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PRESE DI POSIZIONE...

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Ciao a tutti, come va?

La notizia che vi riporto oggi non richiede un grande approfondimento, ma a suo modo è sicuramente significativa... Anche perchè, stranamente, ha avuto una certa eco sia sui siti italiani dedicati ai fumetti che su quelli dedicati al mondo gay.

Nello Stato della Georgia il prossimo 3 maggio il Governatore dovrebbe firmare un provvedimento abbastanza simile a quello che è passato (per poi essere parzialmente tamponato da provvedimenti successivi) in Indiana l'anno scorso (CLICCATE QUI), e cioè un "Free Exercise Protection Act" che legittima quanti scelgono di rifiutare personale, clientela o utenza omosessuale (in particolare se regolarmente sposata) per motivi religiosi.

La Legge, di fatto, è già stata votata e l'unico che può porre il veto è il Governatore Nathan Deal, che però è Repubblicano. Questo sta indisponendo molto diverse aziende - e in particolare le multinazionali - che hanno a che fare con la Georgia (e ha indisposto persino la National Football League, che ha minacciato di non portare più il Super Bowl in Georgia), e ne parlo qui perchè una di quelle che hanno preso una posizione più netta contro questo provvedimento è stata la Disney/Marvel.

Il comunicato ufficiale dice proprio che:

"Disney e Marvel sono aziende inclusive, e anche se abbiamo avuto ottime esperienze con le ripresedei nostri film effettuate in Georgia, abbiamo già in programma di trasferire le nostre attività altrove se dovesse passare una qualsiasi forma di legislazione che consente pratiche discriminatorie"

In effetti la Disney/Marvel si è appoggiata ai Pinewood Studios di Atlanta per molti dei suoi ultimi film, da Ant-Man a Capitan America: Civil War, e attualmente sta lavorando da quelle parti per Guardians of the Galaxy 2...

Quindi diciamo pure che il suo eventuale allontanamento potrebbe avere un po' di ripercussioni sull'economia locale e sulle numerose maestranze che vengono messe in moto dalle sue produzioni cinematografiche.

E, come se non bastasse, anche il network AMC, che realizza il serial The Walking Dead proprio in Georgia, ha già detto che una Legge palesemente anti-gay come questo "Free Exercise Protection Act" potrebbe mettere in forse la sua futura presenza sul territorio.

In poche parole Disney e AMC hanno apertamente detto che hanno intenzione di fare il possibile per boicottare chi promuove Leggi anti-gay, e - anzi - esprimendosi prima che una di queste Leggi fosse firmata hanno anche dimostrato che vogliono spingere chi deve promulgarla a valutare bene il rapporto costi/benefici, anche in termini di ripercussioni economiche. Da notare che chi effettua le riprese in Georgia può godere di una serie di benefici fiscali, quindi la decisione di un eventuale allontanamento non sarebbe da prendere alla leggera.

In ogni caso c'è da dire che la Disney/Marvel, in questo senso, aveva anche bisogno di recuperare un po' di credibilità dopo il danno di immagine che ha subito quando il CEO (Chief Executive Officer, e cioè l'amministratore delegato) della MARVEL Entertainement, Isaac Perlmutter (foto sotto), ha deciso di fare una donazione di un milione di dollari alla fondazione di assistenza ai veterani del candidato repubblicano Donald Trump (quello che ha promesso che in caso di elezione avrebbe rimesso in discussione i matrimoni gay, per intenderci)... Anche se tutti hanno subito capito che era un modo per finanziare indirettamente la sua campagna elettorale.

É bene precisare che il suddetto finanziamento è stato fatto a titolo personale, anche se - probabilmente - Isaac Perlmutter avrebbe coinvolto maggiormente l'azienda (con fumetti che promuovevano in qualche modo Donald Trump?) se non l'avesse ceduta alla Disney qualche anno fa. Infatti questo signore, di cui paradossalmente si parla pochissimo, ha tirato le redini della MARVEL fin da quando è diventato socio di maggioranza dopo la quasi bancarotta che si verificò negli anni Novanta. E oltre ad essere responsabile della vendita della MARVEL alla Disney (anche perchè in questo modo lui sarebbe diventato anche un importante azionista della Disney) è stato anche colui che ha deciso che i personaggi di cui la MARVEL non ha ancora riottenuto i diritti cinematografici avrebbero dovuto avere un ridimensionamento editoriale, arrivando persino a chiudere i Fantastici Quattro e a chiedere di non inserire nuovi personaggi di rilievo nel cast degli X-Men (dove, è bene ricordarlo, lo stesso Wolverine è stato fatto morire)... E a dirlo è stato lo sceneggiatore degli X-Men per antonomasia: Chris Claremont (CLICCATE QUI).

Tra l'altro pare pure che Isaac Perlmutter sia abbastanza omofobo, perlomeno  a giudicare da un episodio che ha coinvolto l'ex direttore editoriale della MARVEL (che non a caso poi ha ricoperto lo stesso ruolo per la DC Comics), Bob Harras (foto sotto). Il tutto è avvenuto intorno al 2000, quando Isaac Perlmutter faceva solo parte del consiglio di amministrazione, e merita di essere riportato qui, anche perchè in Italia non ne ha parlato davvero nessuno...

I fatti (così come riportati anche dall'autorevole sito Bledingcool, e se non ci credete CLICCATE QUI) sarebbero stati questi: all'epoca il CEO della MARVEL era Eric Ellenbogen (foto sotto), ed Eric Ellenbogen (che adesso è a capo delle produzioni televisive della Dreamworks) era gay.

A quanto pare Isaac Perlmutter prese da parte Bob Harras e gli disse, non si sa bene con che tono, che odiava Eric Ellenbogen e che se i suoi figli (quelli di Bob Harras, beninteso) fossero diventati gay come Eric Ellenbogen avrebbe fatto meglio ad ammazzarli. I dettagli di questa scenetta non proprio edificante sono stati riportati anche dal Comics Bullettin nel 2000 (CLICCATE QUI). Quindi diciamo pure che la donazione di un milione di dollari a Donald Trump non dovrebbe stupire più di tanto. Quello che stupisce, forse, è che - nonostante la sua grande influenza - Isaac Perlmutter si sia rassegnato all'idea che non può impedire che alla MARVEL (di cui è CEO dal 2005) ci sia spazio anche per le tematiche omosessuali... O che l'azienda manifesti apertamente una politica pro-gay.

Tuttavia nel caso della Georgia è bene mettere i puntini sulle "i" (cosa che, a quanto pare, non sta facendo nessuno). Dall'agosto 2015 i Marvel Studios sono stati integrati nei Walt Disney Studios, e devono rispondere delle loro azioni - e delle loro dichiarazioni - al Presidente dei Walt Disney Studios Alan Horn (foto sotto) invece che ad Isaac Perlmutter...

E considerando che, nei fatti, sono i Marvel Studios quelli che girano i film in Georgia, tutto lo scenario diventa più coerente...

D'altra parte, a ben guardare, è anche vero che ultimamente sul fronte LGBT case editrici come DC Comics (CLICCATE QUI) e IMAGE Comics (CLICCATE QUI) sembrano più presenti e schierate della MARVEL (che, ad esempio, non ha nemmeno una serie dedicata ad un personaggio omosessuale di sesso maschile), peraltro in una maniera mediamente più netta ed esplicita ( quanti baci gay ci sono stati negli albi MARVEL nel 2015? E quanti negli albi DC Comics?)... E in effetti - alla luce di certi dettagli che ho esposto oggi - viene davvero da pensare che non sia un caso.

Alla prossima.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

PER IPOTESI...

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Ciao a tutti, come va?

Come forse saprete su questo blog cerco sempre di partire da dei dati oggettivi, e anche quando arrivo alle mie conclusioni cerco di motivarle con una serie di informazioni che provengono da fonti certificate.

Il caso di oggi, però, sarà leggermente insolito.

Alessandro Bottero è un nome abbastanza noto nel panorama fumettistico italiano, dato che fin dal 1991 opera come redattore, sceneggiatore, saggista, direttore editoriale ed editore. Fra le altre cose è un personaggio che non si fa problemi a dire quello che pensa, e al netto dei suoi alti e bassi editoriali non è tipo da raccontare bugie. Anzi... Forse a volte pecca di eccessiva trasparenza quando esprime le sue opinioni, soprattutto se condivide informazioni "riservate" (anche perchè preferisce non citare le sue fonti per paura di metterle nei guai).

E questo, ad esempio, accade quando riferisce dati di vendita che in teoria dovrebbero essere top secret, come è avvenuto di recente sulla sua pagina facebook... Infatti, parlando della nuova serie UT della Bonelli,  ha messo in piazza i dati di vendita di gennaio 2016 relativi a parecchie testate della casa editrice.
Il link lo trovate qui sotto.

Qualcuno si lamenta del prezzo a 4 euro di UT, la nuova miniserie della Bonelli. Fa bene? diciamola così. Quando le...
Pubblicato da Alessandro Bottero su Martedì 22 marzo 2016
Ovviamente questi dati non sono stati confermati ufficialmente dall'editore (ma nemmeno smentiti), quindi il post di oggi partirà dall'ipotesi che siano veritieri, e che magari provengano da chi questi fumetti li distribuisce in edicola (ovviamente la mia è solo un'ipotesi, eh!).

I dati di vendita di gennaio, in realtà, sono particolarmente importanti perchè riguardano il mese successivo a quello in cui - tradizionalmente - si decide se portare avanti la propria collezione per un altro anno oppure no.

Cosa emerge, dunque, da questi dati?

Facendo un breve confronto con gli ultimi dati ufficiali resi disponibili dalla Bonelli, e risalenti al venduto dell'aprile 2014, la situazione non è esattamente incoraggiante, a discapito dei tanti proclami che si sono sentiti nel corso degli ultimi due anni...

Potete farvene un'idea dando un'occhiata alla tabellina seguente (che potete ingrandire cliccandoci sopra)...

In parole povere ci sono titoli che nel giro di due anni sarebbero arrivati a perdere quasi un terzo dei propri lettori, anche se nel 2014 Mauro Marcheselli (allora direttore editoriale della Bonelli) parlava di un'erosione annua dei lettori che non andava oltre il 3-5% (CLICCATE QUI)... Però le cose non sono andate esattamente così, a quanto pare...

Inoltre, sempre secondo le fonti di Alessandro Bottero, LUKAS avrebbe chiuso dopo aver toccato quota 12.000 e ADAM WILD chiuderà dopo essere arrivato a 11.500.

Insomma: diciamo pure che quando Mauro Marcheselli si è accomiatato dalla casa editrice Bonelli, dicendo di averla lasciata in buona salute (CLICCATE QUI), forse ha trascurato di prendere in considerazione qualche dettaglio. E viene anche il sospetto che la mia ipotesi riguardo al "commissariamento" della casa editrice da parte della Panini (CLICCATE QUI) non fosse del tutto campata in aria.

In realtà Alessandro Bottero parla anche di Diabolik, che ora con l'inedito mensile venderebbe 51.000 copie, ma che ancora nel settembre 2011 ne vendeva 130.000 (CLICCATE QUI)... Quindi parliamo di un tracollo del 60% in cinque anni...

E se le cose stessero davvero così ci sarebbe davvero da rimanere senza parole, per poi porsi qualche serio interrogativo. Quindi, premesso che - come dicevo all'inzio - parto dall'ipotesi che questi dati siano reali (anche se non ci sono conferme ufficiali), mi permetto di fare alcune considerazioni.

La prima è che se questa tendenza non si riesce ad invertire (o almeno a stabilizzare), significa che c'è qualcosa a monte che non funziona... E non è neanche un problema di mancanza di pubblico, visto che qui si parla anche di serie relativamente recenti che hanno esordito vendendo 50.000 copie (come DRAGONERO) e poi hanno perso più della metà dei lettori potenziali in meno di tre anni.

Infatti se le cose sono andare così vuol dire che, tecnicamente, ci sono ancora dei lettori che provano a leggere le nuove serie che vengono proposte (magari perchè hanno ambientazioni affini ai loro gusti), ma dopo un periodo di prova più o meno lungo si rendono conto che non vale la pena continuare a seguirle... E da ciò si deduce che le serie "nuove" non riescono a centrare il bersaglio perchè non riescono ad accalappiare il pubblico, e non perchè non c'è abbastanza pubblico da accalappiare.

E comunque questi dati dimostrano anche che ci sono dei lettori "storici" che non vogliono o non possono più seguire le serie che vanno avanti da più tempo, e che magari hanno sostenuto per anni.

Al netto di chi è passato a miglior vita e di chi ha visto ridurre il proprio potere di acquisto negli ultimi anni (magari a fronte di un lieve aumento dei prezzi di copertina), però, è evidente che ci sono molti lettori che - semplicemente - si sono stancati di portare avanti la loro collezione... Quindi, prima di tutto, bisognerebbe capire perchè i lettori abituali delle serie storiche si sono stufati: forse una serie che utilizza sempre le stesse formule, gli stessi cliché, lo stesso linguaggio e le stesse trovate diventa ripetitiva, prevedibile e noiosa? Forse eventuali operazioni di rinnovamento non cambiano fondamentalmente nulla e finiscono solo per indispettire le persone abitudinarie e per non coinvolgere chi cerca novità? Magari le produzioni multimediali rese più accessibili dalle nuove tecnologie sono più accattivanti, ed economiche, per un numero crescente di persone che prima passavano il tempo leggendo fumetti?

Chissà...

D'altra parte è anche vero che, nel caso delle serie storiche, a fronte dell'abbandono dei lettori vecchi non c'è un ricambio di lettori nuovi, e anche in questo caso bisognerebbe chiedersi il perchè... Forse un tipico nuovo lettore potenziale, presumibilmente giovane, non riesce ad affezionarsi ad un prodotto che, dal suo punto di vista, oltre ad essere ripetitivo risulta anche molto datato nell'impostazione e nei contenuti? E quanto è tenuto in considerazione, o anche solo compreso, il suo punto di vista da chi (nella migliore delle ipotesi) gestisce il mondo del fumetto in Italia avendo venti, trenta o quarant'anni in più di lui/lei e magari non ha alcun rapporto concreto con i giovani (propriamente detti) di oggi e con la loro realtà?

A questo punto potrei iniziare a parlare della percezione dell'omosessualità, ma oggi farò un'eccezione e parlerò di un altro elemento che ha una certa affinità con i giovani, ma che nei fumetti italiani viene utilizzato poco e male, al pari delle tematiche LGBT: la tecnologia. Prendiamo ad esempio il caso di DYLAN DOG, e di come si siano scatenate non poche polemiche a seguito dell'introduzione dello smartphone (usato molto raramente e al minimo delle sue potenzialità) nelle sue avventure.

Quella che però è stata presentata come una rivoluzione, nei fatti, non è nemmeno il minimo sindacale per un giovane del 2016, non foss'altro perchè vive immerso nelle nuove tecnologie in tutti gli ambiti della sua vita.

A partire dalla scuola.

L’Osservatorio tecnologico del Miurè stato istituito nel 2000 e si occupa di raccogliere i dati sul processo di digitalizzazione delle scuole italiane. L’ultima analisi conclusa (relativa all’anno scolastico 2014-2015) è stata articolata su 3 assi principali: dematerializzazione dei servizi (siti e portali, comunicazione scuola-famiglia, registro elettronico, gestione dei contenuti didattici multimediali); dotazione tecnologica dei laboratori e delle biblioteche (connessioni, computer, lim e proiettori interattivi); dotazioni tecnologiche delle aule (connessioni, devices fissi e mobili in dotazione a studenti e docenti, LIM e proiettori interattivi). Secondo le sue rilevazioni, nell’anno scolastico 2014-2015, il 70% delle classi è connessa in Rete in modalità cablata o wireless (ma generalmente con una connessione inadatta alla didattica digitale), il 41,9%è dotata di lim (la lavagna elettronica) e il 6,1% di proiettore interattivo. Sono in totale 65.650 i laboratori digitali delle scuole, per una media di 7,8 per istituto. Di questi, l’82,5% è connesso in Rete in modalità cablata o wireless, il 43,6% è dotato di LIM e il 16,9% di proiettore interattivo.
Il 99.3% delle istituzioni scolastiche ha un proprio sito web, il 58.3% utilizza forme di comunicazione scuola–famiglia online, il 69.2% utilizza una tipologia di registro elettronico di classe (non è attualmente disponibile un dato accurato di diffusione “per classe”), il 73.6% utilizza il registro elettronico del docente e infine il 16.5% utilizza forme di gestione centralizzata LMS (Learning Management Systems quali ad es. Moodle) per la didattica e i suoi contenuti. Maggiori informazioni le trovate QUI.

Qualche mese fa sono passato in una libreria storica della mia città, e il libraio era fuori dalla grazia di Dio perchè il liceo scientifico che riforniva da tipo cinquant'anni aveva iniziato ad adottare libri di testo digitali consultabili tramite iPad...

E il processo di digitalizzazione delle scuole italiane è solo all'inizio (mentre all'estero è spesso più avanzato, e bisognerebbe tenerne conto anche quando in Italia si fanno fumetti con ambientazioni straniere... Anche perchè sempre più spesso i giovani italiani girano molto e hanno esperienze dirette in questo senso).

Se si vuole coinvolgere davvero il pubblico giovane con un fumetto ambientato in un contesto contemporaneo, bisogna tenere in considerazione anche dati come questo... E dei personaggi che si muovono in un contesto contemporaneo, ma vivono ancora come venti o trenta anni fa guardando con diffidenza agli smartphone, agli occhi di chi ha meno di vent'anni (e non è già loro fan per qualche motivo) risultano semplicemente ridicoli... Se non dei veri e propri disadattati. E al massimo possono risultare "simpatici" ai lettori non più tanto giovani, che ancora non si sono aggiornati del tutto.

E lo stesso discorso si può applicare a molte altre questioni, tra cui spicca l'omosessualità, anche perchè come ho spiegato recentemente (CLICCATE QUI) è una connotazione socioculturale che ha un valore completamente diverso rispetto a qualche decennio fa.

E così si torna alla domanda che mi sono posto più volte su questo blog: da chi e per chi sono progettati, in realtà, i fumetti italiani che vengono pubblicati in questi anni?

Ponendo che sia vero il fatto che Diabolik ha perso il 60% dei suoi lettori, in effetti viene il sospetto che negli ultimi anni questo personaggio - per le nuove generazioni - sia risultato ancor meno accattivante degli eroi Bonelli... E a pensarci bene non mi risulta che sia mai diventato un ladro in grado di gestire in maniera davvero aggiornata e disinvolta le nuove tecnologie e le situazioni del mondo di oggi. Forse questo ha a che fare col fatto che l'attuale direttore editoriale (dal 1999) e principale soggettista (dal 1994) di Diabolik è Mario Gomboli (foto sotto), che è nato nel 1947 e si occupa di Diabolik dal 1966?
Chi può dirlo...?
Certo è che Mario Gomboli ha seguito anche il progetto della miniserie DK, che avrebbe dovuto presentare una versione alternativa di Diabolik più in linea con i gusti di oggi... Personalmente, a parte i disegni e la struttura delle tavole, la mia sensazione è che di nuovo ci sia stato molto poco... Tuttavia è indubbio che l'esperimento abbia attirato una buona fetta di nuovo pubblico, che però - se questo progetto andrà avanti - rimarrà probabilmente deluso.
Perchè dico questo? Perchè curiosando in rete fra le recensioni di DK (tipo QUESTE) si trovano anche lettori (e lettrici) che commentano così:


Cara Jenny Cazzola: non so se leggerai mai questo post, ma anche senza scomodare le mie doti precognitive penso di poterti dire con certezza che NON sono in progetto risvolti omoerotici per i protagonisti di DK.... Anche se SICURAMENTE un eventuale orientamento bisessuale di questo nuovo Diabolik riaccenderebbe l'interesse attorno al personaggio, monterebbe un caso senza precedenti e farebbe schizzare le sue vendite alle stelle, soprattutto fra i lettori più giovani... Facendo tornare Diabolik un'icona POP davvero trasgressiva come ai suoi tempi d'oro...

Tutto ciò, però, non accadrà.

E non accadrà perchè, molto semplicemente, chi gestisce i fumetti in Italia oggi ha pochi contatti con il mondo reale, e in particolare con il mondo di chi ha meno di trent'anni... Un po' perchè per motivi anagrafici fa sempre più fatica a seguire i nuovi trend (in particolare se è un baby boomer), e un po' perchè buona parte dei "nuovi" collaboratori delle case editrici storiche sono nerd degli anni 80/90, cresciuti in un contesto nerd anni 80/90 che - più o meno inconsapevolmente - si rivolgono ad un pubblico di nerd degli anni 80/90 (o che comunque prende gli anni 80/90 come riferimento)... In poche parole le ultime generazioni vengono considerate, nella migliore delle ipotesi, come un sottoprodotto culturale degli anni 80/90 (anche se persino i nerd di oggi sono molto diversi da quelli di allora)... Mentre il fumetto italiano in senso lato è considerato una forma di intrattenimento che può evitare di stare al passo coi tempi, perchè potrà contare sempre sul supporto della generazione dei baby boomer (e cioè quelli nati grossomodo fra il 1945 e il 1964), che poi sono quelli che - in teoria - motiverebbero principalmente l'approccio conservatore e tradizionalista del fumetto italiano.

Quando in realtà, anche dando un'occhiata ai dati di Alessandro Bottero, le cose non stanno affatto così.

E il risultato è che i fumetti italiani, anche quando nascono per conquistare i "giovani", possono perdere il 32% del loro pubblico in soli due anni... Come nel caso di ORFANI, che all'epoca venne presentato come "la riscossa del fumetto italiano", "il fumetto del domani", "la rivoluzione in arrivo" e tutto il resto...

La cosa curiosa è che, se è vero che oggi le forme di svago sono aumentate e distolgono l'attenzione dai fumetti (rendendo i potenziali lettori di fumetti sempre più esigenti), è anche vero che paradossalmente i fumetti italiani si ostinano a giocare la partita secondo le proprie regole, pur facendo parte di un contesto molto più ampio ed estremamente interconnesso da almeno un decennio...

Come si potrebbe uscire da questa situazione?

Probabilmente l'unica soluzione sarebbe davvero quella di dividere le serie per fasce d'età. Però a quel punto bisognerebbe mettere in conto che se una serie mira a conquistare, ad esempio, i ventenni di oggi dovrebbe: 1) Rivolgersi SUL SERIO ai ventenni di oggi (parlando con maggiore disinvoltura e realismo di omosessualità e bisessualità, ad esempio) e 2) Ignorare le critiche e le aspettative di chi NON è più ventenne e pretende che la suddetta serie debba piacere anche a lui.

Questo, però, implica anche che se uno sceneggiatore (o un disegnatore) NON è in grado di conquistare il pubblico dei ventenni deve essere rimosso senza se e senza ma dalla suddetta serie per ventenni, per lasciare il posto a chi è in grado di farlo... E questo, forse, darebbe anche modo di rinnovare e diversificare il panorama professionale di un settore in cui i nomi che girano sono fondamentalmente gli stessi da decenni. E questo meccanismo, ovviamente, dovrebbe valere anche per i fumetti dedicati al pubblico dei trentenni, dei quarantenni, ecc. Il tutto potrebbe essere reso ancora più facile dal lancio di mensili antologici divisi per fasce d'età, con due o tre storie per testare il gusti del pubblico e verificare l'apprezzamento di questo o quell'autore... Magari attraverso i cari vecchi sondaggi che ora - in Italia - non fa più nessuno (anche se con internet sarebbe una passeggiata)... Certo questo comporterebbe anche una rivoluzione nel metodo di lavoro, che porterebbe a realizzare ciascuna storia nel giro di due o tre mesi al massimo, per dare modo di allinearsi alle preferenze espresse dai lettori con un margine temporale accettabile...

Dite che sono pazzo? Eppure in quello che ho scritto non c'è niente di mio: queste strategie sono quelle che in Giappone si adottano da sempre... E guardacaso il mercato dei manga, in patria, regge ancora molto bene (CLICCATE QUI), nonostante la concorrenza spietata e pluridecennale delle altre forme di entertainment...

Se questo metodo venisse adottato anche in Italia i personaggi e gli autori maggiormente apprezzati sulle suddette - ipotetiche - pubblicazioni antologiche potrebbero aspirare ad una testata propria, che finirebbe per ancorare il suo pubblico di riferimento per una serie divisa in più stagioni, come i serial TV di ultima generazione, che verrebbero rinnovate fino a quando c'è abbastanza pubblico a sostenere la loro prosecuzione (a anche questa è una strategia che non ho inventato io). Anche perchè, come si è visto di recente, le serie italiane annunciate in "stagioni", in realtà, sono programmate con anni e anni di anticipio... E puntano su una risposta di pubblico del tutto ipotetica e legata fondamentalmente alla fama di questo o quell'autore coinvolto nel progetto. Così non solo hanno dimostrato che in questi casi parlare di "stagioni", come nel caso dei serial TV,  è stato improprio, ma hanno anche provato che il grande pubblico potenziale non si fa più raggirare da certi giochetti e non accetta più che le sue aspettative siano disattese...

Forse, cambiando approccio, le cose andrebbero diversamente?
Ovviamente, finchè qualcuno non lo cambierà sul serio, non lo sapremo mai.

Certo è che, se le cose continueranno ad andare così, nel giro di una ventina d'anni al massimo gli ultimi editori italiani storici potrebbero estinguersi del tutto, oppure convertirsi al solo circuito delle fumetterie, riducendo drasticamente le loro produzioni...

Sempre ammesso che i dati forniti da Alessandro Bottero siano veri, ovviamente.

Nell'attesa che la natura faccia il suo corso vi saluto e vi invito ad esprimere le vostre opinioni...

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NUOVE ABITUDINI...

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Ciao a tutti come va?

Mentre dalle nostre parti ancora non si riesce ad organizzare nemmeno una misera conferenza a tema LGBT nelle maggiori manifestazioni fumettistiche, e mentre non mi risulta che in occasione delle suddette manifestazioni qualcuno si sia mai preso la briga di organizzare degli eventi ricreativi rivolti agli appassionati gay di fumetti e ai loro simpatizzanti, sembra proprio che negli USA iniziative di questo tipo stiano iniziando a diventare quasi scontate... Senza contare la moltiplicazione di manifestazioni fumettistiche che si rivolgono principalmente alla comunità LGBT.

Giusto ad aprile, ad esempio, in occasione dell'EMERALD COMICON di Seattle (CLICCATE QUI), si terrà una serata speciale il 9 aprile presso il discopub gay Seattle Eagle, intitolata Superhard Comicon... Che ovviamente si rivolge alle persone che graviteranno attorno alla città di Seattle in occasione della manifestazione...

Da notare che non sarà una serata che si limiterà a sfruttare l'EMERALD COMICON per portare gente, visto che - nel suo piccolo - cercherà di fare qualcosa in linea con le reali esigenze dei visitatori della manifestazione. Infatti per fare l'animazione sono stati chiamati due porn performer che ormai si stanno facendo conoscere per le loro serate in versione cosplayer sexy... E cioè Tyler Rush (foto sotto) e Cass Bolton...

Inoltre verrà presentata anche la nuova raccolta dei fumetti porno underground di Justin Hall e Dave Davenport, che da poco è stata resa possibile grazie ad un'operazione di crowdfunding...

Ovviamente tutti coloro che si prsenteranno in cosplay, possibilmente sexy, saranno ben accetti.

Nel frattempo si stanno decidendo gli ultimi dettagli anche per la seconda edizione dell'HavenCon (CLICCATE QUI), la convention LGBT che si terrà ad Austin (nel pur conservatore Texas) dal 22 al 24 aprile.

Sicuramente si tratta di una manifestazione di portata modesta, ma è comunque indicativo che cerca di porsi come un ritrovo e di confronto importante per tutti gli appassionati, tant'è che sono previste conferenze per tutti entro un certo orario, e successivamente conferenze che tratteranno anche argomenti vietati ai minori... Una cosa che, per gli standard italiani, è semplicemente impensabile anche nelle manifestazioni più prestigiose.

Ad ogni modo fra gli ospiti che animeranno le conferenze spiccano lo scrittore transgender di horror per ragazzi Zac Brewer...

L'attrice Janet Varney, che ha dato la voce alla protagonista della serie animata Legend of Korra...

E Karin Weekes, una delle responsabili della casa di produzione videoludica Bioware, che ultimamente ha tanto fatto parlare di sè per i suoi videogiochi gay friendly...

Quindi diciamo pure che gli spunti di conversazione non mancheranno...Anche perchè, a parte gli ospiti di tipo più "canonico", ci saranno anche degli esperti in educazione sessuale, attori che hanno elaborati spettacoli teatrali sulla metrosexuality, blogger che hanno lanciato comunità online e quant'altro...

E comunque, a margine, bisogna anche dire che sia l'AvenCon che la serata Superhard Comicon venderanno speciali magliette per l'occasione...


Quindi non solo negli USA stanno aumentando le manifestazioni fumettistiche e/o gli eventi che si rivolgono agli appassionati LGBT, ma riescono anche a pensare a dei dettagli che sfuggono alla maggior parte delle manifetazioni italiane incentrate sull'immaginario pop in generale...

Che altro posso aggiungere?

Sicuramente il fatto che nel 2016 sono ancora qui a fare questi paragoni imbarazzanti è abbastanza indicativo...

Alla prossima.

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BUFFY A VOLONTÀ...

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Ciao a tutti, come va?

Ammetto che ero tentato di sfruttare il Primo di Aprile per piazzare qualche notizia bomba completamente fasulla... Tipo che qualche nota casa editrice mi aveva chiesto di diventare il nuovo suo consulente editoriale, oppure che che a breve ci sarebbe stata qualche conferenza a tema LGBT in qualche fiera italiana importante... Però mi sembrava troppo crudele (e anche inverosimile), quindi ho deciso di lasciar perdere e di utilizzare il post di oggi per condividere con voi una notizia inverosimile, ma vera...

Forse, se no siete proprio giovanissimi, vi ricorderete del serial TV di Buffy L'Ammazzavampiri, e saprete anche che ormai è da tipo vent'anni che questo personaggio e il suo monod stanno vivendo un'esistenza parallela nel mondo dei fumetti, con serie che integrano e proseguono quelle che si sono viste in televisione.

Quello che forse non saprete (anche perchè i siti italiani stanno sempre molto attenti a NON fornire queste notizie, per non inimicarsi gli editori italiani che vanno avanti pubblicando in Italia materiale americano) è che il sito Humble Dumble ha colpito ancora. Infatti, tramite il suddetto sito, fino al 13 aprile la casa editrice Dark Horse mette a disposizione una marea di fumetti digitali dedicati all'universo di Buffy l'Ammazzavampiri per un'offerta minima di 15 $ (quando il prezzo di mercato di tutti questi fumetti assieme si aggirerebbe intorno ai 370 $).

La pagina con l'offerta la trovate CLICCANDO QUI.

Ovviamente anche questa volta si tratta di un'iniziativa di beneficenza: se farete un'offerta di 15 euro o più potrete decidere quanto lasciare all'editore e quanto devolvere alle seguenti associazioni benefiche: Travelling Stories (che si occupa di fornire letture ai bambini indigenti in varie parti del mondo) e il Fondo di Assistenza Legale per i Fumettisti, il ben noto Comic Book Legal Defense Fund. E volendo, se queste due possibilità non fossero sufficienti, è anche possibile scegliere a quale associazione no profit assegnare il proprio contributo.

Siccome il serial di Buffy è sempre stato decisamente gay friendly (anche in anni in cui non andava ancora di moda esserlo), e siccome le sue varie diramazioni fumettistiche non sono da meno, mi sembrava corretto segnalarvelo anche su questo blog... Non foss'altro per dimostrare per l'ennesima volta che ad essere appassionati di fumetti LGBT si può anche fare del bene.

Inoltre riparlare di Buffy mi dà anche l'occasione per ricordare che è possibile realizzare dei fumetti horror gay friendly e in cui le tematiche LGBT possono essere inserite in una maniera accattivante per tutti... E senza ricorrere sempre ai soliti stereotipi (antichi o moderni che siano).


E chi ha orecchie per intendere intenda.

Alla prossima.

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SULLO SFONDO...

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Ciao a tutti, come va?

Come ho già avuto modo di dire in passato non mi piace infierire e non è mia intenzione accanirmi contro nessuno. Non ho particolari motivi per serbare rancore nei confronti di nessun editore italiano (verso alcuni editori di siti sì, ma verso editori cartacei ancora attivi proprio no) e se dipendesse da me sarei ben felice se mi ritrovassi ad approfondire le mie perplessità nei confronti della situazione italiana con meno frequenza... Poi, però, succede regolarmente che mi imbatto in notizie o dettagli che nessuno approfondisce... E proprio non possono starmene zitto...

Ora, per esempio, mi ritrovo nell'imbarazzante situazione di dover iniziare questo post parlando di nuovo di DYLAN DOG (per la seconda settimana consecutiva)... E più precisamente del nuovo numero in edicola, quello con la famigerata copertina che "brilla al buio" e con la storia sceneggiata da Paola Barbato (a cui avevo accennato già QUI).

Stavolta, però, lo spunto arriva da un'unica immagine, comparsa in un collage di brutture umane che viene mostrato a pagina 97... Guardando con più attenzione si nota la rappresentazione di una pesante aggressione omofoba, con una vittima legata e seviziata, sul cui petto è stata scritta (o incisa) la parola "faggot". Da notare che i due omofobi, mentre filmano il tutto, sono muniti di un compressore... Come quello che ha caratterizzato un tragico fatto di cronaca avvenuto nel 2014 dalle parti di Napoli, quando due svitati si "divertirono" ad usarne uno nel retto di un povero quattordicenne sovrappeso. E probabilmente si tratta di una citazione voluta (anche perchè, come saprete, gli albi Bonelli vengono progettati con due anni si anticipo rispetto alla loro pubblicazione).



Tecnicamente il contenuto dell'immagine, in quanto tale, non è un problema... Dato che è pertinente al contesto (vi risparmio i dettagli della storia), e per quanto cruenta questa immagine non è fine a se stessa. Anzi: l'accostamento degli abusi omofobi ad altri tipi di scelleratezze ha anche una valenza positiva, se vogliamo.

Quello che mi ha lasciato perplesso, però, è che questo caso dimostra - per l'ennesima volta - che nei fumetti Bonelli ci sono tematiche omosessuali che possono essere raffigurate (se sono funzionali ad un certo modo di intendere l'omosessualità, diciamo) e ci sono tematiche omosessuali che non hanno diritto di rappresentanza, nemmeno sullo sfondo.

Come ho segnalato più volte, ad esempio, Dylan Dog vive in una Londra rappresentata attraverso tavole nelle quali non compaiono mai coppie omosessuali propriamente dette... Anche recentemente sono comparse, al massimo, coppie di bisessuali decadenti e lussuriose (CLICCATE QUI), ragazze che paiono condividere relazioni ambigue pur frequentando il quartiere gay di Soho (CLICCATE QUI) e un personaggio di sesso maschile la cui bisessualità è stata "corretta" a colpi di bianchetto (CLICCATE QUI e QUI per avere delle prove)...

Per le vie di Londra non si intravedono mai situazioni LGBT, men che meno nel senso moderno del termine (coppie con figli, giovani mano nella mano, magari uno scambio di tenerezze sulla panchina di un parco)... E anche se Dylan Dog ha spesso a che fare con la polizia cittadina, non si è mai imbattuto in nessun poliziotto o detective omosessuale, anche se nel Regno Unito sono molto visibili e presenti... Al punto che le loro associazioni fanno campagne di sensibilizzazione come quella che vedete qui sotto (e che risale al 2006), in cui se la prendono addirittura con l'incitamento all'omofobia da parte dei testi sacri!

Attualmente l'associazione di riferimento per i poliziotti omosessuali britannici è il National LGBT Police Network (CLICCATE QUI), che ogni hanno sfila in varie parate del Gay Pride con una rappresentanza ufficiale, ma di tutto questo nella Scotland Yard con cui ha a che fare Dylan Dog non c'è mai stata traccia...

Ovviamente non c'è nessun obbligo di rappresentare verosimilmente la vita LGBT di Londra nelle pagine di DYLAN DOG, così come non c'è scritto da nessuna parte quanto e come la serie deve rappresentare l'omosessualità in quanto tale... Tuttavia è davvero curioso notare come, nelle pagine di DYLAN DOG, sia possibile mettere sullo sfondo una raffigurazione dell'omosessualità associata ad un episodio di omofobia violenta, ma non sia ancora possibile darne una rappresentazione davvero disinvolta in quanto "realtà socialmente integrata" (e non necessariamente legata a risvolti negativi o ambigui, o ad una rappresentazione che ne metta in risalto i risvolti più problematici, diciamo).

Siccome su questo blog ho affrontato l'argomento numerose volte non starò ancora qui ad approfondire come, nei fatti, tutto questo non sia casuale, ma faccia parte di una strategia finalizzata a garantirsi l'appoggio del pubblico più ampio possibile (dando per scontato che in Italia quello realmente gay friendly sia una minoranza), e in particolare lo zoccolo duro dei lettori "bonelliani" (che si suppone siano molto legati ancora ad una certa impostazione del fumetto popolare). Senza contare che, come ammesso anche da Antonio Serra, più un titolo vende e meno può osare in termini di temi "eticamente sensibili" e di "aperture" (CLICCATE QUI)... Anche perchè la Bonelli non vuole giocarsi il pubblico che ha fidealizzato dagli anni Cinquanta in poi: un pubbico che, per ovvi motivi anagrafici, non ha la stessa mentalità aperta delle ultime generazioni.

Ovviamente ognuno è libero di fare le sue scelte, anche se i dati di vendita più recenti sembrano confermare che questa strategia non funziona più molto...

Quello che mi premeva segnalare oggi è che - nel frattempo - il cerchio attorno a chi non riesce a stare al passo coi tempi - e si ostina a mantenere un approccio tradizionalista - si sta stringendo sempre di più, e sta iniziando a mietere vittime anche fra editori storici che - obbiettivamente - hanno sempre potuto contare su un rapporto preferenziale con quelle lobby conservatrici a cui la Bonelli (e non solo) ha sempre guardato con un certo timore reverenziale... Fin dagli anni Cinquanta (CLICCATE QUI).

Mi riferisco, più nello specifico, al fatto che lo storico settimanale cattolico IL GIORNALINO, pubblicato dal 1924, sta iniziando ad alzare bandiera bianca...

Che dalle sue parti le cose non stessero andando proprio benissimo si era intuito con la repentina chiusura del supplemento mensile SUPER G (ne ho parlato QUI). Tuttavia gli annunci che, altrettanto improvvisamente, hanno iniziato a circolare in questi giorni, fino a qualche anno fa sarebbero stati semplicemente inimmaginabili. E questo significa che effettivamente le cose stanno cambiando sempre più in fretta...

I fatti, in sintesi, sono questi: IL GIORNALINO, dopo qualcosa come novantadue anni, ha deciso di chiudere la sua redazione e di mandare a spasso il direttore che lo stava portando avanti da otto anni (evidentemente senza grandi riscontri). La gestione del settimanale (o di quel che ne resta), ora, verrà appaltata ad un'agenzia di servizi esterna, la Out of Nowhere (CLICCATE QUI), la cui esperienza in fatto di fumetti si limita alla cura di alcune collane di ristampe allegate a IL SOLE 24 ORE (che peraltro non hanno nemmeno avuto un gran successo)...


Quindi diciamo pure che tutta questa operazione sembra più che altro un modo per ritardare l'inevitabile. In realtà le strategie per risollevare le sorti del IL GIORNALINO prima di arrivare a questo punto ci sarebbero anche state... Il problema è che avrebbero richiesto un approccio troppo progressista e disinvolto per gli standard "apostolici" de IL GIORNALINO... E anche l'introduzione di alcuni fumetti francesi di ultima generezione è stata compromessa dal taglio di un settimanale che, per forza di cose, non si poteva permettere di essere davvero in sintonia con i gusti e le esigenze dei bambini di oggi...

Senza contare che questi fumetti francesi, obbiettivamente freschi e divertenti, venivano soffocati da produzioni italiane con cui non avevano molto a che spartire...



Eppure, evidentemente, fino all'ultimo dalle parti delle Edizioni San Paolo hanno pensato che avrebbero potuto contare sul supporto del loro pubblico storico, e fino all'ultimo hanno sperato che -  con l'aiuto della divina provvidenza - avrebbero potuto risollevarsi...

E invece, a quanto pare, non è andata così.

E vedendo come sono i bambini di oggi era prevedibile. Non foss'altro perchè ora la loro realtà è fatta (anche) di iPad, internet e aule digitali... Tutte cose che nelle rubriche de IL GIORNALINO (e nei suoi fumetti) non trovavano posto, visto che sembrava rimasto fermo ai primi anni Novanta (mentre per stare al passo coi tempi, come minimo, avrebbe dovuto ospitare una rubrica di orientamento all'informatica per giovanissimi, e avrebbe dovuto avere un proprio canale youtube).

E questa è una cosa decisamente assurda, se si considera che si rivolge ad un pubblico fra i sei e gli undici anni... Un pubblico che, di conseguenza, si rinnova completamente ogni cinque anni circa...

E d'altra parte quello che è successo a IL GIORNALINO è la versione "concentrata" di quello che sta avvenendo nell'editoria a fumetti italiana in generale, anche se i tempi sono più dilatati perchè il ricambio completo dei lettori (che comunque coprono fasce d'età più ampie) è molto più lento.

Ad ogni modo se anche IL GIORNALINO, che pure è una diretta emanazione della Chiesa Cattolica, ha dimostrato che senza guardarsi attorno e puntando solo sul pubblico conservatore non si va da nessuna parte, vuol dire che il fumetto popolare italiano è ormai prossimo ad un bivio.

Da una parte un rinnovamento pressochè totale (dai contenuti al metodo di lavoro, passando per i collaboratori e gli autori), e dall'altro una lenta agonia.

Vorrei concludere il post di oggi con una piccola riflessione: il 2 aprile si è spento a Genova Gallieno Ferri, l'ideatore grafico di Zagor.

Era nato nel 1929, e dopo essersi diplomato geometra decise di coltivare comunque il suo sogno di disegnare fumetti. La sua prima storia venne pubblicata quando aveva solo vent'anni, dopo avere risposto ad un annuncio che aveva pubblicato su un quotidiano locale il giovane editore genovese (ma di origini calabresi) Giovanni De Leo, che all'epoca di anni ne aveva 25. Giovanni De Leo sceglieva le serie da produrre, o da tradurre, facendo una cosa che adesso sembra che nessuno faccia più, e cioè delle indagini di mercato (coi pochi mezzi a sua disposizione, ovviamente)... In poche parole dava al pubblico quello che voleva leggere, anche se questo voleva dire farglielo leggere di nascosto, indisponendo i benpensanti, le famiglie e il mondo adulto in generale... Al punto da finire in Tribunale. Infatti Giovanni De Leo, fu portato in Tribunale da un un fantomatico "Comitato per la Difesa del Fanciullo" (nato appositamente per salvare i giovani dalle letture diseducative) per aver osato tradurre in italiano alcuni fumetti francesi di... Robin Hood!

Durante il processo Giovanni De Leo proclamò sempre la sua innocenza, ma poi venne effettivamente condannato, nel novembre 1952, a tre mesi di carcere  per istigazione a delinquere a mezzo stampa (anche se presumo gli abbiano dato la condizionale). Maggiori informazioni le trovate QUI e nella biografia di Gallieno Ferri pubblicata da ComicOut.

A quel punto Giovanni De Leo smise di fare l'editore? Ovviamente no, ma fu costretto a correggere il tiro (e non pubblicò più Robin Hood), col tempo perse pubblico e finì nel dimenticatoio, anche se nel frattempo le sue idee si fecero largo e lanciò anche la carriera di quel Gallieno Ferri che - dopo aver lavorato molto per la Francia - nel 1960 avrebbe creato Zagor con Sergio Bonelli (allora ventottenne)...

Un Sergio Bonelli a cui il distributore aveva appena suggerito di realizzare un western per bambini (ricco di elementi e situazioni surreali, nonchè munito di una spalla comica per il protagonista), sul modello di quelli delle Edizioni Dardo (Capitan Miki, Grande Blek, ecc), che all'epoca vendevano molto più di Tex...

Casualmente Gallieno Ferri si presentò proprio in quel momento, e da allora ha continuato a realizzare le copertine (e le storie) di Zagor fin quasi al momento della sua dipartita, a 87 anni... E infatti anche il numero di Zagor in edicola questo mese (il 609) sfoggia una copertina realizzata da lui...

Quando Gallieno Ferri iniziò, però, non era poi così raro che gli editori lanciassero la carriera di autori molto giovani, e che magari gli concedessero un'intera serie già dal loro esordio, intuendo il loro potenziale e permettendogli così di esprimerlo e coltivarlo al meglio.

Benito Jacovitti, ad esempio, pubblicò le sue prime storie a 16 anni (nel 1939), mentre l'editore Pasquale Giurleo di Milano affidò i testi e i disegni di Trottolo (che poi si sarebbe evoluto nel Trottolino pubblicato dall'Editore Bianconi) a Franco Oneta (morto lo scorso gennaio): era il 1949 e Franco Oneta aveva solo 15 anni! Poi sarebbe diventato famoso soprattutto in Francia, dove portò al successo il tarzanide Zembla (creato nel 1963)...



Nel 1947 lo stesso Pasquale Giurleo aveva fatto esordire pure il venticinquenne Ferdinando Tacconi dandogli subito una serie tutta sua (Morgan il Pirata), anche se in quegli anni l'editore divenne famoso soprattutto per i sequestri giudiziari (questa volta per oltraggio al pudore) relativi al suo popolarissimo personaggio Pantera Bionda... Disegnato, fra gli altri, dall'allora ventenne Mario Cubbino, e pensato appositamente per soddisfare i primi pruriti dei ragazzini che vivevano alla fine degli anni Quaranta...
E infatti, prima dei problemi giudiziari, l'editore Pasquale Giurleo pubblicò, con la sua casa editrice A.R.C., anche le storie della bella avventuriera Miss Diavolo... E pare che sia lei che Pantera Bionda raggiungessero le 100.000 copie vendute ad ogni uscita (e considerando che erano fumetti venduti e comprati di straforo non era certo poco).

Ovviamente quando sequestri e ingiunzioni obbligarono la A.R.C. a chiudere Miss Diavolo e a rendere più pudica Pantera Bionda le vendite colarono a picco... E forse è stato anche per lo stress di tutta questa situazione che il povero Pasquale Giurleo passò a miglior vita nel 1952, a soli 47 anni...

Certo erano altri tempi,  i lettori erano meno esigenti e gli editori più incoscienti, ma è innegabile che allora la voglia di sperimentare e di osare fosse tanta, perlomeno fino a quando non partì la controffensiva dei moralisti, di cui giovanni De Leo e Pasquale Giurleo furono le prime vittime. Una controffensiva che si protrasse fino all'assoluzione di Diabolik nel 1969 (CLICCATE QUI), per poi avere una recrudescenza negli anni Novanta (CLICCATE QUI).

A questo punto qualche domanda nasce spontanea: quanto spazio, oggi, viene concesso alle idee davvero giovani, realizzate da giovani (o perlomeno da persone davvero "giovani dentro") che si rivolgono ai giovani, magari tenendo in debito conto gli anni e il contesto in cui viviamo?

Quanto vengono tenuti in considerazione i gusti del giovane pubblico italiano di oggi che, evidentemente, è molto cambiato rispetto al suo corrispettivo degli anni Sessanta che portò al successo Zagor?

Quanti editori italiani, oggi, hanno il coraggio e l'intuito di un Giovanni De Leo o di un Pasquale Giurleo (anche in considerazione del fatto che sarebbero maggiormente tutelati dal punto di vista legale)?

E se gli editori degli anni Quaranta avessero ragionato come quelli attuali, adesso ci ritroveremmo con un Gallieno Ferri da ricordare?

Chissà...

Alla prossima.

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ROBA DA MUSEO...

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Ciao a tutti, come va?

Siccome non circolano bollettini ufficiali sulle iniziative legate al fumetto LGBT, e siccome per trovare gli argomenti di cui parlare su questo blog devo darmi da fare in prima persona, può capitare che qualche volta io arrivi con un leggero ritardo... E così solo oggi sono qui a segnalarvi una bella iniziativa che è partita il 22 gennaio, ma che per fortuna durerà fino al 26 maggio.

Mi riferisco alla bella mostra SuperQueeroes allestita presso lo Schwules Museum di Berlino, di cui ho già parlato in passato: un Museo specializzato in esposizioni a tematica LGBT e che ha una mostra permanente dedicata alla storia dell'omosessualità.

Ne riparlo oggi perchè la mostra inaugurata a gennaio, come potete intuire, è dedicata al mondo dei fumetti LGBT, e in particolare ai fumetti che hanno dato una rappresentazione assertiva e/o positiva della condizione omosessuale. A quanto pare è la prima mostra di questo tipo che si tiene in Germania, e probabilmente in Europa, e i curatori Michael Bregel, Kevin Clarke, Natasha Gross, Hannes Hacke, Justin Hall, Markus Pfalzgraf e Mario Russo hanno cercato di spaziare un po' in tutte le latitudini...









E infatti c'è persino qualche fumetto italiano... Infatti nelle foto si intravedono almeno due edizioni di "IN ITALIA SONO TUTTI MASCHI" di Luca De Santis e Sara Colaone, e nell'elenco degli artisti esposti che è presente sul sito del Museo viene nominato anche Luca Enoch.

Considerando che, storicamente, i fumetti a tematica LGBT italiani hanno sempre avuto poca risonanza, che non hanno mai trovato posto nella saggistica straniera e che molto raramente si sono fatti conoscere oltre i confini nazionali, direi che è già qualcosa. Anche se penso sia abbastanza indicativo che in questa mostra abbiano trovato spazio giusto un romanzo grafico di otto anni fa e un autore che non contribuisce significativamente alla causa LGBT perlomeno da quando ha concluso Gea, nel 2007.

Ad ogni modo è bello notare che, nel periodo in cui verrà esposta la mostra SuperQueeroes non mancheranno i momenti di discussione e approfondimento (CLICCATE QUI), andando dai manga lesbici ai supereroi di colore, e passando per la presentazione di vari fumetti realizzati da autori locali... Come ad esempio la simpatica raccolta di (veri) coming out a fumetti di Martina Shradi (qualche editore italiano è interessato???).

Morale della favola: i Musei servono ancora, soprattutto se sono gestiti in un certo modo. Ovviamente non c'è scritto da nessuna parte che questa mostra, una volta conclusa, non possa essere esportata anche in Italia, e magari integrata con più materiale proveniente dal nostro paese... Magari rivolgendosi a qualcuno di competente in materia (Coff... Coff... Coff...) piuttosto che al primo signorino so-tutto-io-perchè-sono-militante-dai-tempi-di-tua-nonna-anche-se-sono-più-giovane-di-te, come è già successo in passato.

Se qualcuno avesse bisogno di me per progettare una mostra del genere, comunque, sa come contattarmi... O almeno dovrebbe saperlo se cerca "fumetti gay" su Google... Se poi per organizzare una mostra del genere non cerca nemmeno "fumetti gay" su Google allora forse è meglio che non mi chiami, così mi evito dei mal di testa  :-)

Alla prossima.

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IL ROSSO CHE PIACE...

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Ciao a tutti, come va?

Forse, se siete appassionati di fumetti, saprete anche voi che dalle parti della DC COMICS sono sul punto di mettere in atto l'ennesimo evento per rilanciare i loro personaggi e il loro universo narrativo... Che dovrebbe ritornare più simile a quello precedente all'ultimo evento di questo tipo (e cioè la saga flashpoint, che nel 2010 aveva creato un nuovo universo narrativo ufficiale, in cui Wonder Woman era la figlia di Zeus e in cui Bargirl non era mai stata menomata dal Joker).
Questo però non significa che tutto quello che di buono hanno portato gli ultimi anni verrà cancellato (Batgirl non tornerà paraplegica, ad esempio), anche se sicuramente ci saranno molte e inevitabili chiusure... Soprattutto per quel che riguarda le testate che non hanno venduto come sperato e/o che al momento sono ancora troppo lontane da un potenziale sfruttamento multimediale. E infatti alla DC Comics hanno deciso di concentrare le loro risorse e i loro autori su testate che sono (o saranno in futuro) maggiormente collegate alle produzioni cinematografiche e televisive.

E così la testata dedicata a Midnighter chiuderà a breve, e il suo apprezzatissimo scrittore gay dichiarato Steve Orlando andrà a scrivere la nuova serie dedicata a Supergirl... Ad ogni modo prima di andarsene ha deciso di riavvicinare Midnighter al suo storico ragazzo Apollo, e in un'intervista a Newsrama (CLICCATE QUI) si dice molto ottimista riguardo alla possibilità che il personaggio possa essere valorizzato in futuro.

Il problema è che Midnighter parte svantaggiato non tanto per il fatto che è gay, quanto per il fatto che a suo tempo naque per essere una versione alternativa di Batman che si muoveva in una realtà parallela (quella dell'etichetta Wildstorm). Ora che le realtà sono unificate e che Midnighter si muove nello stesso universo di Batman, peraltro interagendo spesso con Dick Grayson (che era stato il primo Robin), è diventato un personaggio che ha un nonsochè di superfluo e "già visto", che fa fatica a trovare la sua dimensione e la giusta empatia col pubblico. E questo, se non altro, dimostra che non è l'orientamento sessuale di un supereroe a fare la differenza, e che anche gli autori più bravi non possono fare miracoli se l'idea di base è poco solida... E d'altra parte un personaggio come Midnighter difficilmente potrebbe avere molto spazio, o magari un lancio multimediale, visto che entrerebbe in competizione proprio con Batman e i due personaggi hanno una caratterizzazione davvero troppo simile...

In ogni caso, a riprova del fatto che Midnighter non è un personaggio particolarmente originale, può essere indicativo il fatto che - nonostante sia stato il primo supereroe gay ad avere una testata tutta usa - la scrsa settimana, nella categoria "fumetti" dei premi GLAAD, è stato premiato il surreale Lumberjanes (che presto dovrebbe avere una propria serie TV dal vivo)... Anche se ovviamente in Italia non ne ha parlato nessuno, a parte l'editore italiano della serie (che è la Bao)...

Siamo molto fieri di Lumberjanes, ancora più adesso che ha vinto il GLAAD Media Award 2016 per il miglior fumetto. Il...
Pubblicato da BAO Publishing su Lunedì 4 aprile 2016
Comunque è bene precisare che, anche se per il momento Midnighter chiuderà, questo non significa che alla DC Comics abbiano intenzione di rivedere la loro politica di apertura alle tematiche LGBT, tant'è che pochi mesi fa nella linea Vertigo ha debuttato una nuova serie con un protagonista dalla sessualità molto libera, e cioè RED THORN, ideato da David Baille...

In estrema sintesi è la storia di una ragazza di Glascow, di nome Isla, che accidentalmente libera dalla sua prigione millenaria un giovane semidio dell'antica Scozia...

Facendo riemergere dall'oblio anche tutta una serie di creature, più o meno minacciose, appartenenti al folklore locale...

La cosa interessante è che il semidio in questione, che dà il titolo alla serie, non si fa grandi problemi a gratificare i suoi nuovi ammiratori fra gli umani, e così può anche capitare che Isla lo colga mentre si riposa dopo una simpatica orgia bisessuale...

Siccome non mi piace sparare sulla crocerossa non mi dilungherò sui paragoni con un certo fumetto italiano, anch'esso ambientato nel Regno Unito, in cui però si è ritenuto troppo trasgressivo mostrare a letto un uomo con (solo) due partner di sesso diverso, e magicamente li si è fatti diventare entrambi di sesso femminile (CLICCATE QUI).

Paese che vai, Regno Unito che trovi...

Nel frattempo, per stare in tema di bei ragazzi con i capelli rossi, volevo segnalarvi che hanno iniziato a circolare le prime immagini di K.J. Apa nei panni di Archie, dall'episodio pilota della serie RIVERDALE...



E a quanto pare l'attore è abbastanza somigliante alla NUOVA versione di Archie che si vede nei fumetti, che è stata adeguata ai gusti e al senso estetico del pubblico giovane di oggi...

Ovviamente è ancora presto per esprimere un giudizio, ma penso che sia abbastanza evidente che avere un produttore e uno sceneggiatore gay dichiarati abbia avuto una certa (e positiva) influenza nella scelta del cast.

E per chiudere in bellezza questa parata di personaggi dai capelli rossi, più o meno tinti, volevo segnalarvi anche che dalle parti della nuova serie a fumetti di JEM continuano ad arrivare sorprese e spunti interessanti... Infatti, in questa riscrittura di una delle icone animate più amate dal pubblico LGBT, può succedere che Pizzazz, la leader delle Misfits, abbia avuto un incidente d'auto... E che sia stata temporaneamente sostituita da Leah Dwyer, meglio nota come Blaze... Che ha fatto coming out come transgender nel numero 12 della serie...



Così ora Pizzazz è stata temporaneamente sostituita da una cantante transessuale, che peraltro è stata ideata appositamente per questa serie... Niente male davvero per una serie su cui nessuno, all'inizio, puntava granchè...

Infatti questa produzione della IDW si sta rivelando molto più di un semplice revival per nostalgici, inserendo una quantità di elementi originali in un clima di aggiornamento generale che non tradisce lo spirito della serie animata degli anni Ottanta. E infatti la serie a fumetti continua ad andare avanti senza problemi nonostante il pessimo esito dell'inqualificabile film dal vivo di dell'anno scorso, dal quale - per fortuna - ha sempre preso le distanze.

Morale della favola: fra chiusure, aperture e spunti inediti non si può certo dire che al mondo del fumetto popolare americano manchi la voglia di rimettersi continuamente in gioco, e di tenere in debita considerazione gli stimoli che arrivano dal mondo reale.

Se il mondo del fumetto popolare italiano prendesse appunti non sarebbe male.

Alla prossima.

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PENE E SPERANZE...

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Ciao a tutti, come va?

Anche questo lunedì il mio proposito era di NON tornare a parlare di certe situazioni, ma a quanto pare il destino ha voluto altrimenti.

Come forse saprete da alcuni mesi ho cominciato a collaborare con la rivista Fumo di China, anche inviando delle recensioni che - ovviamente - sono in linea con quello che penso. E infatti da poco ne è stata pubblicata una che è l'estremo riassunto del mio post a proposito di ATTO D'ACCUSA, fumetto pubblicato nella collana LE STORIE della Bonelli qualche mese fa (CLICCATE QUI).

Siccome il mio blog non è granchè noto al mondo dei professionisti del fumetto, ma Fumo di China sì, la mia critica esplicità alle censure grafiche in quella storia (relative agli attributi maschili), sembra avere colpito il disegnatore dell'albo in questione, e cioè Giuliano Piccininno, che gli ha dedicato una vignetta sulla sua pagina facebook... In cui fa una simpatica caricatura di sè stesso alle prese con lo sceneggiatore di ATTO D'ACCUSA, che sembra non capire bene a cosa si riferisse la mia critica...
Questa vignetta, ovviamente, ha innescato una serie di commenti a tema, abbastanza ironici visto che l'argomento si prestava molto, ma alla fine della discussione Giulianno Piccininno precisa che si riferisce a una recensione di Fumo di China fatta da un anonimo recensore (e cioè io). A quel punto interviene Francesco Artibani - noto collaboratore di Topolino - che gli manda il link al post su ATTO D'ACCUSA che è comparso in questo blog, e a quel punto Giuliano Piccininno ammette che ho ragione e che le indicazioni di non disegnare maschi con gli attributi gli sono arrivate dall'alto... Anche perchè prima ha precisato che lui fa quello che gli dicono di fare, e che problemi a disegnare maschi muniti di pene non ne ha (buono a sapersi)... Tutta la discussione su facebook la potete leggere qui sotto.



Recensioni.
Pubblicato da Giuliano LD Piccininno su Martedì 29 marzo 2016
Piccola curiosità: in realtà non ho parlato di questa discussione prima perchè non riuscivo a capire bene alcuni passaggi. Ci ho impiegato un po' per realizzare che mi sfuggiva qualcosa perchè non riuscivo a leggere l'intervento di qualcuno (e cioè di Francesco Artibani) che evidentemente doveva avermi bloccato su facebook (anche se non mi pare di averci mai avuto a che fare)... Poi - ironia della sorte - sono riuscito a ricostruire lo scambio di commenti facendo leggere la discussione ad una mia amica (foto sotto) che qualche giorno fa ha rinnovato l'abbonamento a Topolino per il suo figlioletto, che ha appena compiuto sei anni...

Detto ciò è comunque interessante notare come, perlomeno nel caso di ATTO D'ACCUSA, il disegnatore abbia ammesso che se ha disegnato quella storia in un certo modo, piuttosto che in un altro, la responsabilità non è stata sua, ma dello sceneggiatore. Che probabilmente, a sua volta, ha (anche) risposto a delle direttive editoriali che stanno più a monte e che - a quanto pare - sono abbastanza chiare.

E lo dico anche perchè, proprio in questi giorni, un altro disegnatore che collabora con Bonelli, e cioè il bravo Giancarlo Olivares, ha pubblicato sulla sua pagina facebook una bella illustrazione di Nathan Never nella Firenze del futuro (che probabilmente è destinata a diventare una stampa ufficiale da proporre in qualche evento fumettistico)... E guardacaso l'illustrazione raffigura Nathan Never che contempla un ologramma del David di Michelangelo... A cui sono stati oscurati i genitali...
E ingrandendo bene l'immagine si vede chiaramente che non si tratta di un bollino applicato per facebook, ma di un nero passato con una pennellata di china. Quindi se ne deduce che, per gli standard della casa editrice, anche i nudi artistici di Michelangelo sono da considerarsi eccessivi e provocatori...

Piccolo appunto: l'ultima volta che dei nudi di Michelangelo sono stati censurati in questo modo, che io sappia, è stato nel 2012, durante un servizio televisivo dedicato ad una mostra sul Rinascimento italiano che si è tenuta a Pechino... Realizzato da un'emittente della Repubblica Popolare Cinese...

Ognuno tragga le conclusioni che ritiene più opportune, perchè se dovessi cominciare a parlare io non penso che scriverei un saggio...

Ad ogni modo del fatto che l'editore avesse un rapporto infelice con i nudi maschili, anche solo suggeriti, ho avuto conferma quando Gianfranco Manfredi ha ammesso che nel primo numero di ADAM WILD le tavole in cui il protagonista si presentava senza vestiti erano state ritoccate dopo un intervento dall'alto (CLICCATE QUI e poi QUI). Certo: mostrare la nudità maschile non può essere considerato un passaporto per il successo, ma a quanto pare nasconderla a tutti i costi non sembra nemmeno garantire il supporto di un ampio pubblico... Altrimenti la serie LE STORIE non venderebbe così poco e ADAM WILD non avrebbe dovuto chiudere dopo essere sceso (ampiamente) sotto le 20.000 copie al mese...

E anche in questo caso ognuno può trarre tutte le sue conclusioni, soprattutto considerando che lo scopo di tutte queste censure - in teoria - sarebbe proprio quello di conquistare più lettori possibili.

Sia come sia, anche se sarebbe bello approfondire il discorso e cercare ci capire che cosa si intende per "lettore di fumetti" nell'Italia di oggi, mi riservo di dilungarmi sull'argomento un'altra volta e vorrei chiudere il post di oggi con una nota di speranza che dimostra come - nonostante tutto - qualcosa stia cambiando anche nel mondo del fumetto italiano...

Finora l'unica casa editrice che ha investito sulla promozione del fumetto a tematica LGBT prodotto in Italia è stata la Renbooks, con tanto di iniziative promozionali, mostre e tutto il resto. In questi giorni, però, non ho potuto fare a meno di notare che all'orizzonte si è levato un altro timido raggio di sole. Infatti la casa editrice Shockdom (che tra le altre cose ha lanciato in edicola il fenomeno Sio) ha deciso di pubblicare una raccolta delle strisce di Supergay, un personaggio satirico nato online e di cui ho parlato qualche tempo fa anche io (CLICCATE QUI).

Dato che il suddetto personaggio nasce per prendere di mira omofobi, bigotti e quant'altro, è quanto di più simile a un fumetto "militante" si sia visto in Italia da decenni... E il fatto che proprio la Shockdom abbia deciso di proporre una raccolta delle sue vignette per le fumetterie mi sembra un segnale molto interessante...

La cosa più interessante, però, è che Shockdom ha deciso di promuoverlo allo stesso modo di tutte le altre sue proposte, e quindi anche attraverso una campagna pubblicitaria sul sito comicus.it... Dove, lo ammetto, mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere la pubblicità di un fumetto che si intitola Supergay sullo sfondo...

C'è da dire che Shockdom NON è una casa editrice italiana nel senso tradizionale del termine. Nel senso è stata fondata da alcuni nerd (nel senso buono del termine) che volevano puntare su nuovi autori, formati digitali e una maggiore interazione col web nel suo insieme. Quindi, fondamentalmente, questa casa editrice ha un'impostazione rivolta tutta al futuro e alle tendenze giovanili... E infatti sta ottenendo dei riscontri sempre più interessanti proprio presso quel pubblico che abitualmente non legge fumetti italiani "tradizionali".

Quindi, se ha deciso di puntare anche su Supergay, vuol dire che ha preso atto del fatto che certi temi sono diventati di interesse generale, che possono avere un pubblico potenziale molto ampio e che vale la pena di fargli pubblicità su comicus.it... Strafregandosene del fatto che qualche bigotto potrebbe pensare che Shockdom è diventata una casa editrice troppo gay friendly. Anche perchè, probabilmente, alla Shockdom hanno preso atto che il nuovo pubblico italiano è molto più aperto e bendisposto riguardo a tutta la questione LGBT rispetto a quello vecchio, e a loro quello vecchio interessa molto relativamente.

Quindi, a quanto pare, la situazione attuale inizia a delinearsi in maniera sempre più netta: da una parte chi si arrocca sulle sue posizioni storiche, anche a costo di rasentare il ridicolo, e dall'altra chi inizia a guardare al futuro senza troppi pregiudizi e magari cercando di inquadrare la situazione nel suo insieme.

Ovviamente sarà molto interessante vedere la piega che prenderanno gli eventi nei prossimi anni, anche se ho come la sensazione che i primi segnali di ciò che si vedrà siano già nell'aria...

Alla prossima.

ULTIM'ORA. 
Manco a farlo apposta proprio ieri, alla fiera di Romics, lo stand di Shockdom è stato preso di mira da alcuni militanti di estrema destra, che volevano vendicarsi per la pubblicazione di un fumetto di satira antifascista... E a farne le spese sono state anche le pile di fumetti di Supergay... Come potete vedere dal video seguente (che si sono pure premurati di girare)...



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ULTIMI GIORNI!

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Ciao a tutti, come va?

A beneficio di quanti non vogliono lasciarsi sfuggire le pubblicazioni a tematica gay prodotte dal tramite crowfounding, ma magari non hanno tempo e modo di seguire questa nicchia di mercato, volevo ricordare che oggi è l'ultimo giorno per prenotare la raccolta cartonata della prima miniserie dedicata alla versione LGBT della Justice League, e cioè THE PRIDE...
Potete ancora prenotare la vostra copia sulla pagina di kickstarter che trovate CLICCANDO QUI. Qui sotto, invece, vi faccio vedere il simpatico ideatore del progetto, Joe Glass, che illustra la sua proposta. Considerando che a questa miniserie hanno collaborato vari disegnatori di un certo livello, se siete appassionati di supereroi potreste farci un pensierino...

Nel frattempo avete circa due settimane di tempo per prenotare la vostra copia di BURL & FUR, l'antologia di illustrazioni a tema bear nata dalal collaborazione di una quarantina di artisti che amano questo tipo di soggetto, e sparsi un po' per il mondo... E fra i quali, vi ricordo, c'è anche il nostro Jacopo "Dronio" Camagni...

La pagina di Kickstarter per ordinare la trovate CLICCANDO QUI, anche in questo caso  si tratta di artisti che hanno un loro perchè...
E per gli estimatori di Jacopo Camagni segnalo che il bel catalogo realizzato da Renbooks in occasione della sua mostra realizzata recentemente a Bologna tornerà disponibile su amazon il 20 aprile... Quindi se volete acquistarlo fatelo CLICCANDO QUI o sull'immagine che vedete qui sotto... Così oltre a fare felice Jacopo Camagni (che, vi ricordo, lavora anche per la MARVEL e a quanto ne so è l'unico disegnatore italiano gay dichiarato a farlo) e la Renbooks finanzierete questo blog senza spendere un centesimo in più...
http://www.amazon.it/dp/8899744009/ref=as_sl_pc_tf_lc?tag=wallyrainbows-21&camp=3458&creative=23838&linkCode=as1&creativeASIN=8899744009&adid=1B0RKZA7SF3RKK8A1JEQ&&ref-refURL=http%3A%2F%2Flightelf.blogspot.it%2F

Per gli amanti del fumetto underground, invece, segnalo che i fumetti punk omoerotici di Justin Hall & Dave Davenport - che sono stati raccolti in un'antologia finanziata proprio tramite crowfounding - sono ancora acquistabili presso il sito della Northwest Press (CLICCATE QUI)...

Che dire? Anche solo da questo breve assaggio si può intuire che le possibilità offerte da internet iniziano ad avere un peso sempre più importante per la realizzazione di progetti fumettistici mirati, e in particolare per quel che riguarda delle nicchie di mercato che non hanno circuiti distributivi particolarmente estesi. E questo vale in particolare per le autoproduzioni, per i piccoli editori e per tutti quanti non vogliono correre il rischio di andare in perdita con investimenti potenzialmente rischiosi.

E tutto ciò, applicato ai fumetti LGBT, diventa una risorsa preziosa, che sta aprendo le porte a tutta una serie di possibilità che fino a qualche anno fa erano impensabili.

E ovviamente siamo solo all'inizio.

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RITORNI E DETTAGLI...

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Ciao a tutti come va?

Oggi volevo gisto segnalarvi che è ormai in dirittura d'arrivo la nuova serie che la Archie Comics vuole dedicare al suo primo personaggio gay dichiarato Kevin Keller, ad opera del suo creatore Dan Parent e dell'inchiostratore J.Bone... Una serie che però avrà una collocazione cronologica diversa rispetto alle (nuove) serie regolari della Archie: infatti in questa sede Kevin Keller avrà una ventina d'anni e si sarà trasferito da Riverdale a New York... Con tutto il ventaglio di possibilità narrative che questa situazione comporterà...

Premesso che, a giudicare dai nuovi disegni preparatori che stanno circolando, il personaggio si ritroverà in un contesto molto più gay rispetto a quello in cui si muoveva la sua controparte adolescenziale (e sicuralmente in un contesto più "libero" rispetto alle storie ambientate in un ipotetico futuro in cui si sarebbe sposato), quello che colpisce è che per questa nuova versione del personaggio si sia tenuto in debito conto quali sono gli ideali estetici che tengono banco fra gli omosessuali di oggi... Tant'è che qualcuno ha fatto notare come questo nuovo Kevin Keller abbia persino una vaga somiglianza con il popolare porn performer Colby Keller...


Sarà un caso? Chissà... Quel che è certo è che da una recente intervista su Advocate (CLICCATE QUI), si sa che che questa nuova serie (anche se pare che per cominciare sarà una miniserie), debuttaerà ESCLUSIVAMENTE in formato digitale... Probabilmente per testare una nicchia di mercato inesplorata ammortizzando i rischi, per raggiungere un pubblico ampio e internazionale e, soprattutto, per valutare adeguatamente le mosse successive... Sia dal punto di vista della serie che dal punto di vista del mercato digitale.

Una scelta sicuramente molto interessante, e molto moderna. E tra l'altro, grazie all'intervista di cui sopra, si scopre anche che Dan Parent (foto sotto) non si definisce propriamenete eterosessuale, ma con un orientamento sessuale fluido... Che è una parola che si presta a varie interpretazioni, ma che - se non altro -  dimostra che l'ideatore di questa serie ha una certa famigliarità anche con una serie di concetti che fanno parte dell'approccio contemporaneo alla sessualità...  E questo fa ben sperare per il futuro di questa serie.

La prima miniserie dovrebbe essere disponibile a partire da giugno, e dovrebbe essere composta da quattro numeri... Dopodichè, ovviamente, ogni possibilità è aperta... E qualcosa mi dice che potremmo avere anche delel sorprese interessanti. Soprattutto se la Archie Comics farà da apripista ufficiale per i grandi editori che vorranno raggiungere la nicchia di mercato gay tramite i fumetti digitali e le nuove tecnologie.

Sia come sia direi che la cura per i dettagli e l'occhio di riguardo per i gusti del pubblico gay contemporaneo è degno di nota... Anche se rientra in un clima di più generale adeguamento del fumetto americano nei confronti dei nuovi gusti del grande pubblico... Quello che trova verosimile un personaggio gay dichiarato con un look lumbersexual (sapete tutti cosa vuol dire, vero?), e che magari non accetterebbe mai che un supereroe trascurasse il suo intimo... Magari andando in giro con delle mutande da poco...

E infatti Mikel Janin, che si sta occupando dei disegni del nuovo rilancio di Batman, ha condiviso da poco degli schizzi in cui è visibile l’intimo di Bruce Wayne... Un intimo molto curato nei dettagli (prego notare il pipistrello stilizzato) , decisamente sexy e sicuramente appropriato al personaggio...

E d'altra parte questo disegnatore ultimamente era diventato molto popolare per la sua interpretazione di Dick Grayson nell'omonima serie, quella ricca di inquadrature sexy e situazioni ammiccanti (di cui ho già parlato QUI e QUI)...

Anche questo è tutto un caso? Secondo me no... Anche perchè alla DC COMICS non sono esattamente sprovveduti e sanno che giovare sul sex appeal maschile è una cosa importante che richiede degli autori adeguati... E comunque nel recente film Batman V Superman tutto si può dire, ma non che abbia mancato di inserire delle scene shirtless molto sexy con i due protagonisti principali, e anche questa è stata sicuramente una scelta studiata per rendere il film più in linea con le aspettative e i gusti del pubbico di oggi, che evidentemente - a prescindere dalla questione gay - ha una visione del corpo maschile (e del suo potenziale erotico) che è completamente diversa rispetto a quella che se ne aveva qualche anno fa... Quando, ad esempio, le scene shirtless nelle produzioni supereroistiche comparivano col contagocce, e magari venivano giustificate da qualche momento in  compagnia del sesso debole...

Altri tempi, insomma (e per fortuna).

O meglio: altri tempi per chi si guarda attorno e prende coscienza dei tempi che cambiano.

Per gli altri i tempi non sono cambiati, con tutto quello che ne consegue.

Alla prossima.

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QUANDO CADE LA SCURE...

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Ciao a tutti, come va?

Nel mio ultimo post segnalavo come la Archie Comics, che negli USA è un po' un'istituzione, abbia deciso di puntare al mercato digitale per lanciare la miniserie dedicata al "nuovo" Kevin Keller, che esplorerà la sua vita di gay ventenne nella New York di oggi (CLICCATE QUI).

La Archie Comics è nata nel 1939 come MLJ Magazines, e dopo il grande successo dei suoi fumetti umoristici per adolescenti ha cambiato il suo nome in Archie Comics, nel 1946. Da allora ha continuato a sfornare personaggi molto iconici, concentrandosi sempre di più sulla fascia di pubblico adolescenziale e preadolescenziale. Questo, ovviamente, ha richiesto che i suoi personaggi si adeguassero periodicamente alle mode, ai contesti e alle situazioni che coinvolgevano i loro coetanei nel mondo reale, anche perchè in caso contrario il ricambio generazionale si sarebbe bloccato e l'editore non sarebbe andato avanti per oltre settant'anni... E sicuramente adesso non starebbe ispirando un teen drama televisivo di ultima generazione, presto in onda per il canale CW (quello di FLASH e ARROW)...
Tutto questo per dire che, per avere un successo duraturo nel mondo dell'editoria a fumetti, è molto importante avere le idee chiare. Nel senso che è importante individuare un pubblico di riferimento e capire quali sono le dinamiche che possono portare a rinnovarlo ciclicamente... Altrimenti si rischia di conquistare una platea - magari anche ampia - senza riuscire a rinnovarla, finendo poi per morire con essa...

In Italia questo fenomeno si è verificato abbastanza spesso. Ad esempio è avvenuto con i pur popolarissimi fumetti dell'Editoriale Dardo, che erano perfettamente in sintonia con i gusti dei bambini e dei ragazzini degli anni Cinquanta, ma che nel tempo non seppero stimolare un ricambio generazionale del proprio pubblico. Il Grande Blek, ad esempio, debuttò nel 1953 e andò avanti fino al 1967: a quel punto i gusti del suo giovane pubblico iniziarono a cambiare e il suo stile cominciò a risultare anacronistico, ma invece di rinnovarne l'impianto narrativo si pensò di sospendere la produzione di storie nuove per rientrare coi costi (e per non rinnovare il contratto con gli ideatori originali) e di proseguire con delle ristampe. Lo stesso accadde con Capitan Miki (1951-1967), e con Akim dell'editore Tomasina (1950-1967)...

Ed è curioso notare come la "crisi" della fine degli anni Sessanta colpì anche serie che erano comparse dopo gli anni Cinquanta, ma che si rifacevano allo stile bonario e ingenuo di quel periodo, come ad esempio Kolosso (1962-1966)...

Tutte serie che inzialmente vendevano centinaia di migliaia di copie a numero, ma che nel giro di una dozzina d'anni non riuscirono più ad avere il pubblico necessario per garantire una produzione inedita, perchè si rivolgevano ad una fascia di pubblico che nel giro di dodici anni si era completamente rinnovata... Anche perchè i ragazzini della fine degli anni Sessanta, è risaputo, preferivano letture meno leggere e più trasgressive, tant'è che anche nella biografia di Angela e Luciana Giussani ("Le Regine del Terrore" - Edizioni BD) si racconta che, alla fine degli anni Sessanta, si presentavano spesso sulla porta della loro redazione dei lettori giovanissimi che chiedevano quando sarebbe stata pubblicata una nuova storia di Diabolik...

Un po' di anni prima, in effetti, anche negli USA si iniziava a porre lo stesso problema a livello di ricambio generazionale, e infatti per stare a galla la DC rinnovò il suo universo supereroistico a partire dalla fine degli anni Cinquanta, mentre nei primi anni Sessanta Stan Lee iniziò a ripensare completamente il concetto stesso di supereroe, a partire da Fantastic Four 1, del 1961...

E questi periodici rilanci per adeguare i vecchi personaggi, e i vecchi generi, ai gusti del nuovo pubblico sono ormai diventati una tradizione del fumetto popolare americano.

D'altra parte il ragionamento ha una sua logica: se un editore realizza fumetti che puntano ad avere un certo appeal su una fascia d'età precisa prima o poi deve fare i conti col tempo che passa. E a quel punto si trova davanti a un bivio: o si adegua ai gusti delle nuove generazioni o prova a seguire gli ex-giovanissimi mentre crescono, continuando a prenderli come punto di riferimento. Ovviamente c'è anche una terza soluzione, e cioè provare a realizzare qualcosa che sia un compromesso fra i gusti dei nuovi lettori e i gusti di quelli vecchi, ma pù passa il tempo e più questa strada diventa impraticabile... Anche perchè, come è giusto che sia, i gusti e le prospettive di un dodicenne di oggi non sono paragonabili a quelle di un dodicenne di trenta, quaranta o cinquant'anni fa.

E questo lungo prambolo mi porta al vero argomento di cui volevo parlarvi oggi, e cioè la notizia che la Bonelli - dopo aver reso disponibili in versione digitale i primi numeri di Mister No - ha deciso di rendere disponibili anche i primi numeri di Zagor (sulle piattaforme di Amazon a iTunes Store, Google Play e Kobo Books), che sono disponibili sia in bianco e nero che a colori... A breve distanza dalla morte del suo suo ideatore grafico Gallieno Ferri...

Sorvolando sul fatto che questo tempismo è un po' inquietante, e che magari sarebbe stato il caso di aspettare un po' per evitare che qualcuno potesse pensare che il lancio digitale di Zagor sia arrivato solo per sfruttare la notizia del trapasso del suo creatore, non ho potuto fare a meno di notare due cose.

La prima è che ancora una volta un editore italiano molto importante preferisce utilizzare un supporto nuovo per proporre qualcosa di vecchio (le prime storie di Zagor risalgono al 1961), e la seconda è che in questo modo il suddetto editore rischia di compromettersi fin da subito presso il pubblico potenziale che potrebbe non conoscere ancora le sue produzioni. Nel senso che se, per ipotesi, un giovane di oggi che non ha mai letto un albo Bonelli ed è molto a suo agio con le letture digitali, volesse provare ad avvicinarsi all'editore tramite queste storie di Zagor (anche per via del costo molto basso), avrebbe per le mani qualcosa che era stato concepito per i ragazzini del 1961, e nella migliore delle ipotesi troverebbe quelle storie alquanto astruse...

Anche perchè sarebbero molto lontane dal suo concetto di entertainment per ragazzi. Così, con il biglietto da visita rappresentato da queste prime storie di Zagor, il suddetto giovane potrebbe pensare che i fumetti di questo editore non fanno per lui, mettendoci una pietra sopra. E infatti, se leggete le recensioni ai fumetti digitali di Zagor già comparse su Amazon, vedrete che sono tutte opera di lettori molto stagionati, che lo leggevano quando erano piccoli (CLICCATE QUI e QUI)... E che si lamentano comunque del fatto che questi fumetti non sono ottimizzati per il formato digitale...

La sensazione, quindi, è che si sia voluta sperimentare la strada del mercato digitale senza volerlo prendere troppo seriamente, e senza considerare le sue dinamiche... E alla fine non escluderei che nel lungo periodo questa strategia, portata avanti in questo modo, possa portare più danni che benefici.

Staremo a vedere.

Ad ogni modo il caso di Zagor è un po' la prova di come la sua casa editrice NON punta più di tanto a rinnovare il pubblico delle sue serie più longeve, e di come adesso i nodi stiano iniziando a venire al pettine. Zagor naque nel 1961 per essere una serie "giovane", in grado di attirare lo stesso pubblico che in quel periodo seguiva Il Grande Blek, Capitan Miki e Akim (e infatti riprese molti elementi da queste serie, come l'uso di una spalla ridicola e la tendenza alle ambientazioni semifantastiche).

Quando le serie a cui Zagor si ispirava iniziarono a perdere lettori l'editore non pensò di avvicinarsi ai giovani degli anni Settanta, ma decise di allineare il prodotto ai gusti del suo pubblico storico che stava iniziando a crescere, e così lo rese più realistico e serio... Anche se poi, a quanto pare, si fece prendere un po' troppo la mano (e a dirlo è anche Sauro Pennacchioli, che potete leggere CLICCANDO QUI), con alcune conseguenze che lì per lì vennero sottovalutate.

Infatti Zagor era un incrocio fra un tarzanide e un personaggio western, ma aveva fatto colpo perchè fondamentalmente era uno pseudo supereroe che spesso aveva a che fare con temi, situazioni e avversari "supereroistici". Tuttavia l'ambientazione western lo vincolava molto e quando in Italia arrivarono i supereroi veri, quelli della MARVEL, il ricambio generazionale dei suoi lettori iniziò a rallentare sul serio. Infatti è molto realistico ipotizzare che la maggior parte del pubblico che segue Zagor, oggi, sia composta dagli ex bambini che hanno avuto 8-12 anni fra il 1961 e il 1975 (anno in cui gli albi MARVEL pubblicati dall'Editoriale Corno raggiunsero il picco di popolarità, accaparrandosi molti dei potenziali lettori di Zagor).

Quindi parliamo di persone nate soprattutto fra il 1949 e il 1967, e cioè un pubblico che oggi rientra prevalentemente nella fascia d'età compresa fra i 49 e i 67 anni, anche perchè dopo i fumetti MARVEL arrivarono le serie animate giapponesi e i gusti del pubblico più giovane cambiarono definitivamente... Nell'indifferenza generale degli editori italiani storici, che probabilmente pensavano che sarebbe stata una moda passeggera, e che non valeva la pena di rivedere le proprie posizioni.

Fatto sta che, col passare del tempo, Zagor ha continuato ad essere in linea con le aspettative del suo pubbico storico, tant'è che le copertine di Gallieno Ferri (qui sotto in una foto recente) sono rimaste una costante... Anche se era evidente che l'artista, per quanto bravo, col passare del tempo era sempre più lontano dai canoni estetici e grafici delle nuove generazioni... E d'altra parte, se nel resto del mondo le copertine dei fumetti che puntano ai giovani non vengono affidate a disegnatori che hanno più di ottant'anni, un motivo deve pur esserci.

Il problema, però, è che se si punta solo su un pubblico storico che non si rinnova, prima o poi la natura fa il suo corso e inizia ad avere un certo peso... Consultando i dati resi disponibili dal sito comicus (CLICCATE QUI), e che per Zagor coprono il periodo che va dal 2004 al 2014, vediamo che c'è stato un calo di 14.000 lettori in dieci anni. Ben poca cosa rispetto al tracollo di alcune serie più recenti, ma facendo i dovuti calcoli e le dovute proporzioni si scopre che in percentuale si è trattato di un calo che  - in particolare negli ultimi anni - si è allineato a quello di TEX (che comunque ha sempre venduto molto più di Zagor). Quindi se ne deduce che TEX e Zagor hanno dei lettori con diverse caratteristiche in comune, e che probabilmente - ora che i lettori più anziani di TEX stanno passando a miglior vita - si sovrappongono sempre di più dal punto di vista anagrafico.

E d'altra parte che la situazione fosse questa lo si intuiva anche dal documentario NOI, ZAGOR del 2010, incentrato sugli autori e i fans del personaggio. Un documentario che alla fine è stato (anche) una parata di signori variamente attempati e molto orgogliosi di portare avanti una passione che coltivano fin da ragazzini...
Nei paesi stranieri in cui Zagor viene pubblicato con più successo, come Tuchia (qui sotto ne vedete alcuni fans di Istambul che incontrano gli autori), Serbia e Croazia, l'età media del pubblico è leggermente più bassa, ma questo dipende da un contesto socio culturale in cui - per varie ragioni - i gusti delle nuove generazioni si sono evoluti con più lentezza e in maniera meno "liberale" rispetto a quelli dei loro colleghi italiani.

Da notare che in Turchia il personaggio di cui stiamo parlando era così famoso che gli sono stati addirittura dedicati due film "apocrifi" nel 1971... Due film in cui la foresta nordamericana in cui si muove Zagor si era magicamente trasferita nella selva turca...


Però, come dicevo prima, la Turchia non è l'Italia, e men che meno si può paragonare a contesti più dinamici e fumettisticamente attivi di quello italiano.

E infatti pare proprio che l'edizione americana di Zagor proposta dalla Epicenter Comics - che, vi ricordo, è portata avanti da alcuni fans croati della Bonelli trapiantati negli USA - non riesca a fare breccia presso il grande pubblico locale... Anche perchè, se l'impostazione del personaggio risulta ostica per i giovani lettori italiani, probabilmente risulta pressochè incomprensibile per i loro coetanei americani, nonchè per il pubblico dei nerd più grandicelli, che da quelle parti si sono abituati a tutt'altro tipo di letture e a tutt'altro concetto di "avventura"... Quindi, per essere realisti, una proposta del genere può interessare giusto ai fumettofili americani più incalliti e a qualche immigrato europeo che ha nostalgia di casa... 

Quando c'è stato il funerale di Gallieno Ferri era presente una piccola rappresentanza di lettori e colleghi... E gli è stato anche concesso di venire sepolto assieme ad una riproduzione della scure di Zagor, cosa che sicuramente avrebbe apprezzato...



Quello che forse avrebbe apprezzato meno è il fatto che sui forum di discussione dedicati a Zagor si è subito scatenato il toto autore (CLICCATE QUI), e che molti lettori di Zagor sono stati i primi a dire che gli piacerebbero delle copertine realizzate da disegnatori più "innovativi" di Gallieno Ferri... Anche se sono praticamente certi che la casa editrice non oserà mai attuare un cambiamento radicale, e sceglierà un sostituto in grado di non far percepire troppo la mancanza del copertinista storico della serie...

Una situazione molto curiosa senza dubbio, che mette ancora più in luce le tante contraddizioni del fumetto popolare italiano, che sembra fare sempre più fatica a rapportarsi con quello che dovrebbe essere il suo pubblico... Anche quello più affezionato, su cui in teoria vorrebbe puntare.

Da due anni non circolano dati ufficiali sulle vendite di Zagor, ma se il trend che c'è stato fino al 2014 si è mantenuto stabile ora dovrebbe vendere sulle 30.000 copie al mese. Sicuramente si tratterebbe di un dato ancora incoraggiante, ma se il calo degli ultimi anni si dovesse mantenere costante - e cioè 2000 lettori in meno ogni anno - in poco più di dieci anni la testata non riuscirebbe più a stare in piedi e finirebbe per chiudere...

E in effetti non sarebbe la prima volta che questa casa editrice preferisce accompagnare un suo personaggio lungo il viale del tramonto, piuttosto che tentare di rilanciarlo sul serio per un pubblico nuovo...

Così, invece di puntare ai giovani per rinnovare il pubblico di una serie, si preferisce coltivare gli ex-giovani per contare sul supporto del pubblico storico il più a lungo possibile... Magari pretendendo che - eventualmente - siano i giovani ad adeguarsi a determinati standard editoriali, e non viceversa. Tant'è che - come dicevo prima - un editore come Bonelli, oggi, non usa il mercato digitale per testare nuovi contenuti (come negli USA fanno la Archie Comics, la DC Comics e altri), ma per riproporre - per l'ennesima volta - storie che si sono già viste e riviste più volte dagli anni Sessanta ad oggi...

Perchè? In parte penso che una risposta - parziale - possa arrivare proprio riflettendo sul caso di Gallieno Ferri, al netto del fatto è stato un grande artista, una figura stimata e sicuramente una persona molto benvoluta nella sua comunità...

Il fatto è che non sono stati solo i personaggi a "invecchiare" assieme al loro pubblico, ma anche gli editori, i responsabili editoriali, i redattori, gli artisti e i collaboratori tutti. Tantopiù che spesso gli  editori e i curatori redazionali sono ANCHE gli sceneggiatori delle storie che poi vengono pubblicate... E il fatto che col tempo, e per ovvi motivi, non abbiano mai favorito troppo il ricambio professionale all'interno delle loro case editrici ha creato un effetto domino che, ad esempio, fa sembrare normale che solamente Gallieno Ferri disegnasse le copertine di Zagor, nonostante fosse ormai prossimo alla novantina...

Certo si può dire che fosse anche una questione di "tradizione" e "rispetto", ma nei fatti situazioni come queste hanno portato ad una sorta di semi-gerontocrazia per quel che riguarda le serie più longeve, e questo approccio ha iniziato ad estendersi anche alle proposte un po' più recenti: Gianfranco Manfredi segue ADAM WILD a 67 anni, Claudio Chiaverotti scrive MORGAN LOST a 51 anni, Michele Medda ha lanciato LUKAS a 55 anni, e via dicendo... D'altra perte Alfredo Castelli è alla guida di Martin Mystere a 69 anni, Giancarlo Berardi segue Julia dall'alto sei suoi 67 e per Dylan Dog è stato richiamato Tiziano Sclavi, che ormai di anni ne ha 63, che poi è la stessa età di Mauro Boselli, che scrive Dampyr. La grande novità fantasy DRAGONERO è gestita da Luca Enoch (54 anni) e Stefano Vietti (51 anni), che si occuperanno anche delle avventure di DRAGONERO versione adolescente, di cui si sono già visti i primi studi...



E qualcosa mi dice che in questo caso ne vedremo delle belle, visto che proveranno ad accattivarsi una fascia di pubblico con cui ormai non hanno praticamente più nulla a che spartire... E d'altra parte a quanti sceneggiatori under 30, o anche solo under 40, la casa editrice Bonelli ha concesso di lanciare un nuovo personaggio, negli ultimi dieci anni?

E quante volte, invece, questo è avvenuto negli USA?

La risposta penso che sia evidente, anche perchè negli USA c'è un mercato molto ampio, mentre in Italia pochi editori hanno finito per cannibalizzare e accentrare tutto il settore del fumetto popolare, e mancando una reale concorrenza ora rappresentano l'unica prospettiva lavorativa per dozzine di autori sempre più attempati che non hanno alcuna intenzione di lasciare il posto alle nuove leve e alle nuove idee, anche perchè non saprebbero dove altro proseguire la loro carriera in maniera dignitosa (e con compensi accettabili)... Soprattutto se non hanno la possibilità (e le competenze) per tentare la sorte all'estero come i loro colleghi più giovani.

Qualche sceneggiatore nuovo, e qualche nuovo curatore editoriale, negli anni si è visto arrivare... Tuttavia è evidente che se a monte chi fa la "selezione del personale" adotta parametri datati, impone un certo approccio e certi contenuti (che sente propri), o magari non ha interesse a rinnovare davvero uno staff di cui lui stesso fa parte da parecchi decenni, la situazione non può migliorare. Tantopiù che, a quanto pare, è lo stesso metodo di lavoro a rivelarsi inadeguato per valorizzare le nuove idee, e a dirlo è anche Antonio Serra (che pure di anni ne ha 53) nella famosa intervista che rilasciò l'anno scorso (CLICCATE QUI).

Più precisamente, quando gli viene chiesto se i nuovi autori che sono arrivati potranno dare un contributo a rinnovare temi e personaggi, lui risponde che:

"Questa purtroppo è un’illusione, una prospettiva sbagliata legata al punto di vista con cui ci guardi. I nuovi sceneggiatori sono in realtà già “vecchi”, e tra l’altro sono già fuori gioco perché, col crollo delle vendite, non sarà possibile dar loro un numero sufficiente di storie da scrivere per far emergere le loro caratteristiche. Siamo autorizzati a scrivere solo fino a che il budget ce lo consente, e la paralisi è ormai alle porte. Tu dici: ci sono degli autori nuovi, avranno delle cose da dire, ci sarà una procedura. Non è così. Volevamo ci fosse, ma le condizioni del mercato non ci consentono assolutamente di progettare un futuro di contenuti narrativi. Procediamo coi piedi di piombo, passo dopo passo. Oggi come oggi, per immaginare un futuro radioso, ci vuole un miracolo, e anche bello grosso. Chi legge dall’esterno, non tende a valutare il tempo che passa. Nel senso che, per chi compra l’albo di questo mese, l’autore magari è “nuovo”, in realtà la storia era in giacenza da sei anni."

E, come se tutto ciò non bastasse, precisa anche che:

"quando Sergio era vivo era la scelta di una singola persona; ora c’è un gruppo dirigenziale, una struttura societaria. Prima era tutto nelle mani di una persona sola, che aveva le sue idee; ora c’è anche un ufficio che si occupa di decidere cosa è meglio fare, che prima non c’era. Oggi siamo legati a tutto un altro modo di vedere le cose, quindi per il momento dobbiamo vivere questa situazione per quella che è: un periodo di transizione tra un mondo e un altro."

Sergio Bonelli è passato a miglior vita nel 2011, a 79 anni. Quindi, in parole povere, più che una casa editrice dirigeva una monarchia gerontocratica, che fino al 2011 non ha potuto sviluppare un apparato gestionale e produttivo davvero moderno, competitivo e in grado di affrontare i grandi cambiamenti degli ultimi vent'anni... E infatti, adesso che certe criticità stanno diventando sempre più evidenti, la situazione sta precipitando...

Anche perchè il mondo va avanti sempre più velocemente, mentre il fumetto popolare italiano assomiglia sempre di più ad un dinosauro.

E così, mentre la Archie Comics quest'anno userà il mercato digitale per sperimentare la nuova serie di Kevin Keller (in versione ventenne gay rampante), in Italia la Bonelli lo utilizzerà per riproporre le prime storie di Zagor all'indomani del trapasso del suo copertinista/disegnatore ottantasettenne... Intendiamoci: l'età, di per sè, non è necessariamente una discriminante. Dan Parent (foto sotto), che segue il progetto di Kevin Keller, di anni ne ha 52: la differenza è che si impegna per aggiornarsi e per fare qualcosa che piaccia al pubblico giovane di oggi (di cui fa parte anche sua figlia, a cui spesso chiede consiglio), e non pretende che i lettori si adeguino alla sua idea di adolescenza (o che le sue storie piacciano anche a chi ha la sua età).

Invece, per fare un esempio banale, gli ultimi anni di Dylan Dog - per non parlare della serie Orfani - oltre a non avere un taglio propriamente "giovane" (nel senso attuale del termine) sono stati pieni di citazioni colte per chi ha vissuto negli Ottanta e Novanta: citazioni che risultavano spesso incomprensibili per i lettori occasionali che sono nati dal 1995 in poi... Per non parlare dei pesanti vincoli narrativi, delle tematiche tabù, nonchè delle censure sulle sequenze e sui disegni ritenuti "sconvenienti", che ho spesso segnalato su questo blog e che caratterizzano pesantemente i fumetti prodotti in Italia...

Forse stiamo arrivando davvero al punto in cui il fumetto popolare italiano (ad esclusione di quello firmato Disney, che però è un caso a parte) passerà ufficialmente dallo status di passatempo "per bambini" a quello di passatempo "per nonnini"?

Vedremo...

Di certo con questi presupposti non ci vorrà ancora molto tempo prima di scoprirlo.

Alla prossima.

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DUBBIO GUSTO...

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Ciao a tutti, come va?

Questo non è un blog specializzato in videogames, ma devo ammettere che quando me ne occupo trovo sempre molto interessante analizzarne i risvolti sociologici, anche perchè i videogames sono diventati un prodotto culturale a tutti gli effetti.

E ovviament esu questo blog parlo di videogames che hanno una connotazione gay friendly o indubiamente omofoba. In questo caso, però, devo ammettere che sono andato un po' in crisi. Infatti parliamo di un videogames che tecnicamente sarebbe quanto di più omofobo possa essere realizzato, eppure non si capisce se ci siano sei sottotesti di altro tipo...

Tutto parte dal giornalista inglese  Milo Yiannopoulos (foto sotto), piacente trentenne gay dichiarato di origini greche, che è dichiaratamente di destra ed è contrario all'Islam...

Proprio lui è diventato il protagonista di un videogioco realizzato da un certo Michael Garber, che sviluppa giochi sotto lo pseudonimo di riffraffgames, e che consiste nel manovrare tre estremisti dell'Isis per gettare Milo Yiannopoulos giù da un tetto... Facendogli centrare dei bersagli e facendogli colpire di sponda quanti più militanti dell'Isis possibili... Per darvi un'idea più precisa di quello di cui sto parlando potete vedere un trailer qui sotto...
L'autore sostiene che il videogioco servirebbe per sensibilizzare il pubblico nei confronti di una situazione che fa parte del mondo reale, dove effettivamente c'è un Isis che lapida e getta dai tetti le persone omosessuali... Eppure resta la sgradevole sensazione che si voglia fare dell'ironia fuori luogo... Facendo perdere la reale prospettiva della situazione.

Anche se, a quanto pare, persino lo stesso Milo Yiannopoulos trova che l'idea sia buona, e ha dato la sua approvazione al progetto...

Sia come sia potete scaricare gratuitamente questo gioco alquanto inquietante CLICCANDO QUI.

Voi cosa ne pensate?

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BACI DA FAVOLA...

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Ciao a tutti, come va?

Ultimamente ha fatto abbastanza discutere la scelta dei produttori del serial televisive Once Upon a Time, che nella quinta stagione hanno voluto inserire una sottotrama omosessuale che coinvolge due personaggi molto noti della serie...

In realtà le sottotrame gay non sono una gran novità nei serial televisivi americani, ma Once Upon a Time è un caso un po' particolare per almeno due motivi: il primo è che è un serial che - per dirla molto in breve - racconta le vicissitudini dei protagonisti delle favole (presentati come abitanti di una realtà parallela che talvolta interagisce con la nostra), e il secondo è che viene ospitato su un canale che fa parte della multinazionale Disney (la ABC), con la conseguenza che buona parte dei personaggi che compaiono in Once Upon a Time sono di fatto la versione Disney delle favole più famose, se non addirittura la versione live di favole Made in Disney (come è avvenuto nel caso dei protagonisti di FROZEN)...

Quindi vedere una sottotrama omosessuale in questo serial ha un certo peso e un certo impatto simbolico... E infatti non appena Cappuccetto Rosso e Dorothy Gale (quella de Il Mago di Oz) hanno esternato i loro sentimenti le solite associazioni conservatrici hanno alzato gli scudi e minacciato boicottaggi... Lamentandosi di come questo sia un processo di normalizzazione dell'omosessualità forzoso e pretestuoso...

Quello che forse non hanno capito, al netto del fatto che si può criticare o meno la scelta di far innamorare Dorothy e Cappuccetto Rosso, è che questa sottotrama è più che altro una conseguenza di un processo di normalizzazione che è già in corso da diverso tempo... E probabilmente i bambini nati negli ultimi anni saranno gli ultimi a farsi dei problemi riguardo a questo genere di trovate... Anche perchè i prodotti gay friendly per bambini hanno già una loro nicchia di estimatori decisamente ampia.

E lo dimostra anche il fatto che il progetto lanciato su kickstarter da Adam Reynolds e Chaz Harris (foto sotto) ha superato la cifra dei 25.000 $ dollari necessari per la prima edizione del loro libro di favole gay, e l'ha quasi raddoppiato!

La loro idea era quella di produrre un libro di favole per bambini, incentrato sulla storia d'amore fra un principe e un contadno, con tutto il suo corollario di avventure, incantesimi, avversari, ecc.

E così hanno pensato di produrre la prima edizione passando per kickstarter, con i vari bonus e incentivi che questo sistema di raccolta fondi dà modo di offrire ai potenziali finanziatori (CLICCATE QUI)... E la cosa curiosa è che un progetto di questo tipo ha avuto successo nonostante non si trattasse nemmeno di una novità assoluta (di libri di favole gay ormai ne sono disponibili diversi, soprattutto in lingua inglese). Probabilmente quello che ha fatto la differenza è stato anche il messaggio interrazziale, la grafica vagamente disneyana e l'approccio moderno e accattivante della proposta...

E forse, soprattutto, il suo taglio estremamente "normale"... Nel senso che, pur essendo, un libro di favole con un'amore gay in primo piano, la caratterizzazione dei personaggi coinvolti nella storia che viene portata avanti non ha niente di particolarmente provocatorio o trasgressivo, e i due potrebbero essere tranquillamente i progonisti di un cartone animato di ultima generazione... Il che mi porta a fare alcune considerazioni su un fenomeno che si riallaccia al processo di normalizzazione di cui si parlava prima.

E per farlo mi aiuterò segnalandovi un altro progetto di finanziamento dal basso, che però non sta avendo il successo sperato.

Mi riferisco al fumetto Mama Tits SAVES THE WORLD, proposto da Terry Blas su IndeGoGo (CLICCATE QUI), e incentrato sulle avventure supereroistiche di una nota drag queen lanciata dal talent show di RuPaul...

Nonostante la (relativa) popolarità della protagonista e il taglio militante della storia, la raccolta fondi per questo progetto stenta a decollare, e forse varrebbe la pena di chiedersi il perchè. Nel senso che, forse, una delle conseguenze del processo di "normalizzazione" di cui tanto si lamentano le associazioni conservatrici è proprio il fatto che ormai stanno cambiando tutti i paradigmi culturali del mondo LGBT. Se in passato, diciamo una ventina di anni fa, fosse stato proposto un fumetto con un personaggio come Mama Tits probabilmente se ne sarebbe parlato molto di più e sicuramente avrebbe avuto più riscontri... Mentre adesso, al netto del fatto che le Drag Queen hanno comunque un valore artistico e culturale (quando sono brave), non hanno più il peso simbolico che avevano una volta nell'immaginario collettivo della comunità gay (e dei suoi simpatizzanti)...

Anche perchè si sta diffondendo sempre di più la consapevolezza che orientamento sessuale e identità di genere sono due concetti separati, e che per quanto si possano apprezzare le performance di una drag queen, le rivendicazioni e le aspirazioni della comunità gay di oggi hanno a disposizione un ventaglio di possibilità molto più ampio (e meno ambiguo) per affermarsi... Ad esempio attraverso una legittimazione che passa dal mondo delle favole... E a quanto pare questo lo hanno capito anche i produttori della ABC...

Probabilmente i tempi stanno davvero cambiando, e sarà molto interessante vedere dove si arriverà.

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Terry Blas

VECCHIE ABITUDINI...

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Ciao a tutti, come va?

Anche questo lunedì la sorte ha voluto che trovassi qualche spunto per parlare della situazione italiana, anche se il discorso stavolta è un po' più ampio del solito... E in effetti si sposa anche bene con il 25 aprile...

Partiamo da un dato di fatto: in Giappone è da poco partita la terza stagione di SAILOR MOON CRYSTAL, il remake della serie animata degli anni Novanta che aspira ad essere più fedele al manga originale di Naoko Takeuchi. Così a partire da questa stagione, finalmente, anche SAILOR MOON CRYSTAL inizierà ad affrontare di petto delle tematiche omosessuali... Anche perchè con l'arrivo di Sailor Neptune e Sailor Uranus non si poteva fare altrimenti. E dato che non siamo più negli anni Novanta, e che questa serie in Giappone viene trasmessa in seconda serata, è stato anche possibile che Sailor Uranus si presentasse a Sailor Moon con un provocante bacio a fior di labbra (e forse anche con un po' di lingua)...

Ora: se siete fans di Sailor Moon la cosa non vi avrà affatto stupito, anche perchè la scena è stata ripresa pari pari dal manga... Che, vi ricordo, risale al 1992 ed è stato proposto più volte anche in Italia, e praticamente in tutte le vesti editoriali possibili (a parte il cartonato gigante, ma secondo me è solo questione di tempo)...

Se poi siete appassionati di produzioni giapponesi in generale saprete che il suddetto bacio, che nel contesto può essere interpretato in tanti modi (sfida, apprezzamento, gioco...), ma non come un tentativo di seduzione, non ha niente di particolarmente sconvolgente rispetto a tantissime altre situazioni che si vedono con una certa frequenza nel mondo degli anime e dei manga... Ed eventualmente anche nelle loro trasposizioni dal vivo (sia al cinema che in TV)...

E comunque è da anni, ormai, che vengono prodotte intere serie animate (perlopiù ispirate da manga di successo) incentrate  su relazioni omosessuali sia maschili che femminili, per non parlare di tutte quelle produzioni che - in varia misura - finiscono per "giocare" con i vari aspetti delle identità sessuali.

Ad ogni modo, nel caso di Sailor Moon, bisogna considerare due cose.

La prima è che, anche a seguito della popolarità e delle polemiche pretestuose che l'accompagnarono in Italia negli anni Novanta, è uno dei pochi titoli vagamente noti nell'ambiente del giornalismo italiano. La seconda è che in questo particolare momento storico l'Italia è nel pieno di un conflitto ideologico fra conservatori e progressisti: un conflitto in cui la percezione dell'omosessualità è considerata uno dei campi di battaglia principali.

Così, anche se SAILOR MOON CRYSTAL in Italia non è mai arrivata, qualche giornalista ha pensato bene di tornare a prendere di mira il personaggio, con il solito pressapochismo e la solita incompetenza... Come ad esempio nel caso che trovate CLICCANDO QUI...

A rigor di logica un articolo di invettive contro una serie animata che in Italia è disponibile solo tramite il web sarebbe semplicemente ridicolo, se non fosse per il fatto che ha trovato terreno fertile nella galassia degli ambienti conservatori e omofobi che ormai danno per scontato che sia in atto una manipolazione globale finalizzata a far trionfare il male... Anche attraverso l'apertura nei confronti della comunità LGBT e lo sdoganamento delle relative tematiche nel mondo dell'entertainment.

E infatti quell'articolo è diventato abbastanza virale, e ora su vari spazi social esplicitamente omofobi si leggono cose come quella che vedete qui sotto...

E quella che vedete qui...
Ora: l'ultimo post, con tutta la sua sfilza di commenti ai limite del surreale (e, a proposito, qualcuno ha anche iniziato a fare delle classifiche tipo quella che trovate CLICCANDO QUI), è stato rimosso (probabilmente dopo che qualcuno ha fatto notare che si voleva mettere al rogo una serie che in Italia NON è trasmessa), ma penso che sia particolarmente interessante notare come questo episodio abbia messo in luce quanto sia grottesca la situazione attuale... E abbia evidenziato la vera natura delle persone che tengono in ostaggio i media del nostro paese.

Provo a spiegarmi meglio: una volta l'Italia era la nazione europea in cui gli anime avevano maggiore diffusione. Fin da subito, però, qualcuno si accorse del loro grande potenziale "eversivo" e di quanto erano pericolosi per il mantenimento dello status quo... Visto che - provenendo da una cultura molto lontana - offrivano un'interpretazione completamente nuova della realtà, dei sentimenti, della sessualità e persino della religione, facendo crescere delle nuove generazioni più elastiche, tolleranti e indipendenti, che una volta diventate adulte avrebbero potuto mettere in discussione la propria cultura di appartenenza e i relativi schemi, su cui si basavano molti rapporti di potere che in Italia si davano per scontati...

Cosa che in effetti poi è in parte avvenuta, anche se ovviamente non è merito solo delle serie animate giapponesi.

E così, negli anni, sono stati presi vari provvedimenti per estirpare il problema alla radice, facendo pressioni e usando l'innocenza dei bambini come cavallo di Troia... E infatti oggi la televisione italiana NON può più permettersi di dare spazio alle produzioni giapponesi con leggerezza... Perchè ora passerebbe dei guai anche a livello legale e pecuniario (CLICCATE QUI per leggere come si è evoluta la situazione e quali sono i provvedimenti che sono stati presi per limitare la libertà delle emittenti italiane).

Tant'è che Italia Uno ha appena deciso di riproporre, a partire dal 4 maggio (nella fascia delle 7.50), la prima serie di Sailor Moon (che con tutte le sue famose censure è già passata al vaglio dell'AGCOM), anche se ormai risale a 21 anni fa... E sicuramente a Mediaset, soprattutto in questo particolare periodo, non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di proporre SAILOR MOON CRYSTAL in Italia...

Situazione, questa, che peraltro avevo previsto in tempi non sospetti (CLICCATE QUI).

In poche parole, per quel che riguarda le serie animate giapponesi in TV, i conservatori, i bigotti e i fanatici religiosi hanno già vinto... Eppure, alla luce di quello che è successo in questi giorni col bacio di SAILOR MOON CRYSTAL, è evidente che non gli basta. E penso che a questo punto sia chiaro che non gli basta perchè in realtà il loro scopo non è mai stato quello raggiungere un obbiettivo concreto (che peraltro hanno già raggiunto trasformando la TV italiana in quello che è), ma quello di continuare a trovare delle ragioni per dare senso alle loro "battaglie", o magari alle loro carriere, e per affermare i loro principi (tradendo una buona dose di insicurezza personale, ma questo è un altro discorso).

Dopottutto i paladini del bene e della giustizia - e lo insegna anche Sailor Moon - trovano uno scopo nella misura in cui hanno problemi da risolvere, terribili nemici da sconfiggere e complotti maligni da sventare...

Quindi se un nemico non c'è, e/o è già stato sconfitto, bisogna inventarsene uno... Anche se poi i nemici reali sono altri, e continuano a fare danni e ad agire indisturbati.

D'altra parte è molto più facile prendersela con le serie animate giapponesi, o magari con la comunità LGBT (anche perchè talvolta i due concetti si sovrappongono), piuttosto che con chi detiene davvero il potere di fare del male e resta inattacabile nonostante le sue responsabilità...

E questo, forse, spiega anche perchè i conservatori (e chi vorrebbe manipolarli per i propri scopi) sono così intransigenti. La legittimazione (o addirittura l'affermazione) di un gruppo sociale minoritario - o di una nuova idea, o anche solo di un punto di vista alternativo - rappresenta sempre un problema per quanti necessitano di soggetti deboli e vulnerabili da colpevolizzare e prendere di mira per scaricare le proprie frustrazioni, visto che questo genere di persone ha sempre bisogno di qualcuno su cui accanirsi per affermarsi e sentirsi gratificato, ribadendo la propria superiorità e la propria vocazione a lottare per una giusta causa...

Di conseguenza ogni volta che si legittima un principio che queste persone non condividono, o un gruppo sociale a cui non appartengono, la loro autostima rischia dei pesanti contraccolpi e la loro importanza viene ridimensionata, quindi lottano con le unghie e con i denti per fare in modo che ciò non avvenga.

Tutto questo accanimento contro le istanze della comunità gay, probabilmente, parte da qui, anche se poi ci ricamano sopra motivazioni più o meno nobili... E infatti quando si cerca un confronto questi soggetti si mettono sempre sulla difensiva e alzano delle barricate, tradendo una personalità molto fragile e terribilmente spaventata all'idea di doversi mettere in discussione.

Non sono uno psicologo, ma penso sia abbastanza evidente che dandola vinta ai soggetti che esprimono queste dinamiche psicologiche si entra in circolo vizioso, perchè per quanto gli si verrà incontro cercheranno sempre nuovi nemici da sfidare, nuovi complotti da sventare, nuove perversioni da smascherare e tutto il resto... Per dare senso ad una battaglia del bene contro il male che hanno bisogno di portare avanti all'infinito per affermare il proprio Ego, ma che - in questi termini - è solo nella loro testa.

E così si rischia di abbassare sempre di più l'asticella della tolleranza...

Ad esempio: dato che ultimamente in Italia non ci sono più serie giapponesi con cui prendersela, di recente c'è stato anche qualcuno che ha scatenato il panico dicendo che ad essere fuorviante, pericoloso e pro-gay era addirittura l'ultimo film di Kung-Fu Panda... Tant'è che il suo doppiatore italiano, che è Fabio Volo, è letteralmente sbroccato in diretta radio... E se non ci credete potete CLICCARE QUI.

E non si è trattato di polemiche indolore: infatti è successo che almeno nel caso di un asilo dalle parti di Perugia i bambini non abbiano potuto andare a vedere il film perchè dei genitori si sono opposti, intimoriti da certe affermazioni (CLICCATE QUI)... E ad aggiungere un'ulteriore sfumatura paradossale al tutto c'è anche il fatto che il co-regista di Kung-Fu Panda 3 è l'animatore italiano Alessandro Carloni (foto sotto), che guardacaso per coronare le sue aspirazioni professionali è dovuto andarsene dall'Italia...

Secondo Reporters sans Frontiers l'Italia quest'anno è scesa di altre quattro posizioni nella classifica mondiale della libertà di stampa, e ora ci collochiamo in settantasettesima posizione (CLICCATE QUI). Eppure ci sono ancora certi ambienti che sostengono che i nostri media garantiscono troppe libertà... Certo i parametri di valutazione sono complessi, e bisogna prendere in considerazione vari fattori, ma penso sia sotto gli occhi di tutti come i nostri media non siano del tutto liberi di affrontare certi argomenti, soprattutto se lo fanno in certo modo, senza subire conseguenze e rappresaglie di vario tipo. E questa situazione si riflette anche quando c'è di mezzo tutto quell'entertainment legato all'immaginario pop, come i fumetti e le serie animate, che tradizionalmente (ed erroneamente) si associano ancora prevalentemente all'infanzia.

E così, in questo clima paradossale, può succedere che le emittenti televisive debbano farsi mille scrupoli quando vogliono proporre dell'entertainment che può avere una valenza artistica e contenutistica che invita alla riflessione, all'approfondimento e all'ampliamento delle prospettive dello spettatore... Mentre sono libere di mostrare spettacoli grevi e grotteschi quando sono funzionali all'affermazione di certi schemi mentali e al mantenimento di un certo scenario socio culturale...

E questa logica si riscontra nella televisione italiana, nella stampa generalista, alla radio e nelle case editrici che in Italia producono fumetto popolare. Anche se è sempre più evidente che, nel vano tentativo di venire incontro alle esigenze di chi non sarà mai soddisfatto, si sta compromettendo il futuro di interi settori dell'industria dell'intrattenimento, accelerando peraltro il fuggi fuggi generale verso il web... Dove, per inciso, ormai sono gli stessi giapponesi a mettere a disposizione del pubblico le nuove puntate di Sailor Moon con i sottotoli in italiano, e dove i gruppi di doppiatori amatoriali (che saranno pure abusivi, ma sono molto motivati e non hanno fini di lucro) fanno un lavoro più che dignitoso per adattare la serie di SAILOR MOON CRYSTAL nella nostra lingua...
Alla faccia di chi mette le emittenti italiane nella posizione di non poterla proporre ufficialmente nel nostro paese...

Probabilmente, arrivati a questo punto, non è più possibile paragonare le crociate contro i cartoni giapponesi che ci sono state negli anni Ottanta e Novanta con quelle che potrebbero manifestarsi in questo periodo, e che rientrano in fenomeni reazionari di più ampia portata... Anche perchè, per fortuna, ora i sostenitori della causa delle serie animate (e le minoranze in generale) non sono più vulnerabili come una volta... E comunque sul web hanno esattamente lo stesso peso di chi, una volta, poteva fare la voce grossa contando sull'appoggio delle lobby di potere e dei media compiacenti...

Quindi, al momento, è praticamente impossibile fare pronostici sullo sviluppo della situazione.

Quel che è certo è che, per fortuna, almeno questa volta chi vuole reprimere la libertà d'espressione non può più imporsi a tutti i livelli, come avveniva una volta... E forse, adesso, è possibile reagire in qualche modo e sfruttare almeno un media, e cioè internet, in cui è possibile combattere ad armi pari.

Probabilmente i prossimi anni saranno cruciali.

Alla prossima.

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C'É POSTO PER TUTTI...

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Ciao a tutti, come va?

Generalmente quando si parla di fumetto e di industria del fumetto, nel senso classico del termine, si tende a sovrapporre i due concetti e a far coincidere la salute di uno con quella dell'altra, ma forse ora bisognerebbe entrare in un nuovo ordine di idee...

Anche perchè, fondamentalmente, le case editrici tradizionali hanno sempre svolto un ruolo di mediazione importante fra chi i fumetti li produce e chi ne fruisce, promuovendo e distribuendo fumetti in cambio di una percentuale di guadagno più o meno onesta... E magari lanciando e valorizzando autori di talento. Tuttavia se questa funzione di mediazione, grazie a internet, sta venendo meno non vuol dire che il fumetto in quanto tale debba necessariamente risentirne, o che i fumettisti di talento non possano essere valorizzati in maniera diversa...

Anche perchè, per dire le cose proprio come stanno, anche se l'approdo presso qualche casa editrice importante è considerato tradizionalmente un sogno per molti autori, non è detto che poi il rapporto di collaborazione si riveli così idilliaco. Un po' a tutte le latitudini, infatti, si possono rintracciare storie di fumettisti sfruttati, sottopagati, vilipesi e circuiti in vario modo facendo leva sulla loro passione e la loro speranza di fare carriera...

Inoltre, in contesti dove il fumetto per lungo tempo non ha mai goduto di grandi riconoscimenti pubblici e di una legittimazione ufficiale, come ad esempio l'Italia, le storie di case editrici che si sono approfittate del loro ruolo abbondano. Autori a cui non venivano riconosciuti i diritti sulle ristampe, altri che venivano sottopagati con ritardi paurosi e altri ancora che non venivano pagati affatto... La stessa casa editrice Bonelli, ad esempio, al netto del fatto che ha sempre pagato, non è che fosse proprio un esempio di virtù.

Il fumettista Marcello Toninelli, in calce a un post del blog di Sauro Pennacchioli (CLICCATE QUI) che approfondisce il ruolo di Gallieno Ferri nella creazione di Zagor, rivela che:

"Alla Bonelli (che allora aveva ancora vari nomi e ragioni sociali, come Dime Press e Altamira... finché Luigi Bernardi non spiegò a Bonelli che in quel modo non poteva scaricare la perdite di quelle più deboli su quella più forte, e pagare così meno tasse) non esistevano contratti. Tutto si faceva (come nelle altre case editrici, d'altronde) sulla base di accordi "amichevoli" e strette di mano. Si narra dell'abitudine di Sergio, a fine anno, di passare personalmente nelle case dei collaboratori di Tex, da Galep a Ticci e suppongo tutti gli altri, a lasciare un ricco assegno a mo' di gratifica natalizia, da buon padrone riconoscente qual era. A cambiare le cose fu Alfredo Castelli, che già da anni impegnato sul fronte dei diritti degli autori, quando propose alla Bonelli il suo Martin Mystère, chiese anche che venisse firmato un preciso contratto, che poi diventò il modello di tutti i successivi contratti. Da sceneggiatore, quel marpione di Alfredo fece mettere nel contratto che il creatore del personaggio era lui e lui solo (relegando così automaticamente il creatore grafico, Giancarlo Alessandrini, nel ruolo di mero "esecutore" grafico). Nel contratto si stabilivano i rapporti in caso di interruzione della serie (se per scelta dell'editore, l'autore poteva far proseguire immediatamente la pubblicazione del personaggio da un altro editore - come successe poi per Jonhatan Steele - e se per scelta dell'autore, questo non poteva pubblicare altrove il personaggio per almeno due anni), e si diceva che, oltre ai normali compensi stabiliti dall'editore per sceneggiatori e disegnatori dei normali numeri della serie, in caso di ristampe l'autore (il solo Castelli, dunque) avrebbe ricevuto un compenso nella sua qualità di creatore, e che il resto della cifra stabilita dall'editore sarebbe stata ripartita metà e metà tra sceneggiatore e disegnatore del singolo numero. Come si vede, Castelli faceva la parte del leone, portandosi a casa più di metà della torta. La proposta cadde sul terreno più favorevole, essendo Sergio stesso sceneggiatore, e sceneggiatori tutti i redattori della casa editrice: Canzio, Sclavi ecc. C'era un'altra interessante clausola: fino a un certo numero di copie vendute, gli emolumenti si fermavano qui, ma se la pubblicazione avesse avuto "successo", l'editore avrebbe pagato ulteriori diritti d'autore (al solo "creatore", naturalmente). Se non ricordo male il "break even point" stabilito era di ottantamila copie. Se la cifra è giusta, suppongo che Castelli non abbia mai riscosso granché da questa clausola. Ma non era così per altri. Il contratto, in un modo o nell'altro, cominciò a girare nell'ambiente. Lo pubblicò lo stesso Castelli in uno storico numero di "If" del sodale Gianni Bono? O furono i "mascalzoni" de "L'Urlo" a pubblicizzarlo? Non ricordo, e ha poca importanza. Fatto sta che tra gli autori girava. Ora, immaginiamoci il buon Gallieno Ferri, il cui Zagor all'epoca vendeva intorno alle 90.000 copie, ma in passato credo avesse toccato anche le 200.000, come dovette essersi sentito "derubato"! Specialmente se, come si evince dalla tua documentata ricostruzione e analisi "letteraria", di Zagor lui non era davvero un mero "esecutore grafico", ma quantomeno ci aveva apportato idee a piene mani, magari poi mediate con l'editore. Se anche a lui fosse stato riconosciuto a suo tempo un contratto come quello concesso a Castelli, quanti soldi gli sarebbero spettati negli anni in qualità di "creatore" (sia grafico che letterario) del personaggio? Come si vede, la richiesta di essere riconosciuto come creatore grafico e quantomeno co-creatore letterario del personaggio, a quel punto non era più solo una questione di principio, ma comportava anche un giusto e corposo esborso di diritti d'autore. Quello che Bonelli tirò fuori di tasca in quell'occasione, sicuramente in modo forfettario, per placare la giusta ira di Ferri, probabilmente non lo sapremo mai; l'entità della cifra, a questo punto, potrebbero ancora dircela solo qualche parente di Ferri o l'amministratore della Bonelli, Terzaghi. Ma, naturalmente, non ha alcuna importanza."

In parole povere per colmare un vuoto contrattuale si è dato il via ad un meccanismo non proprio funzionale al dinamismo e al rinnovamento dell'industria del fumetto, che ha portato alla situazione attuale... Con un ambiente gestito da poche persone che a vari livelli accentrano tutto da decenni, e con tutte le conseguenze del caso (non ultimo il mancato ricambio generazionale dei lettori)... E badate bene che qui si parla di una casa editrice che in Italia è sempre stata considerata una specie di Terra Promessa per quanti volevano vivere grazie alla loro passione per i fumetti: nella galassia delle case editrici medio piccole, che le sono sempre girate attorno, le cose potevano (e possono) andare molto peggio.

Siamo davvero sicuri che meccanismi di questo tipo, siano quello che serve al benessere del fumetto nel senso più ampio del termine? Io qualche dubbio ce l'ho... E quello che si sta verificando con sempre maggiore frequenza sullo scenario globale mi porta a pensare che le nuove strade da percorrere ormai siano altre.

Di esempi potrei portarne tanti, ma oggi mi sembrava pertinente citarvi il caso della Toril Orlesky (foto sotto), che proprio in questi giorni sta promuovendo (con successo) la sua raccolta fondi su kickstarter per la pubblicazione in un unico volume del webcomic che l'ha fatta conoscere (CLICCATE QUI)...

La cito a titolo di esempio perchè - al di là del fatto che è un'autrice molto giovane (al momento ha 24 anni) - il suo fumetto, che porta avanti dal 2013 e che si chiama HOTBLOOD!, è particolarmente originale: infatti è ambientato durante la Guerra Civile americana (siamo intorno al 1880) di una realtà parallela... Dove esseri umani e centauri convivono e possono dare il via anche ad appassionate relazioni gay interspecie...

L'idea di un western/fantasy a sfondo gay, che a prima vista potrebbe sembrare alquanto astrusa, tanto malvagia non deve essere, dato che l'obbiettivo della raccolta fondi su kickstarter era di raggiungere quota 25.000 dollari... E a distanza di 18 giorni dalla conclusione di questa campagna la cifra è già stata raddoppiata. Considerando che si tratta comunque di una ristampa omnibus di materiale che Toril Orlesky aveva già pubblicato in altra forma, e che è disponibile gratuitamente su internet, direi che è un risultato molto interessante...

Anche perchè mette in luce tutto il potenziale del web a fronte dei limiti dell'editoria tradizionale: quante case editrici se la sarebbero sentita di investire 50.000 dollari nella pubblicazione di un fumetto del genere? Per giunta dando carta bianca ad una giovane fumettista praticamente esordiente? Probabilmente se Toril Orlesky avesse voluto affermarsi attraverso il mercato tradizionale il suo percorso sarebbe stato molto più complesso, e se avesse avuto la sfortuna di nascere in Italia (senza avere accesso a internet) probabilmente adesso avrebbe già appeso la matita al chiodo...

E invece il suo caso, probabilmente, conferma che siamo entrati davvero in una nuova fase per chi aspira a diventare autore (o autrice) di fumetti, e che EVIDENTEMENTE c'è un mercato praticamente infinito da esplorare... Soprattutto per chi è "giovane" e sente di avere idee fresche da condividere.

Oltretutto Toril Orlesky dimostra di avere una certa dimestichezza con il web in senso lato. Infatti oltre a mettere gratuitamente a disposizione il suo fumetto HOTBLOOD! (CLICCATE QUI), ed oltre a promuovere la raccolta fondi su kickstarter, attualmente può essere finanziata anche tramite il sito PATREON (CLICCATE QUI) e vende a parte delle storie "speciali" in cui i suoi personaggi concretizzano in maniera esplicita le loro passioni (CLICCATE QUI)...

Quindi non stupisce più di tanto il fatto che l'obbiettivo dichiarato della raccolta fondi su kickstarter, al di là della pubblicazione del primo ciclo di HOTBLOOD!, sia quello di raggiungere quota 80.000 dollari per iniziare a produrre senza intralci la seconda stagione dello stesso!


Riuscirà l'intraprendente Toril Orlesky nel suo proposito in soli 18 giorni?

Staremo a vedere... Certo è che, se un fumetto western a base di centauri gay che si innamorano (ricambiati) di esseri umani riuscisse a raggiungere 80.000 dollari di donazioni nel giro di un mese, ci sarebbe davvero molto su cui riflettere...

Alla prossima.

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INTERPRETAZIONI...

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Ciao a tutti come va?

Oggi volevo mostrarvi come sia possibile sfruttare un personaggio dei fumetti diventato icona pop in maniera diametralmente opposta, anche se in entrambi i casi il tutto è - evidentemente - partito da un recentissimo  rilancio cinematografico...

Forse i più intuitivi di voi avranno capito che mi riferisco a Wonder Woman, che ha avuto il suo battesimo cinematografico in BATMAN V SUPERMAN, nella versione molto guerresca interpretata da Gal Gadot...

Siccome l'occasione fa l'uomo ladro, anche nel mondo dell'alta moda qualcuno ha pensato di sfruttare questo rilancio, e così Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, della casa di moda italiana Valentino, si sono ispirati alla supereroina DC Comics per creare abiti e accessori da donna... Che sono già stati presentati, ma che saranno disponbili a partire dalla prossima estate, anche perchè così nel frattempo di potrà valutare al meglio cosa acquistare... Dato che i prezzi non saranno esattamente per tutte le tasche...

Le scarpe che vedete qui sotto, ad esempio, costano 975 $...

La borsetta qui sotto costa 4875 $...

Per avere addosso tutto quello che vedete sulla modella qui sotto bisognerebbe spendere circa 14.000 $...

E per vestirsi come si vede qui sotto bisognerebbe spendere sui 32.000 $ (dei quali 25.000 per la sola giacca)...

Parere personale: mi sembra evidente che chi ha progettato questa linea di moda non ha la mai letto sul serio un fumetto di Wonder Woman, non ne conosce lo spirito ed è convinto che basti riprendere un motivo decorativo stellato (che peraltro nei fumetti e al cinema Wonder Woman non usa praticamente più) per creare qualcosa di originale e pertinente al personaggio... E così il risultato finale risulta più appropriato per una linea di moda ispirata ad un noto tipo di biscotti, piuttosto che ad un'icona pop a fumetti...

Soprattutto considerando i colori tendenti al crema e al cioccolato utilizzati per buona parte di questi capi...

E a rendere ancora più forte il contrasto con il personaggio originale ci hanno pensato le opere dello street artist romano SOLO, che nell'ambiente è noto per i suoi murales dedicati a Wonder Woman e che è stato chiamato a realizzare delle opere dedicate a Wonder Woman anche in occasione della presentazione di questa linea di moda a Milano e a Roma (e prossimamente a New York)...



Di alta moda non me ne intendo, ma per quel che vale la mia opinione penso che questa sia giusto un'operazione commerciale, gestita per altro con una certa superficialità, finalizzata ad ottimizzare il potenziale interesse attorno alla nuova Wonder Woman cinematografica... Peraltro senza fare un gran servizio al personaggio in quanto tale, che di certo con una simile linea di moda non viene valorizzato... Men che meno nella sua accezione di icona queer ed gay friendly.

Cosa che, per fortuna, sta avvenendo su altri fronti.

Non troppo tempo fa lo scrittore Grant Morrison ha voluto mettere mano a Wonder Woman, o meglio: ha voluto realizzare un reboot (e cioè un rilancio a partire da zero) del personaggio, sfruttando una delle numerose realtà alternative di cui è composto il multiverso fumettistico della DC COMICS. Per la precisione si tratta di Earth One, che una volta era il nome dato all'universo narrativo principale della casa editrice, ma che dopo una serie di sconvolgimenti multi-spazio-temporali è diventato il nome di una delle più recenti dimensioni alternative in cui si muovono i personaggi della DC COMICS (mentre l'universo narrativo ufficiale ora è denominato New Earth).

Fatto sta che Grant Morrison con Wonder Woman - Earth One ha voluto riprendere molti elementi - anche estetici - della primissima versione di Wonder Woman (quella degli anni Quaranta), attualizzandoli e cercando di allineare il suo originale spirito trasgressivo e velatamente erotico al contesto di oggi...

Il risultato finale si è concretizzato in una Wonder Woman molto legata alle sue radici, ma estremamente moderna, che non trascura l'apporto che tanti autori hanno fornito negli ultimi settant'anni (o le sue origini legate alla mitologia greca), ma che ha un occhio di riguardo per tutti quegli aspetti del personaggio che ultimamente erano rimasti sullo sfondo...

Perlomeno da quanto il suo creatore William Moulton Marston passò a miglior vita nel 1947, e da quando i tempi erano diventati troppo smaliziati per continuare a concedere quelle allusioni sessuali a lui tanto care... E infatti Grant Morrison ha deciso proprio di ripartire dalle idee e dalla vita del creatore dell'Amazzone, che viveva in una famiglia poliamorosa ed era un appassionato di sottomissioni, bondage e di tutta una serie di eccentricità sessuali ed estetiche che col tempo nelle storie di Wonder Woman si erano un po' perse...

E infatti in Wonder Woman - Earth One viene aggiornata anche la storica spalla delle prime avventure di Wonder Woman, Etta Candy, così come si presentava nelle prime storie: maliziosa, volgarotta, caciarona, rotondetta e a capo di un sorellanza universitaria che si presta a molte interpretazioni...

Con buona pace delle raffinatissime Amazzoni, che non hanno molta dimestichezza con la sua femminilità da drag queen...

E in una recente intervista, che trovate CLICCANDO QUI, Grant Morrison (foto sotto) dice chiaro e tondo che nei successivi capitoli di Wonder Woman - Earth One ha tutta l'intenzione di approfondire proprio lo spirito queer e sessualmente liberato della protagonista e del suo cast di comprimari...

E in altre interviste specifica (cliccate QUI e QUI) che, in questa sua versione di Wonder Woman, l'isola delle Amazzoni da cui la protagonista proviene ha ampiamente sdoganato le relazioni lesbiche e poliamorose, anche perchè nel corso di 3000 anni sono state praticamente inevitabili, considerando che si parla di una comunità isolata di donne immortali...

Morale della favola: Grant Morrison vuole tornare alle radici del personaggio, e a quanto pare sta avendo dei buoni riscontri di pubblico e critica (anche perchè altrimenti non avrebbe già annunciato i capitoli 2 e 3 di questa saga)... A questo punto sarà molto interessante verificare come deciderà di approfondire certi risvolti di Wonder Woman, anche perchè la sua Wonder Woman si muove in un contesto "alternativo" che garantisce molte più libertà narrative...

Alla faccia di chi pensa che Wonder Woman sia solo un marchio funzionale a piazzare costosi abiti pieni di stelline... Peccato solo che, soprattutto dalle nostre parti, si preferisca mettere più in risalto gli abiti di Valentino che non le nuove strade percorse dal personaggio che - in teoria - li ha ispirati...

D'altra parte le mode vanno e vengono, ma Wonder Woman c'è da più di settant'anni... E un motivo ci sarà.

Alla prossima.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

SEGRETI...

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Ciao a tutti, come va?

Forse vi farà piacere che anche questa settimana sono riuscito a trovare degli spunti interessanti per fare un breve focus sulla situazione italiana...

E una volta tanto lo spunto è arrivato dalle amiche di mia madre, grazie alle quali mi è capitato fra le mani l'ultimo numero del mensile dedicato ai fans della soap spagnola IL SEGRETO... Che a quanto pare continua ad avere un grande seguito anche in Italia... Anche perchè in Italia c'è tutto un pubblico, diciamo dai gusti diciamo semplici, che magari non si ritrova nelle fiction americane, ma a cui negli ultimi anni non è stato offerto alcun prodotto che avesse un intreccio decente e qualche risvolto pulp... E diciamo pure che questa soap ha colmato un vuoto...

Ne parlo qui perchè il numero di aprile de IL SEGRETO MAGAZINE, in copertina, annuncia che il mensile ha avuto un record di vendite di tre milioni di copie... E considerando che parliamo di un mensile che fondamentalmente offre approfondimenti su una singola soap opera e sugli attori che la interpretano (e di cui in Italia non si sapeva assolutamente nulla prima che la suddetta soap opera fosse trasmessa), direi che è un dato abbastanza interessante... E lo sarebbe anche se le copie vendute fossero la metà, visto che gli editori di fumetti sostengono che le edicole sono un circuito distributivo che non funziona più...

Anche perchè, nel caso de IL SEGRETO MAGAZINE, parliamo di un prodotto editoriale fondamentalmente superfluo (visto che questa soap opera ha degli approfondimenti anche nei rotocalchi televisivi), e che - per riuscire a riempire la sua dose mensile di pagine - ricorre anche ad un fotoromanzo realizzato (senza grandi slanci creativi, per dirla con un eufemismo) adattando le sequenze principali della storia...

Certo, dalle "foto dei lettori" pubblicate in ogni numero (come ad esempio quelle che vedete sotto), si evince che buona parte del pubblico si accontenta di poco, che per motivi anagrafici ha poca dimestichezza con il web e che probabilmente - perlomeno a livello di mensili di approfondimento sulla loro soap preferita - non ha mai avuto per le mani niente di meglio de IL SEGRETO MAGAZINE... Quindi diciamo pure che IL SEGRETO MAGAZINE fa un po' le veci di un sito internet per chi internet non lo usa, o non lo sa usare come si deve...

Perciò questi tre milioni di lettori, fondamentalmente, comprano IL SEGRETO MAGAZINE perchè gli piace IL SEGRETO, e perchè al suo interno trovano ciò che gli interessa e che probabilmente non hanno modo di trovare da altre parti. Quindi si può dire che IL SEGRETO MAGAZINE, nella sua imbarazzante pochezza, vende tre milioni di copie perchè offre ad uno specifico pubblico esattamente quello che cerca...

Sfruttando, ovviamente, la popolarità di una serie televisiva trasmessa giornalmente e adeguando la maggior parte dei suoi contenuti agli ultimi archi narrativi della serie, agli ultimi attori entrati nel cast, ecc. In parole povere vende tanto perchè si inserisce nella scia di una serie televisiva che piace tanto.

Parlo di tutto questo perchè, riflettendo su IL SEGRETO MAGAZINE, non ho potuto fare a meno di pensare che, per quanto modesto, è un ottimo esempio di prodotto editoriale crossmediale e in grado di sfruttare al meglio il rapporto con il pubblico di una produzione televisiva di successo... Un pubblico che, tra l'alltro, è stato coltivato anche presentando tematiche relativamente "moderne", pur essendo IL SEGRETO ambientato in un paesino della campagna spagnola intorno al 1920.

Ad esempio: quando si scopre che l'insegnante di piano di una delle protagoniste non ricambia il suo amore perchè in realtà è omosessuale, il pretendente della ragazza organizza una missione punitiva nei suoi confronti... Alla fine è la sua allieva a salvarlo, fingendo di fare coppia con lui (dopodichè i due decidono di scappare insieme a Parigi)... Potete vedere la scena in lingua originale qui sotto...

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Quindi si può dire che, pur con tutti i suoi limiti, persino IL SEGRETO è una soap opera che non dimentica di rivolgersi al pubblico del 2016, e magari spera anche che l'eta media dei suoi protagonisti possa favorire l'avvicinamento di un pubblico non necessaramente composto da pensionate e casalinghe annoiate (anche se queste restano probabilmente la maggioranza)...

E infatti, anche a livello narrativo, IL SEGRETO utilizza una serie di strategie che hanno più a che fare con le fiction americane di ultima generazione che non con le soap opera e le telenovelas tradizionali... Basti pensare al fatto che mediamente muoiono una decina di personaggi ricorrenti in ogni stagione, fra incidenti, vendette, malattie e altro...

Insomma: se IL SEGRETO MAGAZINE ha tanti lettori, pur vivendo di luce riflessa, forse un motivo c'è... E più passa il tempo e più mi stupisco del fatto che formule di questo tipo non vengano applicate anche per rilanciare il settore del fumetto in Italia.

Mi spiego meglio.

Intanto nessuno ha mai pensato di intercettare le frange più giovani del pubblico che segue IL SEGRETO con un fumetto che in qualche modo ne riprendesse le atmosfere (ma lì forse, il problema sta anche nel fatto che in Italia NON abbiamo editori lungimiranti e sceneggiatori in grado di gestire fumetti di questo tipo)... Anche se non sarebbe male rinverdire la tradizione dei fumetti romantici che una volta, anche se nessuno se lo ricorda, in Italia vendevano benissimo... Perlomeno fino a quando la scena non gli è stata rubata dai fotoromanzi (ma questa è un'altra storia).



Tra l'altro, oggi che i fotoromanzi in Italia NON si producono più (la casa editrice LANCIO ha chiuso nel 2011, dopo la morte improvvisa del suo proprietario, e nessuno ne ha ereditato il vastissimo pubblico) ci sarebbe tutta una nicchia di mercato da riconquistare, ma ovviamente nessun editore italiano di fumetti ha mai valutato questa possibilità...

In secondo luogo la sensazione è che ormai ci sia una sorta di incomunicabilità fra chi produce fumetti e i prodotti multimediali che hanno più successo in questo periodo... Anche perchè altrimenti  non si spiegherebbe come sia possibile che tante case editrici italiane si ostinino a NON rielaborare sul serio gli elementi che hanno portato al successo serial TV, film, videogames e altro, limitandosi invece a prenderne spunto per poi "piegarli" alle esigenze della loro linea editoriale, anche se ormai è stato ampiamente dimostrato che questa strategia si sta rivelando più un limite che una risorsa...

Ovviamente non sto dicendo che il pubblico de IL SEGRETO MAGAZINE sia sovrapponibile a quello che, potenzialmente, potrebbe essere interessato alla lettura di una serie a fumetti, ma penso che alcune dinamiche che hanno portato al successo il primo si potrebbero applicare anche in ambito prettamente fumettistico...

Se, ad esempio, anche in Italia ha molto successo il serial di GAME OF THRONES perchè non si elabora un fumetto fantasy in grado di cogliere le caratteristiche che lo rendono così accattivante, invece di proporre un semplice fumetto "bonelliano con ambientazione fantasy" come DRAGONERO? Perchè invece di cogliere e rielaborare le metafore esistenziali di THE WALKING DEAD, si è proposto qualcosa di "bonelliano" e tutto sommato insipido come LUKAS? Perchè leggendo ORFANI si aveva la netta impressione di NON leggere un fumetto che si ispirava al meglio dei videogames di ultima generazione, quanto all'immaginario giovanile - legato agli Ottanta e Novanta - del suo autore?

E la cosa un po' preoccupante è che nel prossimo futuro sembra che la situazione non sia destinata a migliorare... Anzi... In occasione del Napoli ComiCon l'editore Star Comics, ad esempio, ha annunciato che affiderà proprio a Roberto Recchioni, l'ideatore di ORFANI, la prosecuzione del suo primo progetto Made in Italy dopo diverso tempo... Ovvero una collana dedicata alle versioni a fumetti dei grandi classici della letteratura!

Per la precisione i primi titoli saranno: L’ISOLA DEL TESORO di Robert Louis Stevenson, (di Michele Monteleone e Oscar), UNO STUDIO IN ROSSO di Arthur Conan Doyle (di Giulio Antonio Gualtieri e Federico Rossi Edrighi), CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad (di Giovanni Masi e Francesca Ciregia) e VENTIMILA LEGHE SOTTO I MARI di Jules Verne (di Mauro Uzzeo, Francesco Francini e Valerio Befani).

Il tutto sarà il seguito della collana inaugurata nel 2015, sempre a cura di Roberto Recchioni, e dedicata ai maestri dell'horror, che ha visto due titoli dedicati a Dracula, uno al mostro di Frankenstein, uno al Dr. Jekill e Mr. Hide e per finire uno dedicato al classico Le Montagne della Follia.

Ora: al netto dell'importanza dei classici della letteratura, e a prescindere dalla bravura degli artisti coinvolti, penso che il fatto che una delle poche case editrici che in passato hanno provato a fare concorrenza alla Bonelli nel mercato dei fumetti popolari italiani, peraltro con un certo successo, si sia ridotta a proporre versioni a fumetti di classici letterari nelle sole fumetterie (e al prezzo di 15 euro per 112 pagine in bianco e nero) sia abbastanza indicativo di un settore che sta iniziando pericolosamente a ripiegarsi su se stesso...

Tra l'altro anche i recenti (e pochi) tentativi di realizzare progetti più crossmediali, nella speranza di coinvolgere un pubblico più ampio, finora si sono sempre rivelati abbastanza confusi e contraddittori. Prendiamo ad esempio il serial di cortometraggi satirici THE EDITOR IS IN, realizzato da Bonelli e SKY ARTE, che è partito in questi giorni...

In Italia si sa che chi utilizza la televisione rappresenta circa il 96,7% (CLICCATE QUI) di una popolazione stimata in 60.5 milioni di abitanti circa. Di questi quelli che possono usufruire di SKY sono stimati in circa 12.5 milioni (CLICCATE QUI), quindi diciamo pure che chi punta su SKY (anche) nella speranza di promuovere un fumetto "popolare" deve mettere in conto che ha accesso ad 1/5 del suo pubblico potenziale. A questo aggiungiamo il fatto che SKY ARTE rappresenta un canale di nicchia nella nicchia di SKY, e che il tono di THE EDITOR IS IN è totalmente avulso da quello dei fumetti da cui trae spunto... Anzi: a quanto pare è più vicino ad alcuni serial satirici statunitensi degli anni Novanta, come Space Ghost Coast to Coast, che rilanciavano vecchi personaggi di Hanna-Barbera ormai dismessi (perlomeno all'epoca) in chiave umoristica, trasformandoli nella parodia di loro stessi...

Quindi, in effetti, non so quanto possa fare bene ai personaggi Bonelli (che in teoria non sono ancora stati dismessi) essere rappresentati in un uno show di questo tipo... Semmai questa produzione può tornare utile a SKY, che può attirare nuova utenza fra i lettori dei fumetti Bonelli, ma questo è un altro discorso... Ad ogni modo potete trovare la sinossi degli episodi CLICCANDO QUI.

E comunque, sempre in tema di operazioni crossmediali che non sembrano nascere sotto una buona stella, sempre al Napoli ComiCon la Bonelli ha annunciato il progetto dell'adattamento a fumetti dei romanzi dello scrittore Maurizio De Giovanni, che portano avanti le vicende del Commissario Ricciardi... Che è dotato di poteri paranormali (percepisce gli ultimi istanti dei defunti), e li usa per indagare sullo sfondo della Napoli degli anni Trenta del Novecento. Il suo autore finora gli ha dedicato undici romanzi, e il personaggio è stato già trasposto a fumetti da Cagliostro Press nel 2011 e da Star Comics nel 2015... Senza ottenere grandi riscontri di pubblico, per la verità...


Quindi il rinnovato interesse della Bonelli potrebbe spiegarsi giusto perchè, per questa serie di romanzi, è stata annunciata una fiction di prossima produzione per RAI FICTION... Quindi il progetto potrebbe rientrare nel tentativo di dare più spazio alla crossmedialità di cui sopra... Se non che - come da prassi - alla Bonelli hanno deciso di svilupparlo e gestirlo utilizzando le solite strategie "bonelliane"... Affidando, ad esempio, le sceneggiature di questa miniserie all'ematologo Claudio Falco (nato nel 1958), scrittore di Dampyr (serie che, vi ricordo, in due anni ha perso il 23% dei suoi lettori) e a Sergio Brancato (nato nel 1960), sociologo che in passato ha collaborato con la RAI (come Vice-Direzione Generale delle Nuove Tecnologie e come autore), ma che in fatto di fumetti ha all'attivo giusto una storia nell'antologia "Nero Napoletano"...

Infine alla versione Bonelli del Commissario Ricciardi parteciperà Paolo Terracciano (foto sotto), supervisore generale delle sceneggiature della soap partenopea UN POSTO AL SOLE, che non è più giovanissimo, ma che comunque con la sua presenza abbassa notevolmente l'età media degli sceneggiatori che seguiranno questo progetto... Anche se probabilmente non potrà fare miracoli per salvare una proposta che sembra già nascere con un taglio vetusto...

L'autore dei romanzi è nato nel 1958 (quindi va per i 60) e racconta di un trentenne che vive negli anni Trenta dello scorso secolo... Due sceneggiatori della serie (su tre) appartengono alla sua generazione, e anche ammesso che l'ipotetico serial TV cerchi di svecchiare le ambientazioni (si parla di Riccardo Scamarcio nel ruolo del protagonista) la miniserie a fumetti difficilmente si discosterà dalla media di quelle prodotte dalla casa editrice ultimamente... Inoltre il fatto che di mezzo ci sono due autori televisivi, ma NON di fumetti, non promette granchè bene...

Forse sbaglio, ma è molto improbabile che con queste premesse si riesca ad intercettare nuovo pubblico, anche se il proposito di questo progetto, che evidentemente è portato avanti in stretta collaborazione con la RAI, è soprattutto questo. D'altra parte se si crea un fumetto realizzato da over 50 e per un pubblico over 50 bisogna mettere in conto che molto diffilmente si potrà intercettare un pubblico di quell'età fra chi non è già un lettore di fumetti, mentre sarà quasi impossibile avvicinare nuovo pubblico fra i giovani lettori potenziali...

E qui si torna ancora al discorso che ho affrontato in diverse occasioni: se le case editrici sono gestite, amministrate e organizzate, da persone di una certà età che ragionano come persone di una certa età, quante possibilità hanno di raccogliere nuovo pubblico?

Se proprio si voleva fare qualcosa di crossomediale non avrebbe avuto più senso lanciare una miniserie a fumetti ispirata alla sit com ALEX & Co. prodotta da Disney Channel Italia, magari in tandem con Panini (anche perchè ormai Bonelli e Panini sono una grande famiglia allargata), e magari provando a lasciare fuori il più possibile la Disney Panini (che quando si occupa di prodotti per adolescenti fa solo pasticci)???

Tra l'altro, giusto per la cronaca, quelli di Disney Channel Italia (che non sono stupidi), mica hanno voluto affidarsi ai soliti autori televisivi italiani per realizzare una serie giovane e frizzante che avesse un taglio (e un successo) internazionale... E infatti, anche se i giovani interpreti sono tutti italiani, gli sceneggiatori (e le sceneggiatrici) sono per la maggior parte spagnoli (CLICCATE QUI)... E ovviamente hanno un'età media molto più bassa rispetto alla media degli sceneggiatori italiani (sia di quelli televisivi che di quelli di fumetti).

Sarà un caso?

Mhhh...

Proprio in questi giorni ha compiuto gli anni Marco M. Lupoi, il direttore editoriale della Panini (che saluto e a cui faccio gli auguri ^__^). La sua prima collaborazione come consulente editoriale e redazionale per una casa editrice fu nel 1985 per la Labor Comics, quando lui aveva vent'anni e si era fatto notare per le sue competenze nel mondo delle fanzine... E, anche se non penso ci sia bisogno di ricordarlo qui, il suo apporto poi si rivelò determinante per il rilancio dei fumetti MARVEL in Italia, soprattutto attraverso la Star Comics (e poi, ovviamente come direttore della Marvel Italia, e quindi con la Panini Comics).

Nei primissimi anni Novanta un gruppo di ventenni bolognesi, che aveva all'attivo giusto una fanzine autoprodotta, riuscì a portare i manga in Italia grazie al margine operativo che gli aveva concesso la Granata Press, e quando nel 1992 migrarono alla Star Comics - diventando i Kappa Boys - riuscirono nell'impensabile impresa di trasformare i manga in un fenomeno di costume anche in Italia.

E di esempi del genere, anche andando a ritroso, se ne trovano molti altri.

Eppure adesso quanti sono i ventenni che gli editori di fumetti italiani prendono in considerazione nel ruolo di consulenti editoriali? E soprattutto: quanti consulenti editoriali vengono presi in considerazione se non fanno già parte di un determinato ambito e/o di un determinato giro di conoscenze, che magari risale a dieci, venti o trenta anni fa???

Sicuramente ora le fanzine cartacee non esistono più, ma esistono siti, blog (coff... coff...), e molti altri spazi che possono attestare il livello di competenza e di preparazione di un potenziale collaboratore con delle idee interessanti... Eppure sembra che questa strada non sia più ritenuta praticabile. Forse perchè si teme che lasciare posto alle facce nuove possa mettere a rischio la posizione di chi nuovo non è più?

O forse perchè mediamente i siti di oggi - a differenza delle vecchie fanzine - dicono tutti le stesse cose, e perlopiù si limitano a segnalare news e a recensire in maniera tendenzialmente entusiastica chiunque?

Certo la contrazione del mercato non aiuta, ma penso sia evidente che da almeno una ventina d'anni a questa parte i nomi nuovi nelle redazioni, soprattutto nell'ambito del fumetto popolare (e non solo), sono diventati estremamente rari... E oggi i collaboratori sui vent'anni che hanno ruoli importanti sono praticamente inesistenti.

Che ci sia un legame col fatto che i fumetti italiani non stanno attraversando esattamente il loro periodo più felice, soprattutto a livello di ricambio generazionale?

Se negli anni Ottanta e Novanta, invece di dare spazio ai redattori ventenni, gli editori si fossero fossilizzati sui loro collaboratori storici, quelli degli anni Sessanta e Settanta ad esempio, adesso quale sarebbe lo scenario? E soprattutto: ci sarebbe ancora una scenario???

Chissà...

Quel che è certo è che i tre milioni di coppie vendute da IL SEGRETO MAGAZINE dimostrano che le edicole, volendo, sono un circuito distributivo che funziona ancora... Se ci sono dei motivi validi per farlo funzionare.

Ovvio che se l'offerta dei fumetti si appiattisce e/o non risulta più competitiva con quella messa a disposizione d altri canali (uno su tutti il web), le edicole finiranno per essere sempre meno frequentate dalle nuove generazioni, con buona pace di chi spera di rilanciare il fumetto italiano continuando a puntare su un esercito di sceneggiatori/redattori sulla sessantina e/o incapaci di interfacciarsi con i giovani di oggi.

Quegli stessi giovani che, magari, hanno delle idee molto più aperte rispetto agli editori su tutta una serie di argomenti... E che, forse, hanno già verificato che nelle soap opera che seguono le loro mamme e nonne si trattano argomenti che, nei fumetti italiani, non si possono nemmeno sfiorare....

Come ad esempio la maternità surrogata, progettata dal figlio di Brooke e dalla sua moglie transessuale nella serie BEAUTIFUL...

Una serie che, per inciso, anche in Italia continua ad essere trasmessa nel primo pomeriggio.
E ognuno tragga le conclusioni che crede.

Alla prossima.

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BISOGNA PUR PROVARE...

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Ciao a tutti, come va?

Dopo il solito papiro del lunedì oggi voglio limitarmi a segnalare un progettino di crowdfounding a tematica gay che arriva, una volta tanto, dall'Italia... E che coinvolge una factory tutta femminile, composta da nomi più o meno noti nell'ambito dei BOYS LOVE italiani. Il progetto in questione è la pubblicazione cartacea, e in italiano, del fumetto Samsara, che si può già leggere gratuitamente sulla pagina facebook che trovate CLICCANDO QUI...

Il tutto viene presentato nei dettagli nella pagina di raccolta fondi preparata su kickstarter (che trovate CLICCANDO QUI), quindi per conoscere meglio questa storia d'amore omosessuale a base di reincarnazioni vi rimando ai link che vi ho dato e a quello su PATREON (CLICCATE QUI), che offre la possibilità di accedere anche ad ulteriore materiale non censurato e più esplicitamente erotico...

Al di là di tutto, e al netto dei gusti personali, mi sembra interessante il fatto che, una volta tanto, questa raccolta fondi stia partendo da una cifra davvero bassa... Nel senso che l'obbiettivo su kickstarter è quello di raggiungere 500 euro, e cioè la cifra necessaria per stampare una prima tiratura della raccolta cartacea... E considerando che, in effetti, in Italia il mercato delle autoproduzioni a tematica gay (BOYS LOVE e non) è praticamentente tutto da ricostruire (dopo alcuni passi falsi che ci sono stati in passato), mi sembra la strategia migliore... Anche solo per incentivare il pubblico ad utilizzare una forma di produzione e distribuzione che in Italia non è ancora particolarmente diffusa, ma che - alla luce degli ultimi sviluppi della situazione attuale - potrebbe diventare a breve l'unica percorribile...

Dopotutto le fumetterie ormai stanno diventando il ripiego ufficiale per i grandi editori che non riescono più a farsi largo nelle edicole, e quindi stanno diventando un terreno sempre più difficile per le piccole autoproduzioni... Senza contare che, per tutta una serie di dinamiche che non starò a spiegarvi oggi, generalmente i siti e gli spazi web ufficiali sono diventati qualcosa di molto diverso dalle vecchie fanzine cartacee, e NON offrono un'adeguata panoramica del mondo delle autoproduzioni, con tutto quel che ne consegue in fatto di visibilità.

Quindi, per evitare di stronvare sul nascere tante promettenti carriere, le produzioni finanziate dal basso potrebbero presto diventare l'unica alternativa per quanti non riescono ad essere prodotti e promossi dalle case editrici tradizionali... Magari sfruttando al moto il potenzialità dei social, e offrendo ventaglio di proposte legate allo stesso progetto tramite diverse piattaforme di crowfounding...

Sicuramente il panorama generale sta cambiando, ma dopo una fase di assestamento e di "apprendimento" tutte queste nuove prospettive potrebbero riaprire una serie di porte che ormai sembravano chiuse per sempre...

Staremo a vedere.

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SPUNTI ORIENTALI...

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Ciao a tutti, come va?

Con l'arrivo di maggio si inizia a parlare di cose come la Giornata contro l'Omofobia e il Gay Pride, ma è bene ricordare che ci sono delle zone del mondo dove, anche per una questione meteorologica, si preferisce anticipare il tutto... Onde evitare di realizzare parate ed eventi di questo tipo a fine giugno, in un clima pressochè tropicale... Così, ad esempio, in Florida si è già tenuto il Miami Beach Pride, mentre il corteo del Tokyo Rainbow Pride si terrà il giorno 8 maggio.

Come forse saprete la situazione LGBT a Tokyo, e in Giappone in generale, è un po' particolare. Da una parte non si vive sotto il peso della cultura cattolica del peccato e il mondo gay ha a disposizione una quantita imbarazzante di locali (solo nel quartiere di Shinjuku ci sono 297 gay bar e 460 gay club), ma dall'altro - per una questione di forma mentale (che peraltro è stata pesantemente influenzata dall'apertura alle potenze occidentali) - c'è ancora molto da fare per arrivare ad un riconoscimento effettivo della dignità della condizione LGBT...

Anche perchè, come peraltro avviene in Italia, da quelle parti c'è ancora una certa tendenza a percepere l'omosessualità come qualcosa da vivere in un ambito strettamente privato e senza esporsi pubblicamente. Infatti, nonostante Tokyo sia una delle metropoli più popolate del pianeta (si parla di 13 milioni di abitanti), la parata del Tokyo Rainbow Pride si tiene giusto dal 1994... Che guardacaso è lo stesso anno in cui si è tenuto il primo Gay Pride in Italia.

Anche se c'è da dire che da noi l'evento ha avuto una certa continuità, mentre a Tokyo non si è organizzato tutti gli anni ed è solo dal 2011 che si è costituita un'associazione che porta avanti l'evento, con tanto di eventi collaterali.

Ed è proprio per via degli eventi collaterali (CLICCATE QUI per tutte le info) che parlo del Tokyo Rainbow Pride oggi.


Infatti sono cominciati già dal 22 aprile, e il 3 maggio - per la prima volta - uno di questi eventi è stato incentrato sul mondo dei manga. O meglio: sul mondo dei manga a tematica omosessuale che hanno iniziato a trovare posto nelle riviste non specializzate. Infatti l'incontro aveva il taglio di una miniconferenza di tre ore, divisa in una prima parte in cui veniva introdotto l'argomento dal sociologo Hitoshi Ishida e dall'adattatrice statunitense Erica Friedman (che porta avanti il blog di manga yuri in lingua inglese più completo di sempre, che trovate CLICCANDO QUI), e in una seconda parte in cui sono intervenuti due mangaka molto rappresentativi di questa nuova tendenza.

Nella fattispecie si parla di Gengoroh Tagame (che ormai è praticamente ovunque) e di Kiyo Nakamura (autrice di vari manga a tema lesbico, tra i quali uno che in italiano suonerebbe come "Posso avere due mamme?", e che racconta la vita quotidiana di due mamme con tre figli).


Per assistere all'evento c'era da pagare circa dodici euro, ma il biglietto garantiva anche una consumazione gratuita presso il bar adiacente allo spazio in cui è stato realizzato l'evento.

Pare proprio che sia la prima volta che il Tokyo Rainbow Pride organizza un evento specifico per parlare delle nuove tendenze del fumetto LGBT, e sicuramente questo è un buon segno, anche perchè lo scopo della manifestazione è quello di promuovere la questione omosessuale dandone un'immagine positiva... E se anche i prudentissimi organizzatori del Tokyo Rainbow Pride (che giustamente devono rendere conto delle loro azioni a sponsor come  Citroen e Johnson & Jonhson) iniziano a pensare che i manga di oggi possono servire allo scopo vuol dire che la percezione dei manga a tematica LGBT, anche in Giappone, si sta evolvendo in maniera positiva.

Tant'è che Gengoroh Tagame ha contribuito anche alla realizzazione di alcuni gadget esclusivi per la manifestazione di quest'anno...

E comunque (siccome a Tokyo non sono degli sprovveduti), anche se l'iniziativa non fa parte del Tokyo Rainbow Pride, qualcuno ha pensato bene di organizzare a cavallo della manifestazione (e cioè dal 16 aprile al 19 giugno) una bella mostra tutta dedicata a Sailor Moon, che cerca di coprire un po' tutti gli innumerevoli ambiti in cui questo personaggio ha trovato spazio... 



Proprio un caso? Secondo me no...

Detto ciò vorrei ricordare che fra i numerosi eventi che si tengono nei vari gay pride italiani non mi pare che i fumetti siano stati messi in conto da nessuna parte. E non è che questo sia esattamente un buon segno, nè per i gay pride italiani nè per il mondo del fumetto del nostro paese.

Qualcuno se la sente di farci un pensierino, visto che siamo ancora in tempo???

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IL GIALLO DEL NERO...

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Negli ultimi giorni c'è stata una notizia, in particolare, che ha colpito il mondo del fumetto italiano, e cioè l'annuncio della fine del rilancio di Kriminal (non sapete chi è? CLICCATE QUI) da parte di Mondadori Comics. Una fine che è arrivata prima dell'inizio effettivo, dato che di questo progetto - finora - si era visto giusto uno speciale numero 0 distribuito a Lucca Comics qualche anno fa, e di cui avevo parlato a suo tempo (CLICCATE QUI) esprimendo le mie perplessità sui toni eccessivamente "soft" che questa serie avrebbe potuto avere per essere considerata "presentabile" nelle edicole di oggi...

E in effetti quando si erano perse le sue tracce, nonostante gli inviti alla pazienza da parte dell'editore, avevo iniziato a sospettare che i contenuti della serie si fossero rivelati troppo trasgressivi, portando l'editore a valutare meglio i tempi e modi per proporre un progetto del genere... Eventualmente cercando dei compromessi con gli autori coinvolti (CLICCATE QUI), anche perchè - lo ammetto  - mi faceva molto strano che proprio la Mondadori Comics (vista la storia del suo marchio e l'orientamento politico delle sue dirigenze) diventasse la capofila del rilancio di un certo tipo di fumetto popolare... Quello che non guarda in faccia a bigotti e moralisti, per intenderci.

Tant'è che quando venne presentato ufficialmente si parlò di un fumetto:

"contemporaneo, scuro, livido, sporco, realistico: Kriminal non lascia spazio per i buoni sentimenti ma, allo stesso tempo, è avvincente e coinvolgente per una nuova generazione di lettori di fumetti, disillusa e disincantata dalle tante promesse mancate dei nostri tempi moderni" (CLICCATE QUI).

Ovviamente le mie erano solo ipotesi, ma a quanto pare dei problemi a portare avanti questo progetto ci sono stati davvero, visto che da un giorno all'altro la casa editrice ha emesso un comunicato stampa dove annuncia che la serie non si farà più perchè la sua realizzazione si è rivelata "molto complessa" (???)...

Forse sbaglio, ma un comunicato stampa che recita:  

«Cari appassionati lettori,
Siamo a darvi purtroppo un triste annuncio in merito alla nuova collana Kriminal. Non ci è possibile proseguire il progetto poiché la realizzazione della serie si è rivelata molto complessa.
Siamo spiacenti di non avervi potuto dare notizie e aggiornamenti in questi mesi, ma fino all’ultimo abbiamo sperato di poter pubblicare l’opera.
Ci scusiamo con quanti di voi ci hanno ripetutamente scritto chiedendoci novità, ma non ci era possibile fornirvi notizie fino a quando non avessimo preso una decisione definitiva sul progetto»
, mi ricorda tanto il comunicato fuffa con cui Topolino annunciò che non avrebbe più utilizzato la copertina dedicata ai fatti di Charlie Hebdo (ne ho parlato QUI)...

Nel senso che si sono usati tanti giri di parole per non dire fondamentalmente nulla, utilizzando un tono ambiguamente diplomatico condito da abbondanti scuse di circostanza, per coprire qualcosa che - fra le righe - si intuisce essere così imbarazzante da dover essere omesso.

Che cosa potrebbe essere?

Allora: un fatto certo è che la Mondadori Comics, fin dagli inizi, si è proposta come una casa editrice specializzata in ristampe di serie italiane e adattamento di fumetti stranieri (prevalentemente francofoni).

Anche se non si ricorda spesso c'è anche da dire che Mondadori Comics nasce in un periodo molto particolare per i conti del Gruppo Mondadori, che da tempo aveva avuto un calo di fatturato importante (CLICCATE QUI), e che forse voleva tentare nuove strade per tamponare le perdite e i conti in rosso. Forse qualcuno, magari dopo aver preso spunto dal mercato francese in cui Mondadori è presente dal 2006 (CLICCATE QUI), potrebbe aver fatto notare che il mercato dei cartonati alla francese e delle ristampe organiche di pregio, in Italia, era praticamente scomparso e poteva essere un settore che valeva la pena rilanciare (in edicola e nelle librerie di varia, anche in considerazione del fatto che il Gruppo Mondadori ha una sua catena di librerie)...

Se così fosse Mondadori Comics non sarebbe nata per essere una casa editrice di fumetti nel senso completo del termine (e per avere delle vere competenze in questo senso), e infatti non si è mai cimentata nella produzione di un progetto fumettistico partendo da zero... Non prima di questa ipotetica serie di Kriminal, se non altro... E per quel che ne sappiamo non aveva nemmeno una struttura in grado di portare avanti un'iniziativa del genere.


Infatti i primi promotori di questo progetto su  Kriminal non si trovavano all'interno della casa editrice: l'idea era partita da Daniele Brolli (che negli anni novanta aveva lanciato l'universo steampunk di CYBORG) e Riccardo Secchi (il figlio di Luciano Secchi, alias Max Bunker, creatore del personaggio insieme a Roberto Raviola, alias Magnus). Stando alla lunga intervista che potete leggere CLICCANDO QUI, erano stati loro a suggerire l'idea di una miniserie di dodici numeri a Mondadori Comics, che era sembrata entusiasta della proposta.

Proseguendo nella lettura dell'intervista, però, si scopre che Mondadori Comics NON aveva una redazione in grado di seguire il progetto, e quindi aveva chiesto ai due autori di curare anche tutta quella parte del lavoro (controllo scadenze, rapporti con gli autori, ecc) che NON rientrava nelle incombenze di uno sceneggiatore. Il tutto a titolo gratuito.

Riccardo Secchi (foto sotto) ammette che:

"I problemi sono nati sui modi e i tempi di produzione di un fumetto in quanto tale. Le posizioni erano inconciliabili e ci siamo tolti dal progetto, anche se è probabilmente più corretto dire che siamo stati costretti a toglierci."


Inoltre Daniele Brolli (foto sotto) sembra sbottonarsi ulteriormente quando afferma che:

"Malgrado la nostra disponibilità a fare di tutto per il rispetto delle scadenze dei disegnatori, senza assumercene la responsabilità dato che ovviamente questa può appartenere solo all’editore, c’è stato un irrigidimento del responsabile Mondadori."

Irrigidimento? Che genere di irrigidimento? E a che proposito?
Forse l'editore rimproverava agli sceneggiatori i ritardi dei disegnatori?
O era più una questione di contenuti?
All'editore non piaceva come il progetto era portato avanti?


Anche se, come da tradizione, non si scende mai troppo nei dettagli quando c'è da dire le cose come stanno, da queste poche parole possiamo intuire che c'era qualche tipo di conflitto...

Che genere di conflitto? Forse l'editore pretendeva anche di avere maggiore controllo sui contenuti del fumetto e gli ideatori non erano disposti a snaturare un personaggio come Kriminal e le loro idee al riguardo?

Chissà...

Quel che è certo è che a fine 2014 i due avevano già gettato la spugna, ma la Mondadori Comics no, e infatti ha trovato un nuovo gruppo di autori a cui affidare il progetto.

Si sa che alle sceneggiature ci sarebbero dovuti essere Onofrio Catacchio e Matteo Casali coordinati da Giuseppe “Cammo” Camuncoli, che sarebbe stato Art Director a capo di uno staff di giovani artisti di caratura internazionale. Infatti si parlava, oltre che di Camuncoli e Catacchio stessi, di Andrea Accardi, Werther Dell’Edera, Antonio Fuso, Stefano Simeone, Michele Bertilorenzi, Stefano Landini, Alberto Bugiù, Ennio Bufi, Simone Di Meo, Giorgio Pontrelli, Lelio Bonaccorso, Daniele Di Nicuolo, Davide Gianfelice, Matteo Cremona, Elena Casagrande e Gianluca Maconi.

Non proprio gli ultimi arrivati, diciamo... Inoltre si sapeva che la serie non avrebbe più avuto dodici numeri, come nella proposta priginale di Brolli e Secchi, ma ben diciotto albetti di 48 pagine a colori. Il tutto presentato in pompa magna a Lucca Comics & Games 2014.


E questo è un dato interessante: le ristampe omnibus di Kriminal di Mondadori Comics sono iniziate nel novembre 2013. Supponendo che prima di dare il via alla produzione di un sequel l'editore avesse voluto verificare l'andamento degli omnibus, come minimo ci sarebbero voluti alcuni mesi prima che fosse dato il via a Brolli e Secchi per iniziare a lavorarci sul serio, selezionando i disegnatori e tutto il resto. Quindi l'elaborazione effettiva del progetto dovrebbe essere iniziata nella prima metà del 2014. I primi annunci della serie in produzione sono arrivati a ottobre 2014, e si parlava già dei tre nuovi autori (in quel momento misteriosi) che ci stavano lavorando. Quindi viene da pensare che gli ideatori del progetto originale se ne fossero scappati poco prima che la serie venisse annunciata ufficialmente, e pertanto il sospetto è che il nuovo progetto fosse stato portato avanti perchè era stato raccolto in fretta e furia da alcuni degli autori coinvolti proprio da Brolli e Secchi, che hanno messo assieme - a tempo di record - una cordata di professionisti per non lasciar cadere tutto nel vuoto... Magari garantendo a Mondadori Comics la realizzazione di un prodotto fatto e finito, che non richiedesse ulteriore lavoro redazionale.

E per sottolineare il loro impegno avrebbero realizzato un numero zero speciale per Lucca Comics & Games 2014, per dare anche al pubblico l'impressione che ci fosse un solido progetto alle spalle (nonostante l'abbandono e le critiche da parte dei suoi ideatori originali), quando in realtà era ancora tutto da definire nei dettagli e da realizzare materialmente...

Anche perchè, per ovvi motivi, non si potevano riciclare le idee di Brolli e Secchi e quindi bisognava ripartire daccapo con la progettazione della storia, dell'impianto narrativo, delle sceneggiature, ecc. E questo probabilmente è il motivo principale dietro al silenzio di che ha seguito la presentazione lucchese, è che è stato interrotto giusto nella primavera successiva (al Salone del Libro di Torino) per annunciare che la serie sarebbe uscita settembre 2015, e a settembre 2015 per dire che c'erano stati dei ritardi... Con il seguente comunicato stampa:

"Cari amici lettori, siete in molti a chiedere novità circa la nuova serie dedicata a Kriminal e vi diamo risposta con un annuncio ufficiale.

Kriminal non uscirà nel mese di settembre, come avevamo annunciato la scorsa primavera.

L’impresa di una produzione a fumetti inedita sta impegnando molto tutti gli autori, gli artisti e il team dell’editore. Non vogliamo deludere le attese e ci teniamo a lanciare il miglior prodotto possibile, al momento giusto e con l’adeguato sostegno.

Perché tutto ciò possa realizzarsi, dobbiamo prenderci del tempo in più. Il lancio subisce perciò uno slittamento. Ci dispiace del ritardo, ma siamo certi di poter garantire una migliore produzione."

E questo, se non altro, sembrerebbe provare la teoria secondo cui a Lucca 2014 era stata annunciata una serie che in realtà era ancora tutta da preparare... E probabilmente anche da valutare dal punto di vista editoriale, prima di una pubblicazione effettiva. Si legge anche che la casa editrice non riteneva che settembre 2015 fosse il momento migliore per lanciare la serie, e che pensava che non avrebbe avuto il sostegno adeguato... Fra le righe voleva dirci che non era più tanto sicura che questa serie fosse una buona idea? Più avanti analizzerò alcune possibili spiegazioni per questo ipotetico cambio di rotta...

Sicuramente è un dato di fatto che, fra i nuovi curatori/disegnatori del progetto, molti avessero un mucchio di altri impegni da portare avanti parallelamente, anche con gli editori americani con cui collaboravano. Questo - inevitabilmente - deve avere influito sullo sviluppo del progetto e sui tempi di realizzazione dello stesso, che devono essersi dilatati sempre di più man mano che -ad esempio - MARVEL e DC COMICS commissionavano lavori a Giuseppe Camuncoli...

Ad ogni modo, cosa è successo poi?

Sicuramente si sa che il creatore di Kriminal, e cioè Luciano Secchi, non ha responsabilità nell'annullamento del progetto.

Sul suo profilo facebook precisa che l'unica condizione che aveva posto era quella di dare la propria approvazione al nuovo soggetto... Cosa che ha quanto pare aveva fatto...

E letta così sembra quasi che lui stesso abbia saputo della chiusura del progetto tramite il comunicato stampa ufficiale... Ad ogni modo - curiosamente - dalle pagine facebook degli autori coinvolti non trapela granchè... Anzi: c'è un silenzio abbastanza inquietante. Giusto Onofrio Catacchio ha commentato in maniera un po' ambigua, dicendo:

"Peccato. È stato un progetto che mi ha dato la possibilità di lavorare su un personaggio che ho sempre amato. Di scrivere e disegnare assieme a vecchi e nuovi amici con cui conto, e spero, di tornare a incrociare la strada. Fare fumetti non è facile. Ma neanche così tanto complicato."

E a quanto pare, almeno per ora, gli autori coinvolti non stanno rilasciando dichiarazioni nemmeno a siti e blog specializzati, nonostante la fine di questo progetto sia un argomento decisamente caldo. Forse sbaglierò, ma la sensazione è che nessuno dei diretti interessati voglia commentare per paura di fare la figura di quello che ha parlato troppo...

Anche perchè le responsabilità dell'annullamento di questo progetto possono ricadere solamente sull'editore, sugli autori o su entrambi... E visto che in questo caso nessuno ha accusato esplicitamente l'altro il sospetto è che si sia trattato di un concorso di colpa... Forse potrebbe parlare qualcun altro che sa qualcosa, ma a quanto pare si preferisce fare finta di niente. Anche perchè, presumo, gli editori che producono fumetti in Italia e pagano dei compensi accettabili sono davvero pochi, e di certo non vedrebbero di buon occhio una "gola profonda" nella loro redazione...

Oltretutto la Mondadori Comics fa ovviamente capo al Gruppo Mondadori, che ha da poco acquisito la Rizzoli... E di conseguenza la casa editrice Rizzoli-Lizard. Inoltre il Gruppo Mondadori è anche il proprietario del distributore Press-Di (CLICCATE QUI), che guardacaso è il distributore per le edicole di Bonelli e Panini (e quindi, in ultima analisi, è responsabile di come e dove viene distribuito il loro materiale, con tutte le conseguenze del caso)... Quindi diciamo pure che chi, eventualmente, dovesse litigare pubblicamente con la Mondadori e volesse proseguire la sua carriera nel mondo del fumetto in Italia, potrebbe anche innescare una reazione a catena che non gli sarebbe d'aiuto...

Ad ogni modo il fatto che Press-Di sia di proprietà di Mondadori ci fornisce un altro possibile indizio. Infatti se, per ipotesi, Mondadori Comics avesse voluto fare un'indagine di mercato sull'andamento dei fumetti italiani (e non) nelle edicole, forse avrebbe avuto molti meno problemi ad accedere ai dati di vendita di Bonelli e Panini (ma anche RW Lion e Shockdom, fra gli altri) rispetto a noi comuni mortali, anche solo in maniera informale e facendo le chiamate giuste...

E quindi avrebbe saputo che i fumetti Bonelli - che tradizionalmente sono quelli che in Italia si vendono meglio - non vanno più così bene, per dirla con un eufemismo (CLICCATE QUI), e che i fumetti pubblicati dagli altri editori fanno numeri di molto inferiori (a parte la Shockdom, che però è un caso a parte). Inoltre, distribuendo anche le Edizioni Mehnir, la Press-Di avrebbe potuto fornire i dati di vendita de IL MORTO, un tascabile noir che si ispira dichiaratamente a Kriminal e che viene distribuito in edicola dal 2010... Una pubblicazione che, pur contando su uno zoccolo duro di appassionati, sicuramente non prospetta dei numeri che giustificherebbero una miniserie a colori di diciotto numeri... E ne ha fatto interrompere la produzione...

É andata davvero così? Ovviamente non possiamo saperlo, tuttavia qualche sospetto è legittimo...

Sicuramente mentre produceva il nuovo Kriminal, la Mondadori Comics ha potuto monitorare con attenzione anche il mercato che non è controllato dal distributore Press-Di, e magari ha preso atto del fatto che il rilancio di Diabolik tramite un'iniziativa molto simile a quella prevista per Kriminal (e cioè una miniserie a colori) non ha portato ai risultati sperati... Tant'è che se n'è parlato pochissimo, e fondamentalmente ha lasciato quello che ha trovato.

Così, facendo due conti, la Mondadori Comics ha pensato che la miniserie di Kriminal sarebbe stata un fiasco in proporzione all'investimento necessario per realizzarla?

Ha pensato che la massiccia campagna pubblicitaria necessaria per lanciare questa iniziativa, e che peraltro era stata già annunciata, non avrebbe comunque portato al risultato sperato?

Chissà...

In tutta questa storia, però, c'è un'altro tassello che va valutato con attenzione. Si sa che Mondadori ha acquisito la Rizzoli nell'aprile del 2015, e a maggio di quell'anno è stato ufficializzato un reimpasto delle cariche, tant'è che chi aveva lanciato e curato Mondadori Comics, tale Luigi Belmonte (che probabilmente è stato anche quello che aveva accettato il progetto su Kriminal), da un momento all'altro è stato mandato a dirigere la collana degli Oscar Mondadori (CLICCATE QUI)... E guardacaso il blog della casa editrice non viene aggiornato dallo scorso dicembre (CLICCATE QUI), mentre negli ultimi mesi diverse collane sono state sospese, da MARVEL FACT FILES ad ALIX, passando per PRIMA... E in alcuni casi senza nemmeno darne notizia ufficiale.

Forse queste collane non vendevano tanto, ma magari sarebbe stato oportuno valutare attentamente un loro rilancio (o magari una campagna promozionale più mirata) prima di lasciare scontente intere fette di pubblico, minando così la credibilità della Mondadori Comics nel suo insieme... Sempre che il tutto non sia una conseguenza del fatto che, a seguito dell'acquisizione di Rizzoli e Rizzoli-Lizard, non si stia iniziando a ridurre l'offerta in vista di un possibile smantellamento dell'etichetta... Anche per alleggerire il carico di accuse a carico del Gruppo Mondadori...

Infatti dopo la fusione con Rizzoli, a gennaio, la Mondadori è finita nel mirino dell'antitrust... Anche per quel che riguarda il settore dei fumetti, visto che tecnicamente Mondadori Comics e Rizzoli Lizard dovrebbero essere concorrenti (CLICCATE QUI). Quindi alla Mondadori Comics hanno pensato di tirare i remi in barca, con Kriminal e non solo, anche per evitare ulteriori accuse? Hanno pensato che non avesse senso investire in una miniserie, in considerazione del fatto che stanno valutando l'idea di chiudere tutto?


O forse, per una questione di reputazione, hanno pensato che un fumetto "brutto, sporco e cattivo" come Kriminal avrebbe creato ulteriori polemiche attorno al Gruppo Mondadori in un momento molto delicato?

Ad ogni modo, per quello che ne sappiamo, può anche essere che la nuova dirigenza di Mondadori Comics, molto semplicemente, non fosse favorevole alla produzione di Kriminal come quella che l'aveva preceduta...

Chissà...

Alla fine, riassumendo, noi sappiamo per certo che:

  1. Luciano Secchi non ha responsabilità.
  2. Daniele Brolli e Riccardo Secchi idearono il progetto, ma scapparono non appena intuirono che l'editore non aveva le competenze giuste e faceva troppe pressioni.
  3. Una nuova squadra di autori è stata messa al lavoro su una miniserie di diciotto numeri per due anni.
  4. Il nuovo Kriminal sarebbe dovuto essere "contemporaneo, scuro, livido, sporco, realistico".
  5. La casa editrice ha cambiato dirigenza. 
  6. L'antitrust non vede di buon occhio il fatto che Mondadori Comics e Rizzoli-Lizard  appartengano entrambe al Gruppo Mondadori.
  7. L'editore ha ritenuto "troppo complesso" portare avanti il progetto e lo ha chiuso.

E in quel "troppo complesso" aleggia anche lo spettro della censura e della paura di compromettersi con tematiche troppo "trasgressive", con cui forse Mondadori Comics non pensava di doversi confrontare... Visto che, per i motivi di cui parlavo poco fa, ha annunciato in pompa magna la nuova serie di Kriminal PRIMA di poterla visionare per bene nei dettagli...

Ovviamente io non ho la minima idea di quali fossero i contenuti della serie, ma a giudicare dal famoso numero 0 e dal fatto che il nuovo Kriminal era stato annunciato come "contemporaneo, scuro, livido, sporco, realistico"presumo che, come minimo, fossero paragonabili a quelli del film "Lo chiamavano Jeeg Robot" che negli scorsi mesi ha fatto tanto parlare di sè...

Con la differenza che Kriminal avrebbe affrontato anche una serie di problematiche di più ampio respiro, come la corruzione, la libertà di stampa, la malavita internazionale, il traffico di esseri umani, le lobby di potere e altro... E se tanto mi da tanto, considerando che in "Lo chiamavano Jeeg Robot" c'é stato spazio anche per rappresentare una trans strozzina, cocainomane e un po' ninfomane, peraltro interpretata da una vera trans (la simpatica Juana Jimenez, di cui trovate un breve intervista QUI), su un fumetto di Kriminal ambientato nel 2016 non mi sarei aspettato di trovare nulla di meno...

Sempre ammesso che il suddetto fumetto volesse porsi in maniera credibile presso il pubblico del 2016, ovviamente... E infatti, mettendo assieme tutti i dati in nostro possesso, verrebbe anche da pensare che quando a Mondadori Comics hanno dato l'approvazione allo sviluppo della serie su Kriminal - praticamente a scatola chiusa - si aspettassero qualcosa che, nella più audace delle ipotesi, fosse in linea con i contenuti che si erano visti nella serie originale di Kriminal, che aveva recentemente ristampato...

Probabilmente non considerando che sono passati oltre quarant'anni, e che sicuramente il concetto di "trasgressione", così come quello di sesso e violenza, si è aggiornato... Anche per quel riguarda la rappresentazione di omosessualità e transessualità, ad esempio...

Quindi non è da escludere nemmeno che, se pure il progetto Kriminal è stato annullato per motivi indipendenti dai suoi contenuti, questi non abbiano comunque rappresentato un incentivo a portarlo avanti in qualche altra forma... Per dirla con un eufemismo...

E ammetto che, a questo punto, sarei davvero molto curioso di sapere come (e se) si era pianificato di toccare certi argomenti nella miniserie di Kriminal, che al momento nessuno pubblicherà...

Forse, se in futuro qualcun altro raccoglierà questa proposta, lo scopriremo... E magari ci faremo un'idea più precisa di come e perchè i contenuti della miniserie potrebbero aver spinto la casa editrice a non pubblicarla più...

Nel frattempo prendiamo atto che un'altra occasione per rinnovare il fumetto popolare italiano è andata persa, e che dietro a questa perdita potrebbe esserci molto più di quello che sembra...

In realtà, per dirla proprio tutta, essendoci di mezzo la Mondadori Comics a me avrebbe stupito di più se questa iniziativa fosse andata in porto senza problemi.

L'unica cosa davvero sicura in tutta questa vicenda, che poi è il motivo per cui l'ho segnalata su questo blog, è che il lancio di una nuova versione di Kriminal - "realistica e contemporanea", e peraltro scritta "all'americana" da autori che con gli USA ci lavorano sul serio - avrebbe potuto davvero scuotere un po' l'abbottonatissimo panorama del fumetto popolare italiano... Scrollandolo, forse, quel tanto che sarebbe bastato per spingerlo a rivedere le sue prudentissime posizioni su una quantità di temi "eticamente sensibili", come ad esempio l'omosessualità...

Cosa che, ovviamente, a questo punto non accadrà...

Ad ogni modo forse un giorno qualcuno parlerà... E sapremo la vera verità...

Alla prossima.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.
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