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PREMIO GLAD 2016!!!

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Ciao a tutti, come va?

Come vi avevo annunciato anche quest'anno ho deciso di promuovere l'assegnazione dei premi GLAD (con una sola A), e cioè la votazione con cui i lettori di questo blog possono votare il fumetto italiano mainstream che ha fatto la figura peggiore dal punto di vista LGBT.

Come ho già spiegato in occasione della presentazione dell'edizione 2015 (CLICCATE QUI), dalle nostre parti viviamo ancora in una situazione abbastanza irritante, per cui le poche produzioni italiane che affrontano tematiche LGBT in maniera non pregiudizievole e non stereotipata arrivano in fumetteria, mentre nel grande circuito delle edicole i fumetti italiani che affrontano certi argomenti hanno sempre un occhio di riguardo per il pubblico prevenuto e variamente omofobo. Situazione resa ancora più surreale dal fatto che nelle edicole sono presenti sempre più spesso produzioni statunitensi, francesi e giapponesi che hanno un approccio completamente diverso.

Ad ogni modo, visto che nelle edicole italiane non ci sono fumetti gay friendly Made in Italy fra cui scegliere il migliore (come avviene con i premi GLAAD americani), anche quest'anno potrete scegliere il peggiore fra quelli che hanno finito per denigrare e/o castrare in qualche modo il mondo LGBT...

Quindi passo senza altri indugi ad introdurvi le nomination di quest'anno, con i link ai post che gli ho dedicato a suo tempo (se vorrete approfondire meglio).

1) DYLAN DOG (Bonelli)

Doveva aprirsi ad una fase di rinnovamento, inserendosi in una Londra moderna e contemporanea, ma - siccome questo avrebbe creato attriti con il pubblico italiano più conservatore - è tornato sui suoi passi ancora prima di incamminarsi verso una maggiore apertura alle tematiche LGBT. Così quest'anno abbiamo avuto, nell'ordine:
  • Un nuovo acerrimo nemico che doveva essere bisessuale (John Ghost), ma che ha scatenato un mucchio di polemiche (e solo per una tavola pubblicata in anteprima!) che hanno portato ad una visibile modifica delle tavole e dei testi per farlo apparire come un semplice eterosessuale perverso (cliccate QUI e QUI)... Per poi farlo sparire nel nulla.
  • Una molto ambigua dichiarazione d'amore da parte di Groucho (l'assistente del protagonista) nei confronti di Dylan Dog, che ovviamente è caduta nel vuoto e non ha più avuto seguito (cliccate QUI).
  • Una storia con una relazione lesbica sullo sfondo, che però è stata evidentemente camuffata in corso d'opera per renderla meno esplicita, con l'unico risultato di confondere le idee al lettore ed offrire una rappresentazione superficiale e frivola dell'omoaffettività (CLICCATE QUI).
  • Un'avventura a base di pittrici bisessuali in calore e lesbiche psicopatiche, che forse poteva essere passabile qualche decennio fa, ma che al giorno d'oggi è risultata totalmente fuori luogo (CLICCATE QUI).
Il tutto mentre a Londra gli omosessuali di oggi sono ormai ben integrati, possono sposarsi e avere figli... E sicuramente non sono invisibili e "arretrati" come nelle attuali storie di Dylan Dog.

2) MORGAN LOST (Bonelli)

In un momento non felice per il fumetto italiano ogni nuovo progetto è una scommessa da giocare con le carte migliori... Però il protagonista di questa nuova serie è un cacciatore di taglie che insegue serial killer psicopatici... E viene presentato al pubblico mentre mette alle strette un tipico caso di transessuale represso che si sfoga uccidendo le donne e rimuovendo il loro scalpo, che poi utilizza per decorare manichini maschili vestiti con abiti femminili (ed è sottointeso che anche lui indossa sia gli scalpi che gli abiti). Un esordio davvero pessimo (CLICCATE QUI).

3) SPECIALE AGENZIA ALFA (Bonelli)

Nel futuro di Nathan Never, a quanto pare, lo spazio per approfondire la vita sentimentale di Legs Weaver è sempre più risicato, ma non ci sono troppi problemi a raccontare storie di lesbiche che predano fanciulle inermi, finendo per sedurle e sverginarle in uno squallido motel (il tutto in meno di un'ora)... Portando poi i loro fidanzatini, accecati dalla gelosia, sulla cattiva strada... Il tutto mentre le madri adottive delle suddette ragazzine non si accorgono di nulla e passano buona parte del tempo a mettere in evidenza le loro curve e a ballare in topless per agire sotto copertura in missioni "speciali" decisamente trash (CLICCATE QUI).
Alla faccia del futuro.

4) CARAVAGGIO (Panini)

Non si tratta di un fumetto da edicola (anche se qualcosa mi dice che in edicola arriverà molto presto in edizione economica), però se ne è parlato talmente tanto che di fatto si può considerare un fumetto mainstream. Milo Manara è considerato un maestro del fumetto, e in particolare del fumetto erotico... Ovviamente nel senso eterosessuale del termine. Non ci è dato sapere per quale motivo abbia deciso di dedicare il suo ultimo volume proprio a Caravaggio (forse cercava un artista "bello e dannato", e sufficientemente conosciuto, per realizzare in dramma in costume... E Caravaggio era il meglio a disposizione), ma è stato ben attento a epurarlo da ogni connotazione omosessuale e omoerotica... A parte qualche nudo posteriore dei giovani modelli dell'artista, che è sembrato essere messo lì apposta per confermare la totale indifferenza che suscitava nel protagonista. Milo Manara è arrivato al punto di giustificarsi adducendo il parere di misteriosi esperti che avrebbero smentito tutte le ipotesi sulla passione dell'artista per ragazzi e giovinetti. In realtà la sensazione è che certi elementi siano stati esclusi per una semplice questione di marketing, legata anche alla reputazione dell'autore e delle sue ben note "donnine", tant'è che approfondendo nel dettaglio le vicende di Caravaggio (CLICCATE QUI) quella che emerge è una realtà storica molto lontana dalle "certezze" promosse da Milo Manara. E il fatto che il libro sia stato un successo più volte ristampato nel corso dell'anno, diffondendo una versione edulcorata dei fatti storici, non fa altro che aumentare la sensazione di disappunto.

5) TOPOLINO (Disney Panini)

Che ci fa Topolino in questa lista? I fatti sono questi: sul numero 3019 è comparsa la parodia Disney di un noto romanzo degli anni Cinquanta, On the Road, che a suo tempo è stato considerato un manifesto della beat generation (CLICCATE QUI). Il problema è che nel suddetto romanzo - peraltro autobiografico - il sottotesto omosessuale era molto evidente, tant'è che era stato esplorato in maniera ben visibile anche nel recente adattamento cinematografico del 2012. Di tutto questo, ovviamente, nella parodia Disney non c'era traccia. Sicuramente non si può rinfacciare a Topolino e Pippo di non avere indugiato nell'esplorazione di sessualità alternative, ma allora perchè scegliere proprio di fargli fare il verso a On the Road? Forse il settimanale, in calo di lettori da diverso tempo, ha voluto provare a incuriosire il pubblico con una proposta un po' più "trasgressiva" del solito? In realtà l'effetto "presa per i fondelli"è stato notevole, e in un panorama editoriale alquanto deprimente non se ne sentiva davvero la necessità...

E questo è quanto.

Quale fra questi titoli volete premiare con il prestigiosissimo Premio GLAD (Lesbiche e Gay Ancora Denigrati)???

Per esprimervi votate nel sondaggio che vedete qui sotto (o in cima alla colonna qui di fianco nella versione visibile dal browser del vostro PC, o comunque scegliendo la visualizzazione PC dal vostro smartphone). Il sondaggio si concluderà a fine maggio, quindi avete tutto il tempo per spargere la voce!

CLICCA sul nome del fumetto che ti ha deluso di più e buona votazione!
E vinca il peggiore!


Risultati:


Anche creare un sondaggio? Fare clic su Qui

PAROLA ALLE PAROLE...

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Ciao a tutti, come va?

I comics americani avranno pure tanti difetti, ma non si può certo dire che mettano il linguaggio in secondo piano. Nel senso che, generalmente, stanno sempre attenti ad usare le parole giuste al posto giusto... Non foss'altro perchè - offrendo un numero molto limitato di pagine ogni mese ed essendo molto verbosi di conseguenza - devono sfruttare al meglio anche l'aspetto testuale, comprensivo di ritmo delle battute, caratteri utilizzati, forma dei baloon e tutto il resto...

E questo aspetto diventa ancora più importante se si considera il valore"culturale" del linguaggio, visto che riflette e definisce l'evoluzione dei costumi e della società.

E così, quasi inevitabilmente, dopo tanti personaggi dei fumetti americani che si sono definiti gay, lesbiche, transessuali, gender fluid e bisessuali, finalmente abbiamo anche un personaggio storico del fumetto americano che si definisce asessuale... E cioè non interessato all'aspetto sessuale delle sue relazioni (anche se questo non vuol dire che sia anaffettivo, o privo di uno specifico orientamento sessuale, e non vuol dire nemmeno che sia frigido, perchè in quel caso non sarebbe in grado di avere rapporti sessuali pur desiderandoli).

La rivelazione ufficiale è arrivata sul numero 4 di Jughead della Archie Comics, e coinvolge proprio il titolare della testata... E cioè Jughead...

Infatti, nella nuova e aggiornatissima versione dell'universo in cui si muovono i teenagers a fumetti più noti d'America, Jughead ha uno scambio di opinioni con un compagno di classe gay (che a me sembra a tutti gli effetti la nuova versione di Kevin Keller) sulla distrazione rappresentata dal sesso e dai corteggiamenti... Che per loro due - a differenza dei loro amici eterosessuali - non rappresenta un grave problema, dato che gli studenti gay dichiarati al liceo sono solo cinque, mentre Jughead e asessuale...
Segno evidente che, dalle parti della Archie Comics, stare al passo con le definizioni sessuali è una cosa importante. Anche perchè, fondamentalmente, l'atteggiamento di Jughead nei confronti del sesso è sempre lo stesso, anche se prima non aveva un nome preciso.

Lo sceneggiatre della serie, Chip Zdarsky (foto sotto), ha affrontato direttamente la questione in una conferenza durante l'ultima New York ComiCon:

"La mia opinione su Jughead è che, nel corso dei 75 anni della sua esistenza, abbia avuto sporadici momenti di interesse per le donne, ma che storicamente sia sempre stato presentato come un assesuale. Semplicemente, non avendo una definizione precisa per la sua condizione, ci si riferiva a lui come ad un misogino, ma non lo è mai stato... Si limita ad osservare con distacco l'effetto degli ormoni sui suoi amici. La gente mi chiede se ho in programma una storia d'amore per Jughead, perché sono molto romantico, ma la risposta è no... Perchè le storie d'amore di Archie occupano già troppo spazio. E comunque credo che l'asessualità sia sottorappresentata, e dal momento che abbiamo un personaggio che era asessuale da prima che la gente potesse definirlo così, continuerò a dipungerlo in quel modo"

"Ci sono persone così che si presentano da me alle fiere, perché lavoro in un altra serie che coinvolge la sessualità [ 'Sex Criminal'], e tutte le volte fanno la stessa richiesta. Ci sono un sacco dei lettori asessuati, e vogliono una rappresentanza. Noi vorremmo realizzare un fumetto in cui le persone meno rappresentate della media possano identificarsi in modo positivo... E questa possibilità con Jughead era servita su un piatto d'argento, pertanto mi sono sentito in dovere di sfruttarla per dare spazio a un certo tipo di lettore che al momento viene sottorappresentato"


Che dire?

So che non dovrei infierire, ma ogni volta che riporto notizie di questo tipo il mio pensiero va alla situazione del fumetto italiano, e in particolare alla situazione del fumetto italiano che dovrebbe parlare di tematiche legate all'adolescenza nel senso attuale del termine... Comprensiva di un modo di intendere la sessualità che NON è quello di dieci, venti o trenta anni fa... Negli USA, a quanto pare, ci sono nuovi sceneggiatori che sanno rapportarsi con questo mondo (e infatti le nuove versioni dei personaggi della Archie stanno andando molto bene, e presto diventeanno una serie TV dal vivo), mentre in Italia non si riesce proprio ad interpretare la realtà giovanile di oggi... O più semplicemente si preferisce non farlo...

Certo è che, negli USA come in Italia, vedere due liceali che nei corridoi della scuola parlano di omosessualità e asessualità al giorno d'oggi non è poi così raro, con la differenza che il fumetto americano sta dando prova di saperne parlare... Mentre sul fumetto italiano è meglio stendere un velo pietoso.

E sarebbe davvero interessante, a questo punto, cercare di capire come e perchè gli sceneggiatori italiani - molto spesso - sembrano scelti proprio in base alla loro capacità di rispecchiare le aspettative di un pubblico molto adulto... Anche e soprattutto quando parlano di argomenti "giovani"... Col risultato di bloccare quel ricambio generazionale che sta diventando sempre più essenziale, ma che a quanto pare sta diventado sempre più un miraggio.

Ad ogni modo complimenti alla Archie Comics per le sue prese di posizione.

Alla prossima.

E non dimenticate di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Votate anche voi il fumetto italiano che vi ha deluso di più! Trovate tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

DALL'IRAN CON AMORE...

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Ciao a tutti come va?

Oggi volevo giusto segnalarvi una bella iniziativa portata avanti da ilgrandecolibri.com, che - nel caso non lo sapeste - è un sito di notizie LGBT che si occupa soprattutto di quello che avviene nelle nazioni più distanti (anche culturalmente) dalla nostra. A differenza della maggior parte dei siti italiani che si occupano di notizie LGBT, continua a dare molto spazio ai fumetti online, e nel corso del tempo ha tradotto (con l'autorizzazione degli autori) una serie di strip umoristiche davvero interessanti (anche se ovviamente i siti concorrenti non lo hanno riportato, e i siti di fumetti hanno preferito soprassedere).





Trovare tutto l'archivio dei fumetti che ha pubblicato CLICCANDO QUI.

Ne parlo qui perchè, da qualche settimana, questo sito ha deciso di ampliare la sua offerta traducendo anche il bellissimo (seppur breve) romanzo grafico Yousef e Farhad, che descrive l'esperienza di due ragazzi omosessuali nell'Iran dei giorni nostri.

Questo bel progetto è nato tramite una pagina facebook aggiornata settimanalmente (CLICCATE QUI), e successivamente l'associazione OutRight Action International  (CLICCATE QUI) ha raccolto la storia sotto forma di pdf scaricabile gratuitamente (CLICCATE QUI). É bene precisare che l'idea è venuta a due fumettisti che conoscono bene l'argomento trattato, dato che Khalil Bendib è di origine algerina e Amir Soltani è di origine iraniana (li vedete qui sotto).

Quindi tanto di cappello a ilgrandecolibri.com, che sta offrendo un servizio importante mentre il mondo delle associazioni LGBT italiane e dei siti LGBT più "trendy" continua ad avere una bassa considerazione dei fumetti e del loro potenziale... Anche perchè altrimenti si premurerebbe di parlarne di più e meglio, magari affidandosi a persone competenti e non a qualche collaboratore la cui esperienza in fatto di fumetti inizia e finisce con Topolino (o poco più).

Detto questo se qualche editore italiano volesse stampare la storia di Yousef  e Farhad, magari all'interno di un'antologia di fumetti a tematica LGBT provenienti da tutto il mondo, non è che sarebbe una brutta idea... Soprattutto in questo periodo.

E chi ha orecchie per intendere intenda.

Alla prossima.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

ROMANI BONELLIANI...

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Ciao a tutti, come va?

Anche se l'ho già ripetuto fino alla nausea, vorrei precisare per l'ennesima volta che - se dipendesse da me - sarei molto felice di tessere continuamente le lodi dei fumetti italiani che arrivano in edicola... Il problerma, purtroppo, è che mi offrono tutt'altro genere di spunti...

In particolare vorrei ribadire che, anche se spesso mi capita di parlare dei fumetti della Bonelli, non lo faccio perchè li ho presi di mira, ma perchè mi basta andare nell'edicola sotto casa per verificare che continuano ad offrire spunti di discussione...

E a volte, per verificarlo, non devo nemmeno uscire di casa.

Ad esempio: nella pagina del sito ufficiale Bonelli dedicata ai baci dei suoi eroi in occasione di San Valentino (CLICCATE QUI) , non è stato inserito alcun bacio di Legs Weaver... Anche perchè la casa editrice non ha mai concesso che venisse rappresentata mentre baciava chiaramente una ragazza, se non in un'inquadratura molto larga che risale al 2012...

E già solo questo basterebbe per incitarmi a fare il punto della situazione in generale, tuttavia non è di questo che volevo parlarvi oggi.

Partiamo da un breve riassunto per i non appassionati: la suddivisione del fumetto in "popolare" e "d'autore"è un po' un'invenzione italiana, che risale agli anni in cui al fumetto di puro intrattenimento (pensato per soddisfare le esigenze del grande pubblico), realizzato velocemente, con povertà di mezzi e senza troppe pretese, iniziarono ad affiancarsi prodotti più ricercati, con cui gli autori cercavano di dare il meglio di sè e della loro creatività prendendosi tutto il tempo necessario, sperimentando soluzioni audaci e temi non convenzionali in completa libertà...

 Ad un certo punto iniziò a crearsi un vero e proprio mercato parallelo per le riviste che pubblicavano fumetto "d'autore", anche se adesso non esistono praticamente più (ma questa è un'altra storia) e questo genere - in Italia - ha finito per esprimersi soprattutto attraverso i cosiddetti "romanzi grafici", o graphic novel che dir si voglia.

La Sergio Bonelli Editore (anche quando non si chiamava ancora così) si è sempre concentrata sul fumetto popolare, anche se il suo metodo di produzione ha facilitato la realizzazione di storie che avevano più cose in comune col fumetto d'autore di cui sopra (basti pensare ad alcune delle prime storie di Dylan Dog). Negli ultimi anni, però, la casa editrice ha provato a sperimentare anche soluzioni  e strategie diverse... Forse proprio nel tentativo di recuperare il pubblico orfano delle riviste d'autore, o magari per accattivarsi il pubblico più esigente che si è avvicinato ai romanzi grafici negli ultimi anni...

Tuttavia è un dato di fatto che le sue proposte in questo senso hanno comunque risentito molto della sua impronta "popolare", tant'è che - nella maggior parte dei casi - il risultato sono stati degli ibridi che non hanno raggiunto i consensi sperati... Anche perchè i fumetti della Bonelli, prima di essere "popolari", "d'autore" o altro sono soprattutto "bonelliani"... E questo aggettivo non si riferisce solo ad un formato o a un'impostazione grafica particolare, quanto ad un modo di intendere il linguaggio del fumetto nel suo insieme, con tutta una serie di vincoli e di limiti che non possono essere superati... Anche quando questo risulta francamente ridicolo e anacronistico...

Ritmi poco dinamici, personaggi ingessati, verbosità fini a se stesse, trame prevedibili e scelte narrative che sanno di vecchio rischiano di far risultare ogni nuova idea "superata" a prescindere, indisponendo i lettori potenziali fin dalle prime pagine... Con tutto quel che ne consegue in termini di vendite.

Una delle ultime proposte "d'autore" con taglio "popolare" della Bonelli è stata la collana LE STORIE, che - per inciso - è passata dalle 45.000 copie al mese vendute nel 2012 alle 23.000 del 2014 (CLICCATE QUI), anche se adesso è facile immaginare che la situazione sia ulteriormente peggiorata (e infatti si vocifera da tempo di un'imminente chiusura).

L'idea di usare varie ambientazioni storiche come sfondo per storie sempre diverse di per sè non era malvagia, ma sicuramente il potenziale commerciale di questa trovata è andato a farsi benedire grazie ad una concezione della rappresentazione storica ormai datata, e più legata ai kolossal hollywoodiani degli anni Cinquanta che non ai serial televisivi di oggi, che ormai stanno diventando un paradigma per TUTTO l'entertainment a sfondo storico che viene prodotto in questi anni.

Un ottimo esempio, in questo senso, arriva proprio dal numero di febbraio de LE STORIE, che si intitola ATTO D'ACCUSA ed è ambientato nell'Antica Roma, e più precisamente nel 67 a.C. in cui si muove la figura storica di Marco Tullio Cicerone... Che anima una sorta di legal thriller, basato su fatti realmente accaduti. Intendiamoci: l'ambientazione storica è ben ricostruita, ma alcune scelte stilistiche sono semplicemente imbarazzanti, soprattutto se si considera quello a cui si è abituato il pubblico del 2016 e quello che ci si aspetta OGGI da un'ambientazione di questo tipo.

Non foss'altro perchè di recente il grande pubblico, anche in Italia, si è confrontato con le quattro stagioni del serial dedicato a Spartacus del canale Starz, con tutto il loro carico di dinamismo, violenza, crudezza e situazioni esplicite.... E forse non è esagerato dire che questa serie ha segnato uno spartiacque, e non solo per quel che riguarda la rappresentazione dell'Antica Roma...

Quindi ignorare il suo approccio sarebbe assurdo.

Eppure in Bonelli sono stati capaci di ignorarlo (o comunque di filtrarlo pesantemente), mettendo al primo posto quella specie di "etica bonelliana" che ultimamente sta facendo più danni che altro.

Ad esempio: come si può inquadrare il trattamento riservato alla rappresentazione della nudità maschile in questa storia? Uno dei protagonisti principali è Nicandro (sotto), un ex gladiatore che in questa occasione deve accompagnare il segretario di Cicerone, Tirone, a raccogliere i testimoni per un processo...

Il suddetto Nicandro, a quanto pare, ha un senso del pudore fuori misura... Visto che in nessuna occasione si leva i suoi mutandoni, e - anzi - li tiene addosso (con tanto di cinturone in cuoio) anche quando va a letto... Come si nota quando lui e Tirone (che è andato a letto con tutta la tunica) vengono svegliati da un agguato notturno nella villa che li ospita...

Da notare che persino nelle avventure nell'Antica Roma di Alix (CLICCATE QUI), che pure è considerato un fumetto per ragazzi (e che in Francia viene pubblicato da una cinquantina d'anni), il protagonista va a letto senza vestiti da sempre, come - giustamente - si era soliti fare ai suoi tempi...

E Nicandro non è un caso isolato: in ATTO D'ACCUSA anche gli uomini sorpresi a letto con le loro concubine (che ovviamente vengono raffigurate nude senza problemi...) sono tenuti a indossare mutandoni e drappeggi vari...

Mentre qui di seguito, per darvi un'idea delle possibili alternative, vi faccio vedere come ha rappresentato un paio di situazioni del tutto simili il bravo Enrico Marini per la sua saga "Le Aquile di Roma" (ancora in corso di pubblicazione in Francia, ma che ha già avuto varie edizioni anche in Italia)...


Inoltre, in ATTO D'ACCUSA, anche chi viene torturato e fustigato, se è di sesso maschile, è tenuto ad indossare i mutandoni di ordinanza... Ma attenzione: che siano mutandoni che non lascino troppo scoperte le natiche...

Anche se, come ci ricordano i disegni di Philippe Delaby per il recente MURENA (anch'esso arrivato in Italia in diverse edizioni), più che mutandoni gli antichi romani indossavano perizomi con le natiche bene in vista... Soprattutto nell'ambiente dei gladiatori...

Sia come sia, per come andavano le cose a quei tempi, è alquanto improbabile che a chi veniva punito nella pubblica piazza fosse consentito di coprire le parti intime... Anzi: più probabilmente sarebbero state esposte per accentuare la pubblica umiliazione.

Ad ogni modo direi che in ATTO D'ACCUSA il culmine della pudicizia si raggiunge durante una sequenza ambientata alle terme... In cui praticamente tutti gli uomini presenti indossano tuniche e/o drappi annodati ai fianchi, a meno che non vengano presentati con un inquietante "effetto evirazione" che li fa sembrare muniti di vagina...


Unica eccezione alcuni anonimi personaggi sullo sfondo... Che fanno intravedere timidamente il loro lato B, ma che passano praticamente inosservati...

 Il tutto mentre nella serie TV di Spartacus si sono viste scene tipo queste...





Ad ogni modo, anche volendo soprassedere su tutti questi "dettagli", che sembrano le solite "licenze poetiche" studiate dal fumetto italiano per confermarsi le simpatie e la fedeltà del pubblico maschilista e conservatore, c'è da dire che in ATTO D'ACCUSA ci sarebbero stati diversi appigli per affrontare anche il tema dell'omosessualità e dell'omofobia... E non solo per via del contesto storico.

Infatti le fonti ci tramandano che Marco Tullio Cicerone (ritratto nel busto sotto) era notoriamente omofobo, al punto che non si faceva problemi a denigrare in Senato certi comportamenti di Giulio Cesare... Persino in sua presenza!

Giulio Cesare (nel busto sotto) era notoriamente bisessuale, e tutti a Roma erano a conoscenza perlomeno di una sua avventura con Nicomede, re di Bitinia; questa liaison amorosa provocava ironie continue soprattutto da parte degli oppositori politici di Cesare, uno dei quali, un giorno, davanti a una folla puttosto numerosa, lo salutò sarcasticamente chiamandolo “regina di Bitinia”... Mentre dal popolo iniziò ad essere definito "marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti" e i suoi soldati gli avevano persino dedicato una canzoncina che faceva più o meno  così:“Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede ha sottomesso Cesare; Cesare, che ha sottomesso le Gallie, trionfa; non trionfa invece Nicomede che ha sottomesso Cesare”...

Cicerone si mantenne sullo stesso livello, apostrofandolo con una battuta salace addirittura nel pieno di una discussione all’interno del Senato. Infatti mentre Cesare era intento ad elencare i benefici ricevuti da Nicomede, Cicerone lo interruppe gridando: “Lascia perdere, ti prego, dal momento che è ben noto quello che lui ti ha dato e quello che tu hai dato a lui”.

Quando Giulio Cesare venne assassinato Cicerone iniziò a prendersela con Marco Antonio (quello che poi sfidò Ottaviano Augusto assieme a Cleopatra), e nelle sue Filippiche lo accusò pubblicamente di essere andato con altri uomini per denaro, dandogli della "prostituta". A quanto pare, però, Marco Antonio non la prese bene come Giulio Cesare e lo fece decapitare da dei sicari.

Ora: in un fumetto su Cicerone scritto nel 2016 tutti questi dettagli avrebbero potuto offrire molti spunti per trattare temi moderni calati in un contesto storico... Omosessualità, omofobia e altro ancora... Come si sarebbe sviluppata la storia se, ad esempio, il gladiatore Nicandro fosse stato omosessuale (o bisessuale) e Cicerone fosse stato comunque costretto a chiedere il suo aiuto? Se Nicandro e Tirone avessero sviluppato un interesse romantico? Se Cicerone avesse dovuto ammettere che, almeno in alcuni casi, i suoi pregiudizi erano infondati?

Oltretutto nel momento in cui si svolgono i fatti Giulio Cesare era ancora vivo e vegeto (anche se era ancora un semplice questore della Repubblica), e volendo si sarebbe potuto giocare anche con questo elemento...

Tutto questo avrebbe reso ATTO D'ACCUSA una storia molto più originale, moderna e interessante... E sicuramente di maggior appeal per il pubblico generalista... E invece ci siamo ritrovati con un Nicandro che - da bravo eroe bonelliano fotocopia - fa perdere la testa alla bella di turno con uno sguardo o poco più... Con buona pace della rivalutazione della figura femminile nei fumetti, di cui tanto si sta parlando ultimamente (a proposito: quandi numeri della serie LE STORIE hanno avuto protagonisti femminili, secondo voi?).
Mentre nel già citato MURENA (ma anche Le Aquile di Roma non scherza, in questo senso) le parentesi omosessuali vengono inserite con una certa naturalezza e senza particolari problemi... Anche quando riguardano la raffigurazione dei luoghi di incontro per omosessuali...

O degli amori impossibili dello scritore Petronio...


D'altra parte non è che l'approccio "retrò" di ATTO D'ACCUSA sia poi cosi sorprendente: dopotutto lo sceneggiatore è quello stesso Giuseppe De Nardo che scrisse UCCIDETE CARAVAGGIO!, ovvero un ben noto fumetto Bonelli in cui venne profuso un certo impegno per non confermare che l'artista del titolo avesse tendenze omosessuali (CLICCATE QUI e QUI)...

Anche se poi Milo Manara è riuscito a fare persino peggio (CLICCATE QUI)...

Detto ciò una domanda sorge spontanea: LE STORIE è una serie che nel 2014 vendeva sulle 23.000 copie, e si sa che una serie Bonelli, per non chiudere, deve venderne almeno 20.000... Anche ammesso che le vendite si siano stabilizzate appena sopra il punto di pareggio (cosa di cui dubito), che senso ha proseguire su questa strada, che aveva ha già finito per dimezzare le vendite nel giro di due anni?

Forse sbaglio, ma la sensazione è che questa serie antologica sia studiata più per fare da parcheggio agli sceneggiatori e ai disegnatori della casa editrice, che non per conquistare un nuovo e più ampio pubblico potenziale interessato alle avventure a sfondo storico... Un pubblico che comunque esiste (ed è in aumento) e che, come ho detto prima, viene coltivato anche da numerosi serial televisivi di ultima generazione, e da vari fumetti francofoni (come MURENA e Le Aquile di Roma, appunto), che vengono proposti con crescente frequenza nel nostro paese... Tutte proposte che però rendono questo pubblico molto più esigente, "aperto" e intraprendente del lettore bonelliano classico... E questo è un dato di fatto di cui bisognerebbe tenere conto.

E in effetti, se LE STORIE non fosse una serie-parcheggio, davvero non si capirebbe il perchè di un approccio così datato e così attento ad assecondare il pubblico bonelliano "standard" (nel senso più vetusto del termine), soprattutto considerando che il suddetto pubblico è in costante diminuizione (anche solo perchè tende a non rinnovarsi man mano che le vecchie generazioni passano a miglior vita)... Certo c'è anche la possibilità che si tratti di una serie-parcheggio senza esserne consapevole, e che magari dall'editore sia davvero considerata un prodotto sperimentale e all'avanguardia, ma in quel caso la situazione sarebbe persino più preoccupante...

Ad ogni modo, stando così le cose, viene davvero da chiedersi che piega prenderanno gli eventi da qui a qualche anno... Quando certe scelte stilistiche e certe politiche editoriali, inevitabilmente, finiranno per non avere più sbocchi e non potranno più contare nemmeno su un minimo garantito di 20.000 lettori...

Appigliarsi con le unghie e con identi alla retorica conservatrice, tradizionalista, maschilista e velatamente omofoba che ha caratterizzato il fumetto italiano per tanti anni dove porterà?

Che succederà agli editori di fumetti che non sapranno rinnovarsi e che non sapranno guardarsi attorno? E a quelli che molto goffamente cercheranno di riprendere ambientazioni storiche di tendenza senza avere la minima idea di come sfruttarle in senso moderno?

Staremo a vedere.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

...DEADPORN?

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Ciao a tutti, come va?

Il film della FOX dedicato al supereroe Deadpool uscirà domani nelle sale italiane (mentre in edicola debutterà la serie di allegati settimanali che gli ha voluto dedicare il Corriere dello Sport per l'occasione)...

Negli scorsi mesi il mio blog ha parlato più volte delle voci secondo cui questo film avrebbe avuto più ammiccamenti gay friendly del solito, non foss'altro per via del fatto che anche il creatore del personaggio ha ammesso che Deadpool è ufficialmente pansessuale (CLICCATE QUI)... Senza contare una serie di ammiccamenti abbastanza evidenti durante tutta la campagna promozionale per il film (CLICCATE QUI e anche QUI), di cui però in Italia non ha voluto parlare praticamente nessuno.






























E col tempo non c'è stato alcun passo indietro da parte dei produttori, tutt'altro... La pellicola è stata classificata come vietata ai minori di 17 anni non accompagnati, e la Cina ha deciso di vietarne la distibuzione per via dei suoi contenuti di sesso e violenza (CLICCATE QUI). Nel frattempo l'attore protagonista, Ryan Reynolds, ha cominciato a raccontare simpaticamente la sua esperienza con le scene di nudo frontale che compaiono nel film e con le scene di lotta fra uomini nudi (CLICCATE QUI)... E ha anche espresso il suo entusiasmo all'idea che nel sequel (su cui la FOX si è già messa al lavoro) Deadpool abbia un ragazzo (CLICCATE QUI)... E detto dall'uomo più sexy vivente (secondo una classifica di PEOPLE di qualche anno fa), qualcosa vorrà pur dire...

Dichiarazioni genuine o abile campagna pubblicitaria costruita ad arte? Ovviamente non possiamo saperlo, e in effetti poco importa... Perchè se i produttori avranno modo di verificare che il film avrà degli ottimi incassi NONOSTANTE il blocco della distribuzione in Cina e in altri paesi non propriamente progressisti, si potrebbero aprire tutta una serie di scenari decisamente interessanti...

E infatti alla FOX si sta già parlando di realizzare il terzo film di Wolverine come quello di Deadpool, e cioè vietandolo a minori di 17 anni non accompagnati... E se in questo film, ipoteticamente, ci fossero delle scene di nudo frontale con Hugh Jackman (foto sotto), in versione Wolverine, ho come il presentimento che potrebbe diventare uno dei più grandi successi del 2017 (con o senza la distribuzione in Cina).

Ad ogni modo, siccome questo film sta arrivando in Italia in un momento decisamente particolare, la stampa generalista del nostro paese ha già iniziato a metterlo in luce proprio per via dei risvolti pansessuali del protagonista... Con i soliti articoli approssimativi, ovviamente... Come quelli de La Nazione e de Il Resto del Carlino, che vi mostro qui sotto...


Da notare il box dove si fa il paragone, molto improprio, con la "poliziotta" lesbica Legs Weaver della Bonelli... Che in realtà si pone su un piano diamentralmente opposto rispetto a Deadpool, visto che il suo editore continua a rappresentare la sua sessualità con visibile disagio (tanto da fargliela manifestare il meno possibile), mentre la MARVEL con Deadpool sta premendo sempre più l'acceleratore...

Ed è arrivata al punto di metterlo in situazioni al limite del porno soft addirittura con un personaggio come Spider-Man, in una miniserie che viene pubblicata proprio in questi mesi...

E qualcosa mi dice che siamo solo all'inizio (anche perchè, dato che Deadpool è un personaggio che cinematograficamente può essere sfruttato dalla FOX e non dalla MARVEL, sicuramente quest'ultima potrà produrre dei fumetti su cui la DISNEY - che ora è la sua proprietaria - non dovrebbe porre particolari veti)...

Detto ciò, comunque, sarà interessante verificare se l'enorme successo al botteghino di Deadpool (negli USA si parla di uno degli incassi migliori di sempre, per un film vietato ai minori non accompagnati) si rifletterà in qualche modo anche in Italia, e se dalle nostre parti si continuerà a parlarne in ragione del dibattito che in questi giorni si sta tenendo sual questione della legittimazione della condizione omosessuale nel nostro paese (a proposito: se avete articoli da segnalarmi fate pure, eh!).

La cosa più interessante, però, sarà verificare se negli spazi italiani dedicati al fumetto si troverà traccia di tutta questa discussione attorno alla sessualità del personaggio... O se invece, come è accaduto finora, si cercherà di glissare facendo finta che sia un dettaglio del tutto irrilevante.

E in quel caso sarebbe davvero interessante cercare di capire il perchè... Paura di urtare gli utenti omofobi e bigotti? Paura di schierarsi troppo e giocarsi i buoni contatti con le case editrici italiane e chi ci lavora? Paura di trattare argomenti non adatti a un pubblico di minori (sigh)? Paura di mettere in luce in fatto che quello che all'estero sta diventando la normalità in Italia è ancora una trasgressione assoluta?

E se quella di Deadpool diventasse una tendenza generalizzata per i cinecomics americani? Gli spazi italiani dedicati al fumetto come si comporteranno???

Staremo a vedere anche in questo caso, ovviamente.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

SINCRONISMI...

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Ciao a tutti, come va?

I post di oggi è un po' particolare, perchè in parte mi coinvolge e potrebbe compromettere la mia proverbiale (O__o) obbiettività... Però è una notizia molto golosa, e mi piaceva l'idea di essere il primo a parlarvene (in italiano).

Ordunque... Una delle (tantissime) piccole realtà editoriali degli USA è la Oni Press di Portland (in Oregon), nata nel 1997 per dare spazio a fumetti alternativi ai generi che andavano per la maggiore in quel periodo, e in particolare ai supereroi (a cui ha comunque dedicato alcune serie). Generalmente la Oni Press produce miniserie, ma ha all'attivo anche serie che contano diverse decine di numeri, come il post apocalittico Wasteland. Ha anche un ufficio che si occupa di produzioni cinematografiche e televisive.

Perchè oggi vi parlo proprio della Oni Press? Perchè ha annunciato che, a paritre dal mese di giugno, inaugurerà una nuova serie scritta dallo sceneggiatore gay dichiarato Robert Rodi, rinomato scrittore di fumetti a tema gay e ben noto anche al pubblico dei fumetti di supereroi per via di miniserie "sperimentali", come quella dedicata a Thor e disegnata dal bravissimo italiano Simone Bianchi...

Quale sarà, dunque, il titolo e il soggetto di questa nuova serie, che Robert Rodi pubblicherà con la Oni Press? Ebbene: la serie si intitolerà MERRY MEN e sarà dedicata ad un rivisitazione di Robin Hood e dei suoi allegri compagni... In versione fuorilegge banditi dalla società in quanto omosessuali...

Come potete immaginare, quando ho letto questa notizia, mi sono sentito un po' come Antonio Meucci (l'inventore del telefono) nei confronti di Alexander Graham Bell (a cui è stata attribuita la paternità del telefono per lungo tempo)... Nel senso che per alcuni  anni ho portato avanti una versione erotica gay di Robin Hood... Che a quanto mi dicono è ancora abbastanza laggendaria (anche se dei primi disegni di quel periodo mi vergogno discretamente, ma ho iniziato nel 2003 e quindi sono parzialmente scusabile)...

Detto ciò la storia di Robert Rodi, da quel che si sa, avrà un approccio più serioso (e sicuramente meno erotico) della mia. Anche perchè ha deciso di rimuovere preventivamente alcuni elementi impropri, come Lady Marian e frate Tuck (che comunque NON facevano parte dei primi racconti legati a Robin Hood, e sono stati aggiunti molto più tardi), mentre la caratterizzazione dei personaggi è molto "classica"... Anche se le situazioni si risolvono in maniera visibilmente "originale", come potete intuire dall'anteprima che vedete qui di seguito...


I disegni sono opera di una collaboratrice storica della Oni Press, e cioè Jackie Lewis (che vedete nella foto sotto), mentre i colori sono di Marissa Louise, quindi diciamo pure che questa serie sarà caratterizzata da un certo tocco femminile, e sarà molto interessante verificare come e quanto questo dettaglio - nel lungo periodo - si rifletterà sui vari aspetti di questo esperimento...

Qualche informazione in più si può ricavare dall'intervista che trovate CLICCANDO QUI, e da cui si evince che Robert Rodi (foto sotto) ha le idee abbastanza chiare, anche se si è concesso una piccola licenza poetica, creando un'Inghilterra medioevale in cui il Principe Giovanni mette fuorilegge l'omosessualità in assenza di Re Riccardo (cosa che in realtà non fece)... E questo sarà un po' il perno di tutta la  vicenda.

Ovviamente auguro a Robert Rodi che la sua versione gay di Robin Hood abbia successo (e sicuramente lo avrà), tuttavia ammetto che mentre leggevo la sua intervista mi sono ritrovato in diverse risposte che ha dato, e mi ha fatto uno strano effetto... Anche perchè la mia versione gay di Robin Hood, e cioè Robin Hoog, ha sempre avuto dei buonissimi riscontri di pubblico... E se ad un certo punto ho smesso di portarla avanti è stato perchè c'erano delle incompatibilità con chi lo gestiva tecnicamente (e che fondamentalmente non lo gestiva come io gli chiedevo di gestirlo, e il senso di impotenza e frustrazione era notevole), e non mi prestava ascolto quando lanciavo delle idee per farlo monetizzare quel tanto che bastava per farlo proseguire (e a tutt'ora mi chiedo cosa sarebbe successo se le mie idee fossero state praticate)... La ciliegina sulla torta c'è stata l'anno scorso, quando - senza che nessuno mi avvertisse - il dominio www.robinhoog.com (che comunque era legato a un sito che era stato chiuso anni prima senza che io fossi avvisato) venne acquistato da non so chi negli Stati Uniti, e adesso per riaverlo dovrei sborsare tipo 2000 dollari...

Ad ogni quel fumetto non l'ho scordato, e periodicamente ho pensato di rilanciarlo e/o di farlo partire in una nuova sede, ma nel frattempo quei disegni erano diventati "vecchi" e comunque inadeguati ai supporti digitali di oggi. E d'altra parte tutte le volte che volevo farlo ripartire con nuove collaborazioni, in un modo o nell'altro, andava tutto a rotoli... E così - dopo l'ennesima (recente) delusione - avevo deciso di accantonare il progetto a tempo indeterminato (assieme ad altri progetti che bene o male avevano subito la stessa sorte), anche se mi sono sempre ripromesso di tornarci sopra. E di riprednere la mia carriera di fumettista come si deve.

Solo che adesso... Non so... Vedendo questa cosa di Robert Rodi (CLICCATE QUI per il suo sito)... Sto provando un incrocio fra la nostalgia e il senso del dovere... E poi adesso le cose sono cambiate molto rispetto a una decina di anni fa... E forse varrebbe la pena di ritentare sul serio, magari battendo nuove strade...

Anche perchè se a Robert Rodi, che campa più che dignitosamente scrivendo romanzi gay, spettacoli teatrali e fumetti da decenni, è venuta in mente un'idea che è venuta in mente a me (peraltro più di dieci anni fa), forse vuol dire che non era poi così bislacca...

Avete presente quando una persona vuole concedersi una seconda opportunità?

Mhhh...

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CONSIGLI PREZIOSI...

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Ciao a tutti, come va?

Negli USA, fra le tante convention fumettistiche che si tengono ogni anno, ce n'è una un po' particolare, perchè si rivolge a chi i fumetti li vende: la ComicsPro (CLICCATE QUI). In poche parole rappresentanti di fumetterie, circuiti di distribuzione e case editrici si incontrano e si confrontano per fare il punto della situazione e adottare le migliori strategie per valorizzare il mercato del fumetto.

Niente male davvero, ed è un peccato che in Italia non si sia mai riuscito ad organizzare niente del genere (anche se, lo ammetto, la cosa non mi stupisce affatto).

L'ultima edizione si è tenuta qualche giorno fa e uno degli interventi più interessanti è stato quello del direttore editoriale della IMAGE, Eric Stephenson (foto sotto), che dal 2008 a oggi è riuscito a trasformare la casa editrice in una fucina di buone idee e nuovi talenti, proponendo fumetti di tutti i tipi e per tutti i gusti... Che stanno continuando a incassare il plauso di pubblico e critica...

E infatti oggi la IMAGE è al terzo posto nella classifica delle vendite USA, dopo i colossi MARVEL e DC (che però, è bene precisarlo, ora sono di fatto succursali di Disney e Warner Bros, con tutti i benefici che questo comporta, anche a livello di promozione e iniziative collaterali).

Nel suo discorso, che potete trovare tradotto in italiano CLICCANDO QUI, fondamentalmente ripercorre la storia del fumetto americano dagli anni '50 in poi, cercando di mettere a fuoco gli insegnamenti che si possono trarre dalle esperienze passate per non ricommettere più gli stessi errori... Come ad esempio una certa tendenza a ripiegare sul passato per andare sul sicuro, la propensione a iniziative "speciali" che nel lungo periodo fanno più danni che altro, l'incoraggiamento del collezionismo fine a se stesso e della speculazione (proponendo copertine e edizioni speciali, ad esempio)... Per non parlare dell'incapacità di notare quando ci sono nuove fasce di pubblico da coltivare, soprattutto sfruttando nuove idee e nuovi talenti... Perchè, in estrema sintesi, secondo lui sono le nuove idee il vero motore dei fumetti.

Un discorso assenatissimo e ricco di spunti importanti, soprattutto considerando che proviene da una persona che è riuscita a rilanciare benissimo una casa editrice che era in pieno declino.


Se non che, leggendolo, non ho potuto fare a meno di pensare che in Italia sta succedendo esattamente il contrario di quello che lui auspica, perlomeno quando ci sono di mezzo editori che si rivolgono alla grande distribuzione (quella delle edicole) e che producono prevalentemente fumetti italiani.

La situazione, attualmente, è la seguente: nelle edicole italiane gli editori che pubblicano la maggior parte dei fumetti italiani sono quattro, e più precisamente Disney Panini, Bonelli, 1000voltemeglio (ex Max Bunker Press) e Astorina.

Infatti questi editori, da soli, rappresentano da soli oltre un buon 85% del materiale italiano che punta alla grande distribuzione. Una volta le cose erano diverse, ma ora i restanti editori che arrivano in edicola propongono soprattutto materiale straniero, salvo rare eccezioni (che in buona parte sono ristampe di materiale già visto).

La Panini (non Disney) pubblica pochissimi fumetti italiani (come Rat Man o gli "speciali" legati ad eventi cinematografici come "Il ragazzo invisibile" o "Lo chiamavano Jeeg Robot"), mentre la Star Comics (dopo una notevole serie di flop) ha chiuso ufficialmente il suo reparto italiano nel 2014, e fa uscire solo pochi speciali - o serie limitate - di tanto in tanto.

Poi vanno aggiunte alcune piccole realtà più o meno sperimentali (come Menhir Edizioni e Shockdom) e gli editori che - salvo rarissime eccezioni - ristampano fumetti italiani già pubblicati in passato o magari pubblicati da italiani all'estero (Mondadori, Cosmo Editoriale).

C'è poi il caso, un po' anomalo, dell'Aurea editoriale, che oltre a pubblicare (sempre più raramente) sui suoi periodici antologici fumetti di autori italiani (in particolare dopo la conclusione - e la delusione - dell'esperimento Long Wei), produce fumetti per l'Italia affidandoli ad autori stranieri (come nel caso di Dago, che viene realizzato per l'Italia da autori sudamericani).

E per finire ci sono realtà editoriali che non sono facili da collocare, come Il Sole di Carta, che sta ristampando la serie per preadolescenti di Isa e Bea (che risale al 2002), e la stampa cattolica (con Il Giornalino, il Messaggero dei Ragazzi, ecc), che però viene distribuita principalmente nei circuiti cattolici (quindi parlare di grande distribuzione è molto relativo).

C'è da notare che un buon 50% del materiale italiano che pubblicano tutti questi editori ogni mese è costituito da ristampe, e già di per sè questo dettaglio dovrebbe essere abbastanza indicativo del fatto che dalle nostre parti non ci sia esattamente una corsa alle novità...

E, per estensione, la volontà di coltivare un pubblico "nuovo".

Se poi si vanno ad analizzare alcune notizie che sono state diffuse proprio in questi giorni, ciò che emerge è proprio la negazione dei propositi enunciati da Eric Stephenson.

Da che parte comincio?

Premesso che nel fumetto italiano ogni volta che si parla di "novità" e "nuovi autori" bisogna sempre mettere in conto che gli editori mettono comunque al primo posto le esigenze del loro pubblico "storico", con tutto quel che ne consegue, è abbastanza evidente che tanti lanci e rilanci annunciati in pompa magna negli ultimi anni non sono andati come si sperava...

E così, nell'evidente tentativo di recuperare lettori, la Bonelli farà  scrivere a Tiziano Sclavi una nuova storia di DYLAN DOG, mentre il disegnatore Giorgio Cavazzano tornerà a disegnare per TOPOLINO... Niente di male, per carità, ma la sensazione è che si stia tentando di tappare una ruota bucata con una gomma da masticare. Un po' perchè non sarà una storia scritta da Tiziano Sclavi o disegnata da Giorgio Cavazzano a fare riavvicinare il pubblico storico in pianta stabile (e tantomeno a conquistarne di nuovo), e un po' perchè si tratta di palesi operazioni di facciata... Tantopiù che gli autori coinvolti avevano deciso da tempo di abbandonare un certo tipo di collaborazione e, anche se sono stati convinti in qualche modo a tornare sui loro passi, non è detto che abbiano realmente la voglia di farlo... E le cose fatte controvoglia, generalmente, non portano niente di buono.

Ad ogni modo, anche in questa occasione, per tentare di fare andare meglio le cose ci si rivolge di nuovo al passato... Il tutto mentre sia la Disney Panini che la Bonelli stanno commettendo sempre più di frequente un altro degli errori elencati da Eric Stephenson, proponendo edizioni "speciali" da fumetteria, raccolte di lusso, ristampe per collezionisti di albi usciti meno di un anno prima e via dicendo...

Senza contare le operazioni di marketing palesemente fini a se stesse, in cui ormai TOPOLINO è diventato maestro, anche se - a quanto pare - al peggio non c'è mai fine...

Partiamo da un dato fatto: la Panini è diventata il nuovo editore italiano di Asterix, a partire dall'ottobre 2015... Tuttavia, prima di passare il testimone, la Mondadori (che ne pubblicava i volumi e le ristampe fin dal 1968) le ha giocato uno scherzetto non da poco: infatti ha fatto pubblicare TUTTI i volumi di Asterix come allegati del Corriere della Sera, a partire dal dicembre 2014, in una pregevolissima edizione economica... Che ovviamente è andata a ruba.

Questo, però, ha fatto in modo che la nuova edizione Panini, a distanza di meno di un anno dalla pubblicazione di Asterix col Corriere della Sera, risultasse del tutto superflua... Con conseguenti pile di volumi invenduti nonostante i diritti di pubblicazione pagati profumatamente... Quindi che fare?

Pensa e ripensa, quei geniacci che gestiscono a monte l'azienda Panini (perchè mi rifiuto di pensare che questa idea possa essere nata spontaneamente in una redazione seria, o addirittura nella mente di qualche autore di lungo corso), hanno pensato di calare Topolino nei panni di Asterix in una storia di prossima uscita, per la quale sono stati convocati autori di sicuro richiamo (Tito Faraci e Silvia Ziche) che tenteranno di rendere perlomeno passabile una forzatura pubblicitaria bella e buona...

Anche perchè non ha alcun senso che venga realizzata la parodia a fumetti di una parodia a fumetti, peraltro sforzandosi di fondere - anche graficamente - due personaggi assolutamente iconici... Anzi: in questo modo si viene a creare qualcosa che si potrebbe definire tranquillamente uno stupro creativo, abbastanza offensivo sia per i lettori di Topolino che per quelli di Asterix.

E, con questi presupposti, non mi stupirebbe se questa operazione finisse per fare più danni che altro.

Nel frattempo anche l'editore Astorina ha deciso di rilanciare Diabolik con una serie in formato comic book, dal titolo DK, in cui propone una rielaborazione del personaggio e del suo cast di comprimari, a colori e sfruttando il formato per realizzare tavole più dinamiche... Peccato, però, che l'innovazione di questa proposta sia tutta qui... Visto che, pur tentando di presentarsi in maniera più audace e dinamica rispetto a quella della serie tradizionale (e graficamente l'obbiettivo può dirsi raggiunto), questa versione di Diabolik non è altro che una rielaborazione dei canoni e delle idee che caratterizzano la serie fin dal 1961... Con tutto il suo carico di formalità e anacronismi, e una buona dose di deja vù......

Tant'è che, nonostante il progetto sia nato con la speranza dichiarata di offrire una (nuova) ribalta internazionale al personaggio, per stessa ammissione dell'editore il primo (e per ora unico) paese che ha iniziato a tradurlo nella sua lingua è stato... La Bielorussia!

Qualcosa vorrà pur dire, e di questo sicuramente tornerò a parlare nel dettaglio in futuro.

Comunque che dire dell'ultimo editore di fumetti prevalentemente italiani che arriva in edicola? Ormai la 1000voltemeglio (ex Max Bunker Press) pubblica SOLO i fumetti di Alan Ford (con l'inedito e due ristampe, come Diabolik) e qualche occasionale ristampa di altre serie sceneggiate da Luciano Secchi... Che tiene le redini del personaggio fin dal 1969. Niente di illegale, ma Luciano Secchi va per i 77 anni e tutta l'attività fumettistica della casa editrice si regge sulle storie che scrive o ha scritto lui...

L'unico tentativo che c'è stato di far realizzare una nuova serie basata su un suo personaggio di successo "appaltandolo" alla Mondadori, e cioè Kriminal (CLICCATE QUI), è finito in un nulla di fatto... E nessuno ne parla più (anche se era stato annunciato ufficialmente già nella Lucca Comics & Games di due anni fa). Doveva essere una versione davvero moderna e innovativa di Kriminal... Una sorta di sequel adatto ai palati contemporanei, tant'è che erano stati coinvolti degli autori che avevano lavorato negli USA su progetti di un certo spessore, e guardacaso non se ne è fatto ancora nulla.

Forse l'editore (la Mondadori) ha pensato che fosse troppo audace? Luciano Secchi voleva avere un maggiore ruolo decisionale ed è entrato in conflitto con i nuovi autori? In effetti a suo tempo avevo scritto che temevo che un Kriminal in versione attualizzata potesse creare dei conflitti di interesse (CLICCATE QUI), soprattutto se gli autori avessero voluto toccare certi argomenti... Ci avevo visto giusto? Sono stati invitati a rielaborare alcune cose per trovare un compromesso, e questo ha rimandato l'uscita del progetto a tempo indeterminato ?

Staremo a vedere...

Sicuramente è indicativo il fatto che nelle edicole italiane viene distribuita una serie tascabile che fa proprio il verso a Diabolik e agli altri antieroi "neri" degli anni '60  e '70... Si chiama IL MORTO, è pubblicata dalle Edizioni Menhir e penso che sia abbastanza evidente che NON è una serie particolarmente innovativa...E, anzi, nasce proprio per essere un omaggio (molto soft, per la verità) ad alcuni fumetti che appartengono ad un passato sempre meno recente...

Morale della favola: se Eric Stephenson fosse a conoscenza di tutta questa situazione italiana cosa ne penserebbe? Non so perchè, ma ho la sensazione che la prenderebbe come un ottimo esempio di tutto quello che, dal suo punto di vista, NON bisognerebbe fare per garantire un futuro al fumetto... Anche perchè qualcosa mi dice che, prima di tutto, Eric Stephenson ci farebbe notare che il fumetto italiano non ha assolutamente capito che puntare a vari tipi di pubblico è ormai diventato un elemento essenziale...  Soprattutto se è un pubblico che si è avvicinato al fumetto di recente.

In qualità di direttore editoriale per la IMAGE, ad esempio, Eric Stephenson ha sempre puntato molto sulle tematiche LGBT... E in alcuni casi ha lasciato che fossero uno degli elementi portanti di alcune serie della sua casa editrice e della sua politica editoriale in senso lato (visto che di recente la IMAGE ha promosso anche una raccolta fondi per le lotta all'omofobia, con cui ha raccolto oltre 250.000 dollari)...

E con queste premesse, forse, Eric Stephenson farebbe garbatamente notare agli editori italiani che tutte le persone che in quest'ultimo periodo stanno andando in piazza per difendere i diritti gay (Piazza Duomo a Milano si è riempita giusto ieri) possono essere viste come dei lettori potenziali che gli editori di casa nostra scelgono deliberatamente di non considerare...

Lettori che possono rappresentare una speranza in più, e che forse potrebbero essere anche una buona fetta dei lettori di domani... Sempre che si voglia dare un futuro ad un panorama editoriale ormai rantolante e completamente ripiegato su se stesso, ovviamente...

Che altro aggiungere?

Personalmente sono abbastanza convinto che continuando così, senza togliersi le proverbiali fette di salame dagli occhi, non si andrà molto lontano... E che finchè non si lascerà spazio a nuove idee, nuovi autori e nuovi approcci si continuerà a piangere sul latte versato...

E così io continuerò a scrivere post tragicomici sullo stato del fumetto italiano...

Con buona pace dei consigli di Eric Stephenson.

Alla prossima.

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...CHI NE PARLA?

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Ciao a tutti, come va?

Ormai chi si occupa di riportare news fumettistiche è tenuto a parlare anche di tutti i loro prodotti derivati (film, serial televisivi, cartoni animati, ecc) e delle persone che ci lavorano (registi, produttori, attori, ecc) con dovizia di particolari... Anche se è sempre più palese che, quando ci sono di mezzo alcuni argomenti (tipo quelli legati alla questione LGBT), vengono posti dei filtri molto odiosi e le omissioni sono evidenti....

Anche perchè, di solito, in Italia funziona che quando qualche personaggio legato al mondo del fumetto è coinvolto in notizie che riguardano il mondo gay, AUTOMATICAMENTE la notizia viene "declassata" e ritenuta di competenza esclusiva degli spazi "gay"... Che però in Italia sono del tutto impreparati ad affrontare adeguatamente argomenti e personaggi legati al mondo del fumetto, e così finisce che in Italia ci sono notizie che non si sa bene a quale ambito appartengano e non vengono diffuse per niente... Anche se sono decisamente interessanti.

Penso, ad esempio, al fatto che nessun sito italiano ha riportato l'intervista al regista gay dichiarato Bryan Singer in occasione del coming out di Iceman/Uomo Ghiaccio nei fumetti degli X-Men... Un'intervista realizzata da Entertainment Weekly (CLICCATE QUI), quindi non proprio un sito da niente, in cui tra l'altro il regista riferisce di un suo colloquio con Stan Lee (li vedete insieme qui sotto) in cui ha avuto conferma che EFFETTIVAMENTE Iceman/Uomo Ghiaccio era stato concepito come un omosessuale "fra le righe" fin dalla sua prima apparizione negli anni '60...

Certo si tratta di dettagli, e magari chi gestisce siti e blog di news è tenuto necessariamente a fare una selezione, tuttavia ci sono delle notizie la cui omissione risulta particolarmente odiosa, anche perchè sarebbero obbiettivamente UTILI per offrire una visione più globale su certe questioni anche presso il mondo dei fumettofili italiani.

In particolare, in questi giorni, mi ha colpito molto il silenzio dei siti di fumetti attorno al caso di Greg Berlanti (foto sotto), e cioè di quel produttore televisivo che negli ultimi anni è riuscito a rivoluzionare il concetto di serie supereroistica, tanto da costruire un vero e proprio universo narrativo interconnesso sul modello di quelli propriamente fumettistici... Con tanto di realtà parallele, incroci narrativi fra varie serie (e persino canali televisivi!) e tutto il resto.

Probabilmente senza il suo successo nemmeno la MARVEL si sarebbe lanciata in maniera così massiccia nel mondo delle serie televisive, e la stessa Warner Bros inizia a temere che i futuri progetti cinematografici legati ai supereroi DC Comics non possano reggere il confronto con i serial "Made in Berlanti".

Come ho già detto in un'altra occasione (CLICCATE QUI) Greg Berlanti è gay dichiarato, e sicuramente questo piccolo dettaglio ha fatto in modo che raccogliesse attorno a sè uno staff adeguatamente aperto su molti argomenti (compresi quelli legati all'omosessualità), che è stato sicuramente determinante nella realizzazione di serial dal taglio moderno e "verosimile"... Con conseguente apprezzamento da parte del pubblico...

Di Greg Berlanti ho già parlato in diverse occasioni, ma i siti italiani che si occupano di fumetti e derivati ne hanno parlato molto più spesso di me, visto che col passare degli anni sta diventanto una specie di Stan Lee delle produzioni televisive... Facendo avvicinare, e riavvicinare, tantissime persone ad un genere fumettistico che - per la verità - in televisione ha avuto successo solo quando veniva stravolto e/o reinterpretato pesantemente. E infatti il grande merito di Greg Berlanti è stato proprio quello di rielaborare e attualizzare i supereroi della DC Comics mantenendone lo spirito originale, e addirittura provando a riproporre delle soluzioni narrative identiche a quelle che hanno fatto la fortuna dei loro fumetti.

Quindi, giustamente, di lui si parla molto anche sui siti specializzati italiani... Anche se dalle nostre parti si è sempre omesso che lui è gay dichiarato ed è felicemente accoppiato con il calciatore Robbie Rogers (li vedete qui sotto assieme al presidente Obama). D'altra parte in questo caso si può obbiettare che certi dettagli hanno più a che fare col mondo del gossip che con quello del fumetto, e che se si evita di parlarne non è per una questione di pregiudizi o di omofobia...

Tuttavia, se Greg Berlanti è diventato così importante anche per il pubblico italiano, forse un sito davvero senza pregiudizi avrebbe potuto accennare brevemente al fatto che, dopo essere stato il "padre" dei nuovi serial TV dei supereroi DC, è appena diventato anche il padre del piccolo Caleb Gene Berlanti... Che è nato il 18 di febbraio, grazie - ovviamente - alla maternità surrogata...

E infatti quello che mi ha lasciato un po' sgomento è che su nessun sito fumettistico italiano, e in particolare quelli che si dilungano regolarmente in apprezzamenti sull'operato di Greg Berlanti, si sia parlato del piccolo Caleb, anche solo per fare le congratulazioni al neopapà... Quando magari i suddetti siti riportano una serie impressionante di notizie frivole e al limite del superfluo. Se Greg Berlanti avesse avuto una famiglia "tradizionale" e un bambino "tradizionale" le cose sarebbero andate diversamente?
Non so perchè, ma ho questa sensazione...

Anche perchè il tema dell'omogenitorialità e della maternità surrogata, in questi giorni, è particolarmente dibattuto... E fare i complimenti a Greg Berlanti avrebbe voluto dire prendere una posizione al riguardo. Cosa che i siti italiani che parlano di fumetti, legati come sono agli editori del nostro paese e a tutta una serie di interessi incrociati più a monte, non si permettono di fare nemmeno quando ci sono di mezzo notizie "gay" molto più soft.

Nel frattempo tanti auguri al piccolo Caleb, perlomeno da parte di questo blog :-)

Ad ogni modo un'altra omissione dai risvolti LGBT, proprio in questi giorni, ha coinvolto Dave Bautista, il campione di wrestling che sta interpretando Drax il Distruttore nei film MARVEL de I GUARDIANI DELLA GALASSIA.

Lui non è gay, ma ha ripreso pesantemente il pugile Manny Pacquiao, a seguito di alcune sue dichiarazioni omofobe (ha paragonato gli omosessuali agli animali e via discorrendo, e questo - per fortuna - ha fatto in modo che molti dei suoi sponsor gli dessero il benservito)... E la cosa interessante è che le proteste di "Drax il Distruttore" sono state così sentite perchè sua mamma è lesbica, e adesso avrebbe una gran voglia di prendere Manny Pacquiao a calci nel sedere  (CLICCATE QUI)!

Alla faccia di chi pensa che i figli di genitori omosessuali manchino di carattere...

Anche in questo caso non si tratta di una notizia inerente ai fumetti e alle relative produzioni cinematografiche in senso stretto, però - dato che coinvolge un personaggio legato più al mondo dei cinefumetti che al mondo gay - chi sarebbe tenuto a segnalarla???

Sinceramente non ho una risposta, ma in mancanza di un'associazione italiana per la promozione del fumetto LGBT provo a rimediare io :-)

Alla prossima.

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ULTIME DA TOM...

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Ciao a tutti, come va?

Siccome gli ultimi post sono stati belli sostanziosi oggi mi limito a segnalarvi un paio di notizie sfiziose che riguardano Tom of Finland... Visto che, a quanto pare, non è mai stato così iconico (nemmeno quando era in vita).

La prima notizia arriva dal Festival di Berlino che si è appena concluso. Anche se - perlomeno in Italia - nessuno ne ha parlato, in quell'occasione si è tenuta la prima conferenza stampa per presentare il film ufficiale dedicato alla vita di un'artista che, forse più di tutti, ha rivoluzionato l'iconografia omoerotica dello scorso secolo...

Ad ogni modo qui di seguito vi propongo la conferenza stampa, che ovviamente è tutta in inglese...

Ovviamente a questo punto la curiosità attorno a questa produzione sta aumentando...

Detto ciò colgo l'occasione anche per segnalarvi che a marzo verrà pubblicato anche un bel volumone fotografico che Michael Reynolds ha voluto dedicare alla casa americana in cui l'artista ha iniziato a vivere nella seconda parte della sua vita, e che ora è diventata un museo e la sede della Tom of Finland Foundation.

Il volume esplorerà nel dettaglio tutte le diciassette stanze della casa, e i dintorni della stessa, riportando aneddoti, particolari inediti e tutto quanto può servire per inquadrare meglio la vita di un'artista che sicuramente merita di essere conosciuto meglio.
La cosa curiosa, se vogliamo, è che questo bel volumone verrà pubblicato da una casa editrice italiana... O meglio: dalla divisione internazionale della Rizzoli, e cioè la Rizzoli International, anche se al momento non mi risulta che sia prevista un'edizione in lingua italiana.

Non che la cosa mi stupisca, ma comunque resta un dettaglio abbastanza indicativo.

Alla prossima.

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UNA LUCE NEL BUIO...

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Ciao a tutti, come va?

Proprio la scorsa settimana questo blog ha puntato l'attenzione sulle raccomandazioni del direttore editoriale della IMAGE, Eric Stephenson, e sul fatto che l'editoria italiana sembra avere imboccato il percorso opposto (CLICCATE QUI). Oggi temo di dover tornare sull'argomento, dopo l'ennesimo annuncio inquietante: l'arrivo di una copertina speciale di DYLAN DOG realizzata con uno speciale inchiostro fosforescente, che brillerà al buio!

Intendiamoci: non è la prima volta che DYLAN DOG è al centro di un'operazione di marketing. Nei primi anni Novanta, quando aveva raggiunto il picco di popolarità, si ritrovava in una quantità incredibile di prodotti... Tuttavia è bene precisare che quelle operazioni di marketing sfruttavano il marchio  DYLAN DOG per vendere di più, mentre in questo caso - al contrario - si cerca di sfruttare un'operazione di marketing per far vendere di più il fumetto chiamato DYLAN DOG...

Oggi si sa che DYLAN DOG non vende più come una volta, che il tanto atteso rilancio ha deluso le aspettative e che si sente la necessità di correre ai ripari... Tuttavia l'idea di una copertina speciale che brilla al buio, oltre ad essere pacchiana, potrebbe mettere in luce (bel gioco di parole, eh?) una serie di criticità che finora sono state ampiamente sottovalutate (e che valgono per il fumetto italiano in generale).

Come, ad esempio, il fatto che buona parte di chi gestisce e produce il fumetto popolare in Italia, ormai, è nata fra gli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, e ha finito per "formarsi" in una fase molto particolare della storia del fumetto, che è culminata con le speculazioni e le iniziative commerciali del fumetto americano della prima metà degli anni Novanta... Quelle che facevano vendere milioni di copie grazie a copertine speciali ed edizioni variant (per non parlare delle cards!)... Il tutto mentre gli autori erano considerati (o, più semplicemente, proposti dagli editori) alla stregua di semidei, geni assoluti, innovatori superlativi, ecc.

Più o meno in quel periodo, però, questa generazione italiana di aspiranti autori, redattori, sceneggiatori e curatori ha iniziato ad entrare nell'ambiente del fumetto professionale, e gradualmente non ha avuto più il tempo di seguire in maniera obbiettiva e costante lo sviluppo della situazione, le nuove tendenze, i nuovi approcci e tutto il resto. E, forse, non ha mai realizzato pienamente come la bolla speculativa dei primi anni Novanta (con tutte le sue strategie) si fosse rivelata tutta fuffa (o quasi), finendo per mandare in bancarotta la MARVEL e minacciando di affossare tutto il settore...

Altrimenti ora non ci ritroveremmo con una Bonelli che, per risollevare le sue sorti, punta alle copertine fosforescenti e alle edizioni variant per le fiere, e non avremmo nemmeno il problema di avere a che fare con autori che hanno qualche lieve problema di autostima strabordante (nonostante, in molti casi, i fatti smentiscano le presunte ragioni della loro grande autostima)...

Come se il tempo si fosse fermato ad un quarto di secolo fa, insomma.

Inoltre la sensazione è che chi gestisce il fumetto popolare italiano oggi, probabilmente, manchi di una vera visione di insieme o di una formazione adeguata per affrontare l'attuale fase storica... E soprattutto manchi di quell'intuito e di quella voglia di sperimentare che, una volta, faceva la fortuna del fumetto di casa nostra... Preferendo puntare sui nomi di richiamo piuttosto che sui contenuti, anche se poi questo "richiamo" non si sa nemmeno bene a cosa sia dovuto.

Prendiamo, ad esempio, la sceneggiatrice dalla storia con la copertina fosforescente di cui sopra, e cioè Paola Barbato. É nata nel 1971 e ha iniziato a collaborare con la Bonelli nel 1998, dopo aver inviato alcuni racconti inediti che avevano colpito la redazione. Da quel momento in poi la sua presenza come sceneggiatrice di DYLAN DOG è diventata più massiccia, e attualmente ha all'attivo una trentina di storie solo sulla serie regolare. La sua popolarità col tempo è cresciuta, ma nei fatti è molto difficile valutare in che misura sia stata lei a valorizzare DYLAN DOG (dopo l'abbandono di Tiziano Sclavi) e in che misura sia stato DYLAN DOG ad aiutare lei a diventare un "personaggio"...

E dico questo perchè tutte le volte che si è avventurata in progetti più personali ha fatto dei grossi buchi nell'acqua: la serie DAVVERO! per la Star Comics (CLICCATE QUI), la collaborazione all'ideazione di REAL LIFE per la Disney Panini (CLICCATE QUI) e diverse sceneggiature per la serie LE STORIE di Bonelli (di cui ho perlato di recente, e che è una delle serie meno vendute della casa editrice)... Io non ho niente contro Paola Barbato, ma penso che qualche interrogativo sia legittimo, anche perchè come scrittrice ha pubblicato dei romanzi thriller con vari editori importanti, ma guardacaso sono stati pubblicati TUTTI dopo che lei era diventata una prolifica sceneggiatrice di DYLAN DOG... E il suo unico soggetto televisivo è stato per una miniserie prodotta da SKY nel 2009 ("Nel Nome del Male"), anche in questo caso dopo che lei si era fatta un nome con DYLAN DOG... E guardacaso era una miniserie con risvolti horror...

Tutto un caso?

Eppure proprio a Paola Barbato verrà affidata una nuova miniserie Bonelli che debutterà quest'anno e che, tanto per cambiare, è già stata annunciata in pompa magna come un progetto rivoluzionario e imperdibile... E cioè UT, una specie di horror postapocalittico dai risvolti filosofici, che per la prima volta arriverà in contemporanea in edicola e fumetteria... Anche se in fumetteria avrà una copertina variant e pagine extra (e, presumo, un prezzo più alto)...

Ora: considerando che UT vedrà ai disegni Corrado Roi, altro famosissimo nome legato a DYLAN DOG, la sensazione è che questa miniserie nasca più che altro per sfruttare il richiamo di due "pezzi grossi" della scuderia Bonelli (guardacaso entrambi legati a DYLAN DOG), e non per realizzare un fumetto che possa farsi largo da solo e intercettare un pubblico davvero nuovo.

Anche perchè la sinossi della miniserie è la seguente:

"L’umanità è scomparsa, quel che resta del pianeta è popolato da nuove specie simili all’uomo ma governate solo da bisogni primordiali. UT è una creatura elementare, feroce e infantile, incaricata dall’entomologo Decio di sorvegliare un antico sepolcro. Da lì un giorno emerge un individuo diverso da tutti gli altri. Si chiama Iranon, e non ricorda nulla di sé. La sua comparsa rompe gli equilibri, c’è chi lo teme, chi lo brama, chi vuole strumentalizzarlo per ragioni oscure. UT, incaricato di sorvegliarlo, lo accompagnerà di malavoglia, fino a quando tra i due non si stabilirà uno strano legame"

E, anche se non è bello giudicare un fumetto a priori, la sensazione è che ci si trovi davanti ad un prodotto "d'autore" e cioè di quelli concepiti per dare libero sfogo all'estro di un autore (dando per scontato che abbia un vasto seguito), piuttosto che per conquistare il grande pubblico potenziale che ormai si sta disperdendo sempre di più...

Niente di male, ma è di questo che la Bonelli (e il fumetto italiano in generale) ha davvero bisogno?
O non sarebbe forse il caso di riflettere seriamente sulle dinamiche che hanno portato al successo certi fumetti della casa editrice in passato?

Prendiamo ad esempio TEX... Adesso è ridicolo anche solo pensarlo, ma per diverso tempo è stato  un personaggio molto amato anche da stuoli di ragazzini (che oggi sono cresciuti e rappresentano ancora lo zoccolo duro del suo pubblico)... E in minor misura questo succedeva anche con Zagor...

Come è stato possibile?

Generalmente si tende a liquidare la questione dicendo che all'epoca non c'era niente di meglio, che la televisione non faceva concorrenza, che il western andava di moda e tutto il resto... Però questa analisi è estremamente superficiale, e non tiene conto di vari elementi. Il primo è che quando naque TEX (nel 1948) di concorrenza ce n'era già, anche se personaggi come Pecos Bill e Il Piccolo Sceriffo non sono più pubblicati da tempo...

Il secondo è che Tea Bonelli, che all'epoca gestiva la casa editrice, considerava TEX poco più che un esperimento, e concentrava tutte le sue energie su altri progetti come "Occhio Cupo"... Un personaggio di cui ora non si ricorda davvero nessuno...

Il terzo è che negli anni successivi ci fu una vera e propria invasione di fumetti western, spesso e volentieri aventi come protagonisti giovani sceriffi, ranger adolescenti e via discorrendo... Tutti personaggi in cui era obbiettivamente più facile che il pubblico giovane si identificasse... Perchè, allora, TEX è sopravvissuto - restando il fumetto mensile più venduto d'Italia - e loro no?

Inoltre, ampliando il discorso, è interessante notare come negli USA - che è la patria del mito del West - i fumetti western per ragazzini abbiano avuto una parabola molto più breve rispetto a quella italiana (e a quella di certe zone dell'Europa dell'Est o della Turchia), e anche questo dato antropologico non dovrebbe essere sottovalutato.

Non sono uno psicologo, ma credo che il grande merito (probabilmente involontario) di TEX sia stato quello di risultare un fumetto catartico, nella misura in cui riusciva a liberare il suo pubblico - soprattutto quello più giovane - da tutta una serie di angosce più o meno inconsce... E in particolare da quelle che avevano a che fare con il loro futuro prossimo.

Dite che sto straparlando? Che non ha senso? Proverò ad essere più chiaro...

TEX nasce nel 1948. I ragazzini di quel periodo, oltre a risentire ancora dei postumi della guerra, avevano ben poche certezze. E queste certezze erano che vivevano in una società con una scarsa mobilità sociale, che fondamentalmente ignorava le loro aspirazioni e che aveva già un futuro pronto per la maggior parte di loro. Nella migliore delle ipotesi avrebbero portato avanti l'attività di famiglia o, negli anni del boom, avrebbero trovato un posto fisso come impiegati o operai. Forse, se avessero potuto studiare, sarebbero potuti diventare liberi professionisti (medici, ingegneri o altro), ma la maggior parte di loro avrebbe studiato nella speranza di avere un tenore di vita migliore, e non per seguire una reale vocazione. Poi, poco dopo i vent'anni e/o non appena si fossero sistemati, avrebbero dovuto (e sottolineo DOVUTO) sposarsi e mettere su famiglia, spaccandosi la schiena (o altro) per mantenere moglie e figli (TANTI figli) in una società pesantemente patriarcale, in cui le donne avevano poche occasioni per contribuire al bilancio famigliare. Il tutto passando direttamente dalla famiglia d'origine a quella che avrebbero costruito, senza aver mai conosciuto realmente cose come la libertà e l'indipendenza. In poche parole sapevano già che la loro vita adulta li avrebbe ingabbiati senza scampo. Forse i più coraggiosi avevano messo in conto di emigrare all'estero prima di rimanere intrappolati in questo schema, ma la maggior parte no... E credo che sia stato proprio in questa ampia fascia di pubblico che TEX è riuscito ad attecchire meglio, continuando ad attecchire finchè il nostro contesto socioculturale non ha iniziato a cambiare.

In TEX tanti ragazzini proiettavano quel futuro che più o meno coscientemente sapevano che gli sarebbe stato negato, e che comunque non vedevano realizzato negli adulti rassegnati che li circondavano... E crescendo hanno continuato a proiettare in questo fumetto la vita che non hanno mai potuto avere. Tex era (ed è) un uomo maturo, ma nonostante tutto cavalcava libero in un West in cui i vincoli sociali avevano un peso relativo. Inoltre, e soprattutto, non era (e non è) legato a fidanzate frignone (come Capitan Miki, ad esempio, che vedete qui sotto) o a famiglie da mantenere...

Semmai Tex è legato ai suoi tre pards: il figlio Kit, il vecchio Kit Karson e l'indiano Tiger Jack... In un ideale consesso maschile da cui le femmine (e tutto il carico di vincoli che rappresentano) sono praticamente escluse... E sarebbe interessante anche analizzare come questa particolare struttura dei rapporti interpersonali di Tex possa avere avere avvicinato - col tempo - una particolare fetta di pubblico, che aveva necessità di sublimare i propri desideri omosessuali repressi... Facendoli passare per un sano apprezzamento delle amicizie virili...

D'altra parte é abbastanza chiaro come - in questi fumetti - il matrimonio fosse considerato da una parte un obbligo sociale e dall'altro la "morte" della libertà, tant'è che diverse serie western lanciate in quel periodo si sono concluse proprio con un numero "speciale" in cui i protagonisti sposavano le loro storiche fidanzate, più o meno petulanti... Tradizione mantenuta anche dall'ultimo superstite di quella generazione di eroi, e cioè il Comandante Mark, che concluse la sua corsa (iniziata nel 1966) con un bel matrimonio, nell'ormai lontano 1990... Come dire che col matrimonio, inevitabilmente, finisce il divertimento...

Il colpo di genio degli autori di Tex, in effetti, fu proprio quello di dargli l'occasione per compiere il suo dovere virile senza conseguenze: facendogli sposare un'indiana con cui procreare, ma rendendolo vedovo subito dopo (e molto saggiamente, aggiungo io). Dopodichè bastò far crescere suo figlio Kit in fretta e furia, così da fargli prendere la sua strada e renderlo un comprimario occasionale... Questo stratagemma dava modo a Tex di non disattendere le aspettative della società dell'epoca, usando poi il ricordo della moglie morta come pretesto per non farlo cadere in tentazione (anche perchè un Tex "farfallone" avrebbe fatto sorgere inevitabili complessi di inferiorità nel pubblico sessualmente castrato di quegli anni), ma senza compromettere la sua libertà e la sua indipendenza... Così avrebbe potuto affrontare sempre nuove avventure senza zavorre, prendendo tranquillamente a pistolettate il malfattore di turno...

E queste erano tutte caratteristiche che i suoi colleghi a fumetti NON avevano. Perchè tutti avevano fidanzate o fidanzatine più o meno limitanti, se non addirittura dei bambini a cui badare (come Il Grande Blek, che vedete qui sotto), e la maggior parte di loro era vincolata a queste responsabilità mese dopo mese...

Inoltre, per tutta una serie di motivi legati alla morale dell'epoca, le storie di questi personaggi cercavano di smorzare gli aspetti più violenti del contesto western, anche ricorrendo a trovate umoristiche e ad un taglio infantile decisamente fuori luogo, tant'è che spesso sfide e scontri finivano senza vittime... E infatti il Pecos Bill a cui accennavo prima non sparava nemmeno e si limitava ad usare il suo lazo, mentre i protagonisti più giovani erano tenuti a porsi come perfetti esempi di gioventù cristiana (ovviamente ed esclusivamente cattolica, tant'è che in questi fumetti non comparivano mai religiosi di fede protestante, che pure nel West abbondavano)... Magari contrapponendoli agli indiani selvaggi e pagani...

Invece il "ribelle" Tex, oltre a non abusare di risvolti umoristici, non aveva particolari pregiudizi verso i pellerossa e in particolare verso i navajo, che imparò a conoscere meglio - e di cui divenne membro onorario col nome di Aquila della Notte - dopo avere sposato una loro principessa (anche se in realtà fu praticamente costretto a farlo, per salvarsi la pelle). Inoltre, nel suo libro "Non son degno di Tex", Claudio Paglieri prova a contare quanti sono stati gli avversari che aveva freddato fino al 1997... Raggiungendo la ben notevole quota di 2410 vittime!

E comunque, a ben guardare, Tex aveva almeno un altro notevole merito. Mentre nella stragrande maggioranza delle serie western italiane i personaggi femminili erano (volutamente) intabarrati in camicioni e gonnelloni che dovevano renderli asessuati, le donne di TEX avevano ben altra caratura. Come ricorda il giornalista e critico cinematografico Gianni Canova (foto sotto) in un breve saggio pubblicato nel volume celebrativo "L'AUDACE BONELLI"...

Gianni Canova è nato nel 1954 e scrive:

"Io - lo confesso - ho sperimentato sulle pagine di TEX perfino le mie prime fantasie erotiche e i miei primi turbamenti onanistici: ricordo ancora vividamente l'impressione che esercitavano su di me le forme generose e i seni prosperosi di Satania, in uno dei primi albi di TEX. Non avevamo mica YouTube, noi ragazzini degli anni Cinquanta, né potevamo disporre di una TV prodiga di veline e letterine. Dovevamo accontentarci: e io - in anni in cui la prola "vergine" in TV era proibita anche se associata all'olio extra di oliva - mi accontentavo."

Quindi, in poche parole, Tex aveva successo anche perchè forniva ai ragazzini di quel periodo personaggi come Cora Gray, alias la sadica bandita Satania... Che, per stessa ammissione degli interessati, garantivano appaganti masturbazioni a tanti giovani eterosessuali in boccio...


E presumo che la stessa reazione si verificasse anche con qualche omosessuale, in quelle rare occasioni in cui Tex si toglieva la camicia e magari finiva vittima di qualche fantasioso torturatore...

Inoltre, e qui concludo, mentre gli eroi dei fumetti western italiani utilizzavano sempre esclamazioni fanciullesche (come il celebre "Caspiterina!" di Capitan Miki), e spesso inventate di sana pianta per non offendere davvero nessuno, Tex si presentava nella prima vignetta della sua primissima striscia imprecando "Per tutti i diavoli!"... Anche perchè, all'inizio, era stato presentato come un fuorilegge braccato dalla giustizia, e anche questo - a modo suo - lo rendeva un protagonista abbastanza atipico, e molto "umano", in un panorama di eroi western pieni di virtù...

Con gli anni, e con l'inasprimento delle critiche nei confronti del fumetto in generale, i contenuti di TEX sono diventati più moderati (e sono anche stati ritoccati nelle ristampe di quei primi, audaci, episodi), ma ormai il seme era stato piantato...

E d'altra parte, dopo questa analisi, è facile intuire come Tex Willer fosse "l'uomo giusto al momento giusto"...

Il fatto che TEX abbia avuto (e continui ad avere) tanto successo anche in Turchia e nell'Europa dell'Est, piuttosto che in Brasile, a questo punto, è così strano? Secondo me no, visto che parliamo di sistemi socioculturali abbastanza repressivi, in cui per molto tempo le giovani generazioni hanno avuto le stesse prospettive castranti dei giovani italiani di qualche generazione fa (e in buona parte le hanno ancora).

Negli USA, invece, il mito del West ha funzionato nei fumetti per ragazzi - e solo parzialmente - fino agli anni Sessanta, quando la società ha iniziato a cambiare e quando i nuovi supereroi hanno iniziato a diventare i simboli di quella realizzazione del potenziale personale a cui ogni ragazzino americano aspirava: qualcosa che gli irreprensibili sceriffi e i monolitici cowboy non potevano più rappresentare...

Anche perchè, altro piccolo dettaglio, la narrativa western parte dal presupposto che - fondamentalmente - il contesto sociale non può essere cambiato o rivoluzionato (anche per via di alcuni precisi vincoli storici), e al limite può essere corretto laddove e possibile intervenire...

E se per i ragazzini americani questo contesto iniziava a risultare limitante e poco gratificante, per generazioni di italiani (ma anche di turchi, serbi, croati, brasiliani, ecc), prigionieri di una società tendenzialmente immobile e reazionaria, risultava paradossalmente tranquillizzante... Perchè forniva materiale per storie in cui un eroe come Tex dimostrava che si poteva rimediare a torti e misfatti senza dover necessariamente mettere in discussione (o magari modificare) la società e le sue regole, per quanto ingiuste e limitanti potessero risultare.

Personalmente ammetto che sarei molto curioso di verificare quanti dei lettori di TEX rispondono ancora a questo profilo psicologico, tuttavia è evidente che il profilo delle nuove generazioni si è gradualmente evoluto in altre direzioni. La maggior parte dei ragazzini di oggi sa bene che nel suo futuro non c'è più niente di certo e di predestinato, e probabilmente un fumetto come TEX - così come è impostato - non gli dice più nulla... Senza contare che per un ragazzino di oggi è quasi impossibile vedersi quarantenne, ed è semplicemente assurdo pensare che possa proiettarsi in un quarantenne vecchio stampo (e sessualmente asettico) come Tex Willer...

Il calo progressivo del ricambio generazionale per TEX, e per tutti quegli eroi "bonelliani" che si rifanno a lui in qualche modo, probabilmente parte da qui... Per poi riallacciarsi a tutto quel discorso di prospettiva conservatrice e "istituzionale" di cui ho parlavo più volte in questo blog. E a pensarci bene è abbastanza ironico, visto che il successo di TEX - come abbiamo visto - venne determinato dal fatto che a suo tempo era un personaggio decisamente anticonformista, innovativo e persino trasgressivo...

Anche per questo, quindi, è estremamente curioso che oggi la casa editrice di TEX stia cercando di rilanciarsi utilizzando strategie "Anni Novanta" fini a se stesse, e affidandosi ad autori che hanno una prospettiva "Anni Novanta" sul loro ruolo e sul loro pubblico...  Invece di analizzare concretamente quali sono i suoi punti deboli e quali potrebbero essere i suoi futuri punti di forza.

E dopotutto la domanda non è così complicata da formulare: che cosa, oggi, potrebbe risultare coinvolgente per il pubblico giovane al pari TEX nei suoi tempi d'oro (o al pari di DYLAN DOG, seppur per altri motivi, fra gli anni Ottanta e Novanta)?

Sicuramente servirebbe qualcosa che, per gli standard di oggi, risultasse altrettanto anticonformista, innovativo e trasgressivo. Qualcosa che fosse in grado di rispecchiare i giovani di oggi e le loro angosce suscitando un vespaio di polemiche, per intenderci. E cioè proprio quel genere di cosa che la Bonelli di oggi non farebbe mai...

Non quando è ancora così goffa e maldestra ogni volta che prova ad approcciarsi ad una tematica ormai scontata e banale come l'omosessualità, ad esempio... Al punto da considerarla ancora un argomento da trattare con le pinze e senza correre il rischio di infrangere una serie di stereotipi e luoghi comuni (possibilmente negativi), per paura di giocarsi il pubblico più maturo e tradizionalista... Anche a costo di mettere la museruola ai suoi autori e di censurarli pesantemente (come ho riportato diverse volte in questo blog).

Invece Tea Bonelli (la vedete qui sotto con il figlio Sergio, mentre faceva il servizio militare), che dirigeva la casa editrice quando si chiamava AUDACE, lasciò che TEX nascesse "diverso" da tutti i western di quel periodo e diede massima libertà ai suoi autori.

Anzi, per essere precisi, in un'intervista a Gianni Brunoro (comparsa su DIME PRESS n.11, aprile 1995) rivelò che:

"Sul piano professionale gli autori mi accettavano volentieri perché io ero sì severa sui tempi di consegna, cioè in quel settore in cui ero competente e ovviamente unica responsabile, ma non intervenivo mai a commentare i loro disegni e i loro soggetti, rendendomi conto che, su quel piano, ero pressoché totalmente impreparata."

E aggiunse che:

"La difficoltà più pesante che sentivo sulle mie spalle veniva dall'ostilità che a quell'epoca arrivava nei confronti dei fumetti da parte di tutti i giornali, dai benpensanti, dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori, e il preconcetto che accusava pesantemente queste letture di contribuire alla corruzione della morale giovanile non mancava di mettermi spesso in imbarazzo, al punto che, in parecchie occasioni, mi sentivo spinta a non rivelare quale fosse la mia professione"

Non so perchè, ma qualcosa mi dice che se Tea Bonelli avesse scelto di limitare la creatività dei suoi autori, e se avesse lasciato che i moralisti la condizionassero fin da subito nella scelta delle storie e degli autori da pubblicare (cosa che in effetti facevano gli editori suoi colleghi, che guardacaso oggi sono tutti estinti), a quest'ora noi non avremmo avuto nessun TEX e nessuna casa editrice Bonelli di cui parlare. 

Ah! Dimenticavo! In quell'intervista Tea Bonelli disse anche che:

"Fu importante la tempestività con cui, per esempio, dopo aver fatto calcoli su calcoli, chiudevo senza perder tempo le serie che avevano dato risultati magari appena negativi, per sostituirle subito con delle altre, sperando di azzeccare prima o poi la carta giusta"

Chi ha orecchie per intendere intenda.

Se ci fosse una Tea Bonelli anche oggi, probabilmente, la situazione sarebbe molto diversa.

Alla prossima.


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AGGIORNAMENTI VIDEOLUDICI...

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Ciao a tutti, come va?

Come da prassi non voglio ingolfarvi con troppi post impegnativi uno in fila all'altro, così oggi mi limiterò ad aggìiornarvi su un paio di notizie che ho già trattato in passato.

Aggiornamento uno: nel videogioco LEGO Marvel's Avengers (di cui ho parlato QUI) la quota accertata di personaggi LGBT dichiarati è salita.

Infatti oltre alla coppia Hulkling /Wiccan...

E alle due reclute della Avengers Academy, Lightspeed e Striker...

Abbiamo Loki, che in New Avengers ha persino ammesso che nella sua cultura (quella degli dei asgardiani) non esistono gli orientamenti sessuali, ma solo gli atti, e che lui è considerato il nume tutelare sopecifico per alcuni di essi...


Valchiria, anche lei proveniente dal reame di Asgard, che proprio di recente ha confermato le asserzioni di Loki...


La  supertelepate Moondragon (o Dragoluna, come venne presentata in Italia a suo tempo)...


Il guerriero alieno Protector, che ha ammesso che dalle parti della razza militaristica dei Kree (a cui lui appartiene) l'esplorazione sessuale è caldeggiata...


La nuova Miss America, che oltre ad essere latina è lesbica e figlia di una coppia lesbica...


E, per finire, ci sono persino Union Jack e il Distruttore, due supereroi che risalgono addirittura agli anni Quaranta, quando la MARVEL si chiamava ancora Timely, e che solo di recente si è scoperto che condividevano qualcosa di più che la semplice sete di giustizia...


E non è detto che con qualche successivo aggiornamento, e con tutti personaggi LGBT che ormai si aggirano nell'universo MARVEL, non ci possano essere altre sorprese...

Per ora prendiamo atto che, evidentemente, questo è un bel segnale di apertura e di inclusività, soprattutto considerando che si tratta di un videogioco per tutte le età.

Aggiornamento due: quando venne annunciato il videogioco STREET FIGHTER V vi avevo segnalato che sarebbe stata proposta una versione di Ryu con un look più muscle bear del solito... E avevo subodorato che avrebbe subito conquistato gli amanti dei bara manga e dei bara game (che COMUNQUE considerano i personaggi di STREET FIGHTER delle icone omoerotiche da decenni)...

Questa volta, però, ad accelerare il processo ci hanno pensando i videogiocatori smanettoni che si divertono a manipolare le impostazioni iniziali dei videogiochi, modificando la grafica e altro... Ed elaborando dei cosiddetti MOD (che sta per "modification")...

In questo caso, ad esempio, hanno fatto in modo che Ryu e gli altri personaggi maschili possano darsela di sana ragione ricorrendo ad una serie di pose e mossette sexy che nel videogioco utilizzano sono impostate esclusivamente per i personaggi femminili... Con tanto di scie arcobalenose e di una speciale mossa "combo" che potremmo definire "quadruplo gluteo stordente"... Il risultato potete vederlo qui sotto...

Che dire? Probabilmente trovate come questa contribuiranno a confermare lo status di icona gay della nuova versione barbuta di Ryu...

E comunque, per la cronaca, questo videogioco è in commercio da meno di un mese, ma internet pullula già di fanart erotiche ispirate a quello che - probabilmente - è il coronamento dei sogni proibiti di una buona fetta di amanti dell'estetica bara... Siccome penso che anche le fanart siano una forma d'arte qui sotto vi mostro qualche esempio di quelle che hanno già iniziato a circolare...



E sono pronto a scommettere che a breve sarà disponibile anche una discreta quantità di manga non ufficiali, tutti incentrati sulle qualità più nascoste del Ryu barbuto...

D'altra parte, almeno in questo caso, alla CAPCOM un po' se la sono cercata...
E in realtà non escluderei che fosse tutto calcolato...

Alla prssima.

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APERTURE STELLARI?

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Ciao a tutti, come va?

Per capire al meglio il post di oggi è il caso di tornare indietro di qualche mese, quando ha debuttato il nuovo capitolo della saga cinematografica di STAR WARS...

In maniera quasi istantanea sono partite delle congetture rìiguardo ai possibili sottotesti omosessuali nell'amicizia fra due personaggi di sesso maschile: l'ex trooper Finn (John Boyega) e il ribelle Poe Dameron (Oscar Isaac)... In particolare osservando alcuni dettagli della loro comunicazione non verbale...
Fatto sta che, nel giro di pochissimo tempo, la suddetta coppia di amici ha finito per ispirare una gran quantità di fanart più o meno spinta, ma tendenzialmente molto romantiche...




Senza contare le inevitabili vagonate di racconti omoerotici (le cosiddette slash novel) realizzati soprattutto dal pubblico femminile (e per il pubblico femminile)... Tuttavia a gettare acqua sul fuoco ci aveva pensato John Boyega, riferendo al giornalista Chris Mandle che i sottotesti gay non erano nel copione, ma sono stati solo un'iniziativa di Oscar Isaac...

E la cosa sembrava finita lì.

Se non che, attorno a questa storia dei presunti sottotesti gay, l'interesse non è diminuito e ha portato a degli interessanti sviluppi.

Alla fine di febbraio la sede della casa di produzione del regista J. J. Abrams, la Bad Robot Productions, ha ospitato la premiazione dei premi Oscard Wilde, assegnati dall'associazione US-IRELAND ALLIANCE (che promuove i rapporti fra USA e Irlanda, ovviamente). In quell'occasione J. J. Abrams ha risposto direttamente all'associazione che gli ha chiesto se secondo lui ci sarebbero stati personaggi gay in STAR WARS, e ha detto:

"Ovvio! Quando in passato ho detto che STAR WARS è una saga "inclusiva" non intendevo certo escludere i personaggi omosessuali. Anzi, mi piacerebbe. Per me il bello di STAR WARS è nel ventaglio di possibilità che offre, e sarebbe gretto e meschino escludere la possibilità di un personaggio omosessuale."

Come si può leggere questa dichiarazione? Tecnicamente J. J. Abrams ha passato la regia del prossimo film al collega Rian Johnson, quindi forse ha lasciato intendere che qualcosa si ta muovendo al riguardo?

Quel che è certo è che Rian Johnson, sui suoi profili social, ha più volte condiviso le fanart gay di Finn e Poe, e anche questo potrebbe essere un segnale interessante... Anche perchè l'attore John Boyega riferisce che sta parlando con lui proprio a proposito della piega che potrebbe prendere la relazione del suo personaggio con quello interpretato da Oscar Isaac, che da parte sua - in una recente intervista nel talk show di Ellen DeGeneres - ha detto chiaro e tondo che:

"Stavo interpretando una relazione romantica. Nella mia mente era quello che dovevo interpretare".

In realtà sembrerebbe proprio che l'unico vero impedimento per una vera e propria apertura alle tematiche LGBT potrebbe essere rappresentato a alcuni mercati stranieri, come quello russo e quello cinese, che sono già molto selettivi in fatto di prodotti stranieri (la Cina può distribuirne per legge solo trentaquattro ogni anno) e sicuramente boicotterebbero qualsiasi film di STAR WARS con sequenze gay friendly...

Eppure, a quanto pare, il pubblico occidentale sembrerebbe molto ricettivo nei confronti di un approccio più inclusivo... Che comunque è stato ufficializzato già nei romanzi ufficiali (e speriamo che accada presto anche nei fumetti).

Cosa succedera a questo punto? Il prossimo film verrà concepito per essere realizzato in due versioni, omettendo le sequenze gay per i mercati omofobi?

Staremo a vedere...

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PRESSAPOCHISMO...

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Ciao a tutti, come va?

Il fatto che tutti i lunedì riesco a trovare uno spunto per mettere in luce alcune problematiche della situazione italiana inizia a spaventarmi, anche perchè ogni settimana sembra che il destino si diverta a mettermi di fronte a situazioni sempre più grottesche...

L'ultimo caso, ad esempio, non riguarda più nemmeno solo l'editoria a fumetti, ma il giornalismo in senso lato, e mi fa sorgere ulteriori dubbi su come funziona l'informazione nel nostro paese. Non che l'informazione italiana abbia una buona nomea, men che meno nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa, ma in questo caso più che di libertà si tratta proprio di qualità.

I fatti sono questi: la cantante Madonna (esatto, proprio lei), per qualche motivo ha deciso di postare sul suo profilo Instagram  l'immagine che vedete qui sotto, con la scritta "Allo stesso modo... Insegnami a pregare"...
In questa immagine i fans italiani, e poi quelli stranieri, hanno subito riconosciuto l'attrice Ornella Muti... E man mano che la voce si è sparsa la notizia è arrivata prima a sua figlia Naike Rivelli, che ha confermato, e poi alla stessa Ornella Muti... Che a sua volta ha voluto confermare ai suoi fans che quella era proprio lei... E ha aggiunto "chi altri potrebbe essere?"...

Ora: ogni volta che un personaggio italiano viene citato a livello internazionale, magari venendo riportato sull'Instagram di Madonna, i giornalisti danno ampio risalto alla cosa (anche perchè, diciamolo, capita sempre più raramente)... Per confermare che l'Italia e le sue icone godono ancora della considerazione di cui godevano una volta, e di conseguenza per gratificare l'autostima campanilistica del proprio pubblico (anche perchè ultimamente viene messa sotto le scarpe con una certa frequenza). Pertanto anche se Madonna offre un po' di visibilità a un sex symbol di trent'anni fa, il tipico giornalista italiano è praticamente OBBLIGATO a puntare i riflettori sull'accaduto... Anche a costo di prendere una cantonata pazzesca.

E infatti di questo episodio ne hanno parlato un po' tutti: TGCOM, ANSA, Panorama, Vanity Fair... Solo per citarne alcuni. Tutti identificando l'illustrazione come parte della locandina del film "Le Monache di Sant'Arcangelo", un film erotico del 1973... E poco importa se in quell'occasione Ornella Muti portava i capelli corti e stoppacciosi da suora novizia: nel film Ornella Muti aveva a che fare con i crocifissi, quindi questo  non poteva che essere la fonte dell'illustrazione condivisa da Madonna...

Logico, no?


Evidentemente i preparatissimi (*SIGH*) giornalisti italiani volevano dare una patina di professionalità alla segnalazione, e dopo essersi resi conto che non avevano la minima idea di quale fosse la fonte dell'illustrazione postata da Madonna (e, anzi, senza neanche aver bene capito se era un disegno o una foto), se ne sono inventati una di sana pianta... Forse dando per scontato che, se loro non erano stati in grado di risalire alla fonte, non ci sarebbe riuscito nessun altro.

ERRORE!

Perchè, ad esempio, il sottoscritto aveva capito subito che l'immagine era ripresa da una delle copertine della serie a fumetti dedicata alla vampira SUKIA (che erano realizzate in stile fotografico dal bravo Emanuele Taglietti), molto popolare negli anni Settanta e Ottanta, il cui modello di riferimento per la protagonista era proprio Ornella Muti!

E la cosa, secondo i ben informati, ad Ornella Muti non andava affatto giù... Tant'è che si parla di varie azioni legali contro l'editore Renzo Barbieri, che però - a quanto pare - non compromisero la pubblicazione di una serie che andò avanti per 153 numeri (dal 1972 al 1986), continuando a fare in modo che Sukia fosse la sosia di Ornella Muti.

In realtà del fatto che si trattasse di una copertina di SUKIA se ne erano accorti subito (ovviamente) anche quelli dell'Emanuele Taglietti Fan Club... Che però non devono avere capito bene che la stampa aveva compiuto un vistoso errore di attribuzione... Così come non se ne è accorto nemmeno lo stesso Emanuele Taglietti, che in calce al post del suo Fan Club si è limitato ad intervenire per dire che era orgoglioso di essere stato citato da Madonna (CLICCATE QUI).

Ad ogni modo l'unico sito giornalistico che ha successivamente citato Emanuele Taglietti (dopo la segnalazione di un lettore) è stato quello de Il Fatto Quotidiano (che però NON ha tolto il riferimento a "Le Monache di Sant'Arcangelo").

Probabilmente Madonna ha preso un'immagine a caso di una ragazza minacciata da un crocifisso, e incidentalmente si trattava di una copertina di SUKIA, ma non è questo il punto.

La cosa inquietante è che, a quanto pare, i siti che si occupano di fumetti non vogliano proprio parlare dell'accaduto (perchè non sta bene parlare di tascabili erotici su un sito "per tutti"?), mentre i siti gay si limitano a riportare la versione della notizia che è circolata sulla stampa nazionale... Nonostante SUKIA sia considerato un fumetto cult per tutti gli appassionati di fumetti a tema gay. Infatti il co-protagonista della saga era il maggiordomo tuttofare della bella vampira, e cioè quel Gary di cui ho parlato più volte anche su questo blog (CLICCATE QUI ad esempio), visto che è stato il primo personaggio gay dichiarato e sessualmente liberato del fumetto italiano... Nonchè il primo attivista per i diritti gay mai presentato in una serie a fumetti del nostro paese.

E, tramite l'artista spagnolo Francesc Ruiz, Gary è persino arrivato all'ultima Biennale di Venezia (CLICCATE QUI)... Dopo che gli aveva dedicato anche una mostra londinese, con tanto di cosplay improvvisati che impersonavano le versioni moderne di Sukia e Gary (CLICCATE QUI)!

E un allestimento molto interessante in Spagna, con un'edicola "virtuale" occupata solo dalle pubblicazioni dedicate a questo personaggio (CLICCATE QUI)...

Però, siccome dalle nostre parti va ancora di moda dire le cose a caso e senza documentarsi (nonostante internet!), si è persa l'ennesima occasione per dare a Cesare quel che è di Cesare...

Anche perchè SUKIA venne pubblicato in diverse nazioni, dalla Francia al Messico, e dare risalto al fatto che Madonna ha citato un fumetto gay friendy italiano (piuttosto che l'attrice che ha compiuto azioni legali contro di esso) avrebbe avuto tutto un altro impatto... Non foss'altro perchè avrebbe fatto riscoprire un modo di intendere i fumetti - disnibito e coraggioso - che ormai, in Italia, è andato perduto... Anche se, paradossalmente, oggi potremmo averne più bisogno di prima.



Da notare che, proprio l'anno scorso, le belle illustrazioni in stile fotografico di Emanuele Taglietti sono state presentate in una monografia che è andata subito esaurita (immagine sotto)... E che, ovviamente, non è stata pubblicata in Italia, ma nel Regno Unito... Come dire che la tanto decantata meritocrazia che gli italiani trovano all'estero si applica anche agli artisti pop che risiedono ancora in Italia, e che in decenni di onorata carriera non sono mai stati valorizzati adeguatamente nel loro paese...

Finendo poi per risultare dei perfetti sconosciuti quando un loro disegno sbuca fuori sull'Instagram di Madonna...

Che altro aggiungere?

Magari dirò una banalità, ma se i giornalisti fanno questi errori su argomenti da poco viene davvero da chiedersi cosa succede quando provano ad occuparsi di questioni davvero serie e delicate...

Alla prossima.

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CHIUSURE GIAPPONESI

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Ciao a tutti, come va?

La notizia di oggi, probabilmente, a noi italiani non cambierà granchè la vita, ma penso che sia comunque importante riportarla... Anche perchè ho la sensazione che non la riporterà nessun altro (tanto per cambiare ^__^)...

Detto in parole molto semplici: con il numero targato aprile 2016 (immagine sotto) cessa le pubblicazioni il mensile giapponese G-MEN, che dal 1995 rappresentava un importante punto di riferimento per i gay giapponesi appassionati di maschi virili e tendenzialmente maturi (anche se ultimamente aveva iniziato a spaziare un po' anche in altri generi).

Il motivo, ovviamente, è quello che vale in tutto il mondo: il calo delle vendite. Nella fattispecie, però, bisogna considerare che i magazine gay giapponesi sono costituiti per la maggior parte della loro abbondante foliazione (sono mallopponi che arrivano anche a 500 pagine) da servizi fotografici erotici, approfondimenti, annunci personali e pubblicità: tutte cose che, ormai, si sono concentrate su internet. Quindi non c'è stato un calo di interesse nei confronti dei manga che ospitava, e infatti l'editore ha annunciato che ha intenzione di continuare a pubblicarli, perlomeno in forma di app per smartphone o e-book... E attraverso le inevitabili raccolte cartacee in volumetti, ovviamente.

E, a proposito di manga, è bene ricordare che G-MEN è stato fondato proprio da Gengoroh Tagame (che ha realizzato le copertine dei primi sessantadue numeri) assieme all'attivista Hiroshi Hasegawa...

Le copertine dal numero 63 al numero 124 (quelle dal 2001 al 2006), invece, sono state realizzate dal bravissimo Jiraya (che, assieme a Gengoroh Tagame, aveva contribuito attivamente alla cura editoriale della pubblicazione in senso lato)...

E non bisogna dimenticare che questo magazine ha tenuto a battesimo una grande quantità di mangaka che hanno contribuito a delineare il genere BARA come noi lo conosciamo oggi: Go Fujimoto, TAMA, Noda Gaku, Kumada Poohsuke, Takeshi Matsu, Kazuhide Ichikawa (di cui vedete un disegno qui sotto) e altri ancora...

Kazuhide Ichikawa ha così commentato la chiusura di G-MEN:

"Ho disegnandoi miei mangasulla rivistaper... Penso almeno una ventina d'anni.
Houn sacco di ricordi legati a G-MEN e grazie ad essa hoavuto modo di conosceretante persone: non solo in Giappone,maancheoltreoceano.
Credo che buona parte della miacarriera come artistadi mangagaysi atsat determinata da questa rivista e la casa editriceha pubblicatotutte e sette le mie raccolte di fumetti. Wow."


Gengoroh Tagame, invece, sembra molto meno riconoscente:

"Sono statouno deifondatori della rivista, e una volta quella rivista era moltospeciale per me. Però il nostrorapporto si è concluso nel 2006,quando sono statotraditoe sonos tato statobuttato fuori. Francamentenon ora non provo alcun affetto per l'editoree la rivistastessa (ad eccezione dei suoi collaboratori), per via dei brutti ricordi legati alla rottura che c'è stata.Quindi non possodire "grazie"e  non voglio augurare "buon lavoro" a G-MEN. Dico solo"saluti". É il mio secondoaddio.Però vogliodire "grazie e buon lavoro!"a tutti gli tutti coloro che hanno collaboratocon la rivista. Le mie preghiere sono per loro. Hanno rappresentato dei grandipassi avanti nella storia dellacultura gaygiapponese, e in particolarenell'artegay.Eio prego sinceramente perloro fortuna. Anche sela rivistaè finita,l'editore èinfido el'editorè incompetente, le artinon muoiono mai."

Come dire che tutto il mondo è paese, insomma. 

Ad ogni modo mi sembra evidente che, al di là dell'incompetenza di chi gestiva G-MEN, la sua chiusura sia un segnale dei tempi che cambiano. L'altro storico mensile di riferimento per i gay giapponesi, e cioè BADI (per gli amanti dei giovani atletici), al momento prosegue e non ha annunciato alcuna chiusura imminente... 

E nemmeno SAMSON (il magazine per gli amanti dei daddy e dei chubby) tirerà i remi in barca, per il momento...

E considerando che entrambi continuano a garantire spazi fissi per i fumetti sicuramente è una cosa positiva per il settore dei manga BARA.

Staremo a vedere quello che succederà.

Sicuramente bisogna prendere atto del fatto che questi magazine hanno contribuito a creare un nuovo tipo di manga erotico, che prima non esisteva e adesso inizia ad essere conosciuto in tutto il mondo. 

E non è una cosa da poco.

Certo spiace un po' constatare che, mentre in Giappone i manga BARA stanno entrando in una nuova fase, dalle nostri parti siano considerati ancora una novità molto audace e continuino ad arrivare col contagocce... Ma tant'è...

Alla prossima.

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CONCORSO PER TUTTI!

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Ciao a tutti, come va?

Dal 1993 a San Francisco è attivo il Queer Cultural Center (CLICCATE QUI), che tra le altre cose, dal 1998, organizza un annuale National Queer Arts Festival (CLICCATE QUI) per promuovere e valorizzare l'arte a tematica Queer, anche con concorsi e premi in denaro per agevolare la carriera degli artisti più promettenti.

D'altra parte San Francisco è pur sempre San Francisco.

Ad ogni modo l'anno scorso uno dei suddetti premi è andato al simpatico artista E. Salvador Hernandez (foto sotto), che ha deciso di utilizzarlo per finanziare - a sua volta - una mostra che servirà per valorizzare altri artisti, provenienti da tutto il mondo.

La mostra in questione si chiamerà KUMALICIOUS e si terrà a giugno presso il SOMArts Cultural Center (CLICCATE QUI), uno spazio espositivo che per il terzo anno ospiterà la rassegna Queer Comics Expo, in cui - appunto - troverà spazio la mostra KUMALICIOUS.

Se vi parlo di tutte queste belle iniziative non è per farvi venire il mal di fegato pensando che in Italia non siamo così avanti (la cosa più simile a un'iniziativa del genere sono  le mostre della serie "Renape" allestite da Ren Books a Bologna, in collaborazione con lo spazio Senape, che però rimangono un caso isolatissimo), ma perchè KUMALICIOUS cerca artisti provenienti da tutto il mondo.

Infatti si tratta di un'esibizione di portata internazionale, anche perchè il suo scopo è quello di valorizzare l'estetica gay proposta da alcuni tipi di manga: i cosiddetti "gachimuchi", e cioè i manga a base di protagonisti massicci e cicciottosi... Anche se, leggendo con più attenzione la lista dei mangaka da prendere come riferimento, direi che si può spaziare in tutto quello che propone il genere BARA. Inoltre la mostra avrebbe lo scopo di mettere al centro dell'attenzione le etnie non caucasiche, che a quanto pare nell'arte gay sono ampiamente sottorappresentate.

Morale della favola: entro il 27 marzo è possibile inviare i file con i lavori che si vogliono sottoporre allo staff organizzativo, e se verranno selezionati verrano stampati ed esposti al KUMALICIOUS. Inoltre, altro piccolo dettaglio interessante, gli organizzatori li metteranno in vendita trattenendo il 15% del prezzo stabilito dagli autori.

Se volete partecipare trovate tutte le informazioni e i dettagli  CLICCANDO QUI.

Buona fortuna!

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STORIE DI ORDINARIA CENSURA...

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Ciao a tutti, come va?

Se siete assidui frequentatori di questo blog forse siete arrivati al punto di chiedervi su chi si abbatterrà la mia scure del lunedì... Visto che ormai il lunedì è diventato il giorno dei focus sui risvolti omofobi dell'editoria italiana a fumetti.

Oggi, però, volevo ampliare leggermente il discorso partendo da un fatto che è emerso in questi giorni e che ha lasciato esterrefatta buona parte della comunità gay, anche se in realtà è stata un po' la scoperta dell'acqua calda.

Nel senso che, in occasione della distribuzione in Italia del film a tematica gay WEEKEND, la comunità gay italiana ha "scoperto" l'esistenza della Commissione Nazionale Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana (CNVF)... Che secondo il distributore italiano del film, la Teodora, con la sua bocciatura avrebbe compromesso pesantemente la diffusione della pellicola (CLICCATE QUI). La cosa buffa è che, ora che abbiamo il web, la notizia si è diffusa in tutto il mondo, contribuendo a farci fare l'ennessima figuraccia internazionale.

Tuttavia è curioso notare che la CNVF, come si legge sul suo sito (CLICCATE QUI), in Italia è attiva in varie forme perlomeno dal 1935, e sicuramente ha avuto un certo peso anche in passato... Anche se nessuno, a quanto pare, aveva mai osato mettere in luce la questione. Evidentemente, ora che i tempi sono cambiati e c'è una certa sensibilità verso la questione gay, la Teodora ha impugnato questa "sentenza" che, forse, ha contribuito a determinare una distribuzione circoscritta a sole dieci sale in tutta Italia (destino molto comune, peraltro, a tutti quei film LGBT che - guardacaso - non presentano una visione drammatica, incerta e/o denigratoria dell'omosessualità).

D'altra parte è bene ricordare che in Italia un film, prima di essere distribuito, deve ottenere anche il nulla osta rilasciato dalla Direzione generale per il Cinema su parere della Commissione per la Revisione Cinematografica (CRC). La suddetta CRC è divisa in sette sezioni (CLICCATE QUI), e ciascuna di esse può contare su uno o più rappresentanti delle famigerate "associazioni dei genitori", che in Italia sono praticamente tutte di stampo cattolico e/o immanicate con istituzioni cattoliche. E infatti, indagando sui nomi dei rappresentanti delle suddette associazioni nelle sezioni della  CRC,  si scoprono dei curriculum (e delle associazioni di riferimento) abbastanza inquietanti. Quindi è evidente che il parere della CNVF può avere un'influenza molto maggiore di quanto non si direbbe anche su questa  CRC... Tant'è che in Italia, vi ricordo, la suddetta CRC - nel non troppo lontano 2009 - impedì la distribuzione del film LITTLE ASHES... Un film in cui, guardacaso, le passioni omosessuali fra adolescenti erano legittimate da personaggi storici come Dalì e Lorca, interpretati peraltro da due attori molto amati dagli adolescenti di quel periodo (Javier Beltrán e Robert Pattinson).

Forse, un giorno, qualcuno dovrebbe porsi dei seri interrogativi su come viene gestito e pilotato il cinema in Italia, visto che - per esempio - lo stratosferico successo dell'ultimo film di Checco Zalone è stato dovuto anche ad una capillare distribuzione (1500 copie, contro le 800 dell'ultimo film di STAR WARS!), mentre del film a tematica gay di Veronica Pivetti (Nè Giulietta nè Romeo) distribuito nello stesso periodo sono state fatte circolare solo una ventina di copie...

Che in Italia le cose vadano in un certo modo non dovrebbe stupire più di tanto, ma è davvero curioso che se ne parli così poco e che il problema non emerga pubblicamente. Così come è curioso che nessuno ricordi mai che sulla televisione italiana vigilano un buon numero di organi censori, a loro volta pesantemente influenzati dalle lobby cattoliche, che da sempre usano la tutela dei bambini come giustificazione per impedire la diffusione di contenuti di un certo tipo (ne ho parlato QUI).

Ad ogni modo è molto interessante notare come, in Italia, ci siano ancora diverse similitudini fra il cinema, la televisione e il mondo del fumetto... Anche se tecnicamente non c'è motivo per cui le cose debbano andare così.

Andiamo con ordine.

In realtà i fumetti, dalle nostre parti, non se la sono mai vista granchè bene fin da quando hanno cercato di emanciparsi dal ruolo prettamente pedagogico in cui li avevano relegati pubblicazioni come "Il Corriere dei Piccoli", e in particolare le cose si sono aggravate dopo che il Fascismo tentò di sfruttarli per i propri scopi propagandistici.

Sia come sia i fumetti d'avventura in stile realistico non erano ben visti a prescindere, perchè in buona parte provenivano dagli USA e rappresentavano un modello culturale molto diverso da quello italiano (dove, ad esempio, le donne erano molto meno emancipate) e in cui l'eccessiva esibizione del corpo maschile e femminile era ritenuta spesso troppo sensuale... Tant'è che per un certo periodo si arrivò a munire lo stesso Tarzan di una canottiera realizzata (molto male) applicando dei retini adesivi...

Per avere un'idea del boicottaggio nei confronti dei fumetti basta citare l'esperienza del disegnatore Aurelio Galleppini (1917-1994), diventato poi famoso per Tex. Nella sua autobiografia (edita da Ikon) ricorda che dopo la guerra - dato il clima - fu praticamente costretto a smettere di fare fumetti. Iniziò così a insegnare disegno in due istituti di Cagliari: qui, per ordine del Preside, veniva costretto regolarmente a "strappare fumetti", a titolo educativo, davanti ai suoi alunni... Che ovviamente non sapevano che alcuni di quei fumetti erano stati disegnati proprio da lui!

In realtà i fumetti in Italia erano l'unico media relativamente "libero", e per questo il loro potenziale destabilizzante era visto come una minaccia, soprattutto da chi basava la sua influenza politica e sociale sul mantenimento di certi equilibri di potere e su un certo clima culturale. E infatti gli ambienti cattolici furono molto attivi per arginare i danni: da una parte promuovendo la propria stampa a fumetti, con "IL GIORNALINO" ( 1924) e "IL VITTORIOSO" (1937-1970), e dall'altra con una formale condanna nei confronti dei fumetti che non rispettavano i loro canoni... E così si arrivò al settembre 1951, quando il bollettino dell'Apostolato della Buona Stampa divise le pubblicazioni per ragazzi di quel periodo in quattro categorie: "raccomandabili", "leggibili", "con cautela" e "stampa esclusa"...  E siccome questo è un blog serio qui di seguito vi mostro il bollettino in questione...

Curiosamente, anche se questo bollettino era pubblicato dalla stessa Pia Società di San Paolo che tramite le Edizioni Paoline pubblicava IL GIORNALINO (del quale, guardacaso, si tessono le lodi), nessuno pensò che in realtà fosse una sorta di depliant pubblicitario (e la palese manifestazione di un mostruoso conflitto di interessi)... O, perlomeno, nessuno lo diede a vedere. Anche perchè il suddetto pieghevole venne distribuito all'ingresso e all'uscita di tutte le parrocchie d'Italia, innescando una reazione a catena che - in un certo senso - continua ad avere ripercussioni anche oggi.

In realtà, proprio grazie a questo volantino, alla fine del 1951 venne depositata una proposta di legge (la 995) per la vigilanza e controllo della stampa destinata all’infanzia e all’adolescenza. Ad opera di alcuni parlamentari democristiani, ovviamente. L'intervento della Deputata Grazia Giuntoli, al riguardo, è estreamemente interessante (potete leggerlo integralmente QUI).

Fra le altre cose diceva che:

"Perché l’educatore possa svolgere questa sua opera, perché la scuola possa lavorare sanamente, è necessario che intorno all’educatore, intorno alla famiglia, in torno alla scuola vi sia un ambiente, vi sia un’atmosfera sostanzialmente sana. Se l’ambiente, cioè le leggi, la stampa, non fanno altro che immergere il fanciullo nel torbido del sensibile, eccitando, fomentando, esasperando fino al morboso quello che l’educatore vuol dominare (ed ecco che la strada, il fumetto, il giornalino, come un gorgo hanno ingoiato e spezzato il più sapiente già accennato magistero della famiglia e della scuola), e poiché lo Stato riconosce e tutela la famiglia e vuole che la sua funzione prima sia quella di collaborare perché il giovane possa affermarsi in tutte le sue facoltà, che cosa deve fare quando si accorge che l’ambiente dove si svolge questa opera, che è tanto difficile da far dire ai pedagogisti ars cliflicillima, che cosa deve fare lo Stato quando scorge che l’ambiente, non l’ambiente civile, l’ambiente morale, ma in modo particolare l’ambiente spirituale in cui vive questo fanciullo è inquinato? Ha il sacrosanto dovere di intervenire, di censurare, di impedire ogni ragione di pervertimento con qualsiasi mezzo e, in modo particolare, deve reprimere quella stampa che, quando non è amorale, è immorale. Sono, i giovani, il futuro avvenire di domani."

Non so voi, ma al netto dei latinismi credo che questo tipo di intervento sia ancora terribilmente in linea con quelli che vengono fatti oggi su tutta una serie di questioni, dall'educazione sessuale nelle scuole alle adozioni gay... Fondamentalmente la paura, mascherata in mille modi, è che i giovani abbiano stimoli nuovi e diversi rispetto a quelli della generazione precedente, con conseguenti cambi di prospettiva che porterebbero ad un "pericolosissimo" riassestamento degli equilibri di potere...

Un riassestamento che comunque, come ci ha insegnato la storia, in parte c'è stato sul serio, anche se in Italia viene costantemente rallentato proprio da una seire interventi in stile anni Cinquanta... Che a tutt'ora compromettono la distribuzione di un film come WEEKEND.

Ad ogni modo torniamo ai fumetti: siccome gli editori italiani del 1951 non erano del tutto sprovveduti sapevano che la prospettiva di un comitato censorio per i fumetti in Italia sarebbe stata disastrosa. Per il semplice fatto che, essendo i politici di destra schierati con la stampa cattolica e quelli di sinistra contrari ai fumetti per via del loro "americanismo", ci sarebbe stata una mattanza senza precenti.

Così prima corressero il tiro (ritoccando anche testi e disegni nelle ristampe), e poi si organizzarono fra di loro nel 1961, fondando un comitato censorio autogestito e presieduto dal giornalista Guglielmo Zucconi, che all'epoca era il direttore del Corriere dei Piccoli (nonchè uno stimato referente della Democrazia Cristiana). Il suddetto comitato si impegnava a concedere il proprio marchio di GARANZIA MORALE solo alle testate pubblicate dagli editori che aderivano formalmente al suo "manifesto", e così l'allarme rientrò e la legge per l'istituzione di un comitato censorio non venne portata avanti (cosa che invece avvenne negli USA, con l'istituzione del Comics Code Authority).

A smuovere le acque ci pensò una nuova generazione di editori, anche molto giovani, che negli anni Sessanta si affacciavano per la prima volta nel mondo del fumetto con una buona dose di entusiasmo e di incoscienza. Il calcio d'inizio venne dato dalle sorelle Giussani con Diabolik, seguite a ruota da dozzine di epigoni che del codice di GARANZIA MORALE non sapevano che farsene... E infatti ebbero subito un grande successo proprio perchè presentavano personaggi sicuramente molto "amorali" per gli standard dell'epoca... Con conseguente interessamento della Giustizia, mobilitata - tanto per cambiare - dai soliti cattolici che vedevano in questi nuovi fumetti una nuova minaccia per le giovani menti... Il Deputato democristiano Agostino Greggi, ad esempio, portava i fumetti alla Camera per provare la validità delle sue interrogazioni parlamentari al riguardo, mentre si dice che i sermoni contro i fumetti neri abbondassero in tutte le parrocchie. Tuttavia, siccome questa volta gli editori non scesero a compromessi, arrivarono i processi. Il primo degno di nota si concluse nel 1967 con diverse condanne, come potete vedere nell'articolo qui sotto...

Il secondo, che vedeva come imputato Diabolik, si concluse nel 1969 con l'assoluzione. Ad ogni modo gli editori (quelli che scelsero di continuare ad esserlo, se non altro) iniziarono a rivedere le loro posizioni e a rendere i loro fumetti più soft. Inoltre questo processo servì per stabilire che un fumetto con temi adulti, ad esempio un poliziesco, aveva diritto ad essere pubblicato in quanto non diretto al pubblico giovane. Su Diabolik la scritta "PER ADULTI" compariva fin dai primi albi, e sicuramente questo fu determinante per il buon esito del processo che lo vide coinvolto. Di conseguenza la successiva diffusione della scritta PER ADULTI sui fumetti più trasgressivi fu inevitabile, e rese superfluo il marchio di GARANZIA MORALE sugli altri (facendo sciogliere il comitato che lo promuoveva).

Da quel momento in poi la situazione cambiò, ma è un dato di fatto che - pur non essendoci più un comitato per la GARANZIA MORALE - in Italia molti editori che non vogliono limitare il loro pubblico con la scritta "PER ADULTI" continuano ad applicare varie forme di autocensura, che sono palesemente pensate più per non incorrere nelle ire di bigotti e moralisti che non per tutelare i bambini... Anche se ovviamente il senso della morale, con gli anni, è cambiato. E infatti oggi un nudo femminile non scandalizza più di tanto, ma la rappresentazione troppo disinvolta e assertiva dell'omosessualità continua ad essere considerata un tabù.

Quasi come se, ancora nel 2016, su certi argomenti continuasse ad aleggiare lo spettro della caccia alle streghe che in effetti ha accompagnato il fumetto italiano, in varie forme, perlomeno fino ai primi anni del 2000 (ne ho parlato nei dettagli QUI).

Il punto, però, è che ogni volta che il fumetto italiano subiva delle battute d'arresto per via degli interventi dei moralisti, delle lobby cattoliche o di politici in cerca di facili consensi, ha sempre trovato il modo di rinnovarsi... Così ogni volta che si tarpavano le ali ad un fumetto "trasgressivo" di grande successo, nel giro di qualche anno ne arrivava un'altro che ne prendeva il posto, dando nuova linfa vitale a tutto il settore e attirando una nuova generazione di lettori...


Questo, però, non si verifica più da oltre un decennio, visto che nessuno osa più proporre niente di davvero "trasgressivo" (soprattutto dopo le "persecuzioni" avvenute negli anni Novanta), nonostante il fatto che il fumetto italiano, al di fuori del ghetto felice rappresentato dalle fiere e dalle fumetterie, stia ormai iniziando a rantolare.

Forse l'editoria italiana ha deciso di alzare bandiera bianca? Schiacciata dalle lobby conservatrici da un lato e dall'infinita libertà di espressione del web dall'altro?

Eppure il fumetto italiano, a differenza del cinema e della televisione, potrebbe rappresentare davvero un territorio in cui è più facile "sperimentare" e in cui si può osare di più... Anche perchè forse è l'ultimo media che nel nostro paese può mantenere ancora una certa autonomia espressiva... Senza dover rendere conto dei suoi contenuti all'AGCOM come la televisione o alla Commissione per la Revisione Cinematografica come il cinema. Eppure sembra proprio che - per non correre rischi - continui a puntare sull'autocensura in stile GARANZIA MORALE, anche se questo atteggiamento oggi sta producendo più danni che altro.

Fino a che punto la corda potrà essere tesa prima di rompersi?
Probabilmente lo sapremo nel giro di qualche anno, una decina al massimo...

Alla prossima.

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INTERVISTA CANTERINA...

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Ciao a tutti, come va?

Dopo il lungo e dettagliato intervento sulla censura di lunedì (che tutti avete letto, vero?), oggi farò un post succinto... O meglio: vi segnalo una bella intervista che ha rilasciato il fumettista spagnolo David Cantero (foto sotto) su Youtube...

Anche perchè, pur non venendo assolutamente pubblicato in Italia (tanto per cambiare), continua ad essere molto prolifico e da qualche anno ha iniziato a collaborare in pianta stabile con la CLASS COMICS di Patrick Fillion. Il suo ultimo progetto è una rivisitazione molto particolare di Alice nel Paese delle Meraviglie (il trailer lo vedete qui sotto, con la musica realizzata dallo stesso David Cantero), in cui il protagonista finisce in un mondo incantato (e con forti tinte omoerotiche) dove i panni dei personaggi del romanzo originale sono indossati (si fa per dire) dai più eroi della CLASS COMICS...

Comunque per quanti volessero conoscere meglio questo autore e la sua storia qui di seguito condivido con voi una bella intervista di una quarantina di miunuti (ovviamente in spagnolo coi sottotitoli in inglese)...

Piccola nota a margine: di David Cantero, in Italia, è stata parzialmente tradotta solo la serie FALLEN ANGELS, diversi anni fa...

E forse non sarebbe una cattiva idea se qualche editore lo prendesse ancora in considerazione... Se non altro per il fatto che il genere "omoeroticomico" (in cui David Cantero ha finito per specializzarsi) dalle nostre parti è del tutto assente, e rappresenterebbe una nicchia di mercato tutta da esplorare...

Alla prossima.

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TV DI DOMANI...

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Ciao a tutti come va?

Come forse saprete è ormai imminente la realizzazione dell'episodio pilota di RIVERDALE: la prima serie TV dedicata ai personaggi della Archie Comics, ideata dallo sceneggiatore gay dichiarato Roberto Aguirre-Sacasa assieme al produttore gay dichiarato Greg Berlanti... E con tutti questi gay dichiarati di mezzo era praticamente inevitabile che già dall'episodio pilota (che, in caso di buoni ascolti, inaugurerebbe la prima stagione di una nuova serie TV) fosse presente anche Kevin Keller... E cioè il primo personaggio gay dichiarato mai comparso nei teen comics della Archie.

Di questo però, ne avevo già parlato.

La novità è che adesso buona parte del cast della serie è stato confermato, proprio a partire da Kevin Keller, che verrà interpretato dal quasi esordiente Casey Cott...

E, già che ci siamo, posso presentarvi anche buona parte degli attori che - molto probabilmente - da qui a un paio d'anni saranno sulla bocca di tutti proprio grazie a RIVERDALE... E cioè KJ Apanel nel ruolo del protagonista principale Archie (il che mi fa supporre che gli tingeranno i capelli di rosso e gli applicheranno delle lentiggini posticce)...

Cole Sprouse, che indosserà una versione aggiornata del caratteristico copricapo di Jughead (e anche in questo caso prevedo che gli tingeranno i capelli per renderlo più simile al personaggio che deve impersonare)...

Ross Butler che sarà il perfido Reggie, Daniel Yang che vestirà i panni del nerd Dilton e Cody Kearsley che sarà il massiccio Moose...
E ovviamente sono state scelte anche le attrici per i ruoli femminili: Camilia Mendes sarà la viziata Veronica (che è anche la migliore amica di Kevin Keller nei fumetti)...

Mentre Lili Reinhart diventerà Betty, la simpatica ragazza della porta accanto che contenderà a Veronica il cuore di Archie...

Curiosamente, fra le numerose ragazze dei fumetti Archie Comics che compariranno in RIVERDALE è prevista anche Josie, che nei fumetti NON abita a Riverdale, ma che non poteva proprio mancare, visto che è una nota icona pop fin da quando le venne dedicato un cartone animato nei primissimi Settanta... Noto soprattutto perchè Josie era la leader del gruppo musicale "Josie and the Pussycats"...

In questo episodio pilota, però, Josie sarà interpretata dall'attrice di colore Ashleigh Murray...

Forse perchè nel cast non c'erano afro americani? Probabile, ma a questo punto avrebbe avuto più senso introdurre l'amica di colore di Josie, e cioè Valerie... Che anche nei fumetti aveva avuto una storia con Archie...

Staremo a vedere se i puristi si lamenteranno e se, eventualmente, gli sceneggiatori troveranno uno stratagemma per venirgli incontro... Quel che è certo è che sarà MOLTO interessante verificare come verrà trasposto in una serie TV dai toni realistici (e NON comici, come era avvenuto con la sit-com dedicata alla streghetta Sabrina) un universo fumettistico strabordante di teenagers in tempesta ormonale, per cui la promiscuità è la norma e che - per fortuna - hanno un atteggiamento estremamente aperto e inclusivo nei confronti dei loro coetanei omosessuali...

Ad ogni modo, a proposito di serie TV e omosessualità, negli ultimi giorni ha fatto un certo scalpore una dichiarazione di Javier Grillo-Marxuach (foto sotto), che si occuperà di coordinare sceneggiature e produzione della nuova serie TV dedicata a Xena - Principessa Guerriera ...

La serie fantasy cult degli anni Novanta, infatti, sta per avere un remake che verrà affidato alle amorevoli cure di questo sceneggiatore, già noto per la disinvoltura con cui inserisce tematiche gay nelle sue produzioni (come The 100)... E infatti Javier Grillo-Marxuach ha detto chiaro e tondo che questa volta la relazione lesbica fra Xena e la sua amica Gabrielle (in italiano Olimpia) emergerà in maniera esplicita...

Non si sa ancora quali saranno le nuove interpreti di Xena e Gabrielle/Olimpia, ma qualcosa mi dice che anche di questa serie tornerò a parlare a tempo debito...

Morale della favola: sembra proprio che il mondo dell'entertainment voglia continuare nel suo percorso di inclusione delle tematiche LGBT, e che addirittura abbia iniziato un elemento indispensabile per aggiornare alcuni franchise ispirati a icone pop storiche come i fumetti della Archie o la serie di Xena.

E anche questo è un segno dei tempi che cambiano (laddove il monfo va avanti, ovviamente).

Alla prossima.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

GHETTI ETERO

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Ciao a tutti, come va?

Nel 2010 l'Istituto di ortofonologia di Roma (specializzato nelle problematiche relazionali dell'età evolutiva) pubblicò il risultato di un suo studio, che fece molto discutere. Infatti sosteneva che fra gli 11 e 16 anni le esperienze omosessuali fossero molto comuni, e più fra i ragazzi (60%) che fra le ragazze (35%). Assieme a questi dati, però, emerse anche che il 70% degli intervistati considerava la parola "gay" come un insulto, mettendo in luce un disagio sociale molto profondo (e molto italiano) che probabilmente ha le sue radici in una cultura ancora  molto patriarcale, maschilista ed eterosessista.


Quando il risultato di questo studio è emerso, però, i commenti degli esperti (o presunti tali)  hanno cercato di minimizzare un fenomeno che - secondo loro - aveva più a che fare con un'innata propensione all'esplorazione sessuale a alla trasgressione tipica dell'adolescenza, che non con un più ampio cambio della prospettiva sessuale nei giovani del nuovo millennio. E se questi dati presentavano numeri così importanti era solo una conseguenza della maggiore disinvoltura con cui oggi si possono affrontare certi argomenti...

E così la questione era stata momentaneamente archiviata.

Proprio questo mese, però, ha iniziato a circolare il risultato di un sondaggio condotto dall'agenzia di consulenza pubblicitaria J. Walter Thompson Innovation Group (che opera con successo dal 1864, quindi si presuppone che sappia fare il suo mestiere) che sembra confermare come EFFETTIVAMENTE qualcosa stia cambiando. Infatti questo sondaggio invitava l'intervistato/a a definirsi con un numero compreso da 0 a 6, dove 0 era la completa eterosessualità e 6 la completa omosessualità...

L'indagine, condotta su un campione molto ampio e trasversale, ha messo in luce che nella fascia d'età compresa fra i 13 e i 20 anni (la cosiddetta "generazione Z") le persone che si definiscono ESCLUSIVAMENTE eterosessuali sono solo il 48% , e nel restante  52% coloro che si sono dichiarati ESCLUSIVAMENTE omosessuali sono il 6% (il risultato di tutta questa bella indagine lo trovate CLICCANDO QUI), mentre i giovani che si definiscono bisessuali a vari livelli rappresentano ben il 35% del totale!

Da notare che, nella fascia compresa fra i 21 e i 34 anni (i cosiddetti "millenials", o "generazione Y") la percentuale di omosessuali resta costante (6%), mentre quella delle persone che si definiscono ESCLUSIVAMENTE eterosessuali sale al 65%... Quindi viene davvero il sospetto che una maggiore inclusione sociale del concetto di omosessualità e di libertà sessuale stia modificando il modo con cui i rappresentanti delle nuove generazioni vivono il proprio rapporto con la sessualità, e di conseguenza con la propria identità.

Forse in Italia abbiamo più resistenze che altrove, ma con ogni probabilità anche da noi la "generazione Z"è molto più aperta e flessibile rispetto a quella dei "millenials" e lo è ancora di più rispetto alla generazione precedente (e cioè la "generazione X", composta da coloro che sono nati grossomodo fra il 1964 e il 1980).

Tutto questo preambolo sociologico mi serviva per dimostrare che effettivamente le persone che NON si sentono esclusivamente eterosessuali sono tante, soprattutto fra i giovani, e che EVIDENTEMENTE questo crea un problema di marketing per quanti realizzano entertainment sperando di attirare i giovani senza scontentare coloro che giovani non sono più... Cosa che, in Italia, è resa ancora più complicata dal fatto che chi si occupa di gestire l'entertainment appartiene spesso alla generazione precedente alla "generazione X"... E cioè a quella dei "Baby Boomer" (nati fra il 1946 e il 1963), che ormai appartengono ad un altro universo rispetto a quello in cui si muovono gli adolescenti di oggi.

E questo meccanismo diventa sempre più evidente analizzando quello che succede nel mondo del fumetto italiano.

Qualche mese fa avevo risposto ad un assiduo lettore di questo blog che mi chiedeva un'opinione sulla serie DRAGONERO (CLICCATE QUI), e - tra le altre cose - cosa ne pensavo dell'entusiastico annuncio dello sceneggiatore Luca Enoch riguardo all'arrivo di un personaggio dichiaratamente omosessuale nella serie...

In quell'occasione avevo detto che, siccome la sorella del protagonista aveva fatto una specie di coming out nel romanzo "IL RISVEGLIO DEL POTENTE" (scritto proprio da Luca Enoch), non mi avrebbe stupito se il suddetto personaggio omosessuale fosse proprio lei (anche perchè il coming out nel romanzo avrebbe fornito una giustificazione in più per affrontare l'argomento nella serie)...

E cioè della scaltra tecnocrate Myrva Aranille, nota anche per le sue aderentissime tutine in pelle, che lasciano poco all'immaginazione, e per i suoi "praticissimi" e inseparabili tacchi dodici (*SIGH*)...

Comunque, a quanto pare, ci avevo visto giusto... Dato che questo mese, proprio in DRAGONERO numero 34, Myrva manifesta le proprie preferenze anche nella serie a fumetti, utilizzando uno scambio di battute estremamente simile a quello con cui si accennava alla cosa nel romanzo... In questa occasione, però, c'è di mezzo la sua apprendista Eija, che a quanto pare esercità un certo fascino su suo fratello Ian/Dragonero... Uno che - per inciso - da bravo eroe bonelliano ha una vita sessuale più che appagante e non perde occasione per sedurre la bella di turno...

In questo caso, però, Myrva lo blocca e fa intendere - con un'espressione fra il malizioso e il compiaciuto - che al momento Eija è già occupata con lei...

A quel punto interviene l'orco Gmor, che ricorda beffardamente a Ian che Myrva gli ha sempre soffiato un mucchio di ragazze...


E il pensiero di questa triste realtà fa in modo che il protagonista tenga il broncio a sua sorella mentre vanno a compiere il loro dovere...


Ora: tecnicamente è vero che in queste (poche) vignette viene affrontato il tema dell'omosessualità, e che si cerca di affrontarlo in maniera spigliata. Inoltre è anche vero viene coinvolto un personaggio abbastanza importante nella serie, che è anche la sorella del protagonista, tuttavia penso sia evidente che il punto nodale NON sia tanto nel fatto che il tema è emerso, ma nella maniera in cui è stato trattato.

Mi spiego meglio: abbiamo un personaggio lesbico che dichiara di avere un qualche tipo di relazione con una sua apprendista... E già qui, più o meno inconsciamente, la natura "spontanea" e legittima della relazione viene messa in dubbio dal fatto che si tratta di una maestra e di un'apprendista. In secondo luogo la suddetta relazione non viene mai esternata: nè con uno sguardo complice, nè con con uno sfioramento, nè con un gesto affettuoso... Così l'impressione è che si tratti di una relazione che si preferisce mantenere clandestina ai più, oppure che sia una semplice amicizia dai risvolti sessuali, ma senza un reale coinvolgimento emotivo. In entrambi i casi Myrva non ne esce proprio benissimo.

Poi c'è suo fratello, contrariato dal fatto che lei continua a soffiargli le ragazze... E così passa anche il messaggio che possono pure esserci delle relazioni lesbiche nel mondo di DRAGONERO, ma che le ragazze di Myrva possono (devono?) comunque essere vulnerabili al fascino del protagonista... Come dire che sua sorella è una seduttrice specializzata in ragazze potenzialmente (e legittimamente) interessate al sesso maschile, e in particolare al protagonista (in cui, si suppone, i lettori maschi debbano identificarsi). E anche qui il messaggio che passa non è proprio eccezionale, dato che si conferma il pregiudizio per cui le lesbiche soffiano le ragazze agli aventi diritto (facendole diventare a loro volta lesbiche)... Nonchè il preconcetto secondo cui gli omosessuali sono talmente pochi che non possono fare altro che aspirare a "convertire" delle persone che omosessuali non sono, meglio ancora se sono più giovani e vulnerabili di loro.

Infine c'è il fatto che Myrva e le altre tecnocrati indossano tutine attillatissime che sarebbero più appropriate in un locale fetish che in un mondo fantasy (che senso hanno quei tacchi???)... E guardacaso la tematica lesbica viene associata a personaggi come loro... Presumibilmente anche per rendere il tutto più accattivante per un certo tipo di pubblico etero che tollera gli omosessuali solo se si parla di lesbiche, e solo nella misura in cui queste lesbiche assecondano il suo immaginario erotico.

Sicuramente, anche in considerazione dell'entusiasmo con cui Luca Enoch parlava dell'arrivo di questo misterioso "personaggio omosessuale", l'intenzione era davvero quella di affrontare l'argomento in maniera moderna e disinvolta... Il problema è che è stato affrontato in maniera moderna e disinvolta per gli standard di una o due generazioni fa... Non certo per chi vive appieno un'epoca in cui l'entertainment ha superato da un pezzo il clichè della lesbica predatrice, che si fa la sua apprendista per hobby, indossando una tutina fetish e mettendosi in competizione con suo fratello...

Peraltro manifestando il suo essere lesbica solo "virtualmente", dato che in questa occasione si parla comunque di soli accenni verbali (arrivati peraltro dopo ben 34 numeri).

Scelte di questo tipo, in effetti, rischiano di tenere a distanza un crescente numero di lettori che non si ritrovano in un simile approccio alla sessualità e all'omosessualità, ad uso e consumo dei soli lettori eterosessuali (in maggioranza maschi) duri e puri... Che forse, ironia della sorte, sono pure convinti che affrontare le tematiche omosessuali (o presentare qualche personaggio che emmette la sua omosessualità) sia un segnale di modernità e di apertura a prescindere dal modo con cui vengono affrontate.

E sono abbastanza sicuro che questo problema emergerà ancora di più quando la Bonelli farà uscire i fumetti relativi alla versione adolescente dei personaggi di DRAGONERO, nel tentativo di agganciare il pubblico più giovane...

In parole semplici: la sensazione è che col tempo il fumetto italiano si stia trasformando sempre più in un ghetto per quanti appartengono alla sottocategoria degli "appassionati di fumetti esclusivamente eterosessuali"... E per quanti si ritrovano nello stile di autori appartenenti alla "generazione baby boomer" o - al massimo - alla "generazione X (autori che, che a quanto pare, hanno seri problemi a rapportarsi con le nuove generazioni) e cioè per un tipo di pubblico che, dati alla mano, nei giovani di oggi è in diminuizione... Con tutto quel che ne consegue in termini di vendite.

E la cosa sembrerebbe ulteriormente confermata dalla terza storia presente nello speciale  MAXI DYLAN DOG - OLD BOY che si trova in edicola in questi giorni: "Per Amore del Diavolo".

Qui siamo alla prese con una maga satanista che crea morbosi legami a sfondo lesbico con le donne (meglio ancora se danarose) che vuole sfruttare per i suoi scopi... Tant'è che una di queste, che pure ammette di amarla, viene adeguamente manipolata per andare a copulare con Dylan Dog (*SIGH*)...

La dicitura "OLD BOY" si riferisce a storie che si collocano nell'impianto narrativo precedente a quello che è considerato il "rinnovamento" di DYLAN DOG portato avanti negli ultimi anni... A riprova del fatto che si cerca sempre di corteggiare il pubblico "storico", piuttosto che agganciare davvero quello nuovo (una bella serie ambientata in una realtà parallela in cui Dylan Dog è un diciottenne bisessuale che vive nella Londra del 2016 non vogliamo proprio farla, vero?)...

E, a proposito di DYLAN DOG, mentre controllavo i siti da cui proviene il traffico per questo blog mi sono accorto che sono stato linkato in una discussione del forum del sito Craven Road 7, che si rivolge proprio agli appassionati di DYLAN DOG...

A quanto pare sono stato citato durante una lunga discussione (circa 200 botta e risposta!) che partiva da un lettore che esprimeva le sue perplessità su come il tema "omosessualità" era stato affrontato finora nelle avventure dell'indagatore dell'incubo (se avete tempo e voglia potete leggere tutto CLICCANDO QUI).

Il succo di quelle pagine e pagine di interventi è che ci sono due posizioni fondamentalmente inconciliabili: quella di chi ritiene che il tema venga snocciolato adeguatamente e a sufficienza (la netta maggioranza) e quella di chi, come il lettore che ha dato il via alla discussione, pensa che in realtà ci siano dei seri problemi ad affrontarlo in maniera moderna, compiuta e realmente accattivante.

In realtà leggendo certi commenti la sensazione è che la soglia di tolleranza nei confronti dell'omosessualità sia talmente bassa che anche dei semplici accenni alla questione, o anche solo l'utilizzo della parola "gay", debbano considerarsi la prova che ci si trova di fronte ad un editore capace di affrontare la questione in modo disinvolto, equo e stimolante... Soprattutto se il contesto non è esplicitamente omofobo. E infatti nella discussione sono state riportate, a titolo di esempio, vignette come quelle che vedete qui sotto...


Che dire? Ognuno è libero di pensare come vuole, ma personalmente sarei davvero curioso di sapere qual è l'età media dei lettori di DYLAN DOG oggi... Giusto per capire qual è il suo effettivo ascendente sulle generazioni che hanno iniziato a rapportarsi in maniera più inclusiva ed elastica nei confronti dell'omosessualità (e nei confronti di tutta una serie di altri temi sui quali DYLAN DOG è rimasto fermo ai primi anni Novanta).

Non so perchè, ma ho la sensazione che questo dato sarebbe molto illuminante.

Certo è che, se i lettori di DYLAN DOG hanno una soglia di tolleranza abbastanza bassa verso l'omosessualità, forse il punto nodale non è nel fatto che oggi in Italia la maggior parte dei lettori potenziali sono ancora così, ma nel fatto che l'editore strizza ancora l'occhio ai lettori di questo tipo, finendo per trasformare le sue produzioni in un approdo felice soprattutto per loro... E per chi considera con una punta di disprezzo il fatto che nei fumetti stranieri e nell'entertainment più recente le tematiche LGBT vengono inserite in maniera più frequente e approfondita, liquidando il tutto come un eccesso di politically correct fine a se stesso.

E così abbiamo un editore che, senza rendersene conto, sta trasformando i suoi fumetti "popolari" in fumetti che sono sempre più di nicchia e sempre meno in linea con la "generazione Z" e la "generazione Y" di cui si parlava all'inzio... Una nicchia che forse inizia ad essere sempre meno ampia, insomma, soprattutto fra le nuove generazioni.

Buon pro gli faccia.

Alla prossima.

P.S. Qualcuno mi ha fatto notare che Myrva è un nome molto simile a Myrna, che poi è il nome della serial killer lesbica che compare  in maniera ricorrente in un'altra serie bonelliana (JULIA)... Curiosa coincidenza o autocitazionismo di dubbio gusto?

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PUNTI DI CONTATTO

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Ciao a tutti, come va?

Come forse saprete oggi in Italia debutta il tanto atteso film con Superman e Batman. Quello che forse non sapete è che negli USA debutterà fra due giorni, e che lo stesso giorno sul sito hard della men.com debutterà la sua parodia gay... Che, come nel caso della parodia di STAR WARS realizzata dallo stesso, si articolerà in vari "capitoli".

Da quel che si intuisce guardando il trailer gli effetti speciali saranno praticamente assenti, a differenza di quanto accade in alcune  riuscitissime parodie porno etero (come quelle realizzate da Axel Braun sui supereroi), e anche la regia promettere di essere terribilmente piatta (niente inquadrature e luci particolari per fare un po' di "atmosfera", per intenderci). Sicuramente questo mette in evidenza il fatto che il porno gay ha meno risorse (anche economiche) del porno etero, ma anche che il regista di questa porno parodia non è un nerd realmente appassionato di fumetti (come l'Axel Braun di cui parlavo prima)...

D'altra parte bisogna tenere presencte che men.com ha "appaltato" questa produzione allo studio ALTER SIN (cliccate QUI), che ha sede a Barcellona e che - anche solo per una questione di formazione culturale - difficilmente può essere in grado di addentrarsi nei meccanismi di una porno parodia gay a base di supereroi americani... Anche se ormai ALTER SIN è diventata IL riferimento ufficiale per men.com quando si tratta di parodie, e a quanto mi risulta è uno dei pochi studi che si occupano (anche) di porno gay con ambientazioni "di genere"...




Tra l'altro, parere personale, il performer scelto per interpretare la versione porno gay di Superman, e cioè Topher DiMaggio (foto sotto), non ha assolutamente la stazza giusta... Cosa alquanto imbarazzante considerando la quantità di performer gay che hanno un fisico più adeguato e un viso munito di mascellone... E visto che indosserà un costume economico l'effetto d'insieme non sarà proprio il massimo...

Ad ogni modo, al netto di tutte queste critiche, penso che sia interessante notare come - per la prima volta - una casa di produzione che si occupa di porno gay "generalista" (e che negli anni si è costruita una fama molto solida) abbia deciso di realizzare la porno parodia di un film di supereroi... Peraltro scegliendo per il suo debutto la stessa data del debutto del film a cui si ispira... Con tanto di locandine molto riuscite e studiate per bene...

E questo mi pare un segno evidente del fatto che, alla fine, anche il mondo del porno gay ha iniziato a realizzare che i supereroi sono entrati nell'immaginario erotico dei gay adulti, e non solo in quello degli adolescenti alle prese con i loro primi pruriti... O magari in quello dei soli nerd eterosessuali. E  questo, probabilmente, è stato possibile anche perchè le produzioni multimediali legate al mondo dei supereroi sono diventate sempre più ammiccanti nei confronti di chi apprezza un certo tipo di erotismo legato al corpo maschile e ai sottotesti omoerotici. E gli stessi fumetti da cui queste produzioni sono tratte hanno cominciato ad essere molto più inclusivi nei confronti del pubblico omosessuale, che probabilmente ha iniziato a guardarli con un occhio più attento rispetto al passato.

D'altra parte gli stessi editori si sono resi sempre più conto, dati alla mano (CLICCATE QUI), che c'è un'ampia fetta di pubblico omosessuale e bisessuale (soprattutto fra i giovani) che vale la pena coltivare, ed è evidente che sta studiando nuove strade per accaparrarsela...

E infatti è probabile che non sia solo per gratificare il pubblico femminile che la MARVEL ha annunciato che nel mese di luglio diverse sue testate usciranno con copertine speciali che metteranno in evidenza il sex appeal dei suoi personaggi maschili... Copertine come quelle che vedete qui sotto...






Niente di particolarmente scabroso, ovviamente, ma direi che copertine del genere - fino a qualche anno fa - sarebbero state impensabili... E danno la misura di come l'editoria a fumetti americana stia iniziando a venire incontro ad un nuovo pubblico, come peraltro sta iniziando a fare il porno gay...

Forse gli appassionati di fumetti stanno diventando l'anello di congiunzione fra questi due mondi che un tempo erano del tutto inconciliabili? E a cosa porterà tutto questo da qui a un po'?

Staremo a vedere...

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