sotto potete vedere le federe che Mentaiko Itto ha realizzato per gli appassionati della serie Naruto (le leggi sul copyright, in Giappone, sono alquanto elastiche)...


Se anche voi siete amanti di Naruto e dei body pillow potete ordinare la vostra federa CLICCANDO QUI (ma vi avviso che il sito è solo in giapponese)...

Ovviamente non posso sapere se anche in Occidente autori come Mentaiko Itto avranno l'opportunità di creare una nicchia di mercato con un'offerta così variegata... Però è anche vero che se qualche anno fa mi avessero detto che sarebbe stato pubblicato al di fuori del Giappone un poster book con le sue illustrazioni probabilmente avrei fatto molta fatica a crederci...




Quindi, molto in sintesi, direi che la situazione si sta evolvendo...
Ora bisognerà vedere un po' cosa succederà.

Alla prossima.

NUMERI DI AGOSTO...

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Ciao a tutti, come va?

Generalmente quando in Italia un appassionato di fumetti italiani vuole rispondere a tono ad un appassionato di fumetti americani, che gli fa notare come il taglio delle produzioni italiane sia superato, è solito usare la frase standard: "Però le vendite che fanno i fumetti italiani se le sognano!" e di solito la discussione si ferma lì, a meno che non si voglia sprofondare in un vortice di botta e risposta che generalmente non approda a nulla...

La risposta dell'appassionato italiano di fumetti italiani, comunque, si basa su un dato di fatto: mediamente i singoli titoli italiani di successo, negli ultimi decenni, hanno venduto molto di più rispetto alle loro controparti americane... Anche se bisogna considerare due fattori importanti, che generalmente vengono ampiamente sottovalutati:

1) Anche se i fumetti americani puntano ad un target differenziato continuano a rivolgersi principalmente ad un pubblico giovane, mentre i fumetti italiani hanno sempre avuto un occhio di riguardo per il pubblico adulto (o, per meglio dire, per la generazione dei baby boomer e quella immediatamente successiva, che numericamente hanno sempre avuto un certo rilievo).

2) Negli USA le case editrici di fumetti sono dozzine, e producono una marea di materiale ogni mese, quindi l'indice di "dispersione" del pubblico fra centinaia e centinaia di titoli è sicuramente molto più alto che in Italia... Tantopiù che se, ad esempio, un supereroe ha un successo particolare può alimentare quattro o cinque mensili di storie inedite, senza considerare quelli in cui agisce in gruppo con altri supereroi...

Ad ogni modo negli USA le testate che vendono meglio, storicamente, sono quelle con i personaggi più famosi... Anche se forse qualcosa sta cambiando, visto che i due fattori di cui sopra vanno rivisti alla luce di alcuni cambiamenti degli ultimi anni.

Lo spunto per il post di oggi arriva dal grande successo ottenuto dal primo numero della nuova serie di Harley Quinn, che a quanto pare ha superato le 400.000 prenotazioni per il solo mese di agosto...

Anche se di questo numero sono state proposte numerose copertine variant per i collezionisti è evidente che questo successo è arrivato sulla scia del film dedicato alla SUICIDE SQUAD, in cui compare anche Harley Quinn (e infatti il nuovo look che sfoggia nei fumetti è ripreso pari pari da quello proposto da Margot Robbie nel film)... Il punto interessante, però, è che la campagna pubblicitaria - ancora prima del film in quanto tale - ha sicuramente incuriosito un grande pubblico occasionale, che in parte si ricordava di Harley Quinn (per la serie animata di Batman) e in parte è rimasto conquistato dalla rivisitazione del personaggio...

E probabilmente fra quelle 400.000 prenotazioni ci sono anche quelle di molte lettrici, dato che negli ultimi anni il pubblico femminile dei comics è aumentato molto... Senza contare che Harley Quinn è il primo personaggio femminile con una personalità davvero originale e multisfaccettata a comparire in un superhero movie di ultima generazione...

Sia come sia, considerando il fatto che non è certo un personaggio popolare come Batman e Superman (che comunque, a loro volta, NON hanno beneficiato più di tanto del traino di BATMAN VS. SUPERMAN) direi che queste 400.000 prenotazioni sono ancora più interessanti... Anche perchè la stagione delle speculazioni sui fumetti e sulle copertine speciali è finita da un pezzo...

Comunque, tornando al discorso iniziale: anche supponendo che i 3/4 delle prenotazioni di Harley Quinn negli USA siano dovute alla campagna promozionale del film SUICIDE SQUAD, in Italia quante sono state le testate che, diciamo negli ultimi dieci anni, con il loro numero uno hanno venduto sulle 100.000 copie?

Senza contare che, anche se nessuno ne parla mai, c'è anche un'altra grande differenza fra il mercato italiano e quello statunitense... E cioè il fenomeno del download abusivo di fumetti in versione digitale, o scansionati direttamente dalle pagine cartacee. Infatti ci sono diversi siti che, approfittandosi di server collocati in nazioni al di fuori delle convenzioni sul copyright, mettono a disposizione del pubblico tonnellate di comics americani in formato CBR: dalle serie complete degli anni Sessanta alle ultime uscite della settimana. Il tutto gratuitamente, o eventualmente con un abbonamento (davvero irrisorio) ai loro server. Non metto qui i link qui per una questione di correttezza, ma avendo un minimo di dimestichezza con i motori di ricerca più famosi sono facilmente rintracciabili...

In ogni caso parliamo di siti che hanno decine di migliaia di download al giorno... E che sicuramente sottraggono molti lettori occasionali ai canali ufficiali... Quindi diciamo pure che le 400.000 copie di cui stiamo parlando devono essere valutate anche considerando questo aspetto.

Per i fumetti italiani non mi risulta che nessuno abbia mai organizzato niente del genere (non con l'accortezza dei siti abusivi americani, se non altro), anche perchè presumo che chi si occupa "seriamente" di lucrare sul download abusivo, e aspiri a trarne un ritorno economico dignitoso, sappia bene che la stragrande maggioranza dei fruitori di fumetti Made in Italy rientra in una fascia di pubblico che ha poca dimestichezza con le nuove tecnologie, con tutto quel che ne consegue... Certo è che, se una cosa del genere dovesse prendere piede anche da noi, è altamente probabile che le nostre case editrici colerebbero a picco nel giro di pochi anni...

Invece, per come siamo messi adesso, se coleranno a picco lo faranno molto più lentamente... E lo faranno roprio perchè quelli che una volta erano i loro due punti di forza si stanno gradualmente trasformando nei loro punti deboli. Infatti da una parte la mancanza di concorrenza ha appiattito l'offerta e ha trasformato il fumetto italiano in un fenomeno sempre meno popolare e sempre più circoscritto ad una determinata nicchia di pubblico, mentre dall'altra puntare - da quarant'anni a questa parte - su una specifica generazione, ha compromesso il rapporto con le generazioni successive...

Creando, nei fatti, dei fumetti realizzati per una nicchia nella nicchia (che rimane ancora numerosa per motivi prettamente anagrafici, ma che resta pur sempre una nicchia)... E, ora che la suddetta generazione/nicchia di lettori sta iniziando ad assottigliarsi (per tanti motivi, che in parte ho trattato QUI), non garantisce più il supporto che aveva garantito fino a dieci o venti anni fa... E lo garantirà sempre di meno... Anche solo per il fatto che, se in Italia sempre più anziani frugano nella spazzatura alla ricerca di cibo, vuol dire che quelli disposti a spendere qualcosa per un fumetto Bonelli saranno sempre meno...

Matematico.

Quindi è facile ipotizzare che da qui a un po' la tipica frase "Però le vendite che fanno i fumetti italiani se le sognano!"verrà usata sempre più di rado...

C'è poi un altro fattore da tenere in considerazione: nella serie appena precedente a quella che ha debuttato questo mese, Harley Quinn ha dimostrato in più occasioni di essere bisessuale e di avere una relazione con la collega Poison Ivy (che sicuramente è una partner più stabile di quanto il suo amato Joker, o Mr. J come lo chiama lei, non sarà mai)...




Ora: sicuramente il fatto che questo personaggio sia bisessuale non ha determinato da solo 400.000 prenotazioni, ma è innegabile il fatto che non sia risultato un deterrente... E che questo sia stato uno degli elementi che negli ultimi anni ha consolidato la fama del personaggio presso il pubblico (in particolare quello più giovane)... Un pubblico che sicuramente non avrebbe premiato un personaggio incapace di essere al passo coi tempi, nonostante la prima versione (quella inventata per la serie animati da Bruce Timm) fosse già di per sè molto interessante...

E, a giudicare dal trend degli ultimi anni, direi che essere al passo coi tempi è tornato il motto del fumetto americano... Anche perchè, dopo che la bolla speculativa del collezionismo è esplosa negli anni Novanta, da quelle parti si sono resi conto che l'unico modo per stare a galla è puntare soprattutto su chi non è un collezionista all'ultimo stadio, ma piuttosto un semplice fruitore dei suoi prodotti e/o un lettore occasionale, che magari si avvicina a una serie dopo averla conosciuta tramite un prodotto collaterale (film, serie TV o altro) o perchè è venuto a conoscenza che tratta argomenti di un certo tipo, magari da un punto di vista simile al suo...

Il che ci porta ad una seconda constatazione: fino a che punto in Italia sono promossi i fumetti che potrebbero ingolosire i lettori occasionali, magari presentando temi e spunti più originali del solito?

Roberto Recchioni (foto sotto) è uno sceneggiatore che può piacere o non piacere, ma è abbastanza curioso notare come il suo lavoro come curatore di Dylan Dog sia diventato un argomento di discussione molto popolare, mentre si parla pochissimo della serie BATTAGLIA che sta portando avanti per l'Editoriale Cosmo, supervisionando il lavoro di vari sceneggiatori che in questa occasione sembrano avere la briglia molto più sciolta rispetto a quando collaborano con gli editori italiani più conosciuti...

Per chi non lo sapesse Pietro Battaglia è un vampiro di origine siciliana, mercenario e a dir poco bastardo, che in un modo o nell'altro finisce per essere coinvolto in alcuni degli episodi più oscuri e scottanti della storia d'Italia... Dal rapimento di Aldo Moro alla strage di Ustica, passando per le Foibe e la morte di Edda Ciano...

Roberto Recchioni lo ideò negli anni Novanta e di tanto in tanto ha provato a rilanciarlo nel mondo delle autoproduzioni, fino a quando l'Editoriale Cosmo non gli ha dato carta bianca per delle nuove uscite da proporre in edicola. E quando dico carta bianca dico proprio carta bianca. Infatti l'ultimo numero della serie, in edicola ora, racconta di come Pietro Battaglia sia il vero responsabile della morte di Padre Pio da Pietralcina... Che in questo fumetto è presentato come un impostore psicolabile e filo fascista, che vuole sfidare il vampiro per dimostrare la sua superiorità... Finendo però per avere la peggio e per diventare un vampiro a sua volta (e infatti il fumetto si conclude alludendo al fatto che la salma con la maschera di cera, adorata da tanti fedeli, non sia altro che un vampiro tenuto immobilizzato dal 1968)...

Ora: quanto è circolata la notizia che in Italia era disponibile un fumetto con Padre Pio che lotta con un vampiro siciliano e bastardissimo, finendo per avere la peggio? E quanto avrebbe venduto se fosse circolata di più? E soprattutto: perchè la notizia è circolata così poco?

Forse perchè San Pio in Italia gode di una certa immunità diplomatica, e fare pubblicità ad un fumetto che lo descrive in un certo modo avrebbe potuto creare complicazioni? In realtà, in un editoriale fra il serio e il faceto, anche la casa editrice prende scaramanticamente le distanze e suggerisce che si tratta solo di una somiglianza apparente... Però resta il fatto che i fumetti di BATTAGLIA sono la prima cosa davvero "cattiva" che ha prodotto il fumetto italiano in edicola da tantissimi anni a questa parte... E, nel loro piccolo, potrebbero contribuire a creare una nicchia di pubblico alternativa a quella che ha contribuito ad intasare le edicole con tanti personaggi fotocopia...

Però se ne sta parlando pochissimo... Quasi come se si cercasse deliberatamente di ignorarlo, per evitare di mostrare che in Italia si può ancora produrre qualcosa che non sia politicamente corretto a tutti i costi, a prova di bigotto o allineato agli standard che vanno per la maggiore dalle nostre parti...

E considerando che, peraltro, il concept di Battaglia è molto anni Novanta (e quindi è già stato abbondantemente "superato", per taglio e per temi, dall'entertainment di ultima generazione) il tutto acquista una sfumatura persino un po' inquietante... Perchè, se questo è il muro di gomma che si trova davanti un fumetto dissacrante e "cattivo", in perfetto stile in stile anni Novanta, cosa potrebbe accadere se in Italia qualcuno proponesse un fumetto davvero moderno e al passo coi tempi? E se fosse un fumetto che mettesse al centro i problemi scottanti dell'Italia di oggi, piuttosto che quelli della nostra storia recente? E se parlasse con scioltezza della realtà LGBT contemporanea, ad esempio?

Chissà...

Certo, qualcuno può obbiettare che Harley Quinn ha dalla sua un film, mentre BATTAGLIA no, ma è evidente che non basta un film a fare da traino alla promozione di un fumetto... Non se il protagonista non è convincente... Di recente, in Italia, abbiamo avuto il caso del pompatissimo film di Gabriele Salvatores, IL RAGAZZO INVISIBILE, che oltre a non determinare il successo del relativo progetto a fumetti (il prequel edito da Panini) si è rivelato un flop imbarazzante (5.200.000 euro incassati su 8.000.000 di euro spesi, con 12 settimane e 400 sale a disposizione)...
E, fra parentesi, proprio in queste settimane sono iniziate le riprese de IL RAGAZZO INVISIBILE 2 a Trieste... E la cosa - alla luce del flop di cui sopra - è alquanto sospetta... E porterebbe a pensare che il progetto stia andando avanti più per usufruire dei soldi elargiti a fondo perduto dagli sponsor (trovate un elenco parziale CLICCANDO QUI), che non per realizzare un prodotto che possa avere un reale riscontro di pubblico... Anche perchè, a quanto pare, ci sono degli sponsor per cui figurare in un film di Gabriele Salvatores è più importante che avere un ritorno economico diretto dal loro investimento...

E qualcosa mi dice che tornerò a parlarne.

Ad ogni modo, per riassumere brevemente il post di oggi, i fatti sono questi: l'abito non fa il monaco, e un fumetto per vendere 400.000 copie (in USA come altrove) deve essere lanciato nel modo giusto, rivolgersi al pubblico giusto e - possibilmente - essere realizzato nel modo migliore per gli standard del pubblico a cui punta...

Se in Italia, per vari motivi, non si riesce più a rispondere a questi tre requisiti è evidente che sarà sempre più difficile produrre dei fumetti in grado di restare a galla e rilanciare questa forma di intrattenimento nel nostro paese... Alla faccia di chi è ancora convinto che "Però le vendite che fanno i fumetti italiani se le sognano!".

E questo è quanto.

Alla prossima.
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GHOST & TOYS

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Ciao a tutti, come va?

Nel 1985 la fumettista lesbica dichiarata Alison Bechdel inserì in una delle sue comic strip una riflessione sul mondo del cinema... Concludendo che, per verificare se un film è sessista e/o troppo sbilanciato in senso maschilista, bisogna sottoporlo ad un semplice test composto da tre domande:

1) In questo film hanno un ruolo importante almeno due donne?
2) In questo film le donne protagoniste parlano fra di loro?
3) Se fra di loro parlano i loro argomenti di discussione riguardano qualcosa che non siano gli uomini?

In effetti sembrano tre domande molto banali, ma a pensarci bene non è così. E infatti ora sono note come il Bechdel Test... Ed effettivamente hanno dimostrato che meno della metà delle produzioni cinematografiche realizzate ogni anno è in grado di superarlo... Ed è curioso notare come, girando le domande al maschile, è davvero molto facile trovare dei film in cui almeno due maschi hanno ruoli importanti, che parlano fra loro e che quando parlando fra di loro affrontano argomenti che non hanno a che fare sempre e solo con le donne...

Ad ogni modo il recente reboot dedicato al franchise GHOSTBUSTERS ha superato il Bechdel Test a pieni voti, anche perchè le poche volte che le protagoniste parlano di uomini, o per meglio dire del loro segretario, è giusto perchè sono costrette a farlo dal momento che è il loro segretario... E comunque, su quattro protagoniste, solo una sembra essere succube del suo pur evidente fascino...

Ad ogni modo se parlo del film delle GHOSTBUSTERS qui è perchè ha creato un precedente molto interessante... Non tanto nel mondo del cinema, quanto nel mondo dei prodotti derivati... E in particolare nel mondo delle action figure.

Andiamo con ordine: il film - fra produzione e pubblicità - è costato circa 240.000.000 di dollari, e per ora fra USA e mercato straniero ne ha incassati circa 180.000.000... Considerando che negli USA ha debuttato a metà luglio è ancora un po' pochino, anche perchè bisogna considerare che oltre un terzo degli incassi va ai distributori, e di conseguenza per superare il punto di pareggio questa pellicola dovrebbe incassare perlomeno 400.000.000 di dollari...

Viste le premesse non sarà tanto semplice, ed è un peccato, perchè è stato liquidato come una cosa da poco solo perchè è un reboot al femminile, sin cui peraltro sono state scelte delle attrici che non sono delle pin-up, ma delle caratteriste simpatiche e coinvolgenti... E d'altra parte, nel 2016, sarebbe stato difficile fare qualcosa di meglio con un franchise del genere: un sequel girato oggi  avrebbe fatto comunque fatica a conciliare lo spirito (e l'umorismo) degli anni Ottanta con le esigenze del pubblico odierno, e utilizzare degli attori di sesso maschile per un reboot avrebbe spinto il pubblico fin da subito a fare dei paragoni... La scelta dei produttori, quindi, è stata coraggiosa e a suo modo spiazzante... Anche se è evidente che il pubblico ha frainteso completamente lo spirito dell'operazione, che comunque ha prodotto una pellicola straripante di citazioni (e attori) provenienti dai due film precedenti...

E anche l'idea di far vestire a Chris Hemswort i panni del segretario bello e idiota non è stata affatto malvagia, ribaltando una volta tanto gli stereotipi sulle "bionde" che negli USA non sono mai passati di moda...

Detto ciò: se gli adulti - e in particolare quelli maschilisti e quelli troppo nostalgici degli anni Ottanta - non stanno premiando la pellicola, per fortuna fra le nuove generazioni tira un'aria diversa... E infatti la MATTEL ha da poco annunciato che la vendita delle action figure ispirate dal film sta andando benissimo, e ben al di là delle loro aspettative... Perlomeno stando alle dichiarazioni del responsabile del reparto marketing, Joe Lawandus (CLICCATE QUI)... E considerando la crisi generale del mercato delle action figure direi che è un dato su cui riflettere attentamente...

Anche perchè, tradizionalmente, le action figure sono considerate una tipologia di gioco "per maschietti", tant'è vero che di solito in tutte le linee di action figure i personaggi femminili sono una percentuale risicatissima... E se vengono realizzate delle action figure ispirate a dei film di successo anche fra i più piccoli (ad esempio film d'azione, fantasy o di supereroi), l'inserimento di personaggi femminili è da sempre considerato un bonus non strettamente necessario... Anche se ultimamente le discussioni al riguardo sono aumentate, in particolare a seguito delle lamentele di alcune bambine che inizialmente non hanno mai potuto avere fra le mani le action figure di Gamora (da I GUARDIANI DELLA GALASSIA) o della Vedova Nera (dagli AVENGERS)... E comunque i siti femministi non mancano mai di far notare che il problema persiste anche quando queste action figure vengono prodotte, visto che - ad esempio - nel set dei GUARDIANI DELLA GALASSIA la sopracitata Gamora non è stata inserita (CLICCATE QUI)...

Anche per questo il successo delle action figure delle nuove GHOSTBUSTERS è abbastanza indicativo di una situazione che sta cambiando... Perchè da una parte hanno sicuramente conquistato il pubblico delle bambine (che finalmente possono giocare con dei personaggi femminili non stereotipati e caratterialmente definiti) e dall'altra il pubblico dei bambini non è rimasto deluso da queste nuove action figure, ben definite nei dettagli e munite di una nuova versione della storica ECTO-1... Che volendo offre anche l'occasione per lanciare un messaggio educativo supplementare, visto che dimostra che le macchine possono guidate senza problemi anche da delle donne...

E comunque sembra che anche i prodotti GHOSTBUSTERS targati Lego non stiano andando affatto malaccio... E in questo caso il segretario Kevin è stato incluso fin da subito nel gruppo...

Sia come sia non bisogna sottovalutare anche un altro aspetto della situazione: e cioè il fatto che in questo gruppo di GHOSTBUSTERS ce n'è almeno una che è palesemente lesbica (e a ribadirlo è anche il regista, nell'intervista che viene riportata QUI), e che oltretutto è interpretata da un'attrice comica che è lesbica dichiarata... E cioè Kate McKinnon (che in Italia nessuno conosce, ma che negli USA è uno dei volti del famoso show Saturday Night Live fin dal 2012), che ha prestato il volto al primo GHOSTBUSTERS omosessuale, e cioè la scienziata Jillian Holtzmann...

Quindi, a maggior ragione, le buone vendite dei giocattoli tratti dal film possono aiutarci a leggere meglio un deciso cambio di rotta sia nella sensibilità dei più piccoli che in quella dei loro genitori... E sicuramente sono incoraggianti per quel che riguarda la lotta agli stereotipi di genere e alla discriminazione sessuale in tutte le sue varianti...

Cosa estremamente utile, soprattutto in quelle nazioni dove l'argomento non è trattato in termini propriamente progressisti.

Ovviamente, siccome in Italia gli omofobi sono fondamentalmente sprovveduti e ottusi, nessuno ci ha fatto caso e non è montata alcuna polemica al riguardo... Anche se generalmente le fanno partire per molto meno.

Alla prossima!


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E la nuova serie di pupazzetti FULKO, comprensiva dei personaggi di Jillian Holtzmann e di Kevin Beckam (alias Chris Hemsworth)...
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